venerdì 30 luglio 2010

Casalduni rievoca i moti dell’agosto 1861


"Casalduni non dimentica e si appresta a rievocare i tragici eventi del 14 agosto del 1861 in occasione dei moti rivoluzionari che cambiarono la storia di due comunità, quella di Casalduni e di Pontelandolfo. La nostra manifestazione ha l'obiettivo di far riscrivere, in termini storici più precisi ed equi, gli eventi tremendi di quei giorni che sconvolsero i comuni di Casalduni, totalmente incendiata dalle truppe piemontesi, e di Pontelandofo, dove persero la vita quasi 1800 abitanti". Così il sindaco di Casalduni, Raimondo Mazzarelli, motiva la manifestazione Castrum Casaldonis Eventum, promossa ed organizzata dall'amministrazione comunale e dalla Pro loco di Casalduni, che prende il via domani alle 10 con la presentazione del libro Terroni di Pino Aprile.

Il momento clou della manifestazione sarà invece domenica sera quando un centinaio di figuranti, con vestiti dell'epoca, nel centro storico del paese daranno vita alla rievocazione storica dei Moti dell'agosto del 1861.

Nel corso della due giorni ci saranno anche altri incontri culturali, tra cui la presentazione del libro del professor Vincenzo Gulì Luigi Alonzi, detto Chiavone, e un convegno sul "Centocinquantesimo anniversario dell'Unità d'Italia-Siamo mai stati davvero fratelli?" al quale interverranno, tra gli altri, docenti univesritari, Diego Robotti (funzionario dell'Archivio di Stato per il Piemonte e la Valle d'Aosta), e una delegazione di amministratori piemontesi.

(fonte: ansa)

Controllori e controllati

Cambia l’ordine dei fattori ma il risultato non muta. È quanto accaduto ieri con l’elezione di Antonio Martusciello a commissario dell’Agcom al posto di Giancarlo Innocenzi (quest’ultimo si dimise in seguito all'inchiesta della procura di Trani dove dalle intercettazioni telefoniche emersero le pressioni che Berlusconi fece su di lui per chiudere la trasmissione Annozero di Michele Santoro).

Quello che dovrebbe essere un organo di garanzia diventa ancora una volta terreno di conflitto di interesse. Martusciello è tra i fondatori di Forza Italia in Campania. Nominato deputato per la prima volta nel 1994 diventa sottosegretario all'Ambiente e viceministro ai Beni culturali con i ministri Urbani e Buttiglione. È considerato un fedelissimo di Berlusconi.

L'esponente politico ha ottenuto al Senato 132 voti, mentre 7 a Giacomo Caliendo, 5 a Piersilvio Berlusconi, 4 a Silvio Berlusconi, 3 a Vincenzo Vita e 2 a Marcello Dell'Utri.

giovedì 29 luglio 2010

Il Fortore e l'inquinamento

La notizia che la foce del Fortore sia “fortemente inquinata” (repubblica.it) ci riporta al fatto che nel tratto campano del corso d'acqua ci sia ancora la presenza di salmonella. Per questo da mesi c'è il divieto di attingere l’acqua per usi irrigui ed è stato istituito un apposito tavolo tecnico per il monitoraggio del fiume. Ma ad oggi ancora non c’è stata nessuna spiegazione su come il batterio sia finito in queste acque. Non si dimentichi, poi, che l’estate scorsa nella diga Occhito, dove il corso del Fortore viene raccolto, comparve la cosiddetta alga rossa, un altro batterio che preoccupò le popolazioni di quest’area. Dunque, uno stato di salute non proprio ottimo per il fiume sulle cui rive, secondo qualche storico, fu combattuta la famosa battaglia di Canne.

mercoledì 28 luglio 2010

Quel comma 29 ammazza i blog Inammissibile lo diciamo noi!


Le buone non sono servite a nulla: l'estensione dell'obbligo di rettifica previsto dalla legge sulla stampa del 1948 ai blog sta per diventare legge. E nella sua versione originaria, che prevede una sanzione fino a 12.500 euro per qualunque gestore di siti informatici “ivi compresi i giornali quotidiani e periodici diffusi per via telematica” che non proceda alla rettifica entro 48 ore dalla richiesta e secondo precisi criteri di grafici, di posizionamento e visibilità. Gli emendamenti proposti al testo del comma contenente la norma (il 29 dell'articolo 1), sia quelli abrogativi avanzati dal PD che quelli migliorativi, come quello dell'on. Cassinelli del PDL, sono stati ritenuti infatti “inammissibili” dall'on. Bongiorno. Con un provvedimento che l'avvocato Guido Scorza non esita a definire “lapidario” e “pressoché privo di motivazione”.

