martedì 20 luglio 2010

Svimez: Sud sempre più povero

La crisi erode ulteriormente la ricchezza al Sud tanto che, colpito duramente dalla recessione, il Pil di quest'area del paese nel 2009 è tornato ai livelli di 10 anni fa. Ma non solo: l'industria, il cui valore aggiunto è crollato del 15,8%, è addirittura "a rischio di estinzione". E' la cupa fotografia scattata dal Rapporto Svimez sull'economia del Mezzogiorno 2010, secondo cui serve un nuovo progetto Paese per il Sud, che parta dal rilancio delle infrastrutture, con piano di 38 miliardi di euro.

Nel 2009 il Pil del Sud è calato del 4,5%. Un valore molto più negativo del -1,5% del 2008, leggermente inferiore al dato del Centro-Nord (-5,2%). Il Pil per abitante è pari a 17.317 euro, il 58,8% del Centro-Nord (29.449 euro). Due, si legge, le cause principali dell'andamento recessivo: investimenti che rallentano e famiglie che non consumano. Queste ultime infatti hanno ridotto al Sud la spesa del 2,6% contro l'1,6% del Centro-Nord. Mentre gli investimenti industriali sono crollati del 9,6% nel 2009, dopo la flessione (-3,7%) del 2008.

Disoccupazione record
Dal 2008 al 2009 infatti l'industria manifatturiera del Sud ha perso oltre 100mila posti di lavoro, di cui 61mila soltanto lo scorso anno. In questo modo il gap dell'industria meridionale con il Centro-Nord e il resto dell'Europa si è ulteriormente aggravato. Secondo la Svimez per uscire dall'impasse occorre promuovere una nuova politica industriale specifica per il Sud, con risorse adeguate. E uno degli elementi fondamentali dovrebbe essere costituito dalla fiscalità di vantaggio. Il tasso di occupazione nella media del 2009 è sceso dal 58,7% a 57,5%: su 380mila posti di lavoro in meno in tutto il Paese, 186mila sono stati al Centro-Nord (-1,1%) e 194mila in meno (-3%) al Sud. E al Sud i lavoratori hanno molte meno tutele: al Nord per ogni persona che perde il lavoro, 2 sono protette, al Sud è l'opposto, solo un lavoratore su 3 ottiene la Cig.

Lo spopolamento
Da segnalare poi che in 20 anni quasi 2,4 milioni di persone hanno abbandonato il meridione con 9 emigrati su 10 che si recano al Centro-Nord. Nel solo 2009 114mila persone si sono trasferite dal Sud al Nord, 8mila in meno rispetto al 2008. La crisi, inoltre, ha colpito duro i pendolari, generalmente giovani, laureati e precari. Nel 2009 sono stati 147mila, in calo del 14,8% rispetto al 2008, pari a 26mila in meno.Un Meridionale su tre a rischio povertà - In valori assoluti, al Sud, si tratta di 6 milioni 838mila persone, fra cui 889mila lavoratori dipendenti e 760mila pensionati. I dati - gli ultimi disponibili, relativi alla situazione 2007 - emergono dal Rapporto Svimez sull'economia del Mezzogiorno secondo cui ben il 44% delle famiglie meridionali, quasi una famiglia su due, non ha potuto sostenere una spesa imprevista di 750 euro (26% al Centro-Nord).

Secondo il rapporto, il 14% delle famiglie meridionali vive con meno di 1.000 euro al mese, un dato quasi tre volte superiore all'altra ripartizione (5,5%). Ed è da considerare che nel 47% delle famiglie meridionali vi è un unico stipendio, fetta che passa addirittura al 54% nel caso della Sicilia. Hanno inoltre a carico tre o più familiari il 12% delle famiglie meridionali, un dato quattro volte superiore al Centro-Nord (3,7%), che arriva al 16,5% in Campania. Ma il rischio povertà, secondo la Svimez, resta anche con due stipendi. Nel 2008, inoltre, è arrivata con difficoltà a fine mese oltre una famiglia su 4 (25,9%), contro il 13,2% del Centro-Nord.

Una famiglia su cinque non ha i soldi per andare dal medico
Una su cinque non si può permettere di pagare il riscaldamento. E' quanto rivela il rapporto Svimez sull'economia del Mezzogiorno 2010. Secondo la Svimez, nel 2008 nel 30% delle famiglie al Sud sono mancati i soldi per i vestiti e nel 16,7% dei casi si sono pagate in ritardo le bollette. Otto famiglie su 100 hanno rinunciato ad alimentari necessari, il 21% non ha avuto soldi per il riscaldamento (27,5% in Sicilia) e il 20% per andare dal medico (in Sicilia e Campania circa il 25%).

Fonte: tiscali.it

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