«Dopo venti anni dall’uscita in edicola, la società che pubblica Ottopagine comunica ufficialmente la chiusura del giornale cartaceo per puntare tutto sulla tv e sull’edizione online. Un risultato che ha portato ad una pesante riduzione del personale. Il sindacato è già al fianco dei lavoratori che sono stati messi fuori dalla redazione e metterà in campo qualsiasi azione perché i loro diritti vengano rispettati», afferma il segretario del Sindacato giornalisti della Campania, Armando Borriello.
sabato 4 aprile 2015
Ottopagine, oggi ultimo giorno in edicola
mercoledì 1 aprile 2015
La presunta nazione Padana
di Antonio Gentile
In questi ultimi decenni, con l'affermazione politica della
Lega Nord, si è spesso parlato di "nazione padana" a proposito delle
regioni settentrionali e si è cercato di legittimare tale concetto con una comune
identificazione territoriale e linguistica.
Per meglio comprendere l'infondatezza di queste tesi bisogna
prima analizzare i termini di nazione e di lingua.
In Italia oltre a gruppi linguistici francesi, tedeschi,
occitani, albanesi, croati, greci e catalani e a piccole nazionalità come la
friulana, la sarda e la ladina dolomitica, si può parlare di nazione toscana,
di nazione delle Due Sicilie e di una comunità di popoli padani.
Questi ultimi, infatti, sebbene i ripetuti tentativi di autoriconoscimento non possono ritenersi una nazione: la Padania fisica e quella nazionale non coincidono.
Questi ultimi, infatti, sebbene i ripetuti tentativi di autoriconoscimento non possono ritenersi una nazione: la Padania fisica e quella nazionale non coincidono.
Terre geograficamente padane come la Valle d'Aosta, il
Tirolo meridionale ed il Friuli, per citare soltanto le principali, non ne
fanno parte. Né serve appigliarsi all'espediente dei nomi delle nazioni, che di
sovente sono inventati per ragioni d'opportunità e di visibilità, in quanto
l'artificio "nominalistico", Più o meno fondato e giustificabile
culturalmente, deve indicare una comunità oggettivamente riconoscibile e
inter-soggettivamente riconosciutasi.
L'altro aspetto, certamente basilare, a sostegno
dell'esistenza di una nazionalità comune è quello storico-linguistico.
Chiarendo subito che, una comune nazione padana creatasi nei
secoli con un'omogenea identità linguistica, storica e politico-amministrativa
rimane del tutto fantomatica e che, a nulla valgono i continui riferimenti alla
Scozia o ai successi politici dei partiti regionalisti, ribadiamo che l'aspetto
linguistico resta determinante per comprendere la reale consistenza della
pretestuosa rivendicazione leghista.
La fantomatica Padania risulta del tutto priva sotto il
profilo linguistico di una sua pur minima "standardizzazione
ortografica" tale da indicare convenzionalmente l'affinità certa tra i
vari dialetti; manca inoltre una letteratura espressa in lingua autoctona
paragonabile, per esempio, per importanza e notorietà, alla lingua occitana dei
trovatori che ha, tra l'altro, segnato una grande stagione della letteratura
europea.
Naturalmente, quanto detto precedentemente, non esclude che
nell'area geografica padana esista un patrimonio culturale ed umano da
rispettare e che, in tale ambito, si possano legittimamente rivendicare forme
d'autogestione politica ed economica.
Dunque, la "nazionalità padana" rimane del tutto
priva di fondamento, venendo meno gli elementi sostanziali per tale
riconoscimento, mentre l'obiettivo più esplicito della Lega Nord, nella logica
del "solve et coagula" resta la creazione di un'entità geoeconomica
omogenea, competitiva a livello europeo, che si possa liberare del
"fardello" meridionale".
Gli ultimi avvenimenti poi, confermano la volgare strumentalizzazione fatta dai leghisti di sfruttare questi tesi autonomiste per gestire potere e arraffare tutto quello che è possibile senza un minimo di dignità.
Gli ultimi avvenimenti poi, confermano la volgare strumentalizzazione fatta dai leghisti di sfruttare questi tesi autonomiste per gestire potere e arraffare tutto quello che è possibile senza un minimo di dignità.
Una forma di contestazione anticentralista espressa nella
protesta antifisco e xenofoba contro "Roma ladrona", gli immigrati e
i meridionali, che utilizza tematiche identitarie a scopo prevalentemente
utilitaristico.
