mercoledì 6 agosto 2008

Legambiente: 1.650 comuni a rischio di estinzione

E’ un’Italia a due velocità, da una parte quella di un vero e proprio miracolo italiano che è la capacità dei territori di fare rete e sistema, dall’altra quella di un numero crescente di comuni sempre più interessati dal “disagio insediativo”. Un disagio che se nel 1996 colpiva 2.830 comuni, nel 2006 ne ha interessati 3.556 e con una previsione di 4.395 comuni per il 2016 (in pratica uno su due) dei quali, in assenza di interventi, 1.650 sono destinati a diventare vere e proprie “ghost town”. Un fenomeno che da territori marginali o marginalizzati comincia a interessare aree di più ampie dimensioni mettendo a rischio non solo i piccoli comuni, ma anche oltre la metà di quelli con meno di 10.000 abitanti: è quanto emerge dal rapporto di Confcommercio-Legambiente sull’Italia del disagio insediativo “1996/2016 - Eccellenze e ghost town nell’Italia dei piccoli comuni” realizzato in collaborazione con Serico-Gruppo Cresme.

COSA VUOL DIRE “DISAGIO INSEDIATIVO”

Le condizioni che portano al disagio in molti comuni italiani sono da ricercare, oltre che in una debolezza insediativa della popolazione residente (calo delle nascite, aumento della popolazione anziana, ecc.) anche in condizioni evidenti di impoverimento delle potenzialità produttive e dei talenti, con indici economici che segnalano la debolezza strutturale di queste aree da cui deriva lo scarso appeal verso l’esterno e, di conseguenza, la capacità di attrarre e accogliere nuovi cittadini, nuovi abitanti, nuove famiglie ed imprese.

Occorre sottolineare che le differenze non sono tanto tra montagna, collina, pianura e città, quanto all’interno delle medesime categorie. Ovvero, c’è una montagna ricca e una montagna impoverita, una collina valorizzata e una dimenticata, ci sono città al passo con i cambiamenti imposti dall’economia della globalizzazione e altre in forte ritardo.

Il dato più rilevante nel confronto 1996/2006 è l’aumento, non solo del numero (con relativo territorio e popolazione interessata), ma anche della dimensione media di questi comuni. E, aumentando la dimensione media, è cresciuta la soglia critica al di sotto della quale si realizzano e si evidenziano le condizioni del disagio insediativo. Che, quindi, non è più solo un fenomeno circoscritto a territori marginali, ma si allarga e si estende a quelli di più ampie dimensioni. Ciò è indubbiamente legato ad un maggior depauperamento territoriale, con conseguente diminuzione, in una sorta di circolo vizioso, dei servizi alle persone e alle imprese, oltre ad un elevato indice di vecchiaia e a un basso valore della natalità e dell’immigrazione.

Lo studio, evidenziando che di questi comuni ben il 95,4% (3.408 su 3.558 totali) ha meno di 10.000 abitanti, indica tale valore come soglia dimensionale critica.
(fonte: legambiente.it)

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