venerdì 11 febbraio 2011

FEDERALISMO: OVVERO SECESSIONE

di Luigi de Magistris*

Federalismo, ovvero secessione. Al di là delle favole che la Lega continua a raccontare da anni e che questo Governo infingardo cerca di rendere credibili, la Lega vuole, ed ha sempre voluto, una cosa sola: dividere il Paese. Il federalismo, per il quale i leghisti duri e puri hanno venduto l'anima al “diavolo”, altro non è che il passo più importante verso quella secessione in nome della quale è nato il partito stesso della Lega Nord.

Niente è cambiato dai primi discorsi degli anni 90 dei pionieri del partito, I Borghezio, Speroni e Bossi vari, intrisi di razzismo e odio verso “Roma ladrona”, al machiavellico calcolo politico degli ultimi anni: alleanza con Berlusconi in cambio del federalismo. Una riforma sbandierata dai gaglioffi padani come indispensabile per salvare il Nord operoso dal mal sistema del Sud mafioso e sprecone, un provvedimento che avrebbe finito per giovare, nella loro ottica, all'intero Paese. Ma dell'amore verso il Paese se ne ha un esempio tutte le volte che Bossi alza il dito medio in faccia all'unità d'Italia, oppure quando qualche suo delfino esprime l'irrefrenabile desiderio di “pulirsi con il tricolore”. Purtroppo il federalismo, così come voluto dalla Lega, sta per diventare realtà, accettato passivamente dal Pdl come condicio sine qua non per rimanere su una poltrona ormai traballante. Se non fosse per il fedele Umberto, infatti, il Governo Berlusconi sarebbe già caduto nel fango del suo fallimento, dopo anni in cui gli interesse dell'Uno hanno schiacciato quelli dei Molti. Un federalismo che si sta palesando in una provincia del Nord così com'è in realtà, ovvero secessione.

La provincia di Belluno, infatti, sembra aver espresso il desiderio di formare una nuova Regione Dolomiti formata da Treno, Bolzano e, appunto, la ribelle cittadina veneta, insoddisfatta della gestione regionale del suo stesso partito, la Lega. Proprio la Lega di Luca Zaia, il governatore che ha sputato sopra il ministero delle Politiche agricole fino a poco tempo fa occupato subito dopo essere stato eletto in Veneto. Adesso una delle provincie più leghiste della “tana del lupo” si rivolge contro il “lupo” stesso, chiedendo attraverso un referendum di abbandonare la barca prima che affondi. La barca in questione sarebbe proprio il Veneto, fiore all'occhiello della piccola e media impresa e che in solo 50 anni si è trasformato in una delle realtà più produttive del Paese.

Adesso la situazione è così preoccupante che una sua provincia capoluogo, Belluno, si ribella spinta da 18mila cittadini. Oltre a manifestare palesemente l'inefficienza della gestione leghista, brava a fare l'opposizione ma evidentemente non altrettanto a governare, questo fatto evidenzia una tendenza propria del partito Lega: dividere per sopravvivere, amputare la parte “malata” per tirare avanti.

I leghisti locali continuano a ripetere come dei dischi rotti che il referendum invocato non serve in quanto a breve arriverà il federalismo tanto auspicato, quindi, tradotto, ad andarsene sarà l'intera Padania. Ma questo non basta ai dissidenti bellunesi che hanno perfettamente capito come il federalismo così come disegnato da Calderoli (lo stesso del Porcellum) e compagni cura l'interesse solo delle grandi città del Nord, tralasciano quelli di una piccola comunità montana come quella bellunese. Chissà allora come se la passerebbero le altre realtà del Centro e Sud Italia. La verità è che alla Lega non importa nulla, l'importante per loro è andarsene. Un esempio, da eurodeputato, lo sto vedendo in prima persona a Bruxelles, capitale d'Europa ma anche del Belgio, un paese da 6 mesi senza governo a causa del disaccordo tra i pariti di maggioranza. Tra essi la N-VA, partito secessionista fiammingo che ha nel suo programma elettorale la divisione reale del Paese tra Fiandre (Nord ricco) e Vallonia (Sud più povero).

Qualcuno sospetta che i leader di questo partito secessionista stiano cercando di proposito di non raggiungere un accordo con la controparte socialista per spingere il Paese verso la divisione definitiva, visto che in Belgio il federalismo esiste già dagli anni Novanta. A quanti in Italia parlano quindi di federalismo, Nord e Sud e riforme costituzionali, potrebbero fischiare le orecchie.

