lunedì 9 febbraio 2015

Strade di vini

In che modo raccontare le aree interne sfruttando mezzi di comunicazione innovativi ed interconnessi?
Con questa domanda si è aperto il primo talk del progetto Strade di Vini, che si terrà a Castelvenere fino al fine del mese. Oggi le aree rurali assumono un’inaspettata centralità negli scenari contemporanei e un nuovo tipo di comunicazione è fondamentale per definire i processi partecipativi delle comunità. Con l’aumento della complessità delle relazioni è accresciuta di pari passo la necessità di una comunicazione leggibile, accessibile, sostenibile, ma soprattutto innovativa e trasversale con cui poter raccontare le aree interne, con il loro bagaglio di storia, tradizione, cultura, aspettative.

Si discuterà sulle forme di comunicazione avanzata come opportunità per i territori rurali e la possibilità di “creare non solo un oggetto, ma anche di descrivere, inventare, costruire virtualmente il mondo in cui questo oggetto vive”. Una riflessione articolata che considera la transmedialità come uno strumento al servizio dei luoghi, attraverso cui coinvolgere l’utente in un universo di storie, ognuna con un proprio punto di vista, che conducano però ad un’esperienza coordinata e di vasta portata. Il territorio diventa un universo narrativo in grado di interagire con il molteplice pubblico delle ultime generazioni di utenti.

Il tema sarà affrontato con professionisti ed esperti come Alessandro Ludovico, ideatore e direttore della storica rivista “Neural”, dedicata all’arte dei nuovi media, all’hacktivismo e all’e-music, che ha come base la promozione e la diffusione delle culture digitali; Vito Campanelli, scrittore e teorico dei nuovi media, ha dedicato la propria ricerca all’immaginario tecnologico, gettando così le basi per una teoria organica ed estetica dei media digitali; Leandro Pisano, critico e curatore che si occupa di estetica del suono e delle nuove tecnologie, con focus specifico sullo studio dei territori rurali e delle aree marginali; Antonio Izzo, uno dei fondatori del festival di new arts Interferenze, impegnato nello sviluppo e nella promozione delle aree rurali e della valorizzazione delle produzioni locali. Sarà il primo passo sulle Strade di Vini, un percorso destinato a creare un nuovo modo di pensare le aree interne.

sabato 7 febbraio 2015

Fondo Microcredito, Uecoop al fianco dei piccoli comuni del Sannio

UeCoop apre Sportelli di assistenza dedicati al supporto e tutoraggio di nuove imprese nei piccoli Comuni beneficiari del “Pi.co Microcredito”, lo strumento agevolativo della Regione Campania destinato alle imprese, costituite o da costituire, con sede operativa nei comuni al di sotto dei 5mila abitanti.
“Le imprese hanno bisogno di fondi ma soprattutto di una rete di servizi adeguata – ha spiegato il responsabile regionale di UECOOP - Unione Europea delle Cooperative Campania, Fabrizio Bellone - ai sindaci ci proponiamo come partner, nella fase di accompagnamento agli imprenditori, con l’avvio di una rete regionale di sportelli di facility e start-up”.

I Comuni individuati in provincia di Benevento sono Amorosi, Apollosa, Arpaise, Baselice, Bucciano, Campolattaro, Campoli del Monte Taburno, Casalduni, Castelpagano, Cautano, Ceppaloni, Cusano Mutri, Dugenta, Durazzano, Faicchio, Foglianise, Foiano, Fragneto Monforte, Frasso Telesino, Ginestra degli Schiavoni, Melizzano, Moiana, Molinara, Montefalcone di Val Fortore, Paduli, Pago Veiano, Pannarano, Paupisi, Pesco Sannita, Pietraroja, Ponte, Pontelandolfo, Puglianello, Reino, San Leucio del Sannio, San Lorenzello, San Lorenzo Maggiore, San Lupo, San Martina Sannita, San Nicola Manfredi, San Salvatore Telesino, Sant’Angelo a Cupolo, Sant’Arcangelo Trimonte, Solopaca, Tocco Caudio, Vitulano (Per continuare a leggere l'articolo de Ilquaderno.it clicca qui sotto)

Fondo Microcredito Pi.Co., Uecoop al fianco dei piccoli comuni del Sannio

giovedì 5 febbraio 2015

Il Fortore tra delusione e speranza

di Angelo Iampietro*


Il Fortore è stato sempre generoso verso lo Stato Italiano, prima monarchico, poi monarchico-fascista, infine repubblicano. Ha dato veramente tanto: molte vite umane nelle due guerre mondiali, migliaia di braccia-lavoro ad altri Paesi (emigrazione sin dagli ultimi anni dell’800, prima nelle Americhe (Argentina, Brasile, Stati Uniti, Canada) e Australia; poi nei Paesi dell’Europa a partire dal dopoguerra (il Belgio con il lavoro nelle miniere di carbone, Gran Bretagna, Francia, Svizzera, Germania) e, a partire dagli anni Sessanta una migrazione interna verso il Nord ( Piemonte e Lombardia in gran parte).

