mercoledì 6 aprile 2011

TERREMOTO IN ABRUZZO, DUE ANNI DOPO

Giovanni Pio Marenna*

A due anni dal terribile terremoto che colpì l'Abruzzo, gli impassibili numeri sono sempre letali. Non si dimenticano, colpiscono a freddo, lasciano di sasso, mordono ma non fuggono. Non possono fuggire. Sono lì, inesorabili, a scandire quei terribili 22 secondi, quelle innocenti 308 vittime, quelle povere 70.000 persone che rimasero senza casa, quei pesanti milioni e milioni di tonnellate di macerie, quei 27 morti in via Campo di Fossa n. 6, quei 30 indagati. Di questi trenta le indagini hanno portato ad accusare 8 persone. Tutte decedute. Ecco perchè il pm ha richiesto l'archiviazione dell'indagine sul crollo della palazzina in via Campo di Fossa.

Le tante domande sugli errori tecnici di valutazione nella costruzione dell'edificio e sull'utilizzo di materiali scadenti hanno trovato una qualche risposta. L'inchiesta ha evidenziato che l’edificio in questione crollò per gravi vizi di progettazione e per carenze costruttive.

In particolare, nella relazione dei consulenti tecnici incaricati di riferire sulle cause del crollo, si è evidenziato che il crollo dell’edificio fu causato da “gravi errori di progetto e di calcolo delle strutture che hanno comportato una resistenza sismica delle strutture dell’edificio marcatamente inferiore a quella che avrebbe dovuto avere in base ad una corretta”. Insomma l’edificio, che poggiava su un terreno definito “incoerente” fin dai primi rilievi dei tecnici, era inadeguato ad assorbire le azioni sismiche.

In tutto questo ha giocato un ruolo sciagurato l'errato controllo del Genio Civile, che certificò la rispondenza del progetto alle norme sismiche dell’epoca (anni '60) e che non evidenziò gli errori di progetto e di calcolo.

Dunque, secondo questa ricostruzione, la responsabilità sarebbe da addebitarsi ad otto persone, tutte decedute: all'arch. Alfredo Cortelli, progettista e direttore dei lavori dell’edificio, all'arch. Salvatore Cimino, progettista ed esecutore dei calcoli strutturali dell’edificio, all'ing. Mario Fiorentini, che aveva l'incarico i controllare le opere in cemento armato e verificare la regolarità dell’esecuzione dei lavori, con l’obbligo di segnalare eventuali irregolarità, all'ing. Orlando De Rosa, ingegnere capo del Genio Civile de L'Aquila, all'ing. Domenico Colarossi, funzionario del Genio Civile de L'Aquila, ai proprietari committenti Irma ed Eleonora Vespa e all’originario costruttore dell’immobile, e cioé al geom. Luigi Del Beato, titolare dell’omonima impresa di costruzioni, comproprietario originario dell’immobile e materiale esecutrice delle opere di edificazione. Questi è stato accusato di:
• aver commissionato e fatto realizzare opere difformi dalle autorizzazioni assentite;
• aver realizzato le fondazioni con piani di posa difformi da quelli di progetto;
• aver posizionato, in un locale del sottotetto, 18 serbatoi di accumulo acqua in eternit) comportanti un notevole aggravio del carico sulle strutture senza compiere alcuna verifica della capacità portante delle stesse;
• aver effettuato lavorazioni non a regola d’arte poiché le dimensioni di alcune travi di fondazione sono state realizzate con sezione inferiore a quella di progetto.

La domanda principale che ronzava per la testa era una ed una sola: poteva una struttura accartocciarsi su sé stessa, sotto i colpi di un terremoto di dimensioni rilevanti ma non catastrofiche, se non c'era un errore tecnico alla base? Era chiaro che tale crollo non era stato causato tanto dalla malasorte, ma dal cinismo e dall'incoscienza scellerata di progettisti e tecnici, chi perché responsabile direttamente, chi perché doveva controllare e non lo ha fatto. In questo caso noncuranza e silenzio sono colpevoli più del sisma. Studiavano insieme a L'Aquila Maria Urbano di Puglianello e Carmen Romano di Amorosi. La prima aveva scelto Ingegneria ed era appena tornata a L'Aquila dopo un week-end con la famiglia. La seconda stava ad Economia e commercio e la settimana prima del terremoto era tornata a casa perché aveva paura delle continue scosse. Poi la domenica sera tornò a L'Aquila per riprendere a studiare. Non dimentichiamo mai gli sguardi angelici di Maria e Carmen. Non dimentichiamo nessuna delle vittime. Perché dimenticarle equivarrebbe ad ucciderle di nuovo.

