lunedì 10 gennaio 2011

Fortore ribelle. Il brigantaggio postunitario


L’associazione Trediciarchi continua nella sua opera di ricerca e di documentazione per la conoscenza e la promozione dell’area del Fortore. Un’area a cavallo delle province di Campobasso, Foggia e Benevento il cui patrimonio storico, artistico, archeologico e ambientale, non è ancora sufficientemente tutelato e valorizzato.
Ad essere approfonditi nei mesi di gennaio e di febbraio saranno quattro argomenti di notevole interesse storico e culturale in generale. Il ciclo di incontri, che vede la presenza di esperti del settore, sarà tenuto nei locali della Biblioteca comunale e del Circolo degli anziani di Riccia.

Questi i titoli: Fortore ribelle. Il brigantaggio postunitario, con Antonio Bianco (15 gennaio); Orme nella neve. Il lupo tra ambiente e leggende nella valle del Fortore, con Corradino Guacci (29 gennaio); Alla scoperta di artisti e dipinti nei paesi del Fortore. Sec. XVI-XIX, con Dante Gentile Lorusso (12 febbraio); Canti e suoni del Fortore, racconto in musica di Vincenzo Lombardi con i “Musicanti della Memoria” (26 febbraio).

Il ciclo di incontri sarà aperto con un tema di stretta attualità, considerate le contestuali celebrazioni per il centociquantenario dell’Unità d’Italia: il brigantaggio. A parlarne sarà Antonio Bianco, giornalista professionista da diverso tempo impegnato nella ricerca e nello studio del fenomeno, che ebbe nell’area del Fortore uno dei suoi più attivi focolai. Ad essere indagate saranno le gesta dei capobriganti Michele Caruso di Torremaggiore, vero flagello delle popolazioni dell’epoca, del collese Francesco Saverio Basile, detto “Pilorosso”, di Antonio Secola di Baselice, di Giovanbattista Varanelli di Celenza Valfortore, detto “Tittariello”. Regno indiscusso di questi ribelli al nuovo ordine costituito, che raccolsero sotto il loro comando migliaia di uomini, fu il bosco Mazzocca, con l’inaccessibile e tristemente noto “Toppo delle Felci”, quartier generale e punto di partenza di ogni scorribanda.

I boschi sono anche l’ambiente prediletto dai lupi e del rapporto intercorso, nei secoli, tra il lupo e l’uomo, tratterà dettagliatamente Corradino Guacci. Etologo e naturalista per passione, studioso da anni della specie egli esaminerà l’influenza di questo animale sulle attività agricole e la vita di ogni giorno nonché sull’immaginario collettivo. Infine focalizzerà l’attenzione sulla realtà storica ed attuale della presenza del lupo nella Valle del Fortore mettendo, tra l’altro, in evidenza il suo ruolo di corridoio ecologico ed il peso della transumanza nella colonizzazione del territorio.

Alla scoperta degli artisti che abbellirono con i loro dipinti le chiese dei paesi del Fortore ci introdurrà la relazione di Dante Gentile Lorusso, artista, restauratore e profondo conoscitore della materia. Un viaggio iconografico e di appofondimento sulla vita e sulle opere di artisti vissuti tra il Cinquecento e l’Ottocento, tra i quali: Donato De Cubertino. che affrescò il castello di Gambatesa, Benedetto Brunetti di Oratino, artefice di due imponenti tele a Riccia e a Celenza Valfortore, e ancora Antonio Scaroina, presente anch’egli in entrambi i paesi citati.
Gli incontri saranno chiusi da uno spettacolo musicale frutto di un’annosa ricerca sul campo condotta da Mariella Brindisi e Mario Mancini, entrambi di Macchia Valfortore, che hanno scandagliato le comunità della valle e hanno raccolto numerose testimonianze del repertorio tradizionale di canti del patrimonio orale fortorino: da quelli satirici a quelli intonati in occasione di pellegrinaggi, ma anche canti rituali, ninne nanne, maitenate. Lo spettacolo sarà introdotto e raccontato da Vincenzo Lombardi, noto etnomusicologo molisano. Il gruppo dei “Musicanti della memoria”, è composto, oltre che da Mariella (chitarra battente e voce) e Mario (tamburi a cornice), anche da Luca Bersaglieri (chitarra) e Alfonso Ciccaglione (organetto).

2 commenti:

Angelo Iampietro ha detto...

La conoscenza parte sempre dal vicino e si irradia a raggiera per raggiungere i lontani spazi; né, d’altronde, è proficua una programmazione se non parte dal proprio territorio con la finalità di scoprire e realizzare prospettive che mirano ad orizzonti lontani.
Capita spesso, e questo è un grave errore di impostazione culturale,che non si conosca ciò che è stato, ciò che è avvenuto intorno a noi, ossia le vicende vissute dai nostri antenati in contesti storici ben definiti. E quale abitante della Valfortore negli anni che vanno dal 1861 a seguire fino alla fine del decennio, non abbia vissuto o abbia fatto i conti col fenomeno del “Brigantaggio postunitario”?.
Una finestra su questa tematica fu aperta dal compianto amico Prof. Alfonso Mascia, che in una Sua opera teatrale propose la figura del brigante baselicese Antonio Secola. Un dramma che aiutava ed aiuta a far capire il vasto fenomeno del brigantaggio in loco a chi non ne aveva mai sentito parlare nemmeno per racconto. Vi sono videocassette teatrali sulla figura del brigante Secola.. .
Un convegno, su una tematica tanto attuale, organizzato dall’”Associazione Trediciarchi” è un’opera meritevole di apprezzamento per la finalità culturale che si propone; lo proporrà con studiosi esperti della materia, le cui conoscenze sono frutto di intenso studio e di passione storica nel’aver ricercato quei documenti che danno luce su un fenomeno tanto vasto e che forse in passato è stato volutamente sottaciuto.
Ben vengano questi incontri culturali su questo ed altri lavori!. La cultura è l’asse portante e vincente del nostro futuro che qualcuno, con strategie miopi ed individualistiche, vorrebbe fortemente limitare.
Buon lavoro ed auguri a Voi studiosi delle vicende storiche e sociali dell’area fortorina ed a Voi Componenti dell"Associazione Trediciarchi", che vi fate carico dell'oneroso compito di "far conoscere per far sapere".

Angelo Iampietro

Paolo Giordano ha detto...

Gentile Antonio,
purtroppo non sono potuto intervenire alla conferenza in quel di Riccia.
Però un fraterno amico mi ha donato il libro su Antonio Secola: spero di riuscire a leggerlo al più presto. Sfogliandolo ho incontrato “Tittarello”, a cui non riuscivo a dare un nome ed una collocazione precisa. Ne avevo sentito parlare di recente, ma ignoravo se esistesse realmente. Ho appurato quindi che il suo vero nome era Giambattista Varanelli. Sarei curioso di scoprire quanto più possibile su costui. Come molti “sudicoli” sto pian pianino conoscendo la vera Storia…. Scoprendo tante manipolazioni, omissioni e falsità. Insomma sono tra i tanti che stanno riconquistando la propria dignità ed il proprio orgoglio di meridionali. Non so a cosa porterà, ma appurare che si era ben diversi da quel che ci hanno insegnato sui libri di scuola è molto importante… anche per guardare avanti.
Ma torniamo a Giambattista come se ne può sapere qualcosa di più?
Paolo Giordano
Campobasso