domenica 25 gennaio 2015

Autorevolezza, prestigio e competenza: le qualità del Presidente della Repubblica

di Angelo Iampietro*

L’elezione del Presidente della Repubblica è così importante, necessaria, unica per un popolo democratico, che ha un qualcosa di sacralità, in quanto è da scegliere ed eleggere la persona, nel cui ruolo istituzionale, rappresenta la difesa massima del Nostro Ordinamento Costituzionale e la nostra massima rappresentanza individuale, collettiva, nazionale ed internazionale.

Gli ultimi giorni del corrente mese saranno ricordati negli Annali della Nostra Storia per aver dato inizio alle elezioni suddette, ma, mai come adesso, è da molto tempo che si parla di esse, oltre che sulla stampa, con dibattiti, innumerevoli incontri politici, trasmissioni radio-televisive con dibattiti ed analisi che non si erano mai visti prima.

Ciò, forse, è dovuto al fatto che nel 2013 i deputati, i senatori ed i grandi elettori, questi ultimi, rappresentanti delle Regioni, non riuscirono a trovare un accordo su un nome da eleggere all’alta carica; a seguito di ciò un Parlamento disorientato fu costretto a trovare una persona, che ci rappresentasse e la trovò, rieleggendo, il Presidente Napolitano. Questi, quando si insediò, fece capire molto bene ai Senatori e Deputati, che la Sua carica sarebbe stata a tempo; infatti, dopo meno di due anni di Presidenza, Egli si è dimesso, forse, perché troppo stanco e, quindi, bisognoso di riposo, considerata anche la Sua venerabile età.

Ora ci risiamo e si è pronti per l’ elezione del nuovo Presidente. Ci si chiede se sarà eletto subito o alla quarta elezione come il Presidente del Consiglio ritiene che sia. Certamente lui avrà una visione politica tale da fargli asserire, con una certa sicurezza, che l’avremo subito il Presidente. Me lo auguro, anche perché il mondo intero ci guarda, avendo d’occhio la figuraccia fatta nel 2013, quando, i tanti partiti non erano riusciti a far convergere i loro voti su un nominativo prestigioso per l’Altissima Carica. Ma ciò che mi chiedo è: perché se ne parla tanto e da tanto tempo?. Non era stato così nelle precedenti elezioni presidenziali, dove, se pur a seguito, in taluni casi, di più votazioni, una personalità prestigiosa era stata individuata e poi votata.

Attualmente vengono fatti più nomi, come del resto è prassi, ma ho la sensazione che ogni gruppo politico lo vorrebbe a sua immagine e somiglianza; che il futuro Presidente guardasse con occhio particolare il gruppo o il partito dal quale proviene. No!, non è questo il Presidente che vogliamo; lo vogliamo autonomo, rappresentativo, umano, con capacità eccelse ed una autorevolezza su cui non cada alcuna ombra. Agli Italiani non interessa il Presidente di parte, ma uno che sia effettivamente il Custode della Nostra Bella Costituzione e che eserciti fino in fondo quelle che sono le Sue prerogative.

Non ci interessano gli accordi sottobanco per eleggere una personalità che si faccia tirare per la giacca!.
Dato i tempi, ma dico sempre, interessa alla stragrande maggioranza dei cittadini italiani un Presidente che non firmi i tanti provvedimenti legislativi ottenuti, in modo sbrigativo, con voto di fiducia, tarpando le ali alla discussione e, quindi al miglioramento degli stessi.

D’altronde ci si augura che i legislatori legiferino su temi di cui il popolo, data la crisi, ha urgente bisogno; non li enuncio perché tutti ne parlano in ogni luogo e chi ci rappresenta certamente lo saprà come noi, ai quali, del resto, più di un sacro diritto di scelta ci è stato già sottratto.

Che la scelta sia illuminata dalla saggezza, nell’avere un Presidente, che sia un faro verso cui la nave Italia trovi sempre il suo porto che la ripari e la protegga da ogni tempesta. È questo l’augurio di tanti Italiani.

*docente in pensione

venerdì 23 gennaio 2015

Università, asili, scuole: l'ammazza-Sud

di Lino Patruno

Parlamentari meridionali cercansi. Specie quando è in gioco il futuro dei ragazzi del Sud: esempio, con la scuola e l’università. Anzi cominciando dagli asili nido. Per i quali il delitto perfetto ai danni del Sud è stato consumato nel silenzio assoluto dei rappresentanti del Sud (ne avevamo già parlato tempo fa, quando se ne ebbero tanto le prime turbolenze quanto i primi silenzi).