*Sannioweek.it

martedì 5 aprile 2011

Baselice, approvato progetto sistemazione torrente


La giunta comunale di Baselice, nei giorni scorsi, ha approvato all'unanimità il progetto esecutivo di “Sistemazione e stabilizzazione dei versanti dell'asta torrentizia Iaccia di Maggio-Fosso di lame scassate”. Nel mini-esecutivo di piazza Convento erano presenti: il sindaco Domenico Canonico, Il vicesindaco Giuseppe Ferro, gli assessori Salvatore Brancaccio e Zeolla Romano, assente il neo-assessore Francesco Delli Venere, che ha sostituito Giancarlo Verdura.
L'iniziativa, per un importo di 637,379 euro, è finanziata dal Piano di sviluppo della Regione Campania.

lunedì 4 aprile 2011

Baselice, parte il servizio civile


Inizia oggi presso il Comune di Baselice il progetto di servizio civile denominato “Insieme si può”. Il progetto, pubblicato sulla gazzetta ufficiale, riguarda 4 volontari già selezionati e sono: Bernardo Iuliano, Angela Marucci, Mara Cormano e Giovanni Bianco.

Il servizio è un’opportunità per gli enti e un’occasione per i giovani. Da un lato, gli enti possono avvalersi di giovani, incrementando i servizi erogati alle fasce più deboli della società. Dall’altro i giovani, dai 18 ai 28 anni, possono fare un’esperienza formativa e qualificante, spendibile nel mondo del lavoro, dedicare un anno della propria vita a favore degli altri e avere, per un anno, una minima indipendenza economica.

sabato 2 aprile 2011

La Strada dei Vini e dei prodotti tipici Terre dei Sanniti


La Strada dei Vini e dei prodotti tipici Terre dei Sanniti fa tappa al Vinitaly con il suo ricco paniere di prodotti e di aziende associate (circa 73), che porteranno in rassegna una rilevante espressione della loro identità con i vini, gli oli e gli altri prodotti agroalimentari, degni ambasciatori di un’area così piccola, ma ad alta vocazione enogastronomica.

L’istituzione della Strada, come sistema integrato di offerta turistica che si snoda su un unico percorso di vigneti, produttori, cantine, attività ristorative e botteghe artigianali, rappresenta un’importante opportunità di promozione per tutto il territorio Sannita, entroterra campano dotato di grandi potenzialità legate ad un ambiente esplorabile immenso.

Il turismo del vino, negli ultimi anni, ha segnato un un’importante tappa di sviluppo per tutta l’area, favorendo un miglioramento della qualità dei servizi e dei prodotti e, soprattutto, una coscienza dell’accoglienza che ha saputo a rinnovare l’interesse del visitatore verso quei giacimenti enogastronomici gelosamente protetti. Allora, è pensabile promuovere una rinnovata dimensione turistica che diventa incontro esperienziale con un luogo poco condizionato dalle mode e che riporta il territorio al centro di un percorso conoscitivo, valoriale e culturale? La sfida de La Strada dei Vini e dei prodotti tipici Terre dei Sanniti, è muoversi su traiettorie giuste, attraverso un progetto che offra al viaggiatore una ragione in più per viaggiare: un territorio vicino e lontano, da esplorare con ritmi lenti e naturali, ideale per ritrovare in tutte le stagioni dell’anno quei sapori genuini sopravvissuti solo nelle aree rurali.

Alla 45° edizione del Vinitaly, il salone internazionale del vino e dei distillati in programma a Verona dal 7 all’11 aprile, grazie al forte supporto della Camera di Commercio di Benevento, la Strada dei Vini e dei prodotti tipici Terre dei Sanniti darà avvio ad una nuova campagna di comunicazione attraverso l’incontro e il confronto con le istituzioni, i produttori, i buyers e i professionisti impegnati nello sviluppo del territorio.