La pretesa, poi, di contrapporre la "Repubblica del
Nord", derivata da un'inesistente nazionalità, alla "Repubblica delle
Due Sicilie", derivata invece da una comune storia prestigiosa e
plurisecolare, rimane un'assurda forzatura, non essendo neanche lontanamente
paragonabili gli elementi storici, territoriali e linguistici.
lunedì 30 marzo 2015
venerdì 27 marzo 2015
Sassi di Baselice, il movimento chiede un incontro al sindaco
Il neonato Movimento per la tutela paesaggistica e del centro storico di Baselice scrive una missiva al sindaco Canonico sulla vicenda del progetto di consolidamento del costone Pescannozzo, anche detto i “sassi” di Baselice
Lista Mo presenta dossier sul voto in Campania
"In Campania (così come in Liguria, Veneto, Toscana, Umbria, Marche e Puglia) si è votato il 28 marzo 2010 e i Consigli regionali scadono il 27 marzo 2015", si legge nella nota stampa diramata dalla lista civica MO in seguito alla conferenza stampa, (svoltasi ieri, ndb) per presentare un dossier sul voto in Campania.
Per legge spetta alla Giunta regionale convocare le elezioni, nell'ultima domenica utile prima della scadenza dei cinque anni ovvero il 22 marzo 2015. Con il comma 501 dell'articolo unico della legge 190/2015 il 23 dicembre si è stabilito però che la data del voto andava fissata in una domenica entro 60 giorni dalla scadenza, ovvero entro il 27 maggio 2015.
Il governo però ha scartato tutte le domeniche fino al 27 maggio per la presenza di festività cattoliche o ebraiche, Pentecoste compresa, di feste civili, nonché del raduno degli Alpini, ed è intervenuto nuovamente il 12 marzo 2015 con un decreto legge nel quale ha allungato il periodo di 60 giorni aggiungendo all'articolo le parole “o nella domenica compresa nei sei giorni ulteriori”.
Ciò ha consentito al governo di indicare il 31 maggio 2015 come “election day” nei 515 Comuni e nelle 7 Regioni, invitando queste ultime “a voler indire i rinnovi dei Consigli regionali nella stessa data individuata per le elezioni amministrative”, ovvero appunto il 31 maggio.
La Regione Campania non solo non ha provveduto, ma non ha neppure predisposto la modulistica utile per la raccolta firme e la presentazione delle liste. Nello stesso tempo voci insistenti parlano di un ulteriore slittamento del voto a livello nazionale per la scoperta che il 31 maggio fa ponte con il 2 giugno. Ma se si votasse il 7 giugno i Comuni andrebbero al ballottaggio il 21 giugno.
Le legge 53/1990 all’articolo 14 e successive modificazioni prevede 180 giorni di tempo per la raccolta delle firme. Tale limite temporale indica il massimo; tuttavia in caso di scioglimento anticipato del Consiglio regionale di almeno 120 giorni “il numero minimo delle sottoscrizioni è ridotto alla metà”, ovvero in Campania 3.875 firme invece di 7.750. Se ne deduce che la legge vuole garantire almeno due mesi di tempo per la raccolta delle sottoscrizione delle liste: riducendo il numero necessario se i tempi dovessero essere inferiori.
Siamo quindi all'assurdo che nonostante non ci sia scioglimento anticipato bensì un prolungamento della consiliatura non si è riusciti a rispettare la regola dei 180 giorni per la normale raccolta delle firme e siamo ormai a poco più di 30 giorni dalla consegna della documentazione.
In particolare la Regione Campania:
1.non ha convocato i Comizi elettorali per il 31 maggio 2015 nonostante l'indicazione nel comunicato del governo del 12 marzo 2015:
2.non ha ripartito i 50 seggi fra le cinque province in base alla nuova popolazione risultante dal censimento del 2011
3.non ha pubblicato modulistica e istruzioni relative alla presentazione della lista in tempo da garantire i 180 giorni per la raccolta delle firme".