*L'analisi politica dell'aspirante sindaco di Napoli sostenuto da L'Altro Sud.

giovedì 10 febbraio 2011

UN FEDERALISMO DEL BUNGA

L'ALLARME Uno studio sul federalismo fiscale dimostra senza ombra di dubbio che, qualora dovesse essere approvato, ci sarà un altissimo rischio bancarotta per i comuni sanniti. Molti dei quali già hanno le proprie casse comunali martoriate per allegre gestioni del passato. Secondo questi dati, in Campania, la provincia che sarà più colpita sarà proprio quella di Benevento con un -59,30% di entrate.

Uno studio sul federalismo fiscale compiuto dal deputato del Pd Stefano Graziano dimostra che, qualora il decreto legislativo sul federalismo municipale venisse approvato, ci sarebbe un altissimo e concreto rischio bancarotta per i comuni sanniti, alcuni dei quali già in situazioni critiche con casse comunali letteralmente martoriate da allegre gestioni contabili del passato tra sprechi e spese inutili. E' in questa situazione ben poco piacevole, dunque, che va inquadrata un'altra tegola che si abbatterebbe soprattutto per i comuni del sud, e tra questi ci sono anche i nostri del Sannio.

Tale studio sul federalismo municipale confronta i dati delle nuove entrate devolute ai Comuni, come previsto dal decreto, con quelli dei trasferimenti 2010 ottenuti dai Comuni e ora da sopprimere. Se gli obiettivi del governo erano quelli di creare maggiore autonomia impositiva comunale e ridurre i trasferimenti, questi non solo non verrebbero assolutamente raggiunti, ma gli squilibri ancora più accentuati richiederebbero forti interventi di riequilibrio. La differenza percentuale tra quanto i comuni avrebbero a seguito del federalismo fiscale e quanto hanno avuto in
passato dai trasferimenti è totalmente negativo. Stando ai numeri e ai contenuti del decreto sul federalismo municipale, il federalismo fiscale rischierebbe di trasformarsi nel peggiore degli incubi, con una netta riduzione delle risorse per i comuni. In sostanza il meccanismo architettato dalla riforma non ha nulla a che vedere con un vero federalismo fiscale, dove il cittadino vede e paga per i servizi che riceve.

PIAGA D'EGITTO

Secondo questi dati, in Campania, la provincia che sarà più colpita sarà proprio quella di Benevento con un -59,30% di entrate. Una piaga d'Egitto. E senza né Mubarak, né nipoti per giunta. Il comune sannita più malmenato, in tutto questo, sarà Sant'Arcangelo Trimonte con il 91,19% di entrate in meno. Già calpestato ed inquinato per tutte le vicende contorte relative alle discariche, verrebbe anche tartassato, pagando il prezzo più alto in termini di lacrime e sangue. L'intera provincia piange, ma tra i comuni sanniti più martirizzati non c'è Benevento. Per la precisione Benevento ed Airola sono i centri che subiranno meno botte in testa rispetto agli altri paesi.

Tutto il Fortore e parte della Valle Telesina sprofonderebbero ancora di più nel crack. E molti di questi comuni, come detto, già navigano in situazioni economiche burrascose per via di cattive gestioni del passato che hanno indebitato le casse comunali. Si cammina un po' come quel famoso elefante sopra un filo di ragnatela. Con in più pure una spada di Damocle sopra la testa. Non è la migliore immagine che vorremmo per un futuro già tinteggiato da forti tonalità di grigio scuro. Più che l'alba che rinasce, si ripiomberebbe in un nero tramonto senza fine. Con il baratro a pochi metri. E' un rischio assolutamente da evitare.

In tutto questo di rivoluzione federale non se ne vede neanche l'ombra. Sarà la solita Italia che cammina a due velocità: il nord con un paio di marce in più e il sud con qualche retromarcia aggiunta per l'occasione. Mancano, inoltre, totalmente misure cuscinetto che sopperiscano alla diversa distribuzione delle imposte tra i diversi comuni, in modo da garantire ai comuni di finanziare almeno i servizi fondamentali come gli asili nido, i trasporti pubblici locali, l’assistenza agli anziani, eccetera. Ma forse è proprio quello l'obiettivo della Lega: allargare ancora di più la forbice, le distanze.