Presso il Padiglione della Regione Campania, sarà allestita un’area dedicata alla Strada che ospiterà una serie di eventi che sapranno raccontare l’anima e il cuore di una terra intensa e tutta da attraversare.

venerdì 1 aprile 2011

E' uscito il primo numero di "Fortore"


È uscito il primo numero di “Fortore”. Il periodico, edito dall’associazione Trediciarchi (Riccia), si propone come strumento attraverso il quale le tre realtà amministrative dell’area del Fortore – la molisana, la campana, la pugliese – possano confrontarsi, dibattere ed elaborare programmi e progetti per la risoluzione di problematiche comuni.

“Fortore” vuole anche essere un mezzo per la promozione del territorio, facendo conoscere le bellezze artistiche, naturali, culturali in esso presenti anche a chi lo abita. Il giornale è distribuito gratuitamente nelle edicole e nei locali pubblici dei trenta comuni ricadenti nell’area del Fortore. Sono graditi suggerimenti e proposte di collaborazione.

giovedì 31 marzo 2011

Baselice, il Comune apre il Punto Inps


Domani, venerdì 1 aprile, alle 18.30, verrà inaugurato presso gli uffici del Comune di Baselice il Punto Inps. Il progetto, che grazie alla disponibilità dei direttori regionale e provinciale dell’istituto di previdenza sarà presto ampliato nei suoi servizi e trasformato in un Punto cliente, rientra nell’ambito delle attività volute dalla Giunta di piazza Convento allo scopo di agevolare le esigenze dei cittadini.

“L’obiettivo - ha detto l’assessore Salvatore Brancaccio, promotore dell’iniziativa - è quello consentire una più agevole erogazione dei servizi basilari previdenziali ad un più ampio bacino di utenze locali”. Il quale aggiunge: “Il tutto perseguendo criteri di razionalizzazione dei servizi erogati dalla pubblica amministrazione e di efficienza e sinergia”.

Ed ecco i servizi offerti che i cittadini troveranno al Punto Inps: estratto contributi, pagamenti prestazioni, Cud assicurato, Cud pensionato, documento riassuntivo dei dati di pensione annuale, iter e stato delle pratiche presentate all’Inps e stampa di tutta la modulistica necessaria.

mercoledì 30 marzo 2011

Comuni rinnovabili, Foiano il primo nel Sannio


Sono 20 i comuni al 100% rinnovabili in Italia. I due migliori si trovano sull'arco alpino: Morgex, in provincia di Aosta, e Brunico, in provincia di Bolzano. A mettere in fila i comuni 'verdi' del nostro Paese ci pensa il rapporto 'Comuni rinnovabili 2011' di Legambiente, realizzato con il contributo del Gse (Gestore servizi energetici) e di Sorgenia, presentato ieri a Roma. A Morgex - si legge nel rapporto - c'e un impianto a biomasse con una potenza termica di 9 megawatt (mw), collegato a una rete di teleriscaldamento di 10 chilometri, che serve tutte le utenze domestiche. Per l'elettricità il paese si avvale di un importante contributo dell'idroelettrico e di fotovoltaico.

A Brunico invece ci si affida a due impianti per il riscaldamento (uno a biomasse e uno a biogas) da 1,5 mw con una rete di 120 km, oltre a solare termico e fotovoltaico, ottenendo un taglio di oltre 50.000 tonnellate di CO2 all'anno. Tra i premiati anche il comune di Peglio (Pu) per la realizzazione di un parco di mini-eolico, e la provincia di Potenza per la 'miglior buona pratica 2011' come, per esempio, il progetto di solarizzazione delle scuole.

Ai primi posti tra i comuni sanniti, nella graduatoria dell'eolico, ci sono Foiano di ValFortore con 57,4 mw, segue Molinara con 39.6 mw.

martedì 29 marzo 2011

Consiglieri regionali, Colasanto il più ricco


La notizia è uscita sul quotidiano irpino "Ottopagine.it" dal titolo "Regione, redditi dei consiglieri: Colasanto il più ricco". Il baselicese Luca Colasanto, del Popolo della libertà, è il più ricco tra i consiglieri della Regione Campania.

"Osservando - scrive il giornale - infatti sul portale www.consiglio.regione.campania.it, si scopre, ma il fatto non desta meraviglia, che il consigliere più agiato tra tutti, il Paperon de' Paperoni del parlamentino campano, è Luca Colasanto, del Pdl. Originario di Baselice (Bn) Colasanto opera nel campo dell'editoria e della stamperia nazionale e non solo, contando la guida di oltre 14 aziende e vantando oltre 400 dipendenti".

