venerdì 1 febbraio 2013

No Triv Sannio, ecco come firmare la petizione. L'ex assessore regionale Nappi: 'Tutelare il Fortore'

ener
Si mobilita il popolo "No Triv Sannio" per scongiurare le ricerche petrolifere nella provincia di Benevento. E' stata redatta infatti, la petizione popolare già redatta nei giorni precedenti. Per supportare l'iniziativa è sufficiente lasciare i propri dati su questo link
http://www.activism.com/it_IT/petizione/appello-per-fermare-la-ricerca-e-l-eventuale-sfruttamento-di-idrocarburi-nella-provincia-di-benevento/42026

Intanto sull'argomento è intervenuto, con un'intervista rilasciata a "Repubblica" anche Gianfranco Nappi, l'ex assessore all'agricoltura della Regione Campania. "Sotto l’attenta regia del Governo Monti e, manco a dirlo, nel consenso della Regione Campania, si stanno avviando le procedure conclusive per l’ingresso in grande stile in Campania della Delta Energy ltd. società del Regno Unito.

La società in questione è una delle principali protagoniste nella ricerca di idrocarburi liquidi e gassosi: ebbene si, dopo i ‘successi’ lucani, anche la Campania si accinge ad aprire una sua via allo sviluppo fondata sulla risorsa
energetica di maggiore futuro e di minore impatto ambientale esistente (sic): il petrolio.

L’area in questione riguarda la provincia di Benevento, oltre 30 comuni, epicentro nella Val Fortore. Siamo ad un passo dall’avvio delle ricerche. L‘iter non è ancora concluso, ma le fasi più importanti si sono consumate in un silenzio assordante. Se le ricerche partiranno, come appare assai probabile, nessuno sa se daranno effettivamente risultati apprezzabili. E’ credibile che non si avvii una ricerca in un’area dove non si abbia una seria probabilità di riuscita.

Dunque, facciamo lo scenario completo: si trova il petrolio. Nel giro di pochi anni la Val Fortore si troverà inondata da pozzi, trivelle e quant’altro. Diciamo come in Val D’Agri. Cambia il destino di un pezzo di Regione. Davvero imbarazza il fatto che una simile possibilità, dalle implicazioni così grandi, sia assunta senza un confronto pubblico, senza quel necessario processo democratico in assenza del quale nessun meccanismo di sviluppo positivo si può avviare. Ma, diamo per scontato che del petrolio si trovi, ovviamente in quantitativi che non potranno che essere in ogni caso contenuti, davvero è questa la prospettiva che può costruire un futuro diverso per quei territori come per la Campania? Queste domande sarebbe corretto porsele esattamente ora. Dopo, sarà troppo tardi in ogni caso. A me, una prospettiva del genere, appare più come una scorciatoia che brucia futuro piuttosto che costruirlo. Si veda anche la discussione che è aperta in Basilicata proprio sull’esperienza della Val d’Agri dopo circa venti anni di storia. Certo su quel petrolio c’è qualcuno che ci ha guadagnato, a cominciare dall’ENI.

Mi pare difficile che si possa sotenere che ci abbia guadagnato la Basilicata, nè mi sembra si possa sostenere che la realtà di sviluppo della Valle sia mutata sensibilmente nel mentre aumentano le serie preoccupazioni di impatto ambientale delle attività in corso da tanti anni. E i comuni si ritrovano con la mancia lasciata dall’ENI molto spesso senza sapere bene neanche come utilizzarla : non solo perchè magari è carente un progetto di sviluppo d’insieme, ma perchè quella scelta è in radicale contraddizione con ogni idea di sviluppo fondato sulla valorizzazione delle risorse del territorio: quelle emerse e rinnovabili e non quelle sommerse, finite e carburante, appunto, di uno sviluppo drogato e inquinante. Le due cose non possono stare insieme. Ecco perchè nessun turismo,rilancio dei prodotti dell’agricoltura, qualità della vita... si è determinato in Val d’Agri.

E allora vediamola questa Val Fortore. Sono alcuni anni che mi capita di conoscerla a fondo, da napoletano. Parliamo di un’area di straordinario valore ambientale, il Sannio ai confini con Molise e Puglia : un’area marginale nel paradigma dello sviluppo industrialista che invece diventa centrale in quello fondato sulla valorizzazione delle risorse dei territori, con la loro storia e cultura; sulla esaltazione della loro unicità e inimitabilità che mal si adatta alle riproduzioni seriali; sulla sua capacità di fondarsi sulla qualità: della vita, del prodotto, del lavoro, delle relazioni sociali.

Mi sembra davvero difficile immaginare che in un territorio dove già le pale eoliche l’hanno vinta su ogni altro elemento verticale del paesaggio (e poco male, si tratta di energia pulita: l’unico vero rammarico e’ che al territorio, di questa energia prodotta e del suo valore, rimanga ben poco...), a San Giorgio la Molara, forse uno dei paesi d’Italia con il più alto numero di bovini allevati pro capite, e di una razza pregiata, la Marchigiana (cugina della Chianina per intenderci ), o a Castelpagano, dove da piccoli allevamenti di montagna con mucche che mangiano erbe e fieni di svariate qualità, è nato il primo, e al momento unico, latte diventato Presidio Slow Food nel mondo, il Latte Nobile, o a Castelfranco in Miscano, dove in questi anni si è rilanciata un’antica tradizione casearia che fa del Caciocavallo prodotto in quel territorio una eccellenza assoluta, o a Montefalcone dove si coltivano legumi eccezionali come il fagiolo giallo di Montefalcone o quello giallo del Fortore, o in tutta l’area, dove di coltiva un pomodorino che , cresciuto in montagna praticamente senz’acqua, ha una consistenza e un gusto straordinari, o a San Marco dei Cavoti, famoso nel mondo per i suoi torroncini o nel territorio dove si incrociano i Regi Tratturi della transumanza più antica, tutto questo possa continuare a diventare, progressivamente, il fondamento di un faticoso percorso di sviluppo e di valorizzazione in presenza delle trivelle e degli effluvi delle scorie del petrolio bruciate h24.

Non raccontiamoci sciocchezze : le due cose insieme non si tengono. O se ne sceglie una o l’altra. E davvero non dovremmo avere alcun imbarazzo nella scelta. Ma c’è ancora il tempo per una scelta?". (E noi aggiungiamo il famoso Moscato di Baselice, ndb).

www.ilquaderno.it

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