E’ avvenuto che per il finanziamento degli asili nido pubblici si è deciso di affidarsi alla cosiddetta “spesa storica”, nel senso che chi ha avuto in passato ha continuato ad avere, chi non ha avuto in passato ha continuato a non avere. Esempio più clamoroso, Catanzaro: nessun asilo nido prima, nessun asilo nido ora. Ma tante altre città e tanti altri paesi. Così il Sud ha perso 700 milioni, distribuiti al Centro Nord (perdita di Bari, circa 7 milioni).

Ma perché non è stato adottato il criterio del “fabbisogno standard”, seguito invece per altri servizi comunali come polizia urbana e rifiuti, trasporto e illuminazione? Stabilito quanto serve a ogni Comune, lo si attribuisce. E si sarebbe potuto fare senza togliere nulla al Centro Nord. Nessuna risposta, pur avendo tempo fa il sottosegretario Delrio parlato di “errore tecnico che correggeremo”, anzi errore tecnico “grave”. E pur avendo dato medesima assicurazione lo stesso premier Renzi. E pur chiedendo l’Europa una copertura di almeno il 33 per cento della popolazione, cioè un bambino su tre (Centro Nord ora a poco meno del 20 per cento, Sud 4 per cento).

Nel dibattito decisivo, nessuno dei cinque parlamentari meridionali presenti ha preso la parola (fra loro il lucano Cosimo Latronico, del Pdl, e il pugliese Gaetano Piepoli, Scelta Civica ora Centro democratico). Voto unanime di Pd, Forza Italia, Lega Nord, Cinquestelle, Sel. Poi fanno le indagini sulla qualità della vita e dicono che al Sud fa pena anche perché non ci sono asili nido sufficienti. Fanno più pena loro che non dicono perché.

Dagli asili nido all’università, altro giro altro danno al Sud (d’attualità perché se ne è parlato nei giorni scorsi nella Conferenza d’ateneo a Bari, in occasione dei 90 anni). Anche qui passato nel silenzio quasi generale del Sud un criterio di attribuzione di fondi che è un’arma letale contro il Sud. Più fondi alle università più ricche, meno fondi alle università meno ricche. Come, non il contrario? No, avete letto bene. Ma le università del Sud sono meno ricche perché fanno pagare meno tasse ai loro studenti altrettanto meno ricchi di quelli del Nord. Si arrangino.

Così è avvenuta la distribuzione dei cosiddetti punti-organico, cioè i docenti andati in pensione e da sostituire. Esempio: al Sant’Anna di Pisa, cinque nuovi docenti per ciascuno che se ne va, all’università di Bari 0,20 nuovi docenti per ciascuno che se ne va (solo una bassa insinuazione ricordare che rettore del Sant’Anna era quella professoressa Carrozza poi diventata ministra. A cosa? Ma all’università).

Così negli anni si è consumato anche qui il delitto perfetto dell’enorme taglio per il Sud, sistema rapido per concentrare tutto su poche grandi università (del Nord) e lasciare le altre all’elemosina. Magari tendenza non solo italiana, ma altrove fondata sul merito, non sui redditi. E con effetto moltiplicatore da serial killer: meno docenti uguale meno corsi, meno corsi uguale meno studenti, meno studenti uguale meno incassi, meno incassi uguale finanziamenti, meno finanziamenti uguale meno docenti. Con l’effetto collaterale dei ragazzi del Sud che emigrano nelle università del Nord.

Sono ragazzi arrivati all’università dopo essere stati avvelenati a scuola da testi scolastici da codice penale. Tipo il sussidiario di un editore nordico. Il quale, per spiegare la Questione Meridionale, scrive fra l’altro che “sul tronco di una differenza di sviluppo economico” (già zero in italiano) hanno “preso forma un’organizzazione sociale e un’identità civile profondamente diverse da quelle delle regioni centrosettentrionali”.

Cioè? “Esse sono dominate da un individualismo diffidente, nel quale gli interessi della famiglia o dei clan si antepongono, e inevitabilmente si contrappongono, a quelli dello Stato e della collettività nazionale”. E allora? “Su questo sottofondo pesano gli intrecci clientelari e la pervasività della violenza come pratica diffusa e sostanzialmente accettata per la risoluzione dei conflitti, sul cui tronco (e ridalle, ndr) sono sorte associazioni criminali di dimensioni gigantesche”. Meno male che non hanno scoperto il Sud mettersi le dita nel naso.

Consiglio ai lettori: inutile arrabbiarsi. In casi del genere è sufficiente affidarsi a Eduardo De Filippo e al pernacchio, una fusione di testa e di petto, cioè di cervello e di passione. Che deve significare: “tu sì ‘a schifezza ‘a schifezza ‘a schifezza ‘a schifezza ‘e l’uomm”. Questo è l’Oro di Napoli, cioè del Sud.

