mercoledì 28 ottobre 2009

L'ITALIA DEI POTERI ESPELLE IL SUD

di Antonio Gentile

In un precedente editoriale che, tra l'altro, ha riscosso un notevole interesse, parlammo di un accordo segreto esistente tra poteri forti del Nord al fine di determinare un processo di divisione del Paese, da ottenersi attraverso un indebolimento dell'unità economica, politica e sociale.

Continuando, dunque, in quest'opera d'informazione che L'Altro Sud si è posto, sui meccanismi reali che sono dietro l'emarginazione del Mezzogiorno, e per meglio comprendere gli enormi interessi che sono legati a questo processo di destrutturazione dello Stato italiano, bisogna prendere in considerazione lo sviluppo di accordi, più o meno esclusivi, esistenti tra soggetti della politica, della finanza e dell'economia.

Un esempio molto esplicito di queste dinamiche che sfuggono alla maggioranza dei cittadini si può ritrovare nella "santa alleanza" creatosi tra Comunione e Liberazione e la Lega Nord.
Partendo dal "federalismo padano", così caldeggiato dal Senatùr e gradito dal presidente della Regione Lombardia, il ciellino Formigoni, l'obiettivo comune è sfruttare lo smantellamento dello Stato italiano con il progressivo passaggio di molte sue competenze alle regioni per trasferire dal pubblico al privato lucrose attività: dalla sanità alla scuola, dalle autostrade all'energia, dall'immigrazione alla formazione.

Un enorme business gestito dalla potentissima Compagnia delle Opere, vicina a CL, che raggruppa circa 34000 imprese con un fatturato di 70 miliardi di euro.
L'annuncio di Formigoni versione leghista, che Lombardia e Veneto, oltre al "federalismo fiscale" intendono "agguantare" il maggior numero di competenze dallo Stato, ormai comatoso, e gestire direttamente una serie di aree strategiche - persino il nucleare –, ha acceso l'entusiasmo irrefrenabile della "camicie verdi" che ora guardano ad un compromesso politico sulla spartizione delle regioni del Nord.

Dunque, Comunione e Liberazione, Compagnia delle Opere, e Lega Nord, solidissima aggregazione di poteri religiosi, politici e finanziari, vedono in questa loro collaborazione la possibilità di ottenere vantaggiosi progetti imprenditoriali, di guidare le regioni forti del Paese come Veneto, Lombardia e Piemonte, depotenziando mortalmente lo Stato unitario. E questa "santa alleanza", in realtà, si dimostra esplicitamente trasversale – vedi l'inchiesta "Why not".

Nel cosiddetto "Intergruppo parlamentare per la sussidiarietà", luogo bipartisan dove in pratica si smantella il pubblico in favore del privato, un po’ tutti i partiti, da destra a sinistra, si ritrovano uniti. È evidente, da quanto detto finora, che nel momento in cui le regioni del Nord, motivate da interessi forti, acquisendo autonomia, si separano sempre più dal resto d'Italia, inserendosi pienamente in quella cooperazione interregionale europea fatta di rapporti bilaterali, protocolli d'intesa, gemellaggi, la rinnovata "Questione Meridionale" rimane un problema esclusivo dei cittadini del Sud.
L'Italia unita, che si accinge nel 2010 alla retorica delle celebrazioni commemorative, rimane solo una decrepita ed inattuale enunciazione.

Mentre le regioni del Mezzogiorno raggiungono livelli drammatici di povertà, di disoccupazione, di emarginazione, di criminalità più o meno organizzata, ai limiti della rivolta sociale, l'altra Italia raccolta intorno ai propri interessi se ne va per la sua strada lasciando dietro di sé, come in un angoscioso day after, le rovine fumanti di un Paese storicamente mai unito.

E ridicole sono, poi, le dichiarazioni dei partiti politici nazionali, che dopo 150 anni, continuano a promettere interventi risolutivi in favore del Meridione, ben sapendo che non esiste nessuna volontà concreta di aiutare questa parte dell'Italia, condannata dai "fratelli italiani" alla degenerazione sociale.
Ancora più squallido, poi, è il comportamento di molti politici meridionali che, indifferenti alla condizione di agonia sociale in cui sono precipitati interi strati della nostra popolazione, in un processo irrefrenabile di periferizzazione fondato sull'accantonamento di intere generazioni, si contendono come sciacalli brandelli maleodoranti di potere.

