martedì 15 aprile 2014

Petrolio e terremoti

Un rischio rappresenta una potenzialità. Quando riguarda la sicurezza della vita umana, la salute o l’equilibrio ecologico è sottoposto a norme che tutelano il diritto alla massima protezione per cittadini e territorio. In queste ore, le anticipazioni della rivista “Science”, circa l’investigazione scientifica compiuta da un gruppo di studio in Emilia sul possibile collegamento tra attività petrolifera e sismica, indicano che il rischio non può essere escluso. «Nelle conclusioni della commissione c’è scritto che non si può escludere che le attività nel sito abbiano dato inizio al terremoto del 20 maggio, il cui epicentro era a circa 20 chilometri di distanza», si legge nella rivista.

«Secondo gli esperti le variazioni di stress e pressione all’interno della crosta terrestre, derivanti sia dalla rimozione del petrolio, sia dall’introduzione di fluidi necessari a provocare la fuoriuscita del greggio, quasi certamente non sarebbero state sufficienti a provocare, da sole, un terremoto simile. Tuttavia è possibile che la faglia coinvolta nella sequenza sismica del 20 maggio fosse vicina al punto di rottura, e che le variazioni imposte dall’uomo alla crosta terrestre, seppur minime, siano state sufficienti a innescare il terremoto. Fenomeno che, a sua volta, potrebbe aver dato avvio alla scossa del 29 maggio».

Un rischio va commisurato al danno che può provocare. Nel caso delle trivellazioni in una zona altamente sismica lungo l’Appennino o nelle zone interne della Campania, sostenere che “non si possono escludere” conseguenze sull’attività sismica naturale dalle trivellazioni, rappresenta un avvertimento vincolante. In Irpinia, a pochi chilometri da quel Sannio che nelle mappe del rischio è equiparato alla provincia di Avellino, quasi trentaquattro anni fa sono morte migliaia di persone, in conseguenza di una attività sismica non indotta dalla mano dell’uomo. Ma le ferite della terra, quelle che i tecnici chiamano faglie, sono ancora lì. Le faglie sismogenetiche ci sono, anche se nessuno sa esattamente dove.

La metafora è quella del campo minato, ricoperto da un prato omogeneo. Se il rischio non viene escluso dagli scienziati, non può esserlo da parte di una commissione a Napoli, salvo assumere un rischio in proprio, nel concludere che in nessun caso un terremoto può essere stimolato dalla mano dell’uomo. In Italia, un giudice monocratico ha condannato a sei anni di reclusione i componenti della commissione grandi rischi, in carica nel 2009, che avevano rassicurato gli aquilani circa l’improbabilità di una forte scossa sismica nella loro città. C’è un precedente, che costituisce un altro rischio. Proprio di questo il ‘Comitato no trivellazioni in Irpinia’ parlerà con l’assessore all’Ambiente Giovanni Romano, mentre il geologo Franco Romano chiede chiarezza sull’operato della Commissione emiliana nominata dal Dipartimento di Protezione civile. Se un rischio non può essere escluso, il governo e il Ministero dovranno recepirlo in una legge, a garanzia di tutti.

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giovedì 10 aprile 2014

Pozzi petroliferi contaminati: il Sannio trema

Radiazioni in misura dieci volte superiore ai valori massimi consentiti. Una rivelazione choc quella fatta nei giorni scorsi dall’Agenzia regionale per la protezione ambientale (Arpa) Molise in relazione al sito di località Capoiaccio nel territorio di Cercemaggiore. Pochi chilometri più in là c’è il confine con il Sannio, segnatamente con i comuni di Castelpagano e Morcone. La stessa area che è interessata dal progetto di estrazione petrolifera denominato «Santa Croce» promosso dalla società «Sviluppo Risorse Naturali» con sede a Roma.