Università, asili, scuole: l'ammazza-Sud | La Gazzetta del Mezzogiorno.it

giovedì 22 gennaio 2015

La crisi dell'eolico

Sono solo 107 i Mw di energia eolica installati in Italia nel 2014 con un calo percentuale del 76% rispetto all’anno precedente. Lo rileva l'Anev, Associazione nazionale energia del vento, segnalando la grave crisi che il settore eolico sta attraversando e il crollo dell’industria solida, con conseguenze su occupazione e sviluppo.

Si è passati da circa 37mila occupati nel 2012, ai 34mila nel 2013 e ai 30mila del 2014. Tale declino, sottolinea Anev, "è ingiustificabile se riferito ad un settore che al 2020 ha un potenziale di oltre 67.000 occupati e che ha tutti i margini per crescere ancora e apportare benefici al nostro Paese, in termini di sviluppo e crescita economica, soprattutto nelle regioni meridionali dove c’è più carenza di lavoro".

Sul banco degli imputati, per l'associazione, gli interventi normativi penalizzanti per le aziende del settore, in particolare al sistema delle aste al ribasso per l’assegnazione degli incentivi. Il "tracollo" dell’installato è infatti iniziato nel 2012, anno in cui è stato introdotto il nuovo sistema d’incentivazione, ripercuotendosi già sull’installato del 2013 pari a solo 450 Mw, contro gli oltre 1200 Mw del 2012.

(Fonte: AdnKronos)

martedì 20 gennaio 2015

Il Pd campano e le Primarie della discordia

Le Primarie della discordia. Non c'è pace in casa Pd Campania e la corsa alle Primarie, prevista il 1 febbraio, potrebbe slittare ancora. A confermare questa ipotesi è stato il segretario regionale del Partito Democratico, Assunta Tartaglione, a seguito della richiesta di alcune forze politiche di partecipare alle primarie di centrosinistra.

Intanto la situazione interna si fa sempre più 'effervescente' visto che Gennaro Migliore, destinato in un primo momento ad essere il candidato unico, ha ufficializzato la sua candidatura alle Primarie. Non solo Vincenzo De Luca ed Andrea Cozzolino dunque, ma ora anche l'ex vendoliano è sceso in campagna elettorale. Sciolta la riserva, è Migliore la persona scelta dai vertici nazionali del Pd e dal premier Matteo Renzi per sparigliare i giochi in Campania alla luce dello scontro sempre più intenso tra gli altri due candidati ossia Andrea Cozzolino e Vincenzo De Luca. (Per continuare a leggere l'articolo de ilquaderno.it clicca qui sotto)

Il Pd campano e le Primarie della discordia. Possibile nuovo rinvio e Migliore ufficializza candidatura

lunedì 19 gennaio 2015

Anziani, a Baselice arriva il taxi sociale

Con questo servizio il Comune di Baselice intende promuovere e sostenere ulteriori iniziative di assistenza a persone in situazioni di disagio fisico ed economico.

Il servizio consiste nell’erogare a cittadini ultra sessantacinquenni e/o diversamente abili residenti nel Comune, le seguenti prestazioni:
servizio di trasporto e accompagnamento degli utenti presso servizi sanitari (non di primo soccorso), servizi sociali, servizi integrativi, amici, parenti, spesa ecc.;

La Misericordia di Baselice ha offerto la propria disponibilità ad effettuare il servizio di “Taxi sociale” alle seguenti condizioni:
1) Pubblicazione ed informazione del servizio;

2) Centrale operativa numero 340/7201808 (referente sig. Graziano Cece) con il quale richiedere il servizio dalle ore 09:00 alle ore 12:00;

3) Prenotazione del servizio nelle 24 ore antecedenti l’intervento concordato e secondo la programmazione di un calendario giornaliero;

4) Erogazione degli interventi dalle ore 09:00 alle 13:00 e dalle ore 15:00 alle 19:00 dal lunedì al venerdì.

5) Garanzia dello spostamento dell’utente fino ad un raggio di 100 Km andata e ritorno per un massimo di tre ore di intervento;

6) Numero di interventi illimitati in un anno (non più di quattro interventi mensili per singolo utente);

7) Interventi eseguiti attraverso veicoli provvisti di omologazione, revisione e collaudo, e con operatore qualificato e adeguatamente formato;

8) Compartecipazione richiesta all’utenza pari ad € 5,00 per ogni intervento. I costi relativi ai km eccedenti il raggio di percorrenza previsto sono di € 0,50 per ogni Km e di € 10,00 per ora o frazione di ora eccedente le tre ore massimo previste. Sarà rilasciata apposita ricevuta fiscale per ogni intervento.