Ma qual è stata la sua dichiarazione? "La sua dichiarazione - continua il quotidiano - dei redditi 2010 (sui redditi 2009), supera, seppur di poco, il milione di euro".
Precisamente 1.079.459 di euro.

Ricordiamo che l'editore è presidente della VII Commissione ambiente e membro dell'VIII Commissione agricoltura. "Colasanto ribadisce - sottolinea la testata di Avellino - di essere in politica per 'senso civico, per amore del Sannio, della Campania, del Mezzogiorno'".

lunedì 28 marzo 2011

Cos'è il Forum della sanità nel Fortore


Il Forum, nasce dall’idea di cercare di mettere al centro i cittadini per conoscere i loro desideri in campo socio-sanitari, dialogare con loro tecnicamente (lo scrivente, Vittorio Conte, è stato direttore generale della ASL di Fabriano) e magari puntare all’utilizzo, almeno parziale, della struttura ospedaliera di San Bartolomeo in Galdo, chiusa ancor prima di essere aperta e prima che sia regalata a qualche grosso operatore sanitario privato, amico degli amici.

L’idea è sostenuta e ispirata solo da questo progetto e dietro non c’è alcun padrino politico né ci sarà mai poiché i politici, da sempre, vanno in campagna o in montagna solo a prendere solo i voti per essere legittimati ad andare a Roma e poi fregarsene degli elettori.

Quindi la politica resta fuori nel senso che se concorderemo su un progetto valido ci rivolgeremo al mercato per trovare le soluzioni fattibili. D’altra parte la Regione Campania e la sua situazione fallimentare in sanità permette a malapena la gestione ordinaria e neppure quella.

Gli altri due ispiratori del Forum, Giuseppe Bozzelli e Maria Faretra possono confermare la seria volontà di perseguire col Forum qualcosa di diverso dalle solite conferenze dove uno o più oratori parlano e la gente non può intervenire se non in misura secondaria e marginale. Vogliamo avviare un metodo nuovo di relazione con la gente riguardo i problemi socio-sanitari, affermano in coro tutti e tre e siamo certi che i risultati arriveranno senza intermediari o padrini poiché il popolo è veramente stanco e non si lascia più prendere in giro.

Vittorio Conte
Coord. Reg. Campania Mov. Ital. Disabili

domenica 27 marzo 2011

La scoria siamo noi


Da Nord a Sud: 23 siti dove è stata raccolta la "spazzatura" nucleare italiana. E sono a rischio. Solo a Saluggia sono stoccati 80 bidoni di materiale liquido altamente pericoloso. L'allarme di Greenpeace: "Buona parte dei rifiuti sono posizionati vicino a sorgenti"

La mappa del nucleare In Italia Centrali sì, centrali no? Il vero problema è la monnezza nucleare che rimane, di cui non ci si occupa e che preoccupa. Dunque quando si parla di nucleare bisogna ricordare che le questioni che si aprono vanno poi anche chiuse. A lanciare l’allarme è il responsabile di Greenpeace Italia Pippo Onufrio.

Semplificando: esistono due categorie di scorie radioattive. Una, in termini quantitativi, rappresenta il 90 per cento con un tasso di radioattività del 10 per cento. Secondo le linee guida dell’agenzia atomica di Vienna andrebbe costruito un deposito di superficie vincolato per tre secoli (se fosse stato costruito al tempo dell’ Unità d’Italia saremmo a metà dell’opera). Mentre l’altra (denominata categoria tre) in termini di volume è solo il 5 per cento ma contiene il 90 per cento della radioattività. Per queste ultime, ad oggi, non esiste ancora alcuna soluzione. In Italia poi si complicano, perché come spiega Onufrio, “buona parte dei rifiuti si trova all’interno di impianti posizionati vicino all’acqua e dunque con un ancora maggiore pericolo di contaminazione con l’ambiente esterno. In questa situazione totalmente fuori controllo come si può anche solo tentare di rilanciare il nucleare?”. Ci sono però altri pericoli. Un esempio? “Gli ottanta bidoni di scorie liquide, altamente pericolose, conservate a Saluggia e che pare non interessino a nessuno di quelli impegnati a promuovere il nucleare e contemporaneamente affossare la promozione di fonti rinnovabili”.

Riassumendo: cosa c’è di nucleare in Italia oltre ai quattro reattori dimessi (Caorso, Trino Vercellese, Garigliano e Latina)?