«Il giorno prima della scadenza ufficiale non si sa ancora niente e un Consiglio Regionale che resta in carica oltre i cinque anni stabiliti, non può cambiare le leggi una volta scaduti i termini – afferma Marco Esposito durante la conferenza stampa ricordando il tentativo, sventato grazie all’impegno della Lista MO, di alzare la soglia minima necessaria per eleggere dei rappresentanti in Consiglio Regionale, facendola passare dal 3% al 10%, ma solo per chi compete da solo, mentre in coalizione lo sbarramento è nullo – Noi non ci alleiamo con nessuno, siamo una lista per il territorio e ci confronteremo con tutti in maniera propositiva».
www.ilbrigante.it
Per legge spetta alla Giunta regionale convocare le elezioni, nell'ultima domenica utile prima della scadenza dei cinque anni ovvero il 22 marzo 2015. Con il comma 501 dell'articolo unico della legge 190/2015 il 23 dicembre si è stabilito però che la data del voto andava fissata in una domenica entro 60 giorni dalla scadenza, ovvero entro il 27 maggio 2015.
Il governo però ha scartato tutte le domeniche fino al 27 maggio per la presenza di festività cattoliche o ebraiche, Pentecoste compresa, di feste civili, nonché del raduno degli Alpini, ed è intervenuto nuovamente il 12 marzo 2015 con un decreto legge nel quale ha allungato il periodo di 60 giorni aggiungendo all'articolo le parole “o nella domenica compresa nei sei giorni ulteriori”.
Ciò ha consentito al governo di indicare il 31 maggio 2015 come “election day” nei 515 Comuni e nelle 7 Regioni, invitando queste ultime “a voler indire i rinnovi dei Consigli regionali nella stessa data individuata per le elezioni amministrative”, ovvero appunto il 31 maggio.
La Regione Campania non solo non ha provveduto, ma non ha neppure predisposto la modulistica utile per la raccolta firme e la presentazione delle liste. Nello stesso tempo voci insistenti parlano di un ulteriore slittamento del voto a livello nazionale per la scoperta che il 31 maggio fa ponte con il 2 giugno. Ma se si votasse il 7 giugno i Comuni andrebbero al ballottaggio il 21 giugno.
Le legge 53/1990 all’articolo 14 e successive modificazioni prevede 180 giorni di tempo per la raccolta delle firme. Tale limite temporale indica il massimo; tuttavia in caso di scioglimento anticipato del Consiglio regionale di almeno 120 giorni “il numero minimo delle sottoscrizioni è ridotto alla metà”, ovvero in Campania 3.875 firme invece di 7.750. Se ne deduce che la legge vuole garantire almeno due mesi di tempo per la raccolta delle sottoscrizione delle liste: riducendo il numero necessario se i tempi dovessero essere inferiori.
Siamo quindi all'assurdo che nonostante non ci sia scioglimento anticipato bensì un prolungamento della consiliatura non si è riusciti a rispettare la regola dei 180 giorni per la normale raccolta delle firme e siamo ormai a poco più di 30 giorni dalla consegna della documentazione.
In particolare la Regione Campania:
1.non ha convocato i Comizi elettorali per il 31 maggio 2015 nonostante l'indicazione nel comunicato del governo del 12 marzo 2015:
2.non ha ripartito i 50 seggi fra le cinque province in base alla nuova popolazione risultante dal censimento del 2011
3.non ha pubblicato modulistica e istruzioni relative alla presentazione della lista in tempo da garantire i 180 giorni per la raccolta delle firme".
«Il giorno prima della scadenza ufficiale non si sa ancora niente e un Consiglio Regionale che resta in carica oltre i cinque anni stabiliti, non può cambiare le leggi una volta scaduti i termini – afferma Marco Esposito durante la conferenza stampa ricordando il tentativo, sventato grazie all’impegno della Lista MO, di alzare la soglia minima necessaria per eleggere dei rappresentanti in Consiglio Regionale, facendola passare dal 3% al 10%, ma solo per chi compete da solo, mentre in coalizione lo sbarramento è nullo – Noi non ci alleiamo con nessuno, siamo una lista per il territorio e ci confronteremo con tutti in maniera propositiva».
www.ilbrigante.it
mercoledì 25 marzo 2015
Salviamo i "sassi" di Baselice Raccolte centocinquanta firme
Continua la mobilitazione per salvaguardare i cosiddetti sassi di Baselice. La petizione online lanciata – dal basso – da un gruppo di cittadini ha raggiunto (nel momento in cui scriviamo) 154 firme. Un risultato straordinario che dimostra la voglia di partecipazione dei “governati” alle scelte dei “governanti”. Soprattutto quando si tratta del proprio patrimonio storico-paesaggistico.
“Le petizioni on line consentono un esercizio più esteso e democratico del diritto di petizione; i cittadini in numero sempre crescente chiedono di essere sentiti, di poter partecipare e influire sulle questioni pubbliche”, si legge sul blog del Comune di Baselice.