Ad aggiungere al danno la beffa, tutto questo avviene proprio mentre “cade il bavaglio alla stampa”, grazie anche ai voti di PD e UDC all'emendamento del Governo. Che naturalmente non conteneva alcuna previsione riguardante la Rete. Nella battaglia scatenata dai giornali negli ultimi mesi, del resto, non se ne è mai letto praticamente nulla. Come se la libertà di espressione nel nostro Paese non si misurasse già oggi, e sempre più in futuro, su Internet.

Diciamo “le buone” perché il tentativo, inizialmente, è stato quello di provare a far ragionare il legislatore. Metterlo di fronte ad argomenti, a dati di fatto. Ad esempio che sia errato equiparare un blog qualsiasi a una testata registrata. Che sia errato mettere sullo stesso piano la diffusione professionale e amatoriale di notizie. Che sia inconcepibile pretendere da chiunque apra un sito per esprimere liberamente la propria opinione che non possa assentarsi dalla propria pagina per un fine settimana senza rischiare di trovarsi con migliaia di euro da pagare.

Che sia antistorico credere che una legge concepita nel 1948 possa cogliere adeguatamente le dinamiche dell'informazione online. Che sia barbaro disincentivare la libera circolazione delle idee, instillare la paura e il sospetto in chi sfidi il “bavaglio” e fornire un ulteriore strumento intimidatorio ai potenti di turno, che potranno agitare la minaccia della rettifica – con tutto il carrozzone giudiziario che ne consegue – a ogni notizia sgradita. Quanti dei blogger, che per la stragrande maggioranza scrivono senza ricavare un euro dalla loro attività e anzi investendo gran parte del loro tempo libero, saranno disposti ad accollarsi le spese adeguate a dimostrare la fondatezza della propria notizia? Pochi. Gli altri finiranno per piegarsi.

Magari dovendosi pure registrarsi presso una qualche “autorità” (il tribunale, l'Agcom o chissà che altro) per rendersi reperibili in caso di guai. Dire la verità, insomma, potrebbe non bastare per dormire sonni tranquilli.

È ora dunque di alzare la voce. Tutti insieme. Perché questo non è il primo tentativo di mettere il “bavaglio” alla Rete, e di certo – visto che sta per avere successo – non sarà l'ultimo. Ieri con l'alibi della sicurezza si è burocratizzato come in nessun Paese libero l'accesso da luoghi pubblici e in mobilità. Oggi con la scusa del rispetto per la verità si è fatto un passo in avanti forse decisivo per approvare l'obbligo di rettifica. Domani potrebbe toccare a filtri preventivi e a nuovi reati creati appositamente per il Web. Per colpire la Rete e in particolare i social networks, un potenziale di dissenso che dà fastidio a chi l'informazione è abituato a controllarla come gli pare e piace.

I disegni di legge ci sono già, basta rispolverarli – o creare l'ennesimo scandalo mediatico sulla Rete perché sia legittimo farlo. Adottare misure di questo tipo rappresenta una tendenza in atto in sempre più paesi nel mondo – ma nessuno di questi è un paese democratico. Quello di oggi è un altro piccolo spostamento nella direzione della Cina, della Birmania e dell'Iran. Ma deve essere l'ultimo.

Per questo chiediamo a tutti i blogger, a tutti i lettori, a chiunque abbia a cuore che la Rete rimanga, pur con tutti i suoi difetti, così com'è di dire no. Di dire basta. Prima che venga ridotta a una grande televisione (anche su questo i primi passi sono già stati fatti). Prima che da un luogo di conversazione diventi un megafono.

Lo chiediamo anche a tutti quei giornali che finora hanno taciuto l'esistenza di questo comma, evitando perfino di prendere posizione. Come se questo non fosse un dibattito decisivo per il futuro della libertà. Bene, è ora di schierarsi, e di farlo subito, perché il tempo stringe. È ora di dire all'On. Bongiorno e al Parlamento che se c'è qualcosa di “inammissibile” è questa norma. Che non piace all'opposizione e nemmeno – e qui si rasenta il farsesco - a larghi settori della maggioranza, che pure l'ha proposta. Dimostriamo al legislatore che non piace alla Rete e alla società civile. Chiediamogli di abrogare il comma 29. Prima che faccia danni irreparabili.

www.valigiablu.it

martedì 27 luglio 2010

Eolico, denunce e sequestri a Ginestra degli Schiavoni


Un’indagine degli agenti del Corpo Forestale dello Stato di Castelfranco in Miscano, nel territorio di Ginestra degli Schiavoni, sullo smaltimento delle terre provenienti dai lavori del costruendo Parco eolico, ha portato ad un accertamento parallelo sulla compatibilità ambientale delle pale eoliche.