Oltre ad abortire questo spauracchio discriminatorio, già che si trova, tra una telefonata in Questura ed un bunga bunga, si faccia anche processare. Prima che non gli venga in mente di farsi una capatina ad Antigua vita natural durante. Ecco, trovato: potrebbe proporlo là un mostro federalista del genere. Difficile però che il Regno Unito (che governa quell'isola) possa dare il proprio beneplacito. Se persino il nostro capo dello Stato s'è finalmente svegliato, dichiarandolo “irricevibile”, qualcosa dovrebbe farci intuire che l'unica definizione possibile è quella che diede Fantozzi sulla corazzata Potemkin: “una cagata pazzesca!”.

www.sannioweek.it

lunedì 7 febbraio 2011

La politica e il futuro dei forestali


Per la grave situazione del settore della forestazione nel Sannio e per sollecitare la Regione Campania a rifinanziare il “Piano forestazione 2011”, oggi si è riunito il tavolo di crisi al quale il presidente della Provincia Cimitile ha invitato i sindacati di categoria, i presidenti delle Comunità montane del Fortore, Titerno, Alto Tammaro e Taburno, la deputazione Sannita e il Prefetto del capoluogo di provincia.

“Si è deciso di inviare – informa la nota della Fai Cisl - un documento condiviso al presidente della Regione Campania, Stefano Caldoro, e ai consiglieri regionali sanniti per sollecitarli a definire al più presto la vicenda dei lavoratori forestali, apportando in bilancio le dovute somme necessarie. Le federazioni regionali sono state convocate per domani alle 20 in Regione per esaminare l’intera questione. La Cisl sannita e i lavoratori restano ancora fiduciosi nelle istituzioni, e dalle risultanze sugli sviluppi delle varie iniziative messe in campo ai vari livelli e sono sempre convinti che il territorio non possa essere solo un mero calcolo matematico/finanziario. In attesa di risultati rimangono aperte tutte le iniziative sindacali a sostegno della vertenza forestali”.

venerdì 4 febbraio 2011

Federalismo municipale, più tasse per i comuni

Possibilità di aumentare le addizionali Irpef, introduzione della tassa di soggiorno sui turisti e della tassa di scopo per le opere pubbliche, cedolare secca sugli affitti. E poi l'Imu, la nuova imposta municipale che sostituirà l'Ici. Sono i contenuti del testo finale del decreto sul federalismo municipale, emanato dal Consiglio dei ministri nella versione modificata dal confronto in Bicamerale.

Per l'entrata in vigore manca solo l'emanazione del Presidente della Repubblica (che proprio in queste ore ha respinto, ndr) e la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale.

Ecco i contenuti.
Sblocco addizionale Irpef - I Comuni potranno aumentare la loro addizionale Irpef, anche retroattivamente se la decisione arriverà entro marzo. L'aumento sarà al massimo dello 0,2% annuo, ma solo per quei Comuni che ora sono sotto la soglia dello 0,4%, che non potrà comunque essere superata.Cedolare su affitti - In vigore già da quest'anno, a valere da inizio 2011, per i soli immobili affittati a uso abitativo. Al posto dell'attuale tassazione Irpef progressiva e dell'imposta di registro, arriva un prelievo fisso del 21% (al 19% per i canoni agevolati). Resta però un'opzione del proprietario: chi lo riterrà conveninete potrà restare col regime Irpef, ma chi opterà per la cedolare non potrà più aumentare l'affitto. E' l'unico vantaggio per gli inquilini, visto che è saltato il fondo per gli sgravi.

Tassa turismo - I capoluoghi, i comuni turistici e le città d'arte potranno introdurla, chiedendo ai turisti fino ad un massimo di 5 euro per notte di soggiorno. Le associazioni degli albergatori saranno coinvolte nella sua applicazione, e una parte dei proventi andrà a sostegno del settore.

Tassa di scopo - I Comuni potranno introdurla per finanziare specifiche opere pubbliche.Compartecipazione Iva e fondo perequativo - Sono le ultime due modifiche apportate in commissione. I Comuni avranno una compartecipazione all'Iva e non più all'Irpef come previsto dal vecchio testo. Quote di altri tributi vengono devolute ai comuni per il 30% e serviranno anche ad alimentare - e' la seconda novita' - un "fondo perequativo" per bilanciare gli squilibri fiscali.

Imu al 7,6 per mille - La novità scatterà dal 2014, quando l'Ici sulle seconde case andrà in pensione per essere sostituita dall'Imposta Municipale Propria. Come l'Ici, si pagherà solo sulle seconde case e sugli immobili commerciali. E come l'Ici, saranno esentati gli immobili della chiesa, anche scuole, hotel e cliniche.04

(Fonte: tiscali.it)

mercoledì 2 febbraio 2011

Comunità Montana Fortore: interrogazione parlamentare di Boffa (PD)


Forse la battaglia in favore dei diciassette dipendenti della Comunità montana messi ingiustamente in mobilità inizia a dare i suoi effetti.