Giusto. Con la petizione i cittadini vogliono dire la propria su una tematica che li riguarda direttamente. E allora ecco alcuni commenti alla petizione.
“Ho firmato perché mi sento molto attaccata a questo paese che all'inizio mi colpì proprio per la sua bellezza... luoghi incantevoli che devono assolutamente restare tali”, è il commento di un firmatario.
E un altro cittadino: “Il posto più bello del paese!!! posto in cui sono nata, cresciuta e continua a essere nel mio cuore !!!! Conserviamolo così com'è”. Ancora: “Giusto salvaguardare il patrimonio paesaggistico del nostro meraviglioso paese... di scempi se ne sono visti abbastanza”.
E infine: “Baselice è un bellissimo borgo, ed e un sacrilegio deturpare il suo panorama!!!”.
Vox populi.
“Le petizioni on line consentono un esercizio più esteso e democratico del diritto di petizione; i cittadini in numero sempre crescente chiedono di essere sentiti, di poter partecipare e influire sulle questioni pubbliche”, si legge sul blog del Comune di Baselice.
Giusto. Con la petizione i cittadini vogliono dire la propria su una tematica che li riguarda direttamente. E allora ecco alcuni commenti alla petizione.
“Ho firmato perché mi sento molto attaccata a questo paese che all'inizio mi colpì proprio per la sua bellezza... luoghi incantevoli che devono assolutamente restare tali”, è il commento di un firmatario.
E un altro cittadino: “Il posto più bello del paese!!! posto in cui sono nata, cresciuta e continua a essere nel mio cuore !!!! Conserviamolo così com'è”. Ancora: “Giusto salvaguardare il patrimonio paesaggistico del nostro meraviglioso paese... di scempi se ne sono visti abbastanza”.
E infine: “Baselice è un bellissimo borgo, ed e un sacrilegio deturpare il suo panorama!!!”.
Vox populi.
lunedì 23 marzo 2015
Salviamo i “sassi” di Baselice Lanciata la petizione online
Un gruppo di cittadini ha lanciato su internet una petizione online per la salvaguardia dei "sassi" di Baselice. Ecco di seguito il testo
Egregio signor sindaco di Baselice,
il costone Pescannozzo (anche detto “i sassi di Baselice”) rappresenta per i sottoscritti l’ultimo angolo paesaggistico ancora quasi intatto del paese, unico nel panorama campano.
Una potenziale risorsa turistica per la nostra comunità, ora minacciata dal progetto comunale di consolidamento con rete metallica e cemento colorato dello stesso costone, che andrà a modificare per sempre questo straordinario patrimonio architettonico.
Il progetto è stato appaltato e presto dovrebbero iniziare i lavori. I sottoscritti le chiedono di fermarsi un attimo a riflettere e farsi carico di una soluzione tecnica meno invasiva possibile per il costone in questione.
Pertanto, ci appelliamo alla sua sensibilità affinché il costone tanto caro ai baselicesi sia preservato nella sua naturale bellezza.
(Per firmare la petizione clicca qui sotto)
Salviamo i sassi di Baselice
ED INIZIANO AD ARRIVARE ANCHE LE PRIME PROPOSTE, LEGGETE COSA SCRIVE UNA FONTE ANONIMA (MA QUALIFICATA) SULLA PAGINA FACEBOOK "NOI DI BASELICE"
Consapevoli che l'opera di consolidamento e prevenzione previsto, dimostra interesse e lungimiranza. Consapevoli altrettanto che il progetto approvato prevede l'intonacatura con cemento colorato, si chiede di spostare e potenziare i lavori a monte e all'interno del costone, invertendo le palificazione, da orizzontali a verticale avvicinandosi il più possibile alle pareti esterne e lasciare tutta la superficie al naturale, in tal modo si ridurrebbe sensibilmente la quantità di materiale di eventuali crolli, ricalcolare la pericolosità residua e delimitare alla base un limite invalicabile costruendo un muro paramassi di pochi metri di altezza lungo tutta la base, calcolando un allontanamento del tratto di strada sottostante, il muro paramassi verrà mimetizzato con edera o rampicanti, per il versante già consolidato si consiglia la mimetizzazione dei muri in cemento e la colorazione delle pareti, buona visione a tutti.
