sabato 14 marzo 2015

Infrastrutture? Sud (quasi) a secco

Le Ferrovie? Brennero, Torino-Lione, Valico dei Giovi, Milano-Venezia, Treviglio-Brescia, Torino-Milano-Venezia, collegamento con i porti di Livorno e La Spezia e poi le briciole al Sud con un progetto di potenziamento tecnologico del nodo di Napoli.

I porti? Ravenna, Trieste, Vado Ligure, Livorno, Venezia, Civitavecchia e Cagliari. Collegamenti ferrovie-aeroporti? A Roma, Milano e Venezia.

Gli interporti? Padova, Trieste e Pordenone. Le strade? Gra di Roma e bypass di Palermo. Le idrovie? Ferrara.

E' da brividi leggere l'elenco (quello completo è nel comunicato ufficiale del governo) delle opere che l'Italia considera fondamentali, da finanziare e realizzare entro il 2020 con l'aiuto dell'Europa (2,5 miliardi su 6,8 complessivi).

Su 71 iniziative presentate, 60 sono a carattere territoriale, 58 sono al Centronord, Sardegna compresa, dove va circa il 99% delle risorse, e due di piccoli importi a Napoli e Palermo.

Leggere per credere. Leggere per indignarsi. Leggere per reagire. Non domani, MO!
www.mit.gov.it

venerdì 13 marzo 2015

Sùn Ná, il nuovo disco di Max Fuschetto: elogio della diversità e delle connessioni

Compositore, oboista, autore sempre attento all'incrocio dei linguaggi, Max Fuschetto ha raccolto gli ottimi risultati di Popular Games (2010) e ha lavorato sperimentando nuovi equilibri e inedite combinazioni sonore: nel nuovo disco Sùn Ná la messe strumentale e vocale sospende e sfuma il confine tra gli strumenti tradizionali e il corpo elettronico e, come di consueto nella scrittura di Fuschetto, spicca il crossover linguistico.

Sùn Ná è un elogio della diversità e delle connessioni: si canta in francese, in inglese, in lontane lingue africane, in arbereshe, tra musica colta, etnica, popular, improvvisazione e molto altro (per leggere l'intervista al musicista fortorino clicca qui sotto)

Fattitaliani.it:

giovedì 12 marzo 2015

Eolico, ricerca calcola se conviene progettarlo e localizzarlo

Prevedere la possibilità di costruire un impianto eolico attraverso studi che possono dirci se vale la pena progettarlo in un determinato modo e localizzarlo su un sito idoneo.

Questo quello che riesce a fare un calcolo indicato in una ricerca dell'Istituto di biometeorologia del Cnr (Ibimet-Cnr) di Firenze, pubblicata su 'Renewable energy'.

Oltre a essere un evento meteo dannoso, il vento - dice il Cnr - è ''anche una risorsa energetica importante. Ma per sfruttarlo serve un attento calcolo delle sue potenzialità per definire precisamente localizzazione e struttura degli impianti eolici''.

''L'intensità di turbolenza di un sito è data dal rapporto tra la deviazione standard della velocità del vento e il valore medio della velocità del vento - spiega Giovanni Gualtieri dell'Ibimet - in campo eolico è un parametro fortemente critico, in quanto al suo aumentare crescono anche i carichi sulle turbine, che ne riducono il ciclo di vita, le perdite dell'energia prodotta e l'incertezza nella stima della produttività''.

Ora, con la ricerca, ''questo parametro, per la prima volta in campo eolico, è stato invece trattato come un fattore 'positivo'. Il risultato del lavoro consiste nel prevedere l'andamento a quote difficilmente raggiungibili con strumentazione dai costi contenuti a partire da semplici misure a terra: un vantaggio evidente, in fase di progettazione di un impianto eolico''.

(fonte: Ansa)

mercoledì 11 marzo 2015

REGIONALI, QUANTO SUD CI SARÀ NELL'URNA

Quante sono le formazioni meridionaliste che si preparano al voto di maggio? A fornirci un quadro della situazione è il giornalista Pino Aprile.