Costantino Boffa, deputato sannita del Partito Democratico, ha presentato un’interrogazione a risposta scritta, indirizzata al ministro per gli Affari Regionali e al ministro dell’Economia e delle Finanze, in merito alle difficoltà che stanno attraversando le Comunità Montane, e in particolare, i dipendenti della Comunità Montana del Fortore e i lavoratori idraulico-forestali.

La legge 244 del 24 dicembre del 2007, all’art.2, ha attribuito alle Regioni a statuto ordinario l’obiettivo di finanza pubblica di riduzione delle spese delle Comunità Montane attraverso l’adozione di proprie leggi di riordino delle stesse. In ottemperanza a quando disposto dalla legge, la Regione Campania ha approvato nel 2008 il nuovo ordinamento e disciplina delle Comunità Montane con l’individuazione dei nuovi ambiti territoriali. Alle Comunità Montane spetta il compito di procedere alla rideterminazione delle dotazioni organiche in funzione delle loro effettive necessità. Da qui, la decisione di collocare in mobilità 17 dipendenti della Comunità Montana del Fortore.

Nel testo dell’interrogazione si ricorda come questi lavoratori erano stati assunti in forza di “leggi speciali con fondi consolidati dal Ministero dell’Interno”.

“In una situazione complessiva di difficoltà finanziarie che riguarda l’intero comparto delle Comunità Montane in tutta Italia – ha evidenziato Boffa nell’interrogazione - l’atto con cui la Comunità Montana del Fortore ha proceduto alla messa in mobilità dei diciassette dipendenti rappresenta un caso isolato. La Comunità del Fortore opera in un contesto socio-economico già difficile, da anni è in atto un processo forte di desertificazione sociale ed inoltre, anche in virtù della diminuzione del livello essenziale dei servizi (trasporti, sanità, istruzione), la sopravvivenza dei centri abitati è sempre più a rischio”.

“Come più volte ribadito, risultano comprensibili le ragioni alla base di misure volte a porre fine a sprechi e disservizi,ma queste vanno adottate nella consapevolezza che esiste un livello qualitativo dei servizi in favore della collettività che va salvaguardato e migliorato, in particolare in quelle aree già fortemente penalizzate e ad alto rischio di desertificazione sociale”.

www.ilquaderno.it

Gli scarichi di acque reflue e il Fortore


La Provincia di Benevento ha presentato nei giorni scorsi alla Prefettura, all'Arpac, all'Asl, al Corpo Forestale dello Stato e al Corpo di Polizia provinciale l'elenco degli scarichi di acque reflue urbane (o cosiddette di scarico) sul territorio provinciale. A comunicarlo l'assessore provinciale all'ambiente, Gianluca Aceto.

"La rilevazione, svolta con la collaborazione dei Comuni del Sannio - si legge in una nota -, è finalizzata ad intervenire per combattere il grave stato di inquinamento dei corpi idrici verosimilmente causati da scarichi non autorizzati e/o non depurati". E aggiunge: "Sempre in materia di tutela dei fiumi si è appreso che per il completamento della procedura per i Parchi fluviali ormai tutti i Comuni, eccetto uno, hanno provveduto a decidere in materia aderendo all'invito della Provincia".

Bene. Ma è da mesi chiediamo alle istituzioni competenti come mai nel fiume Fortore ci sia finito il batterio della salmonella. Sino ad oggi non c'è pervenuta nessuna risposta. Speriamo che questa iniziativa porti alla fine a qualche delucidazione in merito. Intanto noi aspettiamo. Come attediamo di vedere pubblicato da qualche parte questo benedetto elenco.

lunedì 31 gennaio 2011

Energie rinnovabili, la Campania cresce


Postiamo stralci di un interessante articolo apparso sul sito web del corriere del mezzogiorno.