Egregio signor sindaco di Baselice,
il costone Pescannozzo (anche detto “i sassi di Baselice”) rappresenta per i sottoscritti l’ultimo angolo paesaggistico ancora quasi intatto del paese, unico nel panorama campano.
Una potenziale risorsa turistica per la nostra comunità, ora minacciata dal progetto comunale di consolidamento con rete metallica e cemento colorato dello stesso costone, che andrà a modificare per sempre questo straordinario patrimonio architettonico.
Il progetto è stato appaltato e presto dovrebbero iniziare i lavori. I sottoscritti le chiedono di fermarsi un attimo a riflettere e farsi carico di una soluzione tecnica meno invasiva possibile per il costone in questione.
Pertanto, ci appelliamo alla sua sensibilità affinché il costone tanto caro ai baselicesi sia preservato nella sua naturale bellezza.
(Per firmare la petizione clicca qui sotto)
Salviamo i sassi di Baselice
ED INIZIANO AD ARRIVARE ANCHE LE PRIME PROPOSTE, LEGGETE COSA SCRIVE UNA FONTE ANONIMA (MA QUALIFICATA) SULLA PAGINA FACEBOOK "NOI DI BASELICE"
Consapevoli che l'opera di consolidamento e prevenzione previsto, dimostra interesse e lungimiranza. Consapevoli altrettanto che il progetto approvato prevede l'intonacatura con cemento colorato, si chiede di spostare e potenziare i lavori a monte e all'interno del costone, invertendo le palificazione, da orizzontali a verticale avvicinandosi il più possibile alle pareti esterne e lasciare tutta la superficie al naturale, in tal modo si ridurrebbe sensibilmente la quantità di materiale di eventuali crolli, ricalcolare la pericolosità residua e delimitare alla base un limite invalicabile costruendo un muro paramassi di pochi metri di altezza lungo tutta la base, calcolando un allontanamento del tratto di strada sottostante, il muro paramassi verrà mimetizzato con edera o rampicanti, per il versante già consolidato si consiglia la mimetizzazione dei muri in cemento e la colorazione delle pareti, buona visione a tutti.
venerdì 20 marzo 2015
Reddito minimo garantito ai meridionali
Noi sosteniamo il reddito minimo garantito per dare a tutti i cittadini meridionali la possibilità di avere una vita dignitosa. L'Altro Sud presenterà, presto, anche in Europa la sua proposta politica in favore dei cittadini più svantaggiati.
Chi ha un reddito o un Isee molto basso, con la nostra proposta dovrebbe ricevere una integrazione in denaro dallo stato federale, capace di riportare il beneficiario al di sopra della soglie di povertà assoluta. Maggiore è la distanza del cittadino dalla soglia di povertà, dunque, più alto sarà il sussidio.
La durata del RMG è a tempo indeterminato, anche se prevediamo l'obbligo per il beneficiario di partecipare a dei programmi di inclusione sociale, finalizzati a reinserirlo nel mondo del lavoro o a migliorare la sua condizione economica (come del resto avviene anche negli altri paesi europei).
Per una famiglia di coniugi con due figli, per esempio, la soglia di povertà dell'Istat è attorno ai 980 euro di reddito mensile nei piccoli comuni del Meridione.
La maggior spesa potrà essere affrontata con una più elevata tassazione dei redditi più alti, con una razionalizzazione delle spese, e con l'utilizzo delle proprie risorse economiche che devono restare nel territorio e non finanziare le banche e le imprese di altre regioni. In una dimensione federalista, che noi sosteniamo, questa sarà una delle prime proposte da realizzarsi.
www.laltrosud.it
Chi ha un reddito o un Isee molto basso, con la nostra proposta dovrebbe ricevere una integrazione in denaro dallo stato federale, capace di riportare il beneficiario al di sopra della soglie di povertà assoluta. Maggiore è la distanza del cittadino dalla soglia di povertà, dunque, più alto sarà il sussidio.
La durata del RMG è a tempo indeterminato, anche se prevediamo l'obbligo per il beneficiario di partecipare a dei programmi di inclusione sociale, finalizzati a reinserirlo nel mondo del lavoro o a migliorare la sua condizione economica (come del resto avviene anche negli altri paesi europei).
Per una famiglia di coniugi con due figli, per esempio, la soglia di povertà dell'Istat è attorno ai 980 euro di reddito mensile nei piccoli comuni del Meridione.