“Dall’esame della documentazione a corredo del progetto e degli atti autorizzativi - si legge in una nota del Corpo forestale - è emerso che per le aree boscate presenti nel comprensorio interessate dai lavori non era stato espresso parere paesaggistico dalla competente Soprintendenza. Per l’assenza di tale autorizzazione e per il deturpamento delle bellezze naturali, gli uomini della Forestale hanno denunciato a piede libero alla Procura della Repubblica di Benevento sei persone".

Da qui il provvedimento del Giudice per le indagini preliminari di procedere al sequestro preventivo di quattro aerogeneratori, eseguito ieri dagli uomini del Corpo forestale.

lunedì 26 luglio 2010

Ddl intercettazioni, ora bisogna salvare i blog



di Simone Aversano

All’articolo 1, comma 29, il disegno di legge sulle intercettazioni recita qualcosa di esclusivo ed inedito, sancendo l’obbligo di rettifica entro 48 ore dalla richiesta per i “siti informatici”. Rettifica da compiere “con le stesse caratteristiche grafiche, la stessa metodologia di accesso al sito e la stessa visibilità della notizia cui si riferiscono” (Fonte: Il Sole 24 Ore).

Una previsione legislativa che, seppur ancora all’esame della Camera che dovrà approvarla il prossimo 29 luglio insieme al resto del ddl, spaventa un intero mondo: quello dei blog liberi e della Rete. Non ci vuole troppa conoscenza degli strumenti tecnici offerti dai social media e dalle nuove tecnologie che si avvalgono del Web. Forse non è neppure necessario aver aperto un proprio blog, uno spazio di scrittura e multimedialità su Internet, per comprendere la gravità e le conseguenze di una simile norma, qualora venisse approvata. Sufficiente per capire a cosa si va incontro è semplicemente l’aver navigato tra blog e social media anche solo qualche volta nella vita. Chi conosce anche dall’esterno un blog, uno qualsiasi dei migliaia di esempi appartenenti alla blogosfera, sa benissimo quanto duramente possa incidere una regolamentazione di questo genere su una delle nuovissime professioni (spesso a tempo e fondo perduto) nate dalle tecnologie del futuro.

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venerdì 23 luglio 2010

Storia di una esistenza maltrattata

di Maria Garofalo

Nel martoriato Sud d’Italia si consumano esistenze maltrattate fino al limite dell’umana sopportazione.

M. è un paese del casertano, in Campania, di antiche e nobili tradizioni rurali. I cittadini di M. sono forgiati al lavoro dei campi da millenni, nel loro DNA c’è la mappa del sudore e della produttività. Poca istruzione, purtroppo, ma una cultura agricola straordinaria unita all’artigianato variegato e prezioso e all’arte di riparare qualunque oggetto rotto. Mestieri utilissimi, un patrimonio indicibile.
Poi è arrivato il Progresso con le sue depravate appendici: Consumismo e Capitalismo.

In pochi decenni hanno strappato ad M. (come a tutti gli altri paesi) le tradizioni ed i mestieri. Hanno indotto intere generazioni a svendere i loro terreni, i casolari, gli animali da soma per migrare altrove, trasformandosi in braccia per le fabbriche del Nord. Campi ridotti a discariche, Terra maledetta!

Ho conosciuto F., una donna forte e volitiva, vive a M., ci è nata ed i suoi antenati quel paese lo hanno costruito. Sposata ad un compaesano ha tre figli e non ha mai pensato di lasciare i luoghi della memoria, eppur tuttavia non nega ai suoi ragazzi la possibilità futura di sperimentare i Paesi del mondo. I suoi genitori col lavoro durissimo ed i frutti delle loro proprietà terriere ed immobiliari avevano garantito alla loro numerosissima prole,con rispettivi nipoti,un’esistenza non ricca ma dignitosa.

Oggi F. è una donna piegata in due. Il marito, sarto e tagliatore di pantaloni fatti a mano, è stato licenziato. L’ultimo laboratorio artigianale dell’intera provincia ha chiuso, la fabbrichetta è stata schiantata dalla cattiva gestione e dai mercati spietati. Fine. La prestigiosa sartoria meridionale è ormai al Nord nelle mani dei cinesi. Fine.

