venerdì 16 gennaio 2015

UN FORTORE DA SCOPRIRE, IL FORTORE DI DOMANI

(Tratto dal blog Liminaria) La motivazione che ci ha spinti a tornare è quella di cercare nel nostro piccolo un’alternativa, un cambiamento di rotta, nuove soluzioni che abbiano un’ombra lunga sul futuro, che possano un giorno diventare buone pratiche diffuse. Adesso questo posto ci suggerisce un futuro costruito con le nostre mani…

Lentamente il Fortore.
Lentamente siamo ritornati.

Ognuno percorrendo la propria strada.
Ognuno arricchito da un bagaglio di esperienze fatte altrove.

Dopo anni passati lontano abbiamo guardato la nostra terra con occhi nuovi.
Non era più la terra vuota che ci ha spinto ad andare lontano per cercare quello che qui mancava.
La terra che un tempo vedevo isolata oggi è una terra incontaminata, dove un tempo vedevo arretratezza oggi vedo antichi saperi da preservare.

Nella ricerca di posti che sembravano offrire maggiori possibilità di formazione e occupazionali abbiamo avuto anche la possibilità di vedere più da vicino le contraddizioni di questa società e dei nostri stili di vita.

Troppo spesso il fattore economico è considerato l’aspetto più importante al punto da rendere accettabile scelte e abitudini che vanno a discapito dell’ambiente e della nostra salute sia fisica che psicosociale. La motivazione che ci ha spinti a tornare è quella di cercare nel nostro piccolo un’alternativa, un cambiamento di rotta, nuove soluzioni che abbiano un’ombra lunga sul futuro, che possano un giorno diventare buone pratiche diffuse.

Adesso questo posto ci suggerisce un futuro costruito con le nostre mani.

Un futuro fatto di sperimentazione di nuove pratiche agricole e di recupero di vecchie pratiche rispettose dell’ambiente, della persona, della società.

Questo posto è il terreno fertile da cui nasce l’idea di mettersi insieme per provare, lentamente, a trovare una strada che porti in un posto migliore, il Fortore di domani.

Nasce così la Società Cooperativa Agricola Lentamente.
Il nostro motto è composto da una singola parola: “sostenibilità”.

Sostenibilità ambientale, economica e sociale.

Per sostenibilità ambientale intendiamo la ricerca sul campo di pratiche agricole alternative a quelle diffuse oggi che hanno un notevole impatto sulla natura per l’uso di composti chimici (fertilizzanti, pesticidi, diserbanti, eccetera) che, anche se permettono raccolti quantitativamente maggiori, questo risultato va a discapito dell’ambiente, della qualità dei prodotti ed ha importanti ripercussioni anche da un punto di vista economico dato che rende dipendenti gli agricoltori dall’acquisto di tali prodotti chimici. L’immagine di una foto di mio padre che nuotava sotto la cascata ripa di San Marco dei Cavoti testimonia quanto il progresso, come è stato inteso da allora ad oggi, abbia avuto delle ripercussioni sull’ambiente. A vederli adesso quei posti non ispirano certo una nuotata.

Per sostenibilità economica intendiamo la ricerca di pratiche agricole che oltre a rispettare l’ambiente e la genuinità dei prodotti siano anche remunerative abbastanza da poter fare a meno delle sovvenzioni e dei finanziamenti che oggi sono necessari per far sopravvivere le piccole aziende agricole ma che gravano sui conti dello stato e quindi della società intera.

Infine, per sostenibilità sociale intendiamo che la terra non solo ha le potenzialità di offrire nuova occupazione, ipotesi confermata dai dati sull’occupazione degli ultimi anni, ma anche che sia adatta a nutrire il tessuto sociale a livello delle relazioni tra le persone. Il lavoro nei campi di un tempo rendeva necessario un rapporto di collaborazione tra più persone anche se oggi quasi tutti i lavori sono meccanizzati e l’aspetto aggregativo va scemando. Inoltre il contatto con la terra rimanda ad un contatto con noi stessi, un contatto profondo, portatore di equilibrio e benessere.

Iniziamo ad approfondire le nostre conoscenze sulla biodinamica, sulla permacultura, sugli orti sinergici, sul riconoscimento delle piante spontanee, abbiamo iniziato a coltivare grano antico, orzo distico e canapa.

Tutte queste attività ci hanno permesso di entrare in contatto con una grande quantità di persone, associazioni, enti che sono in sintonia con i nostri intenti. Con sorpresa abbiamo scoperto che nel territorio già prima di noi molte altre persone si sono interessate a questi temi. Credo che un processo di trasformazione sociale sia già in atto anche se può essere non facilmente visibile ad occhi distratti.
La collaborazione con più realtà possibili ci ha arricchito profondamente e dopo un anno forse non abbiamo ancora apportato un reale contributo al cambiamento di questo territorio, ma una cosa è cambiata di certo: il modo in cui oggi vedo il Fortore.

Lentamente ho scoperto che il Fortore ha ricchezze nascoste che aspettano di essere svelate.
Lentamente il Fortore.