Le rimesse degli emigranti e dei migrati, nei paesi d’origine, hanno consentito lo sviluppo di più attività artigianali, impiegate, per lo più, a quelle connesse con l’edilizia; con essa il paese ha cambiato volto con la riparazione e la costruzione di tante abitazioni, poiché sono stati creati più posti di lavoro e nel contempo create tante manovalanze qualificate.

Le rimesse hanno consentito, altresì a qualche ragazzo di studiare, potendo sopportare, la famiglia di appartenenza, le spese per tenere il proprio figliolo fuori casa in convitto o presso qualche famiglia di Benevento, come era allora in uso.

Le rimesse e le ampliate attività di rinascita economica locale hanno anche fatto sì che il Fortore potesse godere, lentamente, di quei beni materiali in gran parte già posseduti da altri Italiani. Alla ripresa economica, partita dagli anni Sessanta-Settanta in poi, gli abitanti del Fortore si sarebbero aspettati di non emigrare più e di poter fruire di alcuni dei servizi che altri cittadini d’Italia avevano ormai da tempo.

Non è stato così in ordine alla viabilità, ai servizi sanitari, al diritto allo studio; mancano tuttora molte scuole superiori o quelle che ci sono non fruiscono di un eccellente servizio di trasporto per studenti pendolari. Il costo di quest’ultimo è elevato e, così, non tutti possono sopportare il costo dell’abbonamento mensile per raggiungere la sede scolastica più vicina scelta.

Con il nuovo secolo è giunta la crisi economica, che ha ridotto notevolmente le potenzialità produttive dell’intero territorio, tanto che si sono riaperte le porte dell’emigrazione e della migrazione. Si constata, di anno in anno, una consistente riduzione della popolazione, perché i giovani, qualunque sia la loro qualifica professionale, non trovando alcuna possibilità di lavoro in loco, rifanno la valigia così come avevano fatto prima i loro nonni, poi i loro padri e partono in cerca di fortuna verso le Regioni del Nord.

La necessità di partire colpisce tutti, compreso i tanti giovani in possesso di laurea, titolo conquistato con il sudore della fronte di chi li ha sostenuti durante l’intero corso di studi.

Il discorso del Presidente della Repubblica on. prof. Sergio Mattarella ha fatto pieno riferimento ai principi costituzionali nei quali entrano a buon diritto tutti quei cittadini che non hanno avuto tutto ciò che è stato scritto 68 anni fa nella nostra Costituzione, per creare un popolo amalgamato, dignitoso, uguale nei diritti e nei doveri, e non fare come chi ha solo doveri: quello della Valfortore; a quest’ultimo si toglie anche il diritto di curarsi perché la viabilità, tortuosa e poco curata, è quella di sempre. Chi la percorre quotidianamente ne sa qualcosa.

A tal riguardo ogni progetto di miglioramento è stato solo enunciato e mai realizzato con la beffa di aver chiamato “Fortorina” la strada, attualmente in costruzione fino a S. Marco dei Cavoti, senza che essa passi realmente per il Fortore. Il Fortore è quel territorio attraversato dal fiume Fortore sul quale si affacciano i centri abitati del territorio fortorino.

Sig. Presidente, il suo volto serioso, la Sua alta professionalità di giurista, mi fa ben sperare, perché, come ha detto, vuole una Costituzione viva, che stimoli la realizzazione di quanto spetta ad ogni cittadino e di quanto esige da lui; a dir il vero il popolo della Valfortore non si è mai sottratto ai propri doveri, nell’ambito delle sue possibilità, con la “pecca”, forse, di aver chiesto ed ottenuto pochi diritti.

La Sua Presidenza alimenta anche la nostra speranza in un futuro prossimo che non ci veda emarginati in un contesto territoriale lontano dai centri e dai servizi. L’emorragia dello spopolamento, che vede di anno in anno diminuire il numero dei suoi abitanti, si arresterà soltanto se saranno posti in essere i servizi di cui si ha tanto bisogno e si creeranno le condizioni per trovare in loco una possibilità di sviluppo che crei per molti un dignitoso posto di lavoro.

