martedì 20 novembre 2007

INTERNET, CI SALVERA' IL WIRELESS?



Mentre mi accingo a pubblicare sul web il mio blog, mi rendo conto che l’intero Fortore manca di Adsl: di una linea digitale ad alta velocità per il collegamento ad Internet. E mi rendo conto che lavorando fuori sono un privilegiato. In pochi secondi mi collego con tutti i portali che voglio. Che grande invenzione il web. Da qualsiasi luogo puoi connetterti col mondo intero. Certo se hai un modem da 56k tutto diventa più difficile. Ti senti emarginato. Escluso. E in un mondo globalizzato dove la rete può diventare anche volano di sviluppo economico, sentirsi relegato ai tempi della pietra (dal punto di vista cibernetico) ti fa anche un po’ rabbia.

Perciò mi ha incuriosito - trasmesso da Report (Rai3) domenica scorsa - come alcuni comuni della provincia di Ancona hanno risolto il cosiddetto ‘digital divide’. Avranno pensato dove non arriva la linea telefonica arriva la tecnologia wireless (senza fili): e così hanno deciso di dotarsi di antennine che trasmettono il segnale da un paese all’altro. Con buona pace delle compagnie telefoniche.

E allora mi chiedo perché non si fa la stessa cosa per i comuni del Fortore? Mi metto su Google e faccio la mia ricerca: adsl fortore. Ed ecco apparire sul motore di ricerca un articolo pubblicato il 15 giugno scorso sul “Quaderno” dal titolo “Internet: Fortore verso il wireless, dato che l’ADSL non arriva”.
Nel pezzo si legge: “La Comunità montana del Fortore per colmare il divario informatico, vissuto dal territorio ha deciso di sfruttare il decreto del 4.10.2005 del ministero delle Comunicazioni che liberalizza l’utilizzo di tecnologie wireless. Con una spesa di 280.000 euro ha puntato su quelle di ultima generazione ovvero sul wimax, acronimo di worldwide interoperability for microwave access, che consente l'accesso a reti di telecomunicazioni a banda larga e senza fili. Dovrebbe cominciare a funzionare nel 2008”.
Il 2008 si sta avvicinando e vedremo se i cittadini del Fortore avranno almeno la possibilità di collegarsi al mondo più velocemente e uscire (almeno virtualmente) dall’isolamento in cui sono relegati.

sabato 17 novembre 2007

BIANCO RACCONTA LA SUA BASELICE

di Leonardo Bianco

Antonio Bianco giornalista e saggista, nato a Baselice nel 1965, racconta in questo libro la storia socio-economica del suo paese, piccolo centro della Valfortore. “Modernizzazione e arretratezza in una comunità del Sannio-Latifondo, emigrazione e lotte politiche a Baselice”, il titolo della ricerca sociologica nella quale si analizza il ventennio che va dagli anni 50 agli anni 70.

Attraverso un’analisi precisa e dettagliata il libro mette in evidenza la trasformazione economica che attraverso le rimesse degli emigranti e il finanziamento pubblico ha portato sì una modernizzazione del tessuto sociale della comunità indagata, ma senza arrivare ad un vero e proprio sviluppo del paese.

In effetti, se le condizioni del reddito pro-capite migliorano a ciò non si accompagna una razionalizzazione dell’apparato produttivo. L'autore, in sostanza, mette in evidenza la profonda trasformazione avuta da questa micro realtà nel periodo post-bellico, “mettendo – si legge nel libro – in relazione il paese con i fenomeni macrosociali esterni quali l’emigrazione, la formazione di un mercato del lavoro, l’intervento pubblico ed i consumi di massa”.

Grazie a tutto ciò scompare il latifondo e gli affittuari diventano padroni delle terre che coltivavano. Tutto ciò porta ad una profonda trasformazione della famiglia e dei rapporti sociali stessi: il cambiamento economico fa sparire e sorgere nuove figure sociali.

Due motivi per leggere il libro. Il primo è semplice da consultare nonostante i numeri e le tabelle. Secondo, il libro racconta molto bene e senza annoiare uno spaccato importante della vita di Baselice e potremmo dire del Sud negli anni del cosiddetto miracolo economico.

Il libro è stato presentato il 9 settembre scorso nella sala consiliare del Comune fortorino. All’iniziativa hanno partecipato il presidente dell’ordine dei giornalisti della Campania, Ottavio Lucarelli, e il presidente dell’Assostampa Molise, Giuseppe di Pietro. A moderare il dibattito il giornalista dell’Asca, Francesco del Vecchio.

lunedì 15 ottobre 2007

VESUVIO IMBIANCATO


Era una calda mattina di fine gennaio. Benché la temperatura fosse mite il Vesuvio aveva la cima imbiancata di neve. Per i forestieri, come me, era uno spettacolo. Mi trovavo a Napoli per un colloquio di lavoro. Lasciai la mia vecchia utilitaria in un parcheggio della villa comunale e mi avviai per un vicolo della città. L’incontro durò pochissimo.

La solita proposta: “Lei ha le carte in regola, ma le possiamo fare al massimo un cococò per sei mesi. Capisce…”. “Certo, le farò sapere” risposi. Assorto nei pensieri tornai al parcheggio. Infilai le chiavi e misi in moto. Un breve giro del motorino di avviamento e la vettura non partì. “Cavolo!” pensai, “ho lasciato le luci accese, si è scaricata la batteria”.

Mi avvicinai ad uno di quei chioschi che si trovano sul lungo mare e chiesi: “Per favore dov’è un elettrauto”. “Di fronte, accanto alla chiesetta ce n’è uno” m’indicò il gestore. Percorsi tutta la villa da una parte all’altra e trovai ciò che mi serviva. “Scusi, mi si è scaricata la batteria, può aiutarmi?”.“Certo” rispose un giovane sulla trentina basso e scuro. “Arò sta la macchina” disse in napoletano stretto. “E’ proprio oltre la strada” dissi. 

Prese quell’aggeggio elettronico tipo macchina da scrivere, lo poggiò su un carrello come quelli che le donne anziane utilizzano per fare la spesa nei supermercati e ci avviammo. “Una bella giornata. La città è incantevole, peccato…”.

Il giovane non mi lasciò finire la frase e replicò: “Napoli è bella, ma qui non si vive più. Se potessi fuggirei da questa città...”. Nel frattempo, arrivammo alla macchina. Aprii il cofano. Lui attaccò le pinze dell’aggeggio alla batteria. Polo positivo. Polo negativo. La macchina ripartì subito. “Quanto le devo?” chiesi.“Dieci euro” rispose. Ringraziai e ripartii. Il mio sguardo si soffermò di nuovo sul Vesuvio. I raggi del sole attraversarono il parabrezza e mi riscaldarono l’anima.

(Racconto pubblicato sul quotidiano nazionale "lastampa.it")