"In vista del voto per le regionali, le formazioni politiche che si richiamano a temi meridionalisti si muovono in ordine sparso; e può sembrare deludente, perché c'è chi ha ritenuto politicamente più produttivo allearsi con i grandi partiti nazionali; e chi ha deciso di correre da solo. I primi, pur se piccoli (come gli altri, del resto) ritengono di poter condizionare in senso meridionalista, almeno al Sud, i partiti nazionali; gli altri pensano che da chi, di centrodestra o centrosinistra, ha governato sinora contro il Sud, non ci sia nulla di buono da sperare. Le elezioni, e soprattutto il dopo-elezioni, ci diranno chi potrà far di più, se saprà farlo, se glielo lasceranno fare", scrive il giornalista sulla sua pagina facebook Terroni.

Lo scrittore poi prende ad esempio soprattutto la Campania, dove sono presenti tutte le formazioni meridionaliste e le analizza una per una:

"- Insorgenza Civile (di destra), di Nando Dicè, e Meridionalisti Democratici, di Domenico Capobianco (fra centrodestra e centrosinistra: scusate le schematizzazioni, ma devo cercare di dare un'idea, a costo di non essere precisissimo) hanno scelto di salire a bordo di un treno sicuro, la lista del sindaco Pd di Salerno e candidato presidente della Regione, Vincenzo De Luca. Sul futuro di questa esperienza grava, da una parte, la contestata accoglienza offerta da De Luca al capo della Lega, Matteo Salvini, a Salerno; dall'altra, il fatto che De Luca si presenti come proconsole, in Campania, di Matteo Renzi, capo del governo più feroce degli ultimi decenni con il Mezzogiorno. Insomma, i meridionalisti alleati del sindaco di Salerno avranno l'ingrato compito di contenere le oscillazioni del vulcanico De Luca da un Matteo all'altro.

"- Il Partito del Sud, storica formazione creata dal patriarca Antonio Ciano, ex comunista, fiero gramsciano (Antonio Gramsci, originario di Gaeta, fu fra i più decisi a condannare il modo in cui fu unificata l'Italia), è da tempo alleato di Luigi De Magistris, sindaco di Napoli, che per le regionali, non ha ancora sciolto le riserve.

- MO! è la novità: sorto dall'alveo di Unione Mediterranea, con altre inclusioni lungo il percorso (da Enzo Gulì ed altri ex dell'Associazione Neoborbonici, al movimento Vanto di Angelo Forgione, alla neonata formazione Identità Insorgenti di Lucilla Parlato, per la scissione da Insorgenza), si presenta solo contro tutti. Candidato presidente è il giornalista-saggista Marco Esposito; in lista c'è una buona rappresentanza della comunità campana, dagli imprenditori ai capi della rivolta civile della Terra dei fuochi, ma estranei ai giri della politica professionale. Mi è stato chiesto di “vigilare” su quei candidati, che conosco quasi tutti, pur non aderendo io né a MO!, né a UM, né a nessun'altra formazione.

- Associazione Neoborbonica presieduta dal professor Gennaro De Crescenzo: come sempre, non si candidano e non votano, ritenendo che l'opera di formazione di una nuova classe dirigente, consapevole della storia negata e dei diritti calpestati del Sud, sia lontana dall'esser compiuta.

In Puglia, il Partito del Sud è con Michele Emiliano. Ma lo stesso Emiliano è l'esponente di un partito nazionale più attento ai temi del Mezzogiorno (insieme a qualche decina di associazioni e comitati, mi chiese di assumere la guida del Movimento meridionalista; che preferii non accettare). L'orientamento, non ufficialmente espresso, degli altri gruppi meridionalisti è, per questo, più nel cercare un accordo con Emiliano, che nell'agire da soli, come in Campania".




martedì 10 marzo 2015

Restare per innovare la bellezza del nostro Sud (Fortore)

"È possibile raccontare attraverso il digital storytelling la bellezza di un territorio rurale come il Fortore beneventano?
È quello il tentativo di un progetto di innovazione sociale costruito intorno all’esperienza di sound landscaping delle due artiste Tessa Elieff e France Jobin proprio per dare nuova luce ai paesaggi culturali, fisici e sociali delle sue comunità", scrive Alex Giordano sul suo blog Resto al Sud.

