sabato 9 novembre 2013

Rifiuti tossici, il comitato dei sindaci: monitorare le aree dei comuni dell’Alto Sannio

“Attivare azioni di monitoraggio per verificare se anche le aree del Fortore e del Tammaro siano state interessate da attività di scarico di rifiuti tossici”. L’iniziativa è del comitato del Protocollo di intenti dei comuni dell’Alto Sannio.

Nell’incontro di giovedì sera a Colle Sannita, dove gli amministratori si erano ritrovati per fare il punto sui ricorsi fatti presso il Consiglio di Stato riguardo ai progetti di trivellazione, si è affrontato anche la questione dei rifiuti tossici, alla luce delle notizie sulle rivelazioni del pentito Carmine Schiavone, ampiamente riportate da Ottopagine.

Vogliono vederci chiaro i sindaci del Fortore e del Tammaro ecco perché “si è deciso di fare una ricognizione del territorio, anche per sgomberare il campo da qualsiasi falso allarmismo” afferma Domenico Costanzo, uno dei promotori del comitato. Nella riunione di giovedì sera si è deciso di inviare una scheda a tutti i comuni per acquisire informazioni e dati riguardo ad attività di scavo avvenute negli scorsi anni. Sotto osservazione soprattutto i siti petroliferi.

Il comitato del Protocollo di intenti vuole capire se sono ancora in corso attività di bonifica e soprattutto conoscere in che modo sono state effettuate. “La nostra iniziativa vuole essere solo un modo per verificare realmente se esistono reali pericoli di inquinamento da sostanze tossiche. Con la nostra azione vogliamo capire se il nostro territorio è rimasto indenne dalle azioni criminali. Il nostro scopo è quello di tranquillizzare la popolazione, evitando allarmismi inutili”. Monitorare, dunque, per sgombrare il vampo da qualsiasi dubbio, questo l’obiettivo dell’iniziativa del comitato dei comuni. “Anche perché siamo convinti che il nostro territorio da questo punto di vista è pulito.

Quindi per tutelare l’immagine delle nostre aree è giusto fare i controlli necessari”. Il comitato si incontrerà nei prossimi giorni per iniziare l’attività di monitoraggio e in caso di attività sospette si procederà con azioni di controlli coinvolgendo istituzioni e esperti. La macchina organizzativa del comitato, dunque, si è messa già all’opera per tutelare e gli interessi dell’Alto Sannio. Una battaglia iniziata con una decisa opposizione ai progetti di ricerca di idrocarburi e che continua con l’attenzione alla questione dei rifiuti tossici che in questi giorni sta interessando una parte importante della provincia.

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Campania avvelenata. Intanto 19 comuni sanniti si organizzano: 'Avviamo i controlli'

L'altro ieri sera, al Comune di Colle Sannita si sono riuniti sindaci e amministratori di una larga fetta di comuni sanniti, segno che proprio dai territori si vuole partire per ispezionare l'area (Per continuare a leggere clicca qui sotto)
Campania avvelenata. Caldoro: 'Ho ereditato un disastro'. Intanto 19 comuni sanniti si organizzano: 'Avviamo i controlli'
(Fonte: ilquaderno.it)

martedì 5 novembre 2013

Il petrolio che non c'è, i rifiuti e le buche coperte con cemento armato

Aggiornamento e sviluppi del ricorso prodotto al Capo dello Stato per quanto riguarda gli interventi di ricerca della Delta Energy ed eventualità di una richiesta, alle competenti Autorità, finalizzata a verificare la sussitenza o meno dei paventati sversamenti illegali nei pozzi esplorativi realizzati dagli anni '80 in poi nei territori del Sannio. Non intendono perdere tempo i sindaci di 16 comuni sanniti e due ricadenti nella provincia di Avellino (Ariano Irpino e Montecalvo Irpino) determinati a sapere quali sono le reali intenzioni del Governo sulle trivellazioni petrolifere e come si intende agire sullo spauracchio dei "buchi tossici" tornate prepotentemente alla ribalta dopo che le dichiarazioni fatte nel 1997, dal super pentito Carmine Schiavone, sono state rese note.

