venerdì 25 gennaio 2013

Trivellazioni. Il prof Cicchella (Unisannio): “Dove saranno smaltiti i rifiuti petroliferi tossici?”

di Erika Farese

Il Sannio terra di conquista per i cacciatori dell'oro nero. Dopo aver di recente ottenuto il Via regionale al progetto di ricerca di idrocarburi denominato "Pietra Spaccata", che coinvolge molti comuni del Tammaro e del Fortore, la società inglese Delta Energy è pronta ad avviare un altro progetto, questa volta tra Sannio e Irpinia, denominato "Case Capozzi", che coinvolge 15 comuni della provincia di Benevento e 4 dell'Irpinia. Per fermare le trivelle si stanno attivando amministrazioni e associazione ambientaliste. Di pochi giorni fa la conferma della nascita del comitato No Triv Sannio. Ma perchè le trivelle fanno tanta paura? Quali rischi le attività di ricerca petrolifere comporterebbero per il territorio e l'ecosistema sannita? E l'inquinamento?
In una intervista, rilasciata ad NTR24, il Prof. Domenico Cicchella, ricercatore e docente di Geochimica all’Università del Sannio e Associate Editor della rivista scientifica internazionale “Journal of Geochemical Exploration”, risponde ad alcune domande che molti si pongono quando si parla di trivellazioni petrolifere. Il prof. Cicchella è anche autore di decine di articoli scientifici su riviste internazionali e nazionali tra cui ricordiamo lo studio condotto sulle acque minerali e di rubinetto italiane. È inoltre autore di diverse monografie tra cui l’Atlante geochimico-ambientale della Provincia di Benevento.

Perché secondo lei è necessario che il Sannio dica no alle trivellazioni petrolifere?
Sono convinto che qualora ci fosse il petrolio, alla fine della storia questo territorio ne uscirebbe solo come vittima dell’ennesima ingiustizia ambientale. È chiaro che nel Sannio sono pronti ad una folle caccia all’oro nero. Analizzando le richieste ed i permessi, le compagnie petrolifere sembrano sicure di trovare dei giacimenti di idrocarburi che si preparano a sfruttare. Senza un intervento immediato per tutelare le risorse naturali che il territorio ci offre e le economie locali che da esse dipendono, queste aree rischiano di diventare una groviera con rischi inaccettabili per le comunità locali. Qualora ci fossero idrocarburi nel sottosuolo sannita, ripeto, le grandi multinazionali del petrolio arriveranno, lo prenderanno, si arricchiranno ed andranno via lasciandosi probabilmente alle spalle l’ennesimo disastro ambientale.

Quali rischi la ricerca e lo sfruttamento di idrocarburi comportano per l’ecosistema del Sannio?
A prima vista, sembrerebbe un'attività innocua. Si scava un buco nel terreno, si verifica la presenza di petrolio e poi tutto finisce. E' così oppure la situazione è più complessa? È ampiamente documentato da diversi lavori scientifici che una volta che il petrolio e le altre sostanze chimiche derivanti dalla sua estrazione penetrano nei suoli e nelle acque possono persistere per decenni, influenzando negativamente la vegetazione e le altre forme di vita.

I progetti di trivellazione, previsti tra Sannio e Irpinia, sono davvero numerosi. C’è una probabilità di compromettere la potabilità di gran parte delle acque di questi territori?
Le rispondo solo che nel Paese in cui si è scavato uno dei primi pozzi di petrolio al Mondo cioè in America, recentemente i governatori degli Stati della regione dei Grandi Laghi hanno detto NO all’estrazione di petrolio proprio al fine di proteggere le falde acquifere. È ormai noto a tutti che l’acqua nel prossimo futuro sarà una risorsa fondamentale e non vedo ragioni valide per compromettere le riserve idriche del nostro territorio.

Dal punto di vista chimico, quali sono le conseguenza più importanti che le attività di ricerca petrolifera determinano nell'ambiente e di conseguenza anche sulla salute?
Generalmente dal sottosuolo viene estratta una miscela di petrolio gas e acqua. Quest’acqua può contenere circa 8-10% di idrocarburi nonché altri additivi chimici come solventi organici, piombo, cromo, nichel, zinco, cadmio, mercurio, arsenico, cianuro, e bario cioè tutte sostanze tossiche per l’uomo. Quest’enorme quantità d’acqua deve essere depurata prima di essere smaltita nel più vicino corso d’acqua. L’altro problema è legato ai fanghi e ai detriti, che anche essi possono contenere grandi quantità di additivi chimici, sali, metalli e idrocarburi. Quest’ultimi sono rifiuti speciali che vanno smaltiti in apposite discariche. Visto che dalle nostre parti non riusciamo a depurare neppure le acque contenenti reflui urbani e per quanto riguarda i rifiuti li smaltiamo esportandoli altrove, le lascio immaginare il destino del “rifiuto” petrolifero.