"Il suono, le tecnologie, i nuovi media rappresentano degli strumenti preziosi per descrivere un territorio rurale: l’universo digitalizzato nel quale viviamo quotidianamente può essere ormai rappresentato come un dominio di narrazioni complesse, in cui le tecniche di racconto di storie (lo “storytelling”) diventano potenti mezzi che possono essere utilizzati per dare nuova luce agli elementi che caratterizzano la storia e la cultura dei luoghi rurali in senso specifico: l’identità, le tradizioni, il paesaggio", e continua:

"Indagare queste forme narrative è stato l’animo del workshop che con lo staff di RuralHub (www.ruralhub.it) abbiamo avuto il piacere di coordinare all’interno del bellissimo progetto LIMINARIA (www.liminaria.org) condotto con i compagni di ricerca e di vita neorural di INTERFERENZE (www.interferenze.org) e TABULA RASA (www.tabularasaeventi.net)".

"Uno stuolo di anime, di diversa provenienza geografica e con un background professionale altrettanto poliedrico, tutte chiamate a raccolta nell’esplorazione del Fortore e poi dai momenti conviviali resi possibili grazie alle amministrazioni di Molinara e San Marco dei Cavoti. In attesa della nuova edizione di Liminaria, che si svolgerà dal 1 al 6 giugno 2015 e che coinvolgerà anche il territorio di Baselice, spostando il baricentro verso l’Alto Fortore, nella convinzione che spesso l’essenziale è invisible agli occhi e che tecnologie ed artisti possono aiutarci a tracciare i confini dell’era postglobale", conclude il docente di netnografia e brand reputation presso l’università di Urbino e di Salerno.

lunedì 9 marzo 2015

Regionali Campania, in campo anche i meridionalisti

Saranno in campo anche i meridionalisti nelle elezioni regionali della Campania del prossimo 10 maggio, con una lista civica che interrompe un silenzio durato 155 anni. L'assemblea dei promotori della Lista civica "MO!" ha individuato in Marco Esposito il candidato presidente.

Esposito, 51 anni, è un giornalista da trent'anni attento ai temi del Mezzogiorno, ha scritto libri come "Chi paga la devolution?", "Federalismo avvelenato" e "Separiamoci".

E' stato assessore per due anni nella prima giunta de Magistris, dove si è distinto per attività in favore dei consumatori, della piccola impresa, di quella innovativa e della regolarizzazione e sburocratizzazione delle attività commerciali.

La lista civica MO! ha annunciato che non farà alleanze con nessuna delle forze politiche nazionali.

sabato 7 marzo 2015

La Falanghina de La Guardiense è il miglior vino italiano

Nella tappa finale de “I Migliori vini Italiani 2015” a spuntarla è stata la Falanghina “Senete” del Sannio Dop 2013 di La Guardiense, nota casa vinicola di Guardia Sanframondi in provincia di Benevento. La rassegna enologica, organizzata presso il complesso monumentale del Santo Spirito in Sassia a Roma, allestita allo scopo di valorizzare le eccellenze vitivinicole italiane ha premiato così uno dei prodotti campani per antonomasia.

I vini premiati sono stati selezionati da Luca Maroni, una delle firme dell’ enologia italiana più prestigiose al mondo, secondo il metodo di degustazione scientifico, basato sull’ analisi sensoriale, attraverso i parametri di consistenza, equilibrio e integrità.

Lo stesso Luca Maroni ha guidato gli ospiti in un interessante viaggio dedicato al nettare degli dei, terminato con la premiazione dei prodotti più meritevoli elencati in questa XXII edizione dell’Annuario dei Migliori Vini Italiani 2015. Ospiti della manifestazione, oltre ai produttori premiati, sono stati numerosissimi giornalisti della stampa specializzata, personalità delle istituzioni e del mondo dello spettacolo.