Il Coordinamento del "Protocollo d'Intenti fra Comuni e Comunità Montane", costituito a seguito dell'azione intrapresa dalla società britannica Delta Energy Ltd per ricerche di idrocarburi liquidi e gassosi nei territori del Sannio e dell'Irpinia, si riunirà giovedì 7 novembre alle 18 nell'aula consiliare del Comune di Colle Sannita: "I 17 pozzi di cui si ha cognizione non determinarono, come ben sappiamo, l'auspicata scoperta di giacimenti petroliferi - hanno affermato dal coordinamento, Domenico Costanzo e Valentino Castello - solo in seguito i siti delle trivellazioni furono con solerzia coperti da piattaforme di cemento armato, suscitando già all'epoca dei fatti, e successivamente a più riprese, più di una preoccupazione su quanto realmente realizzato. Alla luce delle recenti notizie di cronaca e del motivato allarme generatosi nella pubblica opinione, si ritiene opportuno richiamare tutti i soggetti aventi la responsabilità della salute pubblica in campo locale affinché si attivino a porre in essere ogni iniziativa atta a fugare dubbi, sospetti ed incertezze presenti nella popolazione".

Sono stati invitati all'incontro, oltre ai rappresentanti degli Enti già facenti parte del Protocollo d'Intenti, anche quelli dei Comuni di San Marco dei Cavoti, Molinara, Castelpoto, Campoli del Monte Taburno, Vitulano, Foglianise, Apollosa, Cautano, Sant'Arcangelo Trimonte, Buonalbergo, Paduli ed Apice, i cui territori sono direttamente interessati o contermini ai siti dei pozzi realizzati.

Questo l'elenco dei comuni (e delle Comunità Montane) che hanno aderito al coordinamento: "Colle Sannita, Pesco Sannita, Fragneto l’Abate, San Giorgio la Molara, Pago Veiano, Montefalcone di Val Fortore, Circello, Castelpagano, Campolattaro, Pietrelcina, Ariano Irpino, Montecalvo Irpino, Reino, Fragneto Monforte, Sassinoro, Morcone, Baselice, Santa Croce del Sannio. Comunità Montane: del Fortore, del Titerno-Alto Tammaro, dell’Ufita.

(Fonte: ilquaderno.it)

domenica 3 novembre 2013

Incubo rifiuti tossici

Caduto il velo dalle parole di Carmine Schiavone, il «day after» è incentrato tutto su due domande: «Ci sono rifiuti tossici anche nel Sannio e, se sì, dove?». Difficile dare risposte definitive in mancanza di ulteriori elementi circostanziati. Evitare i facili allarmismi è sempre buona norma. Spes­so però negli anni scorsi la doverosa cautela ha fornito un alibi a chi non intendeva scoperchiare certi bollenti pentoloni. Ora che si è arrivati a parlare di «biocidio» in ragione del numero record di morti per patologie ricollegabili alla contaminazione ambientale è giunto il momento di mettere al bando burocrazia e formalismi e chiedere con forza alle istituzioni di fare finalmente il proprio dovere.

Ovvero, dare risposte concrete ai cittadini che ogni giorno si ritrovano a domandarsi terrorizzati se il suolo che stanno calpestando non sia un nascondiglio di veleni mortali. Un incubo che purtroppo investe anche il Sannio. La deposizione resa nel 1997 dall’ex tesoriere dei Casalesi alla Com­missione bicamerale d’inchiesta fa accenno più volte a Benevento. La più esplicita è quella che indica «parte del Beneventano» tra le aree controllate dal clan. E a spiegare meglio di quale porzione di provincia si tratti ci pensa un altro brano della testimonianza: «In Valle Caudina il nostro capozona era Mimmo Pagnozzi».