E «Santa Croce» si chiamava anche il pozzo scavato nel 1962 dalla Montedison dove oggi sono venuti fuori i dati allarmanti che hanno messo in moto anche l’Agenzia regionale. Valori radioattivi dieci volte superiori alla norma sono evidentemente eccessivi anche per un sito che ha ospitato attività chiaramente inquinanti. E dunque è scattato, inevitabile, l’interrogativo: cosa è finito davvero in quel pozzo? Lo stabiliranno le indagini che saranno effettuate dalla magistratura molisana in seguito alle denunce presentate da più parti. C’è un dossier presentato dal leader dell’Itralia dei Valori, Antonio Di Pietro, che ha chiesto di approfondire le ricerche sull’area. Alla denuncia dell’ex pm di Mani Pulite si è aggiunta quella di Salvatore Ciocca, consigliere regionale dei Comunisti Italiani, che ha chiesto l’apertura del pozzo e con una dettagliata relazione ha dimostrato che dal 1962, anno in cui sono incominciate le ricerche e gli sfruttamenti petroliferi, fino al 1988, non fu mai effettuata una verifica.

Le prime regolamentazioni risalgono soltanto al 6 giugno del 1988. Proprio in quell’anno è stato reso noto che parte dei reflui provenivano da Melfi, dove la Montedison gestiva 8 pozzi. Per 26 anni, secondo la ricostruzione, il pozzo di Capoiaccio è stato un serbatoio per le immissioni di acque reflue la cui provenienza era sconosciuta. Nell’88 la Regione Molise autorizzò la Montedison ad immettere le acque proveniente soltanto dai giacimenti di Melfi, in Basilicata. Il primo aprile 2014 l’ufficio legale dell’Idv ha depositato un esposto alla Procura della Repubblica di Campobasso nei confronti di ignoti ravvisando i reati di inquinamento e di disastro ambientale.

E’ stato richiesto l’intervento dell’assessore regionale Vittorino Facciolla e del ministro dell’Ambiente, Gianluca Galletti, che hanno promesso attenzione sulla vicenda che si presenta oggettivamente inquietante, anche alla luce delle dichiarazioni rese pubbliche nei mesi scorsi rilasciate alla commissione bicamerale d’inchiesta nel 1997 dall’ex tesoriere dei Casalesi, Carmine Schiavone. «Sversavamo anche in Molise e nel Matese», dichiarò il malavitoso. Fatti che rendono doverosi i controlli, per sgomberare il campo dai dubbi e dalle paure. Che certo non mancano anche nel Sannio, alla luce dei numerosi pozzi (17) per estrazioni di idrocarburi realizzati negli scorsi anni ma utilizzati solo per brevi periodi.

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mercoledì 9 aprile 2014

Petrolio: i veleni non fermano le trivelle

Quelle scorie radioattive proprio non ci volevano. Almeno per chi come la società «Sviluppo Risorse Naturali» ambisce a realizzare nell’area un nuovo progetto petrolifero. La notizia relativa all’accertamento di valori abnormi di radioattività nel sito di Cer­­cemaggiore, tra Campania e Molise, ha fortemente scosso le popolazioni locali che vedono materializzarsi lo spettro del disastro ambientale. La vicenda chiaramente attende ulteriori approfondimenti che ci si augura possano almeno in parte ridimensionare il rischio per la salute collettiva. Quanto già ap­purato, però, è di oggettiva gravità. L’Agenzia regionale per la protezione ambientale del Molise ha registrato valori di radioattività dieci volte superiori alla norma nell’area circostrante il pozzo per l’estrazione petrolifera realizzato negli anni Sessanta dalla Montedison e rimasto in attività per qualche anno.

Poi, terminato lo sfruttamento, il sito sarebbe stato utilizzato per il conferimento di scorie di lavorazione di altri impianti petroliferi, in particolare provenienti dalla Basilicata. Sversamenti regolarmente autorizzati dalle autorità regionali. Ma gli incredibili dati emersi oggi fanno temere che le operazioni effettuate negli scorsi anni siano andate ben oltre il consentito, dando forza alle tante voci relative a misteriosi camion che ad ogni ora del giorno e della notte raggiungevano la località Capoiaccio in territorio di Cercemaggiore.

