martedì 3 giugno 2008

Michele del Vecchio (Tuteliamo il Fortore) solidarizza con don Franco

Postiamo la lettera aperta che Michele del Vecchio ha inviato nei giorni scorsi al direttore del "Sannio quotidiano", Luca Colasanto.

Egregio Direttore
Ho letto con molta attenzione la lettera pubblicata sul Suo giornale domenica 25 maggio a firma del Parroco di S. Bartolomeo in Galdo, Don Franco Iampietro dal titolo: “Don Iampietro: Noi della Valfortore siamo figli di una provincia disgraziata e matrigna”. Conosco bene Don Franco, mio fraterno amico fin dall’infanzia, e lo conosco come un tipo riservato, schivo molto accomodante, ma nello stesso tempo dinamico e foriero di idee. Se ha usato espressioni molto forti nei confronti di una classe politica e dirigenziale inefficiente, vuole significare che effettivamente anche Lui ha dovuto constatare l’assoluto abbandono di tutti riservato alla Valfortore.

Don Franco ha chiesto aiuto alla stampa ed ai media in generale per porre al centro dell’attenzione i molteplici problemi che affliggono da anni il Fortore ed i suoi abitanti.
Va detto che già nel novembre del 1988 l’allora Vescovo di Benevento, S.E. Mons. Carlo Minchiatti dopo una visita pastorale effettuata nei paesi fortorini volle stilare un documento di denuncia che rappresentò sia un atto di accusa verso ritardi ed inadempienze e sia una analisi storica della situazione della Chiesa locale, sempre più radicata con la sua gente tanto da condividere con loro le medesime preoccupazioni ed ansie. E’ quello che ha fatto Don Franco nel denunciare la morte di una madre di tre figli avvenuta presso l’ospedale di Campobasso, ma è quello che hanno fatto anche due suoi predecessori, Don Carmine Jarossi e Don Vittorio Moscato, che con “parole taglienti e con interviste incisive” mettevano a nudo la situazione della Valfortore e della loro Baselice negli anni ’50 e ‘70 .

Da allora ad oggi poco o niente si è fatto se ancora si continua a morire per mancanza di soccorso o se per percorrere 60 Km di strada per raggiungere il capoluogo di provincia occorrono ore di cammino.
Analizzando più attentamente la nota pastorale di S.E. Minchiatti notiamo che ad un certo punto essa punta l’attenzione sugli squilibri geologici, economici e sociali che esistono nel Fortore che forse giustificano in parte i ritardi accumulati ma certo non attenuano l’amarezza di constatare che è poco probabile che in altre zone d’Italia si possano accumulare tanti disastri, malanni, calamità dovuti a una natura ingrata. La responsabilità principe è l’incuria e l’inerzia dell’uomo. “Se c’è una meraviglia”…..leggiamo nella nota…… “è proprio quella che la gente non abbia ancora abbandonato in massa una terra , che sembra fatta apposta per umiliare, offendere, castigare chi ha avuto la fortuna di nascervi. E, appunto, il fenomeno dell’emigrazione sta lì a dimostrare che chi ha potuto è andato realmente via o è in procinto di farlo”.

A questo punto non è più tempo di parole ma di fatti, occorre percorrere strade nuove con persone motivate che hanno a cuore le sorti della nostra gente creare una nuova classe politica che programmi seriamente il futuro e che “in nome di una giustizia umana e cristiana intervenga per risolvere problemi esasperati che riguardano la sanità, la viabilità, lo sviluppo agricolo ed artigianale per i giovani” (così la nota pastorale di S.E. Minchiatti a pag. 5). Questo lo possiamo fare solo noi con le nostre forze, senza tentennamenti e titubanze, senza servilismo ma consapevoli di operare nel giusto, mandando a casa chi fino ad ora si è servito dell’onestà e della bontà della popolazione per ingiusti profitti personali. Chi ha svenduto il nostro territorio, uno dei più belli d’Italia, per pochissimi soldi a vantaggio di singoli soggetti che hanno avuto la capacità di sistemare solo parenti ed amici ma non risolvere certo il problema occupazionale. Anche la chiesa ha una grossa responsabilità è tempo di uscire dalle sacrestie “ripartendo dagli ultimi” solo sociologicamente ma “primi evangelicamente” verso nuovi traguardi non impossibili da raggiungere per il bene di tutti.
Con affetto
Michele Del Vecchio
(Pres. Ass. “Tuteliamo il Fortore”)

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