Ci sono dunque gli elementi per soffermare prioritariamente l’attenzione su quella zona, peraltro notoriamente a rischio. Ma non per un mero omaggio alla tradizione criminale. A rivelare il rischio di traffici illeciti di rifiuti pericolosi in Valle caudina è stata pochi mesi fa la stessa Commissione parlamentare d’inchiesta nella relazione aggiornata e pubblicata a febbraio 2013. Interrogato dai commissari nel 2011, l’allora comandante provinciale del Corpo forestale, Angelo Vita, metteva a verbale: «Abbiamo avviato indagini a seguito di esposti nei quali venivano segnalate cave a cielo aperto presenti sul territorio oggetto di deposito illecito di rifiuti tossici e pericolosi.
Un fenomeno denunciato da più parti – prosegue la relazione – che sarebbe presente soprattutto nella zona a sud della provincia di Benevento, con centinaia di buche scavate su terreni che avrebbero dovuto essere utilizzate per la realizzazione di case».

Ce ne sarebbe abbastanza per tremare ma Vita conclude ancora più esplicito: «Secondo quanto contenuto negli esposti pervenuti al Corpo forestale, dentro queste enormi fosse sarebbero stati interrati, negli anni, fusti di rifiuti tossici». Cave, dunque, come quelle raccontate da Schiavone e in alcuni casi effettivamente rinvenute in aree del Casertano e del Napoletano. Inevitabile domandarsi se le buche segnalate anche nel Sannio sono state poi indagate, e quali sono i risultati emersi dalle verifiche. Il numero uno della Forestale dell’epoca prefigurava un «intervento di ampio raggio per un monitoraggio di massima da ef­fettuare attraverso l’analisi spettrografica e satellitare». Intervento che però non è stato effettuato, come rivela l’attuale comandante provinciale del Corpo forestale, Angelo Marciano: «Il protocollo preannunciato in quella sede avrebbe dovuto vedere coinvolti la Regione, la Provincia e la Forestale. Si prevedeva l’utilizzo della postazione di rilevamento satellitare della Provincia denominata «Marsec».

Non se n’è fatto più nulla per ragioni credo legate anche alla sostenibilità economica. Abbiamo comunque provveduto come Corpo forestale a partire dal 2011 ad effettuare verifiche in alcune aree della Valle Caudina attraverso strumenti per la rilevazione termica. In particolare abbiamo indagato un’area a Bucciano e altri siti di comuni limitrofi. Le apparecchiature non hanno fatto emergere situazioni critiche».

Caso chiuso, dunque? Non proprio: «I rilievi che abbiamo effettuato non ci consentono pur­troppo di escludere che in provincia possano esserci ancora situazioni di rischio. Per poter scrivere una parola definitiva occorrerebbe una campagna di verifiche a tutto campo che richiederebbe ingenti risorse economiche, in una stagione caratterizzata invece da budget sempre più risicati. Noi comunque – conclude Marciano – andiamo avanti cercando di accertare tutte le situazioni di pericolo che ci vengono segnalate, anche in forma anonima. Abbiamo in corso qualche indagine che potrebbe portare alla scoperta di casi di contaminazione. Ma il dovere di riservatezza mi impone di non aggiungere altro». - See more at:

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giovedì 31 ottobre 2013

Baselice è testimonial del Comitato No Lombroso

Il sindaco della Città di Baselice (Bn), Domenico Canonico, comunica che con delibera di Consiglio, con voto unanime, N. 36 del 02/10/2013 , il comune di Baselice ha aderito agli scopi del Comitato No Lombroso diventandone Testimonial. Si ringrazia il dottor Antonio Bianco per aver curato la procedura di adesione.