9) La Misericordia di Baselice si impegna a presentare al Comune di Baselice report bimestrale degli interventi effettuati.

I servizi offerti dalla Misercordia alla comunità sono essenziali e sono prestati a titolo assolutamente gratuito e che , dunque, risulta opportuno erogare un contributo straordinario annuo a sostegno delle attività della stessa per un totale di € 1500,00 (millecinquecento/00), che sarà versato quadrimestralmente nella somma di € 500,00; la Misericordia si impegna a fornire al Comune opportuna rendicontazione del contributo ricevuto.

La Provincia e la manutenzione del fiume Fortore

Approvate tre diverse perizie per lavori urgenti di manutenzione delle sponde dei fiumi Calore, Sabato, Ufita, Fortore e Isclero. Lo ha disposto il Presidente della Provincia di Benevento Claudio Ricci con una propria delibera.

Il provvedimento, che riguarda il risanamento di alcune situazioni di criticità idrogeologica, comporterà una spesa complessiva di circa 360mila euro.

Un primo progetto prevede che lungo le aste fluviali del Calore, del Sabato e dell'Ufita siano eliminati ostruzioni ed accumuli di materiali, per la gran parte legnoso, in particolare nelle aree a ridosso delle infrastrutture viarie della Provincia, nonché alcune delle principali criticità di dissesto idrogeologico al fine di prevenire eventuali situazioni di pericolo.

Sono cinque gli interventi che tale progetto precisamente prevede a:
-Benevento, in località Ponticelli (Confluenza del Torrente San Nicola con il fiume Calore);
-sulla Strada Provinciale n.32 (Apice Vecchio – Ponte San Vito);
-sulla Strada Provinciale San Vito – Apice (Confine Comune di Montecalvo);
-sulla Strada Provinciale n.27 (Benevento – Apice Nuovo);
-al Ponte Stazione di Vitulano;
-sulla Strada Provinciale n.110 Telese – Solopaca (Ponte Maria Cristina);
-in Comune di Fragneto L’Abate;
-in Comune di San Bartolomeo in Galdo;
-in Benevento Via Dei Longobardi (Ponte ferroviario);

Un secondo progetto, dell'importo di quasi 130mila Euro, concerne uno specifico intervento sul fiume Fortore in territorio di Foiano Valfortore. Si prevede il consolidamento e la messa in sicurezza delle sponde, nonché nel ripristino della sezione idraulica interessata dalla manutenzione.
Un terzo progetto, infine, concerne un intervento analogo al precedente per il Fiume Isclero in territorio di Paolisi per un spesa di 100mila Euro.

venerdì 16 gennaio 2015

UN FORTORE DA SCOPRIRE, IL FORTORE DI DOMANI

(Tratto dal blog Liminaria) La motivazione che ci ha spinti a tornare è quella di cercare nel nostro piccolo un’alternativa, un cambiamento di rotta, nuove soluzioni che abbiano un’ombra lunga sul futuro, che possano un giorno diventare buone pratiche diffuse. Adesso questo posto ci suggerisce un futuro costruito con le nostre mani…

Lentamente il Fortore.
Lentamente siamo ritornati.

Ognuno percorrendo la propria strada.
Ognuno arricchito da un bagaglio di esperienze fatte altrove.

Dopo anni passati lontano abbiamo guardato la nostra terra con occhi nuovi.
Non era più la terra vuota che ci ha spinto ad andare lontano per cercare quello che qui mancava.
La terra che un tempo vedevo isolata oggi è una terra incontaminata, dove un tempo vedevo arretratezza oggi vedo antichi saperi da preservare.

Nella ricerca di posti che sembravano offrire maggiori possibilità di formazione e occupazionali abbiamo avuto anche la possibilità di vedere più da vicino le contraddizioni di questa società e dei nostri stili di vita.

Troppo spesso il fattore economico è considerato l’aspetto più importante al punto da rendere accettabile scelte e abitudini che vanno a discapito dell’ambiente e della nostra salute sia fisica che psicosociale. La motivazione che ci ha spinti a tornare è quella di cercare nel nostro piccolo un’alternativa, un cambiamento di rotta, nuove soluzioni che abbiano un’ombra lunga sul futuro, che possano un giorno diventare buone pratiche diffuse.

Adesso questo posto ci suggerisce un futuro costruito con le nostre mani.