Comune posto a pochi chilometri dal confine con la Campania e con il Sannio. Nell’area, nei passati decenni, furono realizzati numerosi pozzi per la ricerca di idrocarburi che solo in qualche caso si rivelarono sfruttabili. Da tempo si conoscono svariate testimonianze del passaggio notturno di convogli diretti proprio alle piattaforme petrolifere, malgrado le stesse non fossero in attività. Una leggenda metropolita­na come tante altre o qualcosa di più della mitologia? Un interrogativo che si ripropone con terribile attualità ora che dal Molise rimbalzano le choccanti rivelazioni sul caso Cercemaggiore. Anche perchè la stessa area è interessata da un nuovo program­ma estrattivo partito nel 2010 che ricade proprio nella zona tra Campania e Molise a cavallo di Cercemaggiore.

A proporlo è la «Sviluppo Risorse Naturali», società con sede a Roma e interventi già effettuati e in corso in Sicilia e in altre regioni italiane. Non dei neofiti del settore, dunque, ma un’azienda collaudata che punta con decisione a rinverdire i trascorsi petroliferi dell’area sotto la sigla «Santa Croce» che individua il progetto interregionale di ricerca che si estende per 745,6 chilometri quadrati coinvolgendo anche i comuni sanniti di Morcone, Castelpagano e Santa Croce del Sannio.

La proposta presentata dalla SRN ha ottenuto il 16 dicembre 2010 il permesso alla ricerca da parte del Ministero Sviluppo economico. Ricerca che è ormai terminata. Lo rivela a Ottopagine il direttore generale di «Sviluppo Risorse Naturali», Antonio Pica: «Abbiamo concluso la valutazione dei dati ricompresi nelle carte geologiche e nelle mappe minerarie depositate agli atti del Ministero. Adesso potremmo proseguire l’indagine con un incrocio effettuato grazie alla acquisizione di una linea sismica. Ma è probabile che non ci avvarremo di tale possibilità in quanto gli elementi a nostra disposizione ci appaiono sufficientemente chia­ri». In altri termini: il petrolio al confine tra Sannio e Molise c’è, ed è tale da giustificare l’ipotesi di sfruttamento economico delle trivellazioni: «Del resto – fa notare Pica – storicamente non è la prima volta che la zona è interessata da programmi estrattivi per lo sfruttamento commerciale di giacimenti di idrocarburi. Siamo pronti a chiedere alle Regioni (Campania e Molise, ndr) il rilascio dell’autorizzazione Via per la valutazione di impatto ambientale di un pozzo esplorativo a conclusio­ne della fase di ricerca. Se, come riteniamo, l’esito sarà favorevole, chiederemo il nulla osta alla estrazione».

Grande determinazione come si vede nelle parole del promotore. ma i veleni di Cercemaggiore rappresentano comunque un ostacolo con il quale fare i conti. Pica con franchezza lo ammette: «Nei prossimi giorni saremo a Campobasso per un confronto con i responsabili dell’Arpa Molise. Vogliamo chiarire direttamente quanto è emerso in merito agli elevati valori di radioattività riscontrati dall’Agenzia nei pressi del pozzo. E’ una circostanza che ci lascia perplessi, anche perchè gettare rifiuti in un pozzo largo al massimo 30 centimetri è molto meno semplice di quanto si creda. Comunque è una vicenda assolutamente da approfondire che comporta qualche rallentamento anche a noi, pur non avendo alcuna relazione con quell’intervento se non la comunanza dell’areale di riferimento».