Energie rinnovabili, queste sconosciute. Eppure, piano piano, a fatica, tra dubbi pregiudizi e ironie degne di miglior causa, l'impiego di fonti diverse da gasolio e petrolio prende piede anche nei grandi e piccoli centri campani. La situazione non è più nerissima, almeno stando ai dati diffusi da Enel. Sono infatti 2.141 i nuovi impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili di privati, enti o pubbliche amministrazioni che l'Enel connesso alla rete elettrica in Campania nel corso del 2010. Una cifra che, aggiungendosi ai 732 già connessi fino al 2009, fa praticamente triplicare il numero di impianti verdi presenti sul territorio. Di questi nuovi impianti oltre il 90% produce energia grazie al sole e vanno da una potenza installata minima di 1,5 kilowatt ad un massimo di 6 megawatt. Per la maggior parte si tratta di impianti di piccola e media taglia dai 3 ai 30 kW, la cui quantità è pari all’80% del totale delle attivazioni (...).

http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it

venerdì 28 gennaio 2011

Tutti pazzi x il Teatro. Rassegna della diversità


Il Dipartimento di salute mentale di Puglianello presenta la seconda rassegna: Tutti pazzi x il Teatro, un percorso artistico che dal nome stesso interpreta, ironicamente, giocando proprio sull’accostamento delle parole “pazzia” e “teatro”, un’idea diversa del disagio psichico e del teatro, come terapia e mezzo di comunicazione per affrontare il concetto di diversità e superare il pregiudizio. La prima edizione della rassegna, ha avuto il merito di raccontare una realtà che poco si conosce, perché è spesso esclusa dai canali tradizionali di comunicazione. L’esperienza teatrale della diversità ha visto insieme “matti” e “normaloidi” in un rapporto “normale” che restituisce dignità e regala una speranza. Mettere in scena la follia è esplorazione del lato nascosto, incomprensibile e allo stesso tempo è fruizione di forme estetiche differenti.

Tra le compagnie partecipanti alla scorsa edizione (3-18 giugno 2010), particolarmente appassionante è stata l’Accademia della follia di Trieste, che ha presentato uno spettacolo ispirato alla battaglia dello psichiatra veneto Franco Basaglia (scomparso nel 1980) che determinò la chiusura dei manicomi. Per la seconda edizione della rassegna, tutte le istituzioni e i partners che hanno già supportato l’iniziativa, hanno riconfermato il sostegno condividendone i valori e la missione educativa e culturale. Per questa ragione la prossima edizione (giugno 2011) sceglierà nuovamente come destinazione Benevento, città ospitale e aperta a nuove esperienze artistiche.

Come per la prima edizione, la selezione delle compagnie sarà effettuata attraverso un concorso nazionale riservato alle compagnie teatrali integrate; l’iscrizione è gratuita e scade il 19 marzo 2011. Quindi il cartellone della prossima edizione si colorerà di opere nuove e di altre gradite presenze che daranno ancora senso e voce alla bella scena della follia.

Grazie ad una felice intuizione di Maurizio Volpe e Antonello Santagata, è ricominciato anche il laboratorio teatrale con i pazienti e gli operatori del DSM Puglianello, che è ormai diventato un vero spazio artistico, un luogo di espressione e di socializzazione per pazienti, operatori e genialità sconosciute.

giovedì 27 gennaio 2011

Il Fortore e il Partito democratico

Nei giorni scorsi abbiamo scritto della situazione politica del Pdl nel Fortore. Oggi vediamo cosa succede sul fronte del Partito democratico, il quale sembra essere scomparso dallo scenario politico locale. Eppure di tematiche da affrontare ce ne sono. Basti pensare alla stessa vicenda dell’ospedale di San Bartolomeo, al disastro viabilità, alla questione lavoro e chi ne ha più ne metta.

L’unica nota però da registrare è stata quella del redivivo ex segretario Ds di Baselice, Antonio Paolozza, il quale preso forse da un rimorso di coscienza si è messo a scrivere, nel pieno delle feste natalizie, una lettera a un quotidiano locale sul futuro dei dipendenti della Comunità montana. «Servono proposte concrete», dice orgoglioso.

Ora tralasciando tutto il papiello sugli operai idraulico-forestali, su cui potremmo essere anche d’accordo, per quanto riguarda però i diciassette dipendenti messi in mobilità l’esponente del Pd dimentica un piccolo particolare: questi lavoratori da quasi un anno lottano in difesa del loro posto di lavoro.

È possibile che solo ora se ne accorga? Eppure all’interno del consiglio e della giunta della Comunità ci sono suoi rappresentanti. Basti pensare al foianese Giuseppe Ruggiero, esponente di spicco del Partito democratico locale.

Non solo. I dirigenti provinciali sono al corrente del fatto che il loro partito nel Fortore sostiene un presidente del centrodestra come Zaccaria Spina?

Non ce ne vogliano i democratici fortorini, ma non basta cambiare qualche segretario locale per far crescere il partito. Ci vuole coerenza, prima di tutto.