Un futuro fatto di sperimentazione di nuove pratiche agricole e di recupero di vecchie pratiche rispettose dell’ambiente, della persona, della società.

Questo posto è il terreno fertile da cui nasce l’idea di mettersi insieme per provare, lentamente, a trovare una strada che porti in un posto migliore, il Fortore di domani.

Nasce così la Società Cooperativa Agricola Lentamente.
Il nostro motto è composto da una singola parola: “sostenibilità”.

Sostenibilità ambientale, economica e sociale.

Per sostenibilità ambientale intendiamo la ricerca sul campo di pratiche agricole alternative a quelle diffuse oggi che hanno un notevole impatto sulla natura per l’uso di composti chimici (fertilizzanti, pesticidi, diserbanti, eccetera) che, anche se permettono raccolti quantitativamente maggiori, questo risultato va a discapito dell’ambiente, della qualità dei prodotti ed ha importanti ripercussioni anche da un punto di vista economico dato che rende dipendenti gli agricoltori dall’acquisto di tali prodotti chimici. L’immagine di una foto di mio padre che nuotava sotto la cascata ripa di San Marco dei Cavoti testimonia quanto il progresso, come è stato inteso da allora ad oggi, abbia avuto delle ripercussioni sull’ambiente. A vederli adesso quei posti non ispirano certo una nuotata.

Per sostenibilità economica intendiamo la ricerca di pratiche agricole che oltre a rispettare l’ambiente e la genuinità dei prodotti siano anche remunerative abbastanza da poter fare a meno delle sovvenzioni e dei finanziamenti che oggi sono necessari per far sopravvivere le piccole aziende agricole ma che gravano sui conti dello stato e quindi della società intera.

Infine, per sostenibilità sociale intendiamo che la terra non solo ha le potenzialità di offrire nuova occupazione, ipotesi confermata dai dati sull’occupazione degli ultimi anni, ma anche che sia adatta a nutrire il tessuto sociale a livello delle relazioni tra le persone. Il lavoro nei campi di un tempo rendeva necessario un rapporto di collaborazione tra più persone anche se oggi quasi tutti i lavori sono meccanizzati e l’aspetto aggregativo va scemando. Inoltre il contatto con la terra rimanda ad un contatto con noi stessi, un contatto profondo, portatore di equilibrio e benessere.

Iniziamo ad approfondire le nostre conoscenze sulla biodinamica, sulla permacultura, sugli orti sinergici, sul riconoscimento delle piante spontanee, abbiamo iniziato a coltivare grano antico, orzo distico e canapa.

Tutte queste attività ci hanno permesso di entrare in contatto con una grande quantità di persone, associazioni, enti che sono in sintonia con i nostri intenti. Con sorpresa abbiamo scoperto che nel territorio già prima di noi molte altre persone si sono interessate a questi temi. Credo che un processo di trasformazione sociale sia già in atto anche se può essere non facilmente visibile ad occhi distratti.
La collaborazione con più realtà possibili ci ha arricchito profondamente e dopo un anno forse non abbiamo ancora apportato un reale contributo al cambiamento di questo territorio, ma una cosa è cambiata di certo: il modo in cui oggi vedo il Fortore.

Lentamente ho scoperto che il Fortore ha ricchezze nascoste che aspettano di essere svelate.
Lentamente il Fortore.

Giulio Michele – Società cooperativa agricola “Lentamente”

mercoledì 14 gennaio 2015

QUATTRO PASSI VERSO LA LIBERTA'

di Antonio Gentile*

Le ultime decisioni dello Stato italiano, che aprono a ulteriori trivellazioni nelle regioni del Sud, in particolare in Basilicata e Sicilia, confermano il ruolo coloniale del Meridione e, dunque, l’impossibilità delle popolazioni locali di opporsi a quest’ennesimo selvaggio sfruttamento dei propri territori.

E’ ben evidente, considerando poi il degrado generale in cui vive, oramai, tutto il Mezzogiorno, che si è giunti ad un punto di non ulteriore tolleranza. Servono iniziative politiche e strumenti istituzionali fortemente innovativi che creino le condizioni ideali per una trasformazione radicale del ruolo del Sud a livello nazionale ed europeo.

La questione decisiva, la chiave per determinare una cascata di innovazioni è l’auto-riforma politico-istituzionale, l’invenzione delle proprie istituzioni di autogoverno con il profilo e la dignità di relazioni costituzionali. Dunque, la rivoluzione politica prima di quella economica, la creazione della propria libertà politica, la istituzionalizzazione libera di relazioni federali ascendenti.

