mercoledì 23 aprile 2008

Il Sud e la nuova emigrazione


Per chi come me ha fatto il percorso inverso, leggere oggi sul “Corriere della sera” l’inchiesta sulla nuova emigrazione, non può fare altro che restare allibito. Ciò che speravamo finito per noi meridionali è ricominciato alla grande. Ogni anno 270 mila persone vanno al Nord per studiare e lavorare. “Ogni anno – si legge sul quotidiano – , infatti, si spostano dalle regioni meridionali verso quelle del Centro-Nord circa 270 mila persone: 120 mila in maniera permanente, 150 mila per uno o più mesi, dice l'istituto di ricerca Svimez. Un dato vicino a quello dei primi anni Sessanta, quando a trasferirsi al Nord erano 295 mila persone l’anno”.

Un esodo biblico. Come negli anni postbellici. Ma questa volta con caratteristiche diverse. Se in quegli anni erano soprattutto operai a spostarsi al Nord (inviando nei paesi di origine le cosiddette rimesse, i soldi risparmiati), questa volta le famiglie del Sud, non solo pagano i costi per l’istruzione dei propri figli, ma addirittura li debbono aiutare economicamente a mantenersi.
“Parlare di 270 mila uomini e donne – continua l’inchiesta – che ogni anno vanno da Sud a Nord per lavorare o per studiare significa immaginare una città come Caltanissetta che si sposta tutta intera per trovare un futuro. Anche i contorni economici del fenomeno sono profondamente diversi da quelli del dopoguerra. Allora le rimesse degli emigranti generavano un flusso di risorse discendente, dalle regioni settentrionali a quelle del Mezzogiorno: servivano a mantenere le mogli o i genitori anziani rimasti al paese e magari a mandare avanti i lavori per costruire o ampliare la casa. Oggi, al contrario, i soldi risalgono la Penisola, per sostenere gli studenti meridionali nelle Università del Nord o i lavoratori precari che non ce la fanno ad arrivare alla fine del mese, ma che tirano avanti con l’aiuto delle famiglie d’origine (comprese le pensioni dei nonni) con l’obiettivo di raggiungere poi il contratto a tempo indeterminato”.

Ancora una volta dunque il Nord produttivo si avvantaggia dell’esercito di riserva che trova al Sud per arricchire la propria economia. Alla faccia del federalismo fiscale della Lega. Qui ci vorrebbe un federalismo umano del Mezzogiorno. I ragazzi ce li formiamo noi. E a noi dovrebbero restare. Questo sì che sarebbe vero federalismo. Altro che i bla bla bla che ci vengono a propinare in campagna elettorale i vari Viespoli, Mazzoni, Izzo, Boffa e Pepe. Tanto i loro figli non emigrano mai.

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