Questi effetti nocivi si determinerebbero solo nel caso in cui effettivamente si rinvenga petrolio nel sottosuolo, oppure anche l'attività di trivellazione in sé può portare danni all’ambiente?
Ovviamente gli effetti maggiori si avrebbero con l’estrazione del petrolio anche se non sono da escludere effetti inquinanti, anche se più contenuti e facilmente controllabili, legati alla perforazione dei pozzi.

Petrolio è una parola, che nell'immaginario collettivo, viene associata alla ricchezza, soldi. Non si pensa subito ai danni ambientali o all'inquinamento. Ma secondo lei è così? Ci potrebbero essere dei vantaggi in termini economici, per esempio per i proprietari dei suoli sui quali si effettuano le trivellazioni?
Beh è giusto associare petrolio è ricchezza, i petrolieri sono sicuramente molto ricchi. Non so quanto convenga al nostro Paese estrarre petrolio. In Italia il titolare di una concessione di coltivazione di un giacimento di idrocarburi è tenuto a corrispondere annualmente allo Stato il valore di un'aliquota del prodotto della coltivazione pari solo al 7% della quantità di idrocarburi liquidi e gassosi estratti. Questo denaro viene poi assegnato al Ministero dell'Ambiente e al Ministero dello sviluppo economico per assicurare il pieno svolgimento rispettivamente delle azioni di monitoraggio ambientale e delle attività di vigilanza e controllo della sicurezza degli impianti. Per ciascuna concessione sono esenti dal pagamento dell'aliquota i primi 20 milioni di mc di gas e le prime 20000 tonnellate di petrolio prodotti annualmente in terraferma, condizioni queste tra le più convenienti al Mondo secondo le stesse compagnie petrolifere perlopiù straniere che non hanno neppure restrizioni sul rimpatrio dei profitti. Che io sappia non è previsto alcun compenso per gli Enti locali e ancor più per i cittadini.

Qualche cittadino è invece convinto del contrario, anzi crede che questo possa rappresentare un volano di sviluppo per le aree interne della Campania.
Di questi tempi accade tutto e il contrario di tutto, qualcuno va in giro raccontando che ha visto un ciuccio volare e molti gli credono. Io l’unico ciuccio che vedo volare è il Napoli in serie A, ma se così fosse, un domani sarò il primo a ricredermi.

Lei si è fatto promotore di un appello, che cittadini, amministratori, membri di associazioni e di organizzazioni professionali della Provincia di Benevento, possono sottoscrivere per fermare la ricerca e l’eventuale sfruttamento di idrocarburi. Oltre a firmare l'appello, secondo lei, cosa altro possono fare le istituzioni, le amministrazioni locali e la stessa Università del Sannio per difendere il territorio?
In verità sono solo l’autore dell’appello, i veri promotori sono molti cittadini, associazioni e liberi professionisti come i geologi Briuolo e Portoghese. Veda, io non sono un sannita, sono un napoletano che ha scelto di vivere qui non solo per motivi di lavoro, ma anche come scelta di vita. Sono anni che studio l’inquinamento ambientale, soprattutto delle aree urbane, e i danni che provoca alla salute dell’uomo e di conseguenza ho trasferito la mia famiglia nel Sannio. Chi vive in questo territorio deve essere consapevole di vivere in un’area ancora poco contaminata, e questo sono sicuro che a lungo termine rappresenterà una fonte di ricchezza importante. Il Sannio deve assolutamente puntare sulla cosiddetta green economy, su fonti energetiche rinnovabili, sul turismo e su prodotti alimentari di alta qualità. Credo che i sindaci dei vari comuni e l’assessore provinciale all’ambiente Aceto condividano il mio pensiero e sono pronti a dare battaglia. Per quanto riguarda l’Università del Sannio, essa rappresenta una risorsa fondamentale per le aree interne della Campania. Le garantisco che molte ricerche che oggi vengono fatte in questi territori non si sarebbe mai neppure immaginato farle senza l’Università a Benevento. Il Dipartimento di Scienze ha condotto numerosi studi di carattere ambientale di fondamentale importanza; ne cito due tra i tanti: la Cartografia geochimica ambientale della Provincia di Benevento da me realizzata e la Carta delle frane della Provincia di Benevento del gruppo di ricerca del Prof. Guadagno. Certo molto spesso il nostro lavoro è conosciuto solo in ambito scientifico e non viene divulgato ai più, ma voi giornalisti venite ad intervistarci in Dipartimento, sarete sempre ben accolti e scoprirete tante cose nuove.

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