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lunedì 7 aprile 2014

Spauracchio petrolio. Il ministro: 'Basta veti'. Sannio con il fiato sospeso


Monta la preoccupazione in Basilicata ma non solo. In Campania, come è stato spesso ricordato sulle pagine di questo portale, c'è un discorso in sospeso su possibili ricerche petrolifere nelle province di Benevento ed Avellino. Due interessano il Sannio (Pietra Spaccata e Case Capozzi) con una larga fetta di comuni (specialmente del Fortore e del Tammaro), Benevento inclusa, coinvolte dai progetti. Un 'pericolo' che fu messo in evidenza da associazioni e stampa, con la Regione Campania che ha provato a far passare quasi inosservato l'iter per avviare le indagini petrolifere.

Nacquero i comitati di protesta, poi i primi, timidi,interessamenti della politica locale, già finiti nel dimenticatoio: tutto questo condito dall'ambigua posizione del governatore campano Stefano Caldoro che non si è mai apertamente schierato contro le trivelle nell'entroterra sannita, e dal continuo tira e molla a colpi di delibere, permessi bloccati e attenzione mediatica. Nel Sannio ci fu anche un incontro, a Ginestra degli Schiavoni , con la Delta Energy ltd, la società britannica di Mr. Ferguson interessata ad investire nell'area fortorina. Tutto congelato ma è chiaro che se il Ministero dello Sviluppo Economico decide per il cambio di rotta, nessuno potrà opporsi, Regione, Province e Comuni (per leggere tutto l'articolo clicca qui sotto).


Spauracchio petrolio. Il Ministro: 'Basta veti'. Sannio con il fiato sospeso

martedì 1 aprile 2014

Regione Campania, 52 indagati per le spese allegre: anche la tintura per capelli


La tintura per capelli per il consigliere calvo. Una festa in un ristorante all’ora di pranzo della vigilia di Capodanno fatta passare per evento politico. Un giocattolo. Sale d’alberghi di lusso fatturate per convegni che non si sono mai svolti. Consulenze fittizie. Cravatte firmate. Bottiglie di vino acquistate in enoteca. Occhiali da vista. La Tarsu di una sede di partito. E pranzi e cene. Tante, tantissime cene, con molti commensali.(per continuare a leggere clicca qui sotto)

Regione Campania, 52 indagati per le spese allegre: anche la tintura per capelli - Il Fatto Quotidiano

martedì 25 marzo 2014

TaceBenevento scoperta città di camorra


Bisognerebbe leggere, in tutte le scuole superiori e le facoltà universitarie sannite, l’ordinanza del Gip Pietro Carola con la quale ha deciso i 26 arresti nell’ambito dell’operazione “Tabula Rasa”, condotta per anni dai carabinieri del Comando provinciale di Benevento sotto la guida della Direzione distrettuale antimafia (DDA) di Napoli. Perché i giovani devono sapere dove vivono e perché in loro può riporsi la speranza di un ritorno alla legalità perduta.

E’ impressionante l’atto giudiziario. Oltre quattrocento pagine raccontano cosa succede in questa terra, diventata – da tanti anni ormai – quasi uguale alla vicina provincia casertana. Le differenze? 1) La relativa povertà e la marginalità produttiva dell’area beneventana rispetto alla più ricca Terra di lavoro, che non consentono in partenza gli stessi guadagni ingenti ai sodalizi criminali; 2) La più agevole sottomissione della maggioranza dei suoi abitanti al pizzo e alle tangenti e l’ancor più diffusa omertà del territorio che hanno evitato, per mancanza di reazioni, gli aspetti più dirompenti e drammatici nell’imposizione del controllo camorrista del territorio. (per continuare a leggere clicca qui sotto)

Economia, Editoriali, Giudiziaria, Politica - TaceBenevento scoperta città di camorra Ma o reagirà e cambierà o sarà finita - Il Vaglio

martedì 18 marzo 2014

Baselice, i Del Vecchio rinunciano alla candidatura

di Leonardo Bianco

E’ confermata la rinuncia alla candidatura a sindaco del capogruppo di opposizione nel consiglio comunale di Baselice, Antonio Del Vecchio, e del leader storico del gruppo “Il Campanile”, Nicolino Del Vecchio. Ad attestare il passo indietro è lo stesso Antonio Del Vecchio, candidato alla carica di primo cittadino nella scorsa tornata elettorale.