Giulio Michele – Società cooperativa agricola “Lentamente”

mercoledì 14 gennaio 2015

QUATTRO PASSI VERSO LA LIBERTA'

di Antonio Gentile*

Le ultime decisioni dello Stato italiano, che aprono a ulteriori trivellazioni nelle regioni del Sud, in particolare in Basilicata e Sicilia, confermano il ruolo coloniale del Meridione e, dunque, l’impossibilità delle popolazioni locali di opporsi a quest’ennesimo selvaggio sfruttamento dei propri territori.

E’ ben evidente, considerando poi il degrado generale in cui vive, oramai, tutto il Mezzogiorno, che si è giunti ad un punto di non ulteriore tolleranza. Servono iniziative politiche e strumenti istituzionali fortemente innovativi che creino le condizioni ideali per una trasformazione radicale del ruolo del Sud a livello nazionale ed europeo.

La questione decisiva, la chiave per determinare una cascata di innovazioni è l’auto-riforma politico-istituzionale, l’invenzione delle proprie istituzioni di autogoverno con il profilo e la dignità di relazioni costituzionali. Dunque, la rivoluzione politica prima di quella economica, la creazione della propria libertà politica, la istituzionalizzazione libera di relazioni federali ascendenti.

Cioè la rivoluzione del nuovo federalismo come fine della subordinazione gerarchica del Mezzogiorno, fine di quel modello statale centro-periferia che ci ha consegnati e confinati in una periferia degradata dell’Impero e che ha funzionato da causa-effetto di tanti problemi, diseconomie distruttive, deficit civile.

L’obiettivo a cui guardiamo è un processo autodeterminato di creazione di una “Comunità politica” del Sud Italia, iniziativa senza precedenti nella storia meridionale, ma semplicemente più adeguata agli scenari geopolitici del nuovo millennio e alla crescente domanda di libertà che sta emergendo nelle popolazioni del Mezzogiorno. Lo Stato meridionale nella sua lunga storia ha avuto le caratteristiche di una “comunità politica” originato da un’azione di conquista e, quindi, per sua natura, accentrato, autoritario, paternalistico.

Tale e più dura è stata l’unificazione italiana che si è conclusa con la conquista dell’esercito regolare piemontese-italiano. Un Mezzogiorno conquistato che ne riceve un centralismo brutale e devastante. Nessuna decisione costituente coinvolse, tra l’altro, una rappresentanza del popolo meridionale. L’analisi storica più recente ci dice che è in atto una trasformazione epocale di portata mondiale e, soprattutto, europea e ci ricorda che dopo l’89-’91, con la caduta del Muro di Berlino e della politica bipolare, è cambiato il mondo. Si ha, in pratica, lo sgretolamento di un lungo periodo storico che andava avanti dalla Rivoluzione Francese.

L’omogeneizzazione unitaria delle pluralità e particolarità che ha retto fino a un certo punto del dispiegamento della rivoluzione industriale e della modernità dell’800 e prima metà del ’900, oggi, nell’epoca della “rivoluzione del silicio”, non può più reggere e declina progressivamente insieme al concetto dello Stato nazionale. Cambiano i valori di riferimento, le diversità, le culture locali, le individualità e le aree territoriali riprendono la scena e richiedono rispetto, titolarità di diritti e poteri.

Lo Stato moderno non può più governare l’insieme delle particolarità. E’ necessario un sistema politico nuovo per conservare le aree territoriali con le loro peculiarità. Ed è qui che si inserisce la rivoluzione federalista che emerge nell’epoca post-moderna come un’importante tentativo per conciliare il crescente e diffuso desiderio delle popolazioni di mantenere e recuperare i vantaggi delle comunità politiche di più ridotte dimensioni con la necessità di adattarsi in dei sistemi sempre più grandi, allo scopo di mantenere e rafforzare la propria particolarità culturale. Il federalismo, ricordiamolo, è stato inventato più di tremila anni fa nel bacino del Mediterraneo.

Bisogna, però, rendersi conto che il federalismo di Cattaneo, di Gioberti e altri rappresenta il passato ed è alle nostre spalle. Il vecchio federalismo ottocentesco muoveva da una pluralità e cercava tramite un foedus, un patto, di costruire l’unità ed è stato strumento per costruire lo stato unitario. Il nuovo federalismo, che noi sosteniamo, rappresenta invece il rovescio di quello tradizionale, basandosi non su un patto politico di fedeltà ma su un contratto. Uno strumento politico fortemente innovativo che potrà offrire al Mezzogiorno la possibilità di sottrarsi alla omogeneizzazione unitaria recuperando libertà e titolarità di diritti e poteri.

*Presidente del movimento politico-culturale L'AltroSud
(Il commento è tratto da "il Brigante" magazine
)

lunedì 12 gennaio 2015

Viabilità nel Fortore, quella delibera del 1873

Postiamo un interessante articolo di Leonardo Bianco apparso sul sito www.sanbartolomeaninelmondo.it

Negli ultimi mesi del 2014 le cronache del Fortore sono state caratterizzate dalle vicende legate alla viabilità e soprattutto della strada Fortorina. Tutto è iniziato con l’annuncio di fine agosto del sottosegretario Umberto Del Basso De Caro.
Il parlamentare sannita del Pd aveva comunicato che nel decreto del governo Renzi, denominato “Sblocca Italia”, erano stati inseriti i fondi per il prolungamento della Fortorina, che attualmente si ferma a San Marco dei Cavoti.

Una notizia che ha risvegliato le speranze dei cittadini