Ancora una volta la Falanghina e il Sannio tra i più grandi nomi dell’ enologia italiana. D’altronde questo poliedrico e florido vitigno rappresenta ormai un volano importantissimo della viticoltura e dell’ economia del nostro territorio. Un contributo importante a quel pezzo di Mezzogiorno che funziona ma che dev’essere maggiormente conosciuto e diventare orgoglio delle nuove generazioni.
La Falanghina de La Guardiense è il miglior vino italiano | ècampania

giovedì 5 marzo 2015

Baselice, Giuseppe Del Vecchio inventore dell'apparecchio per la cottura uniforme di alimenti alla griglia

Non sempre il Sud è sinonimo di arretratezza (come vuole farci credere la vulgata corrente), ma spesso esprime intelligenze e capacità sbalorditive nel campo delle innovazioni. E' il caso di una baselicese doc, ma non vogliamo tediarvi con i nostri commenti. Basti leggere l'articolo postato qui sotto e apparso su Realtà sannita per rendersene conto

Giuseppe Del Vecchio nato a Baselice (Bn) il 27 aprile 1957 è un acuto innovatore-inventore erede di una tradizione artigianale familiare esemplare. Il padre, Antonio Del Vecchio, nato il 20 gennaio 1927, è stato una figura 'eroica' dell'artigianato di Baselice.

Con il contributo di Michele Marucci è stato possibile osservare da vicino non solo il brevetto che descriveremo di seguito ma anche raccogliere i tratti originali di una attività artigianale come quella della lavorazione del ferro. La visita all'officina consente di cogliere, con sorpresa, una innata vocazione di lunga data all'innovazione. La descrizione dettagliata delle tempere diverse da utilizzare per le singole parti di un'ascia rappresentano una vera lezione di tecnologia e di approccio culturale innovativo.

Tutto ha origine con la passione e i sacrifici di Antonio Del Vecchio. Il racconto della fornitura dei metalli per l'officina lascia sbalorditi. Antonio si recava a Napoli ad acquistare i metalli necessari in bicicletta: 8 ore all'andata e ben 12 ore al ritorno con la bicicletta sovraccarica dei metalli. Degno erede è risultato Giuseppe.

L'apparecchio ideato, brevettato e realizzato, rappresenta una svolta nel campo della sicurezza alimentare. Non descriveremo i dettagli tecnici del brevetto, per mettere al riparo da clonazioni illegali l'autore, ma è utile sottolineare i positivi effetti salutistici che il nuovo apparecchio consente. E' noto agli studiosi di scienze alimentari dei rischi connessi alla cottura dei cibi ed in particolare della carne alla griglia: produzione e sedimentazione di residui nocivi alla salute.

Il sistema inventato, geniale, evita alla radice il problema eliminando ogni possibilità di contatto dei residui con gli alimenti. Le potenzialità di questa invenzione per migliorare il rapporto alimentazione e salute sono considerevoli sia per i grandi numeri (ristoratori) e sia per uso familiare.

L'auspicio è che al più presto si trovino le risorse e gli interessati ad investire nella valorizzazione industriale degli apparecchi (produzione e commercializzazione) in modo da coniugare più salute anche con più lavoro. Sarebbe auspicabile un interessamento anche delle istituzioni ed in particolare della Camera di Commercio ad accompagnare e sostenere l'attività meritoria di Giuseppe Del Vecchio.

Varie - Giuseppe Del Vecchio inventore dell'apparecchio per la cottura uniforme di alimenti alla griglia (04/03/2015)

Microcredito, assegnati 150mila euro al Comune di Baselice

Il Comune di Baselice ha pubblicato sul proprio sito web un manifesto con il quale comunica di aver partecipato con esito positivo all’avviso per la selezione di Progetti integrati dei piccoli comuni (Pico) per un importo pari a 150mila euro.