Una rinuncia dettata da motivi strettamente personali. “Sia io che mio padre (Nicola Del Vecchio) – afferma Antonio Del Vecchio – abbiamo deciso di non candidarci. Una scelta fatta esclusivamente per motivi personali e ad affetti familiari. Ho rinunciato nonostante l’insistenza del gruppo consiliare da me rappresentato e gli amici vicini alla lista ‘Il Campanile’. Questo però non significa che non daremo il nostro contributo. Sia io che mio padre siamo pronti a sostenere una lista di persone qualificate e pronta a contrapporsi all’attuale maggioranza. In queste settimane stiamo discutendo insieme al gruppo sui possibili candidati a sindaco e sui contenuti da proporre ai cittadini. La scelta del capolista sarà fatta anche ascoltando il nostro elettorato e gli amici che da sempre ci appoggiano”.

Come annunciato la settimana scorsa da Ottopagine, dunque, il leader storico de “Il Campanile” Nicola Del Vecchio e suo figlio Antonio, rinunciano alla candidatura. Si lavora quindi alla ricerca del candidato sindaco avendo davanti un orizzonte ampio su cui scegliere e trovare la quadra per presentare un gruppo unito e forte al giudizio dei cittadini il prossimo 25 maggio.

(Ottopagine/Benevento)

giovedì 13 marzo 2014

Comunali di Baselice, unica certezza Canonico e il suo gruppo

di Leonardo Bianco

A circa un mese e mezzo dalla scadenza del termine per la presentazione delle liste, l’unica certezza nel comune di Baselice è la ricandidatura di Domenico Canonico, sindaco uscente. Il primo cittadino si ripresenterà con l’appoggio del gruppo che lo ha sostenuto nelle scorse amministrative. E secondo alcune voci la lista sarebbe anche già pronta.

L’ufficializzazione non arriva perché è intenzione di Canonico e del suo gruppo di verificare la possibilità di inserire forze nuove. E’ invece incerto il futuro del gruppo di opposizione. Sembra che all’interno della minoranza ci sia una spaccatura sulla leadership, visto il passo indietro del leader storico della lista “Il Campanile” Nicolino Del Vecchio.

L’ex sindaco, infatti, sembra sia intenzionato a non partecipare alla prossima competizione elettorale. Resta in piedi anche l’ipotesi della terza lista. Molti esponenti della vecchia amministrazione Paolozza sono intenzionati a candidarsi per provare e riconquistare il palazzo municipale di piazza Convento, anche se la voglia di dialogare e di trovare un accordo, soprattutto sui programmi, con le attuali forze in campo sembra trovare sempre più spazio all’interno del gruppo.

Pare ci siano stati già incontri e riunioni in tal senso. Nei giorni scorsi, infatti, ci racconta uno dei promotori del gruppo, c’è stato un incontro con Domenico Canonico e i suoi, per confrontarsi sui programmi e sulla scelta dei candidati. “Siamo pronti ad un passo indietro – racconta uno dei protagonisti del nuovo schieramento – a patto che il programma lo scriviamo insieme. Con il sindaco uscente e la sua maggioranza abbiamo posto le nostre condizioni che sono state prese in seria considerazione dal sindaco uscente. Penso che un punto di incontro si possa trovare. Resta però ancora in piedi la nostra iniziativa: quella di presentare una nostra lista in alternativa ai gruppi attualmente rappresentati in consiglio”.

Insomma i nuovi protagonisti della scena elettorale, sono pronti al dialogo e al confronto senza pregiudizi. C’è stato, infatti, anche un incontro con l’attuale gruppo di opposizione, senza però risultati concreti, “anche perché - ci racconta uno degli esponenti della possibile terza lista – al momento ci sono più interlocutori”.

I prossimi giorni potrebbero essere decisivi, dunque, per la campagna elettorale che dal 25 aprile fino al 25 maggio, la comunità baselicese si prepara a vivere. Per ora una sola certezza: Canonico e il suo gruppo sono pronti alla sfida, l’opposizione è divisa, a meno di un intervento diretto del leader storico, e con l’incognita del terzo incomodo.

(Ottopagine/Benevento)

martedì 11 marzo 2014

Ricerche petrolifere: il Comitato si riunisce

Oggi pomeriggio, il “Protocollo d’Intenti fra Comuni e Comunità Montane interessati dalle ricerche di idrocarburi” si riunirà in incontro pubblico a San Marco dei Cavoti alle ore 18 nei locali dell’Oratorio Parrocchiale sito in Via Alcide De Gasperi, per fare il punto della situazione, alla luce dei probabili sviluppi dell’iter dei due progetti di ricerche petrolifere della società inglese Delta Energy ltd, che vedono interessati i territori di oltre trenta Comuni delle province di Benevento e di Avellino.
(Fonte: ilvaglio.it)

mercoledì 5 marzo 2014

Il sindaco di San Bartolomeo nella lista «Terra Nostra»

Arriva in occasione della presentazione del libro di pino Aprile "Il Sud puzza" l’annuncio della possibile candidature di Vincenzo Sangregorio, sindaco di San Bartolomeo in Galdo, alle prossime elezioni europee tra le fila di “Terra Nostra”. Una lista civica di scopo con l’intento di portare al parlamento europeo le ragioni del Sud con la richiesta della nascita di una commissione straordinaria sulla violazione dei diritti fondamentali dell'Unione europea su temi come la dignità, diritto alla vita, istruzione, libertà professionale e diritto di lavorare, condizioni di lavoro giuste ed eque, sicurezza sociale e assistenza sociale, protezione della salute, protezione dell'ambiente e protezione dei consumatori.

Una lista che sarà presentata esclusivamente nell’Italia meridionale a sottolineare che tali diritti sono calpestati soprattutto al Sud. Naturalmente la presentazione alle elezioni europeeè legata soprattutto alla raccolta delle firme che in queste settimane sta interessando la maggior parte delle regioni meridionali. La petizione sarà comunque portata a Bruxelles, fanno sapere i promotori della lista, anche se non si riuscirà ad arrivare con propri rappresentanti nel parlamento europeo.

Alla lista hanno aderito personaggi come l’avvocato e editore Francesco Tassone, l'attore e regista Roberto D'Alessandro, la stilista identitaria Annamaria Pisapia, l'ideatore di NapolimaniaEnrico Durazzo, gli attivisti su temi ambientali Marzia Mastrorilli (Brindisi), CrocifissoAloisi (Lecce), Rosella Cerra (Catanzaro), Marinella Giuliano (Caserta) e appunto il primo cittadino di San BartolomeoVincenzo Sangregorio.

E rendere pubblica la partecipazione del sindaco fortorino alla competizione elettorale è stato il giornalista e scrittore foggiano, Raffaele Vescera prima di introdurre la presentazione da parte dell’autore Pino Aprile, del libro “Il Sud puzza”. Nell’ultimo lavoro lo scrittore e giornalista pugliese racconta appunto di un Sud che si ribella alla cultura mafiosa, al disastro ambientale della terra dei fuochi provocata dai loschi affari della malavita organizzata, ai danni provocati dall’Ilva a Taranto. Un meridione che, con le cooperative nate nella Locride (Calabria), sfida le famiglie deglindranghetisti. Un libro che parla di quelle persone perbene che rappresentano il Sud buono ed operoso. Da San Bartolomeo in Galdo, dunque, sabato sera è partito un messaggio di riscossa del Sud, del quale il primo cittadino Vincenzo Sangregorio può diventare protagonista.

(ottopagine/benevento)