Così a 42 anni, dall’oggi al domani, l’uomo si è ritrovato ad elemosinare un lavoro. Dopo un mese di ricerche ha accettato di fare il muratore per 30 euro al giorno, senza alcuna tutela né garanzie, pagato finchè c’è la commessa. I due figli hanno interrotto l’università e per aiutare la barca fanno i camerieri nelle pizzerie e nei pub con paghe da fame. Di fronte a tali emergenze F. non se n’è stata con le mani in mano e nonostante l’altra figlia piccola si è messa in cerca di un lavoro. La sua caparbia alfine è stata premiata, così poco tempo fa le hanno offerto un impiego. Fiduciosa e volenterosa si è presentata sul posto di lavoro. Trattasi di un asilo e scuola elementare privata , affollata e dalla retta salata; le mansioni di F. sono: bidella-cuoca-addetto alle pulizie. Un factotum, insomma, stipendiato con 350 euro al mese.

Ascoltavo affranta il racconto amaro di F. Dopo un mese di lavoro era stremata dalla fatica e dalle indigenze. Aveva gli occhi rossi di chi riposa poco e piange spesso. Mi raccontava di quanto maggiormente si avverte il peso di un lavoro estenuante a 40 anni.

Ho provato un dolore acuto, profondo; un senso d’impotenza mi ha scossa e così ho deciso di scrivere la sua storia. Tutti questi soprusi avvengono sotto i nostri occhi, codeste barbarie sono all’ordine del giorno fra la rassegnazione dei cittadini e l’indifferenza delle autorità. Finito il suo sfogo disperato mi ha supplicato di mantenere l’anonimato, di non rivelare nemmeno il nome del paese. La mia rabbia montava violenta, l’idea di lasciare impuniti codesti aguzzini mi ripugnava mentre un sottile piacere mi spingeva a disobbedire. Ma le suppliche di F. e la sua convinzione di non trovare giustizia alcuna, piuttosto addirittura, di dover subire le ritorsioni dei disonorati, mi hanno indotta ad un compromesso di cui non vado fiera. Dunque vi ho riferito una crudele verità anonima, permettendo quindi ai cannibali di continuare il loro ributtante pasto, e adesso che il mio articolo è concluso sento il rimorso di lasciar morire nell’oblio la dignità di tutti, compresa la mia.

www.laltrosud.it

giovedì 22 luglio 2010

"Ecco i lavori pubblici effettuati dalla Provincia a Baselice"


In riferimento ad un quesito posto attraverso la stampa in questi giorni dal vice coordinatore del PdL di Baselice, il settore Infrastrutture della Provincia di Benevento precisa che i lavori appaltati nel 2008 interessanti la viabilità provinciale in tenimento della stessa Baselice sono stati regolarmente ultimati nell’ottobre 2009.

Tali lavori, che hanno riguardato alcuni tratti delle strade: Baselice-Ponte Carboniera, Serie 34 e San Giovanni, sono stati caratterizzati dalla sistemazione del piano viabile e dalla messa in sicurezza di movimenti franosi ed hanno comportato una spesa complessiva di 423.066 euro.

Allo stato il Settore Infrastrutture sta provvedendo alla elaborazione di un progetto, inserito nel Piano triennale dei lavori pubblici per il 2010, per il risanamento di ulteriori tratti viari di Baselice, per un importo di 150.000 euro.

(Fonte: Ufficio stampa della Provincia)

mercoledì 21 luglio 2010

Comune, dal 2014 riduzione di consiglieri e assessori


Non solo nuovi collegi elettorali per eleggere i propri rappresentanti alla Provincia, ma anche riduzione dei consiglieri e assessori comunali. Sono questi gli effetti della legge 23 dicembre 2009, numero 191.

Per quanto riguarda Baselice, e tutti i Comuni al di sotto dei 3mila abitanti, dagli attuali 12 consiglieri si scenderà a 10. Mentre per gli assessori si passerà da 4 a 3. La legge andrà in vigore dal prossimo anno per cui dal 2014 anche il Comune di Baselice si dovrà attenere alla nuova normativa.

Nel frattempo, l'anno prossimo si voterà nei comuni fortorini di Foiano (sindaco uscente Michelantonio Maffei), Ginestra (sindaco uscente Zaccaria Spina), Castelvetere (sindaco uscente Ettore Gigli) e San Giorgio la Molara (sindaco uscente Lugi Vella).

martedì 20 luglio 2010

Svimez: Sud sempre più povero

La crisi erode ulteriormente la ricchezza al Sud tanto che, colpito duramente dalla recessione, il Pil di quest'area del paese nel 2009 è tornato ai livelli di 10 anni fa. Ma non solo: l'industria, il cui valore aggiunto è crollato del 15,8%, è addirittura "a rischio di estinzione". E' la cupa fotografia scattata dal Rapporto Svimez sull'economia del Mezzogiorno 2010, secondo cui serve un nuovo progetto Paese per il Sud, che parta dal rilancio delle infrastrutture, con piano di 38 miliardi di euro.