Forse, in tutto questo disastro, la vera e più potente arma che le popolazioni del Sud possiedono è quella di prendere consapevolezza della loro condizione. È il disgusto che deve nascere dal sapere di essere solo parte anonima di un meccanismo inesorabile al servizio della riproduzione sociale dell'esistente gerarchia di potere. Insomma solo quando il popolo meridionale si renderà conto dell'usurpazione perpetrata ai suoi danni, allora reagirà ad un destino determinato da altri.

Questo deve essere l'impegno di tutte le energie sane che si ritrovano sul territorio, iniziando dalle organizzazioni meridionaliste, politiche e culturali, unite in una grande ed epocale battaglia di verità e di coscienza.

www.laltrosud.it

1 commento:

Anonimo ha detto...

La lettura di questo articolo mi ha fatto molto riflettere su quale sarà il nostro futuro. Nonostante non abbia la dovuta preparazione per analizzare i mutamenti dei rapporti che avvengono all'interno del paese Italia, l'articolo ci mette in guardia di ciò che sta avvenendo, in sordina; il Sud è spinto, ogni giorno, verso il continente caldo. E' giunta l'ora di riacquistare quella consapevolezza che possa lenire gli affani economici del momento per guardare nostro futuro con maggiore fiducia. Se proprio i "forti" non vogliono capire ragione e vogliono fare, come quando si gioca con le carte napoletane ad "Asso piglia tutto", ad ogni male, secondo me, c'è sempre una soluzione. Ebbene, è giunto il momento che molti Meridionali si sveglino dal torpore che li ha visti sempre accomodanti verso ogni situazione, senza mai guardare lontano per costruire un futuro che offra delle possibilità ai nostri figli, evitando che scappino tutti, portando altrove la ricchezza. L'emigrazione interna, prima, e l'immigrazione, ultima, ha fatto la ricchezza del Nord. Io sono felice della loro ricchezza, ma non tollero il disprezzo e l'umiliazione di chi ha contribuito col proprio lavoro alla loro ricchezza. Anch'io, nel mio piccolo, ho contribuito alla ricchezza del Nord. Anch'io ho lavorato per loro con onestà e rigore morale. Mi dispiace che da quando non abbiamo più figure politiche di un certo spessore etico, morale e culturale qualcuno ha cercato, con voce suadente, di allargare la faglia delle penisola che allontana le regioni del Sud dalle altre.I cantieri eterni della Salerno-reggio Calabria è solo opera del Sud? L'immondizia a Napoli, che non si sarebbe mai dovuta accumulare e non tolta, è solo opera del Sud (chi costruiva i termovalorizzatori?)? . I treni veloci a lunga percorrenza che mancano al Sud e le carrozze di età garibaldina? e i pochi collegamenti tra le are geografiche della penisola, è tutta opera del Sud? E gli aeroporti, dove li mettiamo? E' tutta colpa nostra? La delinquenza è soltanto da atribuire a noi o anche a chi nei tempi debiti non è intervenuto con provvedimenti efficaci quando la situazione lo richiedeva?. Adesso ci chiudono anche le scuole dei piccoli comuni, così come hanno fatto con altri servizi pubblici essnziali, secondo l'ottica che tutto deve essere all'attivo. Ma chi di dovere conosce l'orografia del Meridione?. La privatizzazione dei beni di tutti chi ha arricchito? I nostri rappresentanti, indipendentemente dall'appartenenza, cosa fanno riguardo a quanto esplicitato nell'articolo?. E' possibile che bisogna dire sempre "sì", anche quando ci allontanano , come le scarpe vecchie quando si rompono (così fanno con noi cittadini onesti!).
Ho un'idea che voglio far conoscere: valorizziamo le nostre risorse e difendiamole, così come si faceva in Firenze per i prodotti artigianali. E, poi, vista che c'è la globalizzazione, possiamo anche comprare ciò che è possibile acquistare anche dal mercato globalizzato, non vi pare!. Alla noncuranza ed al disprezzo si risponde col non rispetto, sempre nel rispettto delle regole di convivenza civile e della legge.
Che questo tema venga dibattuto anche su questo blog.
Iaman