Ecco la situazione – aggiornata al 21 agosto 2009 – ricostruita attraverso Greenpeace.

Caorso. Il reattore nucleare, originariamente destinato alla produzione di energia elettrica, venne arrestato nel 1988. Da allora rimangono stoccati 1.880 mc di rifiuti radioattivi e 1032 elementi di combustibile irraggiato (pari a 187 tonnellate).

Latina. Il reattore nucleare modello Gcr venne fermato nel 1986 contiene circa 900 mc di scorie radioattive.

Garigliano (Caserta). Il reattore nucleare del Garigliano destinato alla produzione di energia elettrica venne fermato nel 1978 per problemi di varia natura, ad oggi contiene circa 2.200 mc di scorie radioattive.

Saluggia (Vercelli). Il centro nucleare di Saluggia, per ritrattamento del materiale radioattivo, venne fermato nel 1983. Oggi è utilizzato come deposito di rifiuti radioattivi. Si parla di 1.600 mc di scorie radioattive e 53 elementi di combustibile irraggiato (2 tonnellate). È gestito da Fiat-Avio.

Da non dimenticare poi anche i depositi per la raccolta di materiale a bassa radioattività e sorgenti radioattive dimesse come Compoverde (Milano), “Controlsonic” (circa 1.000 mc di rifiuti radioattivi), il deposito “Crad”, attualmente in esercizio e circa 1.000 mc di rifiuti radioattivi. Il deposito “Gammatom” altrettanti 1.000 mc di rifiuti radioattivi e “Protex”: impianto-deposito contiene 1.000 mc di rifiuti a bassa radioattività. Nel deposito nucleare “Sorin” gli mc sono sempre 1.000 stessa quantità è stoccata al centro “Cemerad” in funzione.

Ispra. Gli impianti del centro nucleare Ccr-Ispra comprendono: il reattore nucleare di ricerca “Ispra 1” ed “Essor”, attualmente in fase di disattivazione. Assieme ad altri sistemi, complessivamente, stiamo parlando all’incirca di 3.000 mc di materiale radioattivo ed alcune decine di elementi di combustibile irraggiato.

Legnaro (Padova). Impianto destinato alla ricerca universitaria, contiene poche decine di mc di rifiuti radioattivi e qualche decina di elementi di combustibile irraggiato.

Trino Vercellese. Nel reattore nucleare Pwr di Trino Vercellese creato per produrre energia elettrica (arrestato nel 1987) ad oggi rimangono stoccati 780 mc di scorie radioattive e 47 elementi di combustibile irraggiato (pari a 14,3 tonnellate).

Rotondella (Matera). Costruito come impianto pilota del “ciclo U-Th” subì però l’interruzione nel 1978. È gestito dall’Enea vi sono stoccati circa 2.700 mc di scorie ma soprattutto 64 elementi di combustibile irraggiato (1,7 tonnellate) provenienti da una centrale nucleare Usa.

Bosco Marengo (Alessandria). Questo centro nucleare fu costruito per la fabbricazione di combustibile per reattori è in fase di disattivazione ma contiene circa 250 mc di rifiuti radioattivi.

Pavia. Il reattore nucleare “Lena” dell’Università di Pavia usato per la ricerca è in funzione e contiene poche decine di mc di materiale radioattivo e qualche elemento di combustibile irraggiato.

Milano. Il reattore nucleare “Cesnef” usato per la ricerca è in funzione. Anche qua sono presenti poche decine di mc di materiale radioattivo e qualche elemento di combustibile irraggiato.

Montecuccolino (Bologna). Questo reattore nucleare è gestito dall’Enea ed è in fase di disattivazione.

Pisa. Centro “Cisam” per la ricerca militare. È in fase di disattivazione e contiene pochi mc di rifiuti radioattivi oltre ad elementi di combustibile irraggiato.

Casaccia (Roma). Esistono diverse attività tra le quali: l’impianto di trattamento e deposito di rifiuti radioattivi, attualmente in esercizio, dove sono stoccati circa 6.300 mc di rifiuti ai quali si aggiungono quelli dell’impianto “Plutonio” (60mc), “Opec1” utilizzato “per le celle calde per esami post irraggiamento”, non è attivo, ma viene usato per lo stoccaggio di rifiuti nucleari. Infine c’è “Triga”, attualmente attivo, che contiene 147 elementi di combustibile irraggiato.

da Il Fatto Quotidiano del 27 marzo 2011