Cioè la rivoluzione del nuovo federalismo come fine della subordinazione gerarchica del Mezzogiorno, fine di quel modello statale centro-periferia che ci ha consegnati e confinati in una periferia degradata dell’Impero e che ha funzionato da causa-effetto di tanti problemi, diseconomie distruttive, deficit civile.

L’obiettivo a cui guardiamo è un processo autodeterminato di creazione di una “Comunità politica” del Sud Italia, iniziativa senza precedenti nella storia meridionale, ma semplicemente più adeguata agli scenari geopolitici del nuovo millennio e alla crescente domanda di libertà che sta emergendo nelle popolazioni del Mezzogiorno. Lo Stato meridionale nella sua lunga storia ha avuto le caratteristiche di una “comunità politica” originato da un’azione di conquista e, quindi, per sua natura, accentrato, autoritario, paternalistico.

Tale e più dura è stata l’unificazione italiana che si è conclusa con la conquista dell’esercito regolare piemontese-italiano. Un Mezzogiorno conquistato che ne riceve un centralismo brutale e devastante. Nessuna decisione costituente coinvolse, tra l’altro, una rappresentanza del popolo meridionale. L’analisi storica più recente ci dice che è in atto una trasformazione epocale di portata mondiale e, soprattutto, europea e ci ricorda che dopo l’89-’91, con la caduta del Muro di Berlino e della politica bipolare, è cambiato il mondo. Si ha, in pratica, lo sgretolamento di un lungo periodo storico che andava avanti dalla Rivoluzione Francese.

L’omogeneizzazione unitaria delle pluralità e particolarità che ha retto fino a un certo punto del dispiegamento della rivoluzione industriale e della modernità dell’800 e prima metà del ’900, oggi, nell’epoca della “rivoluzione del silicio”, non può più reggere e declina progressivamente insieme al concetto dello Stato nazionale. Cambiano i valori di riferimento, le diversità, le culture locali, le individualità e le aree territoriali riprendono la scena e richiedono rispetto, titolarità di diritti e poteri.

Lo Stato moderno non può più governare l’insieme delle particolarità. E’ necessario un sistema politico nuovo per conservare le aree territoriali con le loro peculiarità. Ed è qui che si inserisce la rivoluzione federalista che emerge nell’epoca post-moderna come un’importante tentativo per conciliare il crescente e diffuso desiderio delle popolazioni di mantenere e recuperare i vantaggi delle comunità politiche di più ridotte dimensioni con la necessità di adattarsi in dei sistemi sempre più grandi, allo scopo di mantenere e rafforzare la propria particolarità culturale. Il federalismo, ricordiamolo, è stato inventato più di tremila anni fa nel bacino del Mediterraneo.

Bisogna, però, rendersi conto che il federalismo di Cattaneo, di Gioberti e altri rappresenta il passato ed è alle nostre spalle. Il vecchio federalismo ottocentesco muoveva da una pluralità e cercava tramite un foedus, un patto, di costruire l’unità ed è stato strumento per costruire lo stato unitario. Il nuovo federalismo, che noi sosteniamo, rappresenta invece il rovescio di quello tradizionale, basandosi non su un patto politico di fedeltà ma su un contratto. Uno strumento politico fortemente innovativo che potrà offrire al Mezzogiorno la possibilità di sottrarsi alla omogeneizzazione unitaria recuperando libertà e titolarità di diritti e poteri.

*Presidente del movimento politico-culturale L'AltroSud
(Il commento è tratto da "il Brigante" magazine
)

lunedì 12 gennaio 2015

Viabilità nel Fortore, quella delibera del 1873

Postiamo un interessante articolo di Leonardo Bianco apparso sul sito www.sanbartolomeaninelmondo.it

Negli ultimi mesi del 2014 le cronache del Fortore sono state caratterizzate dalle vicende legate alla viabilità e soprattutto della strada Fortorina. Tutto è iniziato con l’annuncio di fine agosto del sottosegretario Umberto Del Basso De Caro.
Il parlamentare sannita del Pd aveva comunicato che nel decreto del governo Renzi, denominato “Sblocca Italia”, erano stati inseriti i fondi per il prolungamento della Fortorina, che attualmente si ferma a San Marco dei Cavoti.

Una notizia che ha risvegliato le speranze dei cittadini fortorini che da sempre sognano una strada degna di questo nome che li avvicini al capoluogo sannita. La macchina dei proclami e delle esternazioni si mette subito in moto, ma la sorpresa è dietro l’angolo. L’Anas, infatti, fa sapere che il progetto finanziato con il decreto “Sblocca Italia” riguarderà la variante al centro abitato di San Marco dei Cavoti. Costo del progetto 47,6 milioni di euro. Con i restanti 13,4 milioni l’azienda autostradale adeguerà due tratti dell’ex Statale 369 che vanno da San Bartolomeo in Galdo a Foiano di Valfortore. L’ennesima doccia gelata per il Fortore che è costretto ad assistere all’ennesimo scippo nel silenzio imbarazzante della quasi totalità dei suoi amministratori.