La nostra richiesta risponde pienamente ai principi costituzionali, cui Ella ha fatto riferimento nel discorso fatto alle Camere, dopo il Suo giuramento.
Buon lavoro Signor Presidente.

*docente in pensione

mercoledì 4 febbraio 2015

Il Fortore attende la telefonata del Presidente Mattarella

di Leonardo Bianco

Da martedì scorso l’Italia ha un nuovo Presidente della Repubblica: Sergio Mattarella. Il neo Capo dello Stato, dopo il rito del giuramento di fedeltà al Paese e alla Costituzione, ha parlato, con sobrietà al Parlamento e soprattutto agli italiani, usando parole semplici. Il siciliano di Palermo salito al Colle del Quirinale si è rivolto ai suoi concittadini (gli italiani), raccontando la Carta costituzionale. Il presidente ha spiegato ai deputati e ai senatori, ma anche al popolo, che la Costituzione non è solo un’enunciazione di principi,
ma qualcosa di più. Essa vive nelle cose di tutti i giorni, “sui volti dei cittadini”.

La Carta costituzionale si concretizza, stando alle parole di Mattarella (noi la pensiamo allo stesso modo), quando risponde alle esigenze e alle speranze dei cittadini. Si materializza negli ospedali, nelle scuole. Sintetizzando in poche parole: dando e rispettando i diritti di eguaglianza e solidarietà a tutti gli italiani.

Diritti molto spesso calpestati, anche questo è stato il pensiero del presidente, dal malaffare e dalla corruzione. Nel suo discorso, il Presidente ha fatto una sola citazione. Ha ricordato le parole di Papa Francesco proprio sulla corruzione e il malaffare. Bene caro presidente abbiamo constato dalle sue parole che il Pontefice per lei è un punto di riferimento.

Allora le chiediamo di fare come il Vescovo di Roma. Ogni tanto alzi la cornetta per ascoltare i suoi concittadini. Ad esempio perché non chiama qualche cittadino del Fortore per chiedere cosa si aspetta dalla Stato. Si sentirà rispondere: più niente. E non perché è soddisfatto di ciò che ha, ma perché ormai non crede più nelle Stato che da 150 anni gli nega una strada degna di questo nome. Da prima della nascita della Repubblica aspetta una ferrovia.

Per 50 anni ha aspettato un ospedale, tra l’altro costruito, mai aperto. Eppure sono stati spesi oltre 40 milioni di euro per costruirlo. Caro presidente prenda la cornetta e parli con gli anziani del Fortore che sono stati costretti a vedere i loro figli prima e i nipoti poi a prendere la valigia e scappare via per trovare un lavoro dignitoso.

Parli con gli studenti pendolari che all’improvviso si vedono sopprimere la linea autobus che li porta a scuola per il semplice capriccio di un’azienda di trasporto che usufruisce di soldi pubblici con la complicità delle istituzioni. Caro presidente faccia qualche telefonata ai suoi concittadini che vivono in un lembo di terra del Sannio campano, al confine con Puglia e Molise, e parli con loro.

Capirà che quel Parlamento nel quale martedì ha prestato giuramento è distante anni luce da loro. Ha ragione quando dice che un popolo deve essere comunità. Ma per far questo bisogna mettere in condizione questi suoi concittadini di potersi sentire parte di questa Italia che da oltre 150 anni continua ad ignorare le richieste legittime di questa Terra: il Fortore. Grazie presidente. Attendiamo una sua telefonata.

www.sanbartolomeaninelmondo.it

martedì 3 febbraio 2015

UN ARCIPELAGO RURALE

(Tratto da Liminaria.org) Una delle sorprese più piacevoli che possiamo trovare quando ci lanciamo totalmente in un progetto specifico, consiste nel fatto che sorgono forze e opportunità che prima non ci saremmo immaginati.(Domenico Cieri Estrada)

Liminaria è la sperimentazione di un modello di sviluppo delle aree interne. È la piattaforma nella quale testare la risposta che un territorio riesce a dare alle domande del nostro tempo.