Nel 2009 il Pil del Sud è calato del 4,5%. Un valore molto più negativo del -1,5% del 2008, leggermente inferiore al dato del Centro-Nord (-5,2%). Il Pil per abitante è pari a 17.317 euro, il 58,8% del Centro-Nord (29.449 euro). Due, si legge, le cause principali dell'andamento recessivo: investimenti che rallentano e famiglie che non consumano. Queste ultime infatti hanno ridotto al Sud la spesa del 2,6% contro l'1,6% del Centro-Nord. Mentre gli investimenti industriali sono crollati del 9,6% nel 2009, dopo la flessione (-3,7%) del 2008.

Disoccupazione record
Dal 2008 al 2009 infatti l'industria manifatturiera del Sud ha perso oltre 100mila posti di lavoro, di cui 61mila soltanto lo scorso anno. In questo modo il gap dell'industria meridionale con il Centro-Nord e il resto dell'Europa si è ulteriormente aggravato. Secondo la Svimez per uscire dall'impasse occorre promuovere una nuova politica industriale specifica per il Sud, con risorse adeguate. E uno degli elementi fondamentali dovrebbe essere costituito dalla fiscalità di vantaggio. Il tasso di occupazione nella media del 2009 è sceso dal 58,7% a 57,5%: su 380mila posti di lavoro in meno in tutto il Paese, 186mila sono stati al Centro-Nord (-1,1%) e 194mila in meno (-3%) al Sud. E al Sud i lavoratori hanno molte meno tutele: al Nord per ogni persona che perde il lavoro, 2 sono protette, al Sud è l'opposto, solo un lavoratore su 3 ottiene la Cig.

Lo spopolamento
Da segnalare poi che in 20 anni quasi 2,4 milioni di persone hanno abbandonato il meridione con 9 emigrati su 10 che si recano al Centro-Nord. Nel solo 2009 114mila persone si sono trasferite dal Sud al Nord, 8mila in meno rispetto al 2008. La crisi, inoltre, ha colpito duro i pendolari, generalmente giovani, laureati e precari. Nel 2009 sono stati 147mila, in calo del 14,8% rispetto al 2008, pari a 26mila in meno.Un Meridionale su tre a rischio povertà - In valori assoluti, al Sud, si tratta di 6 milioni 838mila persone, fra cui 889mila lavoratori dipendenti e 760mila pensionati. I dati - gli ultimi disponibili, relativi alla situazione 2007 - emergono dal Rapporto Svimez sull'economia del Mezzogiorno secondo cui ben il 44% delle famiglie meridionali, quasi una famiglia su due, non ha potuto sostenere una spesa imprevista di 750 euro (26% al Centro-Nord).

Secondo il rapporto, il 14% delle famiglie meridionali vive con meno di 1.000 euro al mese, un dato quasi tre volte superiore all'altra ripartizione (5,5%). Ed è da considerare che nel 47% delle famiglie meridionali vi è un unico stipendio, fetta che passa addirittura al 54% nel caso della Sicilia. Hanno inoltre a carico tre o più familiari il 12% delle famiglie meridionali, un dato quattro volte superiore al Centro-Nord (3,7%), che arriva al 16,5% in Campania. Ma il rischio povertà, secondo la Svimez, resta anche con due stipendi. Nel 2008, inoltre, è arrivata con difficoltà a fine mese oltre una famiglia su 4 (25,9%), contro il 13,2% del Centro-Nord.

Una famiglia su cinque non ha i soldi per andare dal medico
Una su cinque non si può permettere di pagare il riscaldamento. E' quanto rivela il rapporto Svimez sull'economia del Mezzogiorno 2010. Secondo la Svimez, nel 2008 nel 30% delle famiglie al Sud sono mancati i soldi per i vestiti e nel 16,7% dei casi si sono pagate in ritardo le bollette. Otto famiglie su 100 hanno rinunciato ad alimentari necessari, il 21% non ha avuto soldi per il riscaldamento (27,5% in Sicilia) e il 20% per andare dal medico (in Sicilia e Campania circa il 25%).

Fonte: tiscali.it