Le uniche voci che si levano sono quelle del sindaco di Molinara, Giuseppe Addabbo, e del vice sindaco di San Bartolomeo, Lina Fiorilli. Quest’ultima riesce anche a strappare un incontro con il sottosegretario Umberto Del Basso De Caro nel suo comune e al quale, l’8 dicembre, hanno partecipato anche gli amministratori dei comuni limitrofi.

Qui la rassicurazione da parte del parlamentare sannita che il progetto di completamento della Fortorina, fino e oltre San Bartolomeo in Galdo, sarà inserito nell’agenda del governo Renzi. Tutto questo mentre il 14 novembre si inaugurava definitivamente la variante della Statale 212 che da Benevento arriva a San Marco dei Cavoti. Questa la storia recentissima della Fortorina e della viabilità del Fortore. Una storia però che ha origini molte più lontane.

La questione viabilità per San Bartolomeo in Galdo e i comuni limitrofi nasce con l’Unità d’Italia. Ci sono atti e documenti che dimostrano come gli amministratori locali facevano voti alle istituzioni provinciali e nazionali del nuovo Regno per ottenere una strada che togliesse dall’isolamento il Fortore. Tra questi una lettera datata 30 novembre 1873, firmata dall’allora sindaco di San Bartolomeo in Galdo, Bartolomeo Crialese, il quale scriveva ad un deputato sannita del Parlamento del Regno d’Italia,
il maggiore senatore Federico Torre: “E’ purtroppo nota, come è deplorevole la condizione di questi cittadini pel difetto assoluto di ogni mezzo di comunicazione. A fronte di un bisogno così imperioso, il municipio di San Bartolomeo in Galdo non ha mai cessato dal piatire ed insistere, invocando la provvidenza a che l’iniziata strada provinciale di Valfortore avesse pure una volta il suo corso e il suo completamento per il benessere dei numerosi popoli della florida e insieme abbandonata Valle del Fortore”. Queste le parole con le quali, già un secolo e mezzo fa, un amministratore fortorino invocava i diritti di una terra che ancora oggi aspetta risposte. Una lettera nella quale il primo cittadino sembra quasi elemosinare l’intervento e l’impegno del parlamentare. Una missiva che arriva qualche mese dopo che lo stesso sindaco Crialese aveva convocato un consiglio comunale nel quale per far voti al Ministero dei Lavori Pubblici “per lo completamento della strada da Benevento fino all’Appulo-Sannita”.

Nell’atto deliberato dall’assise comunale si lamentava i ritardi con i quali procedevano i lavori della costruzione della strada della Valfortore. Nel documento si legge: “Sono passati 12 anni e più e le aspirazioni dei cittadini di San Bartolomeo in Galdo non hanno peranco raggiunto il desiato scopo imperoché questo comune, per una di quelle inspiegabili fatalità, resta ancora isolato e conseguentemente privo di tutti gli immensi vantaggi derivanti dall’agevolazione dei transiti e del commercio. Dopo 12 anni, quando già da e per ogni dove sursero per incanto ferrovie e reti stradali, soltanto questo comune deve sentirne ancora il bisogno e più imperioso che prima per ragioni di civiltà progredita. Eppure i cittadini di San Bartolomeo in Galdo sono figli anch’essi della Gran Madre Italia e se con lei dividono i dolori hanno diritto altresì di partecipare alle sue gioie […]”.

Una delibera che è innanzitutto un attacco alla Provincia di Benevento che ignora le continue richieste del capoluogo di circondario per la realizzazione di una rete viaria che la liberi dall’isolamento e che permetta lo sviluppo economico e sociale del territorio. Un voto al Ministero dei Lavori Pubblici affinché finalmente il Fortore e San Bartolomeo potessero vedere attuati gli stessi diritti del resto dell’Italia. Un secolo e mezzo fa come oggi dunque. Il Fortore ad invocare ed elemosinare diritti e le istituzioni provinciali e statali a continuare ad ignorare tali diritti. Poco più di un mese fa, dopo che in questi ultimi 70 anni di storia repubblicana il Fortore ha continuato ad aspettare risposte e soluzioni ai suoi remoti problemi, le parole del sottosegretario hanno aperto nuove speranze. Speranze che potranno trovare riscontro nelle prossime settimane. L’attuale sindaco di San Bartolomeo in Galdo, Gianfranco Marcasciano, infatti, attraverso gli organi di stampa ha fatto sapere che a metà gennaio (in questi giorni) avrebbe convocato il tavolo tecnico con i responsabili dell’Anas e con gli amministratori dei comuni fortorini per fare un primo punto sul progetto al quale l’Anas (forse) sta lavorando. Da questo tavolo ci aspettiamo di conoscere come, dove e quando tutto questo verrà realizzato. Noi saremo qui a vigilare, a capire e se necessario a spronare. Crediamo che sia nostro dovere farlo, anche perché dopo 150 anni forse è arrivato il momento che le cosa si facciano e non si annuncino…