"In questo modo intende rafforzare l’azione a sostegno dello sviluppo delle capacità imprenditoriali, contrastare i fenomeni di spopolamento, di difficoltà di accesso al credito da parte delle imprese, e promuovere parallelamente la propensione dei territori locali ad attrarre nuovi investimenti. Il Pico ha l’obiettivo primario di promuovere opportunità lavorative per i disoccupati ed inoccupati, in particolare giovani, donne e immigrati", si legge in una nota dell'esecutivo guidato da Canonico.

mercoledì 4 marzo 2015

Politiche digitali, Italia agli ultimi posti in Europa

Correva l’anno 2014 e Renzi annunciava in pompa magna una svolta epocale nel campo dell’innovazione tecnologica (“L’Italia deve cambiare faccia, anzi deve cambiare interfaccia”). Da una Venezia estiva il premier insisteva sul superamento del gap digitale e sulla creazione di nuovi posti di lavoro nel settore. Secondo il Censis lo spread digitale, infatti, costa al Belpaese 3,6 miliardi all’anno di mancata crescita economica.

E così a bacchettare la Penisola in tema di politiche digitali ci ha pensato l'Unione europea. Secondo il rapporto Digital economy and society index 2015, presentato nei giorni scorsi e quasi ignorato dalla stampa, l’Italia è soltanto al venticinquesimo posto nella classifica elaborata dalla Commissione europea. Siamo in compagnia di Paesi definiti a basse prestazioni quali Ungheria, Slovacchia, Slovacchia, Cipro, Polonia. Peggio hanno fatto solo Grecia, Romania e Bulgaria.

Tutt’altro discorso per i Paesi ad alte prestazioni digitali. In cima alla classifica svettano quelli che hanno saputo investire in innovazione tecnologica: Danimarca, Svezia, Paesi Bassi, Finlandia.

Ma quali sono le ragioni del nostro ritardo? L’Italia paga innanzitutto lo scotto di non aver creduto nelle potenzialità della rete. Siamo ultimi in Europa per connessione a internet veloce (la media è di 9,18 Mbps): solo il 21 per cento delle famiglie ne fa uso.

Un altro dato negativo è l’abbonamento del 51 per cento delle famiglie italiane alla banda larga fissa. Mentre gli abbonati alla banda larga superiore (30 Mbps) sono pari al 2,2 per cento. Basti pensare che la media UE è del 22 per cento per capire come il ritardo nell’Agenda digitale penalizzi fortemente aziende e cittadini.

“Lo sviluppo dell'economia digitale sembra essere frenato dal basso livello di competenze digitali”, si legge nel rapporto. E così solo il 59 per cento degli utenti usa abitualmente internet, mentre addirittura 31 per cento degli italiani non sa nemmeno come si accede alla rete. Non solo: il 42 per cento degli utenti utilizza i servizi bancari online e il 35 per cento fa acquisti online.

Va un po’ meglio per le imprese nel campo della gestione digitale (ventiduesimo posto), ma non si fa progressi nello sfruttare le potenzialità dell’e-commerce, qui il fatturato totale è di appena il 4,8 per cento.

L’Italia non brilla, poi, nemmeno in tema di e-Government. Per la Commissione europea, “in parte perché i servizi pubblici online non sono sufficientemente sviluppati e in parte a causa delle carenze in termini di competenze digitali”.

Sono trascorsi un po’ di mesi dalle dichiarazioni di Matteo Renzi e solo alla fine dell’anno scorso il Governo ha predisposto il Piano nazionale banda ultra larga e quello di Crescita digitale per il perseguimento degli obiettivi dell’Agenda digitale, così come previsto dall’Accordo di partenariato 2014-2020.

“Dotare l’Italia di reti a banda ultralarga è anche la premessa per avere un giorno un’Italia più veloce, più agile, meno burocratica”, si legge nei piani della presidenza del Consiglio, che – è notizie di queste ore – metterebbe sul piatto 6 miliardi di risorse da qui al 2020.

Intanto, non solo continuiamo ad essere gli ultimi per copertura a banda ultralarga “ma anche la nazione con la più estesa diffusione di aree a fallimento di mercato (aree bianche next generation) d’Europa”. Un bel risultato non c’è che dire.