Liminaria è l’applicazione di un filtro fotografico (sul paesaggio rurale del Fortore), capace di evidenziare il contrasto, di regolare la saturazione e di registrare i toni per riguardare in alta risoluzione quello che c’è davvero dentro questi territori di frontiera. Un vero e proprio layer sul quale si sovrappongono l’innovazione sociale, la costruzione di narrative, l’evidenza delle emergenze e l’umana genuinità. Per esperienza nell’organizzazione di un evento, una delle prime criticità è data dalla location; Liminaria non solo annulla questa tesi ma ne dimostra il contrario per la capacità che ha di produrre contenuti di qualità e di posizionarsi nel panorama nazionale dell’offerta culturale.

La crisi del nostro tempo impone la necessità di fare innovazione, di leggere in modo diverso i processi, di creare nuove relazioni e di dare un nuovo significato al concetto di bene culturale includendo in esso tutto il patrimonio intangibile custodito dalle comunità delle aree interne. Costruire un evento in un luogo così “altrove” come il Fortore ha il sapore di un confronto più netto con la contemporaneità; Liminaria fa emergere un’inversione di tendenza rispetto all’ossessivo inseguimento di modelli lontani non solo per distanza, ma per cultura e soprattutto “velocità”. Una velocità come fulcro di una relazione con il tempo che prova la presenza nelle comunità rurali di una misura che sembrava smarrita.

Se è vero che il concetto di libertà era legato all’allontanarsi dalla pesantezza della quotidianità che regna nei piccoli paesi dell’entroterra, oggi la stessa libertà dà origine alla necessità di interrompere lo “sradicamento” e di ri-edificare la comunità.
«È lo “sradicamento” causato dalla libertà che suscita, a sua volta, la domanda di protezione, la nostalgia di legami forti e di comunità, e quindi produce un’altra dismisura: quella del “ri-radicamento” etnico.» (Cassano, 1996)
Su questa “dismisura” bisogna lavorare.

Va posta l’attenzione sulla capacità di essere custodi di un sapere collettivo; consapevoli della necessità di un impegno continuo sulle nuove generazioni rivoluzionando il consueto coinvolgimento di scuole, famiglie e istituzioni per produrre un nuovo linguaggio direttamente rivolto ai destinatari di questo processo.

Un sapere a km zero senza intermediari. Il Fortore è linea di orizzonte, un “mare interno” con i suoi comuni che, come isole di un arcipelago, trattengono il respiro per ascoltare il vento avvolgere il paesaggio sonoro.
È la proiezione di un futuro rurale, profetico e visionario come lo immaginerebbe Arthur Rimbaud:

Ho visto arcipelaghi siderali! E isole
dove i cieli deliranti sono aperti al vogatore:
è in queste notti senza fondo che tu dormi e ti esili,
milioni di uccelli d’oro, oh futuro Vigore?


Nel disegno di queste nuove geografie, emerge la necessità di elaborare una mappa che superi i limiti amministrativi e con l’evidenza delle aree attive sulle quali puntare per investire un capitale di esperienze e relazioni sulla governance di un processo partecipato di innovazione sociale, rurale e culturale.

Italo Calvino sosteneva che “d’una città non godi le sette o le settantasette meraviglie, ma la risposta che dà a una tua domanda”.

Ora, mettiamo che questo pensiero non lo applichiamo su una città, ma su un territorio rurale e che la domanda è: “qual è il modello di sviluppo più innovativo, immersivo e coinvolgente per le comunità?” a questo punto, se il territorio è il Fortore, la risposta non può che essere Liminaria.

Guido Lavorgna - Tabula Rasa Eventi

sabato 31 gennaio 2015

Campania, “Mo!” contro la legge truffa

“A giochi aperti chi tocca le regole è un baro”. La lista civica “MO!” (capeggiata dal giornalista del Mattino, Marco Esposito) annuncia un ricorso urgente se il Consiglio regionale modificherà la legge elettorale. La proposta di nuova legge prevede una soglia di sbarramento del 10% per chi corre da solo (oggi è il 3%, come nell’Italicum), ma nello stesso tempo incentiva i partitini ad allearsi con i big dei soliti schieramenti favorendo vere e proprie “coalizioni ammucchiata”.