P.S. Per onor di cronaca (di storia) vogliamo ricordare che nella seduta del consiglio comunale del 28 aprile 1873, oltre al sindaco Bartolomeo Crialese, erano presenti: Liberato Braca, Pasquale Gabriele, Mattia Perlingieri, Vincenzo Colabelli, Raffaele Giannetta, Pasquale Grassi, Urbano Ziccardi, Samuele Monaco, Carlo Colatruglio, Domenico Braca, Angelo Catalano, Vincenzo Fiorilli, Leonardo Apicella, Luigi Vadurro, Giuseppe Rosa e Simone Reino. Gli assenti: Carlo Martini, Giuseppe D’Onofrio e Francesco Gabriele (consigliere dimissionario).

giovedì 8 gennaio 2015

L’informazione nel Blog: humus della democrazia

di Angelo Iampietro

Un organo di informazione, qualunque esso sia, che opera secondo i canoni della correttezza e riporta un’informazione oggettiva, pur esprimendo, nel dibattito, il proprio punto di vista, merita apprezzamento e riconoscimento non solo da parte dei fruitori, ma più in generale da tutti coloro che lo approvano per i risvolti culturali che essa determina nei comportamenti di una popolazione.

L’informazione arricchisce la persona e l’aiuta non solo a crescere e a maturare, ma ad essere al passo dei tempi, poiché lo sprona ad avere sempre l’occhio vigile su ciò che avviene intorno a lui, riuscendo, però, a decifrare in autonomia quanto appreso.

Del resto essa sta alla base del viver civile in un contesto sociale che tiene a cuore e difende i principi della democrazia, in base alla quale ogni individuo è cittadino a pieno titolo. Senza l’informazione non vi sarebbe libertà, elemento insostituibile per una cittadinanza attiva. Di qui la necessità di un’informazione libera che non pone bavagli al professionista che sa e svolge il ruolo con eticità nel convincimento di far conoscere e sapere.

Difendere questo principio di indipendenza è compito di ciascuna persona che ama la crescita culturale, sociale e umana di ciascuno.
Il Blog di Antonio Bianco svolge, da quando è stato posto in essere e sono già trascorsi diversi anni, con la sua informazione, pressoché quotidiana, un ruolo sociale e culturale di cui si avvantaggia, in gran parte, l’intera comunità dei centri fortorini, perché, maggiormente ad essi, è indirizzato il contenuto delle sue pubblicazioni.

Certamente gestire un “Blog”, come nel caso specifico, comporta un impegno quotidiano poiché il gestore deve reperire tutte le informazioni che vengono postate; le stesse, poi, meritano una valutazione obiettiva e deontologica prima che vengano poste in rete, sempre nel pieno rispetto delle normative vigenti. A tal riguardo nessuno può contestare che il “Blog di Antonio Bianco” non svolga a pieno questo compito che la “Legge” prima e la “deontologia professionale”, poi, pongono in essere.

Da parte mia va un grazie sempre vivo ad Antonio Bianco che, come detto in precedenza, con il suo Blog diffonde un’informazione che avvantaggia non solo l’intera comunità delle popolazioni del Fortore, ma anche i tanti che vivono lontano dai luoghi nativi.

L’augurio per il “2015” che porgo è questo: che il tuo “Blog” possa continuare a svolgere il ruolo che fin qui ha svolto, sempre con quell’entusiasmo e quella volontà, che ti contraddistinguono, nel vederlo crescere come merita.

Infine non mi resta che augurare un “Buon 2015” a te e a tutti coloro che collaborano con il tuo apprezzato mezzo di informazione, che si occupa delle idee, dei progetti, delle attività, degli eventi e di quanto avviene sul nostro territorio che merita la giusta divulgazione. Una giusta divulgazione, senza arrendersi, nel far conoscere, quanto è già stato programmato circa la conservazione del nostro habitat da ricerche che potrebbero compromettere la sua integrità naturale.