La maggior spesa potrà essere affrontata con una più elevata tassazione dei redditi più alti, con una razionalizzazione delle spese, e con l'utilizzo delle proprie risorse economiche che devono restare nel territorio e non finanziare le banche e le imprese di altre regioni. In una dimensione federalista, che noi sosteniamo, questa sarà una delle prime proposte da realizzarsi.
www.laltrosud.it
giovedì 19 marzo 2015
Licenziamenti Ottopagine, duro il sindacato dei giornalisti
Il sindacato giornalisti della Campania, in una nota esprime "grande preoccupazione per quello che sta avvenendo presso le testate Ottopagine e Ottochannel diffuse ad Avellino, Benevento e Salerno".
"Nel silenzio più assoluto circa una ventina tra redattori e collaboratori sono stati messi fuori dall'organico. Nessuna giustificazione è stata data a questa operazione di riduzione del personale", prosegue la nota del sindacato a firma del segretario Armando Borriello.
"Il taglio segue quello operato dal gruppo un anno fa, che, non portando ai risultati annunciati dall'azienda, si è tradotto in una perdita secca di risorse fondamentali'', prosegue il sindacato giornalisti della Campania annunciando che "affiancherà i colleghi in ogni iniziativa per vedere riconosciuti i loro diritti e la dignità del loro lavoro".
(Fonte: ANSA).
"Nel silenzio più assoluto circa una ventina tra redattori e collaboratori sono stati messi fuori dall'organico. Nessuna giustificazione è stata data a questa operazione di riduzione del personale", prosegue la nota del sindacato a firma del segretario Armando Borriello.
"Il taglio segue quello operato dal gruppo un anno fa, che, non portando ai risultati annunciati dall'azienda, si è tradotto in una perdita secca di risorse fondamentali'', prosegue il sindacato giornalisti della Campania annunciando che "affiancherà i colleghi in ogni iniziativa per vedere riconosciuti i loro diritti e la dignità del loro lavoro".
(Fonte: ANSA).
mercoledì 18 marzo 2015
Sud a rischio desertificazione sociale
Un Sud a rischio desertificazione umana e industriale, dove si continua a emigrare (116mila abitanti nel solo 2013), non fare figli (continuano nel 2013 a esserci più morti che nati), impoverirsi (+40% di famiglie povere nell'ultimo anno) perché manca il lavoro (al Sud perso l'80% dei posti di lavoro nazionali tra il primo trimestre del 2013 e del 2014).
L'industria continua a soffrire di più (-53% gli investimenti in cinque anni di crisi, -20% gli addetti); i consumi delle famiglie crollano di quasi il 13% in cinque anni; gli occupati arrivano a 5,8 milioni, il valore più basso dal 1977 e la disoccupazione corretta sarebbe del 31,5% invece che il 19,7%.
Sono solo alcuni dei numeri contenuti nel Rapporto Svimez 2014 sull’economia del Mezzogiorno. Di qui la necessità di precise proposte di policy: secondo la Svimez di fronte all’emergenza sociale, con il conseguente crollo occupazionale e a quella produttiva, con il rischio di desertificazione industriale, serve una strategia di sviluppo nazionale centrata sul Mezzogiorno e basata su una “logica di sistema”.
E un’azione strutturale di medio-lungo periodo fondata su quattro drivers di sviluppo tra loro strettamente connessi in un piano di “primo intervento”: rigenerazione urbana, rilancio delle aree interne, creazione di una rete logistica in un'ottica mediterranea, valorizzazione del patrimonio culturale.
L'industria continua a soffrire di più (-53% gli investimenti in cinque anni di crisi, -20% gli addetti); i consumi delle famiglie crollano di quasi il 13% in cinque anni; gli occupati arrivano a 5,8 milioni, il valore più basso dal 1977 e la disoccupazione corretta sarebbe del 31,5% invece che il 19,7%.
Sono solo alcuni dei numeri contenuti nel Rapporto Svimez 2014 sull’economia del Mezzogiorno. Di qui la necessità di precise proposte di policy: secondo la Svimez di fronte all’emergenza sociale, con il conseguente crollo occupazionale e a quella produttiva, con il rischio di desertificazione industriale, serve una strategia di sviluppo nazionale centrata sul Mezzogiorno e basata su una “logica di sistema”.
E un’azione strutturale di medio-lungo periodo fondata su quattro drivers di sviluppo tra loro strettamente connessi in un piano di “primo intervento”: rigenerazione urbana, rilancio delle aree interne, creazione di una rete logistica in un'ottica mediterranea, valorizzazione del patrimonio culturale.
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