Il comitato No Lombroso

domenica 27 ottobre 2013

«Rischio sisma, stop alle trivelle»

Bloccare tutti i programmi di ricerca di idrocarburi in attesa che si completi l’iter di approfondimento scientifico sul possibile nesso con gli eventi sismici. E in ogni caso rivedere completamente l’iter di approvazione dei progetti nell’ottica di un maggiore coinvolgimento popolare. E’ quanto chiede la risoluzione parlamentare che si sta discutendo in queste ore nella commissione Ambiente della Camera su iniziativa dei deputati del Partito democratico Miriam Cominelli e Alessandro Bratti e di Samuele Se­goni del Movimento Cinque Stelle.

Preliminarmente, la risoluzione impegna il Governo «ad adottare le necessarie iniziative volte a una revisione del sistema delle autorizzazioni per le trivellazioni a terra». Obiettivo da raggiungere secondo la proposta normativa «prevedendo il coinvolgimento del Mi­nistero dell’ambiente e una maggiore trasparenza e pubblicizzazione dei risultati».

A tal proposito il testo in discussione in commissione prevede che vengano introdotte «modalità di coinvolgimento della popolazione lungo tutto il processo decisionale attraverso pubbliche consultazioni, o comunque favorendo una interazione con i cittadini al fine di condividere gli interventi a cui è soggetto il loro territorio. Questo anche attraverso strumenti partecipativi sperimentali».

Più in generale i deputati proponenti invocano «la revisione della Strategia Energetica Nazionale, al fine di ac­­celerare la progressiva eman­cipazione dalle fonti fossili provenienti dalle trivellazioni a terra e a mare». Nel testo non mancano riferimenti alla questione delle royalties, le quote dei proventi delle attività di estrazione da riservare ai territori interessati.

Un’arma a doppio taglio, in verità, come dimostra la recente pubblicazione del decreto ministeriale che prevede la stipula di accordi con gli enti locali per la realizzazione sul territorio di progetti infrastrutturali con potenziali ricadute occupazionali. Ma il passo più importante della risoluzione nata sull’asse Pd–Cinque Stelle è senz’altro quello relativo alla possibile connessione tra ricerche di idrocarburi ed eventi sismici. Un nesso al momento ancora ipotetico ma che merita lo svolgimento di approfondimenti scientifici. A tale scopo è stata costituita nel 2012 presso il ministero Sviluppo economico la «Commissione tecnico-scientifica per la valutazione delle possibili relazioni tra attività di esplorazione per gli idrocarburi e aumento di attività sismica nel territorio della regione Emilia Romagna». La proposta dei parlamentari, se approvata, impegnerà il Governo a «rivedere l’iter di concessione di ulteriori permessi nelle zone ad alto rischio sismico, in attesa dei risultati degli studi della Commissione tecnico-scientifica».

E tra i territori ad alto rischio terremoti rientrano chiaramente anche il Sannio e l’Irpinia, interessati a più riprese da fenomeni rovinosi a differenza della stessa Emilia che prima del tragico evento del maggio 2012 non aveva praticamente precedenti. Una circostanza che ha spinto molti a ipotizzare una possibile correlazione tra sisma e trivellazioni.

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venerdì 25 ottobre 2013

Il boss Schiavone a Le Iene: "Il mio primo omicidio? Per un appalto a Benevento"

Il boss pentito dei casalesi, Carmine Schiavone, cita anche Benevento nell'intervista esclusiva rilasciata a Le Iene, il famoso programma televisivo di Italia Uno. In un'anteprima del servizio, che andrà in onda alle 23:55 sul canale Mediaset, Schiavone nomina il Sannio ricordando gli inizi della sua attività criminale.