"Infatti – segnala MO! – per le liste che corrono in coalizione per un candidato presidente che supera il 10%, allora lo sbarramento diventa improvvisamente… zero! Un invito alla frammentazione, alla pletora di candidati, alle ammucchiate elettorali. E un’offesa a qualsiasi principio democratico: lo 0,9% dei partitini “ascari” pesa più del 9,9% di chi corre da solo. Gli elettori devono sapere che la bilancia è truccata. Contro una tale truffa elettorale, se il colpo di mano sarà realizzato, gli elettori che si riconoscono in liste lontane dai soliti partiti faranno immediato ricorso".

venerdì 30 gennaio 2015

In 61 anni nulla è cambiato… Anzi no: i trasformisti della politica si sono moltiplicati

di Leonardo Bianco

Era il 4 marzo 1954 e dalle colonne dell’Unità, organo di informazione del Partito Comunista Italiano, Andrea Pirandello scriveva del trasformismo di alcuni esponenti politici sanniti. Si celebrava in quei giorni il congresso provinciale del partito. L’articolo oltre a mettere in risalto il trasformismo degli esponenti politici e le loro promesse fatte e mai mantenute parla di un Sannio in difficoltà.

Pirandello racconta la situazione drammatica delle lavoratrici e dei lavoratori della provincia sannita e soprattutto delle condizioni disagiate delle aree interne come il Fortore. Il giornalista dell’Unità, nipote di Luigi Pirandello e figlio di Stefano, racconta la povertà del Sannio, del degrado del Fortore, dove muoiono i bambini a causa “di un’epidemia di angina”. Una fotografia di una realtà, quella del nipote del drammaturgo siciliano,ancora alle prese con le ferite della seconda guerra mondiale. Sono trascorsi 61 anni da quello articolo e nel Sannio, e soprattutto nel Fortore, niente è cambiato.

Anzi oggi Andrea Pirandello scriverebbe, ne siamo sicuri, le stesse cose di oltre mezzo secolo fa. Ne è passata di acqua sotto i ponti. I congressi del Pci (Pds, Ds e Pd) sono continuati ad essere celebrati, ma quel risveglio delle masse, di cui scriveva il giornalista dell’Unità, per ora nemmeno l’ombra. L’unico risveglio al quale il Fortore ha assistito è stato quello dell’emigrazione.

I giovani di San Bartolomeo, Baselice, Foiano, Montefalcone, Castelvetere, infatti, dopo lo stop del “ventennio”, voluto da Benito Mussolini, hanno ripreso, proprio come i propri avi, ad andar via dalla loro Terra per andare all’estero alla ricerca di un lavoro e di un futuro. In questi 61 anni nulla è cambiato. I comuni del Fortore hanno visto dimezzare le loro popolazioni.

Lo sviluppo economico è rimasto un sogno irrealizzato. Le infrastrutture (strade, ferrovie, trasporti) chimere attese da 150 anni. E uguali sono rimaste le promesse (non mantenute) dei politicanti. Solo una cosa è cambiata, anzi no, è cresciuta: il numero dei trasformisti. In questi 61 anni si sono moltiplicati come i pani e pesci del Vangelo.

Nota del blog. Un articolo interessante quello di Leonardo Bianco pubblicato su www.sanbartolomeaninelmondo.it, che ripescando un vecchio "pezzo" dell'Unità degli anni Cinquanta ripercorre un frammento della nostra storia, facendo dei paralleli tra l'attualità e il passato. Tuttavia nel suo ragionamento c'è un'inesattezza storica, con il Fascismo l'emigrazione non fu stoppata, come afferma l'autore, con la promessa di "un posto al sole", infatti, essa continuò, solo che l'esodo fu indirizzato verso le colonie dell'Impero: soprattutto verso la Libia e l'Etiopia (all'epoca Abissinia). Non solo. Il regime poi incentivò anche l'emigrazione interna, cioè da regione a regione, lì dove c'era più bisogno di forza-lavoro.

mercoledì 28 gennaio 2015

Baselice, aggiudicata la gara per il rifacimento del costone Pescannozzo

Dal blog del Comune di Baselice apprendiamo che la gara per il consolidamento del "versante orientale del centro abitato" è stata aggiudicata. Tradotto dal linguaggio burocratico significa che presto dovrebbero iniziare i lavori di rifacimento del costone Pescannozzo, che tante polemiche avevano suscitato sui social network.

Ad aggiudicarsi la gara la "Campania Sonda srl" con sede in Agropoli (Sa). Ribasso offerto: 33,459%.
Importo netto di aggiudicazione: 211.527,95 euro oltre ad 12.115,90 per oneri di sicurezza ed 175.159,94 quale costo del personale non soggetti a ribasso e quindi un importo complessivo netto di 398.803,79 euro.

Per chi non lo sapesse, il progetto prevede il consolidamento del costone di arenaria con rete metallica e cemento colorato, un'operazione di maquillage criticata sin dall'inizio da questo blog. E che tuttora ritiene sia una scelta errata, che cambierà in modo irreversibile il volto dell'ultimo angolo caratteristico del paese.

P.S. Delle domande ci sorgono spontanee: ma in tutto ciò la minoranza dov'è? Certo, lungi da noi insegnarle come si fa opposizione, ma perché non alza le barricate su una questione così importante per l'intera comunità? Ha fatto qualche interrogazione comunale che noi ignoriamo? O forse preferisce aspettare le prossime elezioni per far sapere qual è la propria posizione in merito?

domenica 25 gennaio 2015

Autorevolezza, prestigio e competenza: le qualità del Presidente della Repubblica

di Angelo Iampietro*

L’elezione del Presidente della Repubblica è così importante, necessaria, unica per un popolo democratico, che ha un qualcosa di sacralità, in quanto è da scegliere ed eleggere la persona, nel cui ruolo istituzionale, rappresenta la difesa massima del Nostro Ordinamento Costituzionale e la nostra massima rappresentanza individuale, collettiva, nazionale ed internazionale.

Gli ultimi giorni del corrente mese saranno ricordati negli Annali della Nostra Storia per aver dato inizio alle elezioni suddette, ma, mai come adesso, è da molto tempo che si parla di esse, oltre che sulla stampa, con dibattiti, innumerevoli incontri politici, trasmissioni radio-televisive con dibattiti ed analisi che non si erano mai visti prima.

Ciò, forse, è dovuto al fatto che nel 2013 i deputati, i senatori ed i grandi elettori, questi ultimi, rappresentanti delle Regioni, non riuscirono a trovare un accordo su un nome da eleggere all’alta carica; a seguito di ciò un Parlamento disorientato fu costretto a trovare una persona, che ci rappresentasse e la trovò, rieleggendo, il Presidente Napolitano. Questi, quando si insediò, fece capire molto bene ai Senatori e Deputati, che la Sua carica sarebbe stata a tempo; infatti, dopo meno di due anni di Presidenza, Egli si è dimesso, forse, perché troppo stanco e, quindi, bisognoso di riposo, considerata anche la Sua venerabile età.

Ora ci risiamo e si è pronti per l’ elezione del nuovo Presidente. Ci si chiede se sarà eletto subito o alla quarta elezione come il Presidente del Consiglio ritiene che sia. Certamente lui avrà una visione politica tale da fargli asserire, con una certa sicurezza, che l’avremo subito il Presidente. Me lo auguro, anche perché il mondo intero ci guarda, avendo d’occhio la figuraccia fatta nel 2013, quando, i tanti partiti non erano riusciti a far convergere i loro voti su un nominativo prestigioso per l’Altissima Carica. Ma ciò che mi chiedo è: perché se ne parla tanto e da tanto tempo?. Non era stato così nelle precedenti elezioni presidenziali, dove, se pur a seguito, in taluni casi, di più votazioni, una personalità prestigiosa era stata individuata e poi votata.

Attualmente vengono fatti più nomi, come del resto è prassi, ma ho la sensazione che ogni gruppo politico lo vorrebbe a sua immagine e somiglianza; che il futuro Presidente guardasse con occhio particolare il gruppo o il partito dal quale proviene. No!, non è questo il Presidente che vogliamo; lo vogliamo autonomo, rappresentativo, umano, con capacità eccelse ed una autorevolezza su cui non cada alcuna ombra. Agli Italiani non interessa il Presidente di parte, ma uno che sia effettivamente il Custode della Nostra Bella Costituzione e che eserciti fino in fondo quelle che sono le Sue prerogative.

Non ci interessano gli accordi sottobanco per eleggere una personalità che si faccia tirare per la giacca!.
Dato i tempi, ma dico sempre, interessa alla stragrande maggioranza dei cittadini italiani un Presidente che non firmi i tanti provvedimenti legislativi ottenuti, in modo sbrigativo, con voto di fiducia, tarpando le ali alla discussione e, quindi al miglioramento degli stessi.

D’altronde ci si augura che i legislatori legiferino su temi di cui il popolo, data la crisi, ha urgente bisogno; non li enuncio perché tutti ne parlano in ogni luogo e chi ci rappresenta certamente lo saprà come noi, ai quali, del resto, più di un sacro diritto di scelta ci è stato già sottratto.

Che la scelta sia illuminata dalla saggezza, nell’avere un Presidente, che sia un faro verso cui la nave Italia trovi sempre il suo porto che la ripari e la protegga da ogni tempesta. È questo l’augurio di tanti Italiani.

*docente in pensione