“Il primo omicidio – riferisce all'intervistatore – riguardava un'impresa, si chiamava Velazza. Era andata a rispondere ad una gara che era dei Bardellino a Benevento”. Un regolamento di conti, dunque, nei confronti di un imprenditore che non avrebbe rispettato la spartizione dei territori da parte delle potenti famiglie camorristiche e i loro interessi anche nell'entroterra campano.
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mercoledì 23 ottobre 2013

Fortore, nuovi parchi eolici

Nuovi parchi eolici nel Sannio. Sono stati infatti pubblicati sull’albo pretorio della provincia di Benevento gli avvisi di deposito relativi alla richiesta di valutazione impatto ambientale per la realizzazione di ben quattro parchi eolici ad opera delle società Investimenti e Sviluppo srl, Ecoenergia srl e C.E.R. srl. Il primo progetto attiene la realizzazione di un parco eolico da 10,25 MW a Castelfranco in Miscano alla località “Tre Fontane” (Investimenti e Sviluppo srl).

Il secondo progetto riguarda la realizzazione di un parco eolico da 45 MW da installare nel comune di San Giorgio La Molara in località Monte Serrone, Guerrachino, M. Petrera. S. Sofia. (Ecoenergia srl). Il terzo progetto fa riferimento ad un parco eolico della potenza di ben 75 MW nel comune di Castelpagano alle località Piana della Battaglia, Gaudo Mistongo, Toppo dei Tegli, Toppo del Moscio, Santa Maria, Ricafurchi (Ecoenergia srl).

L’ultimo progetto attiene invece l’ammodernamento di un impianto eolico esistente alla località “Difesa Vecchia” del comune di Castelfranco in Miscano per una potenza di 24 MW (C.E.R. Campania Energia Rinnovabile società del gruppo API).

(Fonte: ilquaderno.it)

lunedì 21 ottobre 2013

Petrolio. Perché la Regione ha detto sì alle trivelle?

Un tema di priorità assoluta, almeno per quanti hanno a cuore la tutela ambientale, è senz’altro quello relativo ai programmi di ricerca ed estrazione di idrocarburi nel Sannio. Sono quattro allo stato le minacce che incombono sul territorio provinciale rappresentate dai progetti denominati «Nusco, «Santa Croce», «Pietra Spaccata» e «Case Capozzi».

Per tre dei quattro interventi la Regione Campania ha già dato parere favorevole nell’ambito della procedura di valutazione di impatto ambientale. Nel dettaglio, la Giunta presieduta da Stefano Caldoro ha approvato il 16 luglio 2010 la delibera numero 549 che ha dato l’Intesa favorevole per la realizzazione delle ricerche di idrocarburi alle società «Itamin Exploration» e «Cogeid» nell’ambito del progetto denominato «Nusco».

Si tratta di un programma che abbraccia numerosi comuni soprattutto della provincia di Avellino e marginalmente anche del Sannio. La prossimità territoriale e la condivisione di matrici ambientali, prima tra tutte quella idrica, fanno comunque del progetto una fonte di gravi preoccupazioni anche per la provincia beneventana. Stesso discorso per l’intervento a nome «Santa Croce» che si sviluppa tra Alto Sannio e Molise. Proponente è la società «Sviluppo Risorse Naturali» con sede a Roma.

La Regione Campania anche in questo caso ha dato parere favorevole con delibera numero 550 del 16 luglio 2010. Il nulla osta dell’Esecutivo Caldoro ha consentito al Ministero dello Sviluppo economico di rilasciare i permessi di ricerca a beneficio delle due società. Non si tratta ancora in questa fase delle trivellazioni vere e proprie ma è evidente che l’autorizzazione alla ricerca è finalizzata all’individuazione di bacini di idrocarburi sfruttabili e dunque alla perforazione. E la Regione Campania ha dato parere favorevole di compatibilità ambientale anche a un terzo progetto di ricerca, quello denominato «Pietra Spaccata», proposto dalla britannica ‘Delta Eenergy’, che si estende interamente in territorio sannita. Il sì è stato espresso dalla commissione Via, organismo tecnico-politico di emanazione regionale, ed è confluito nel decreto dirigenziale del 14 dicembre 2012. Al netto dei tecnicismi, si tratta dunque di tre sì alle trivelle in Campania e nel Sannio. Cosa ha da dire in merito il governatore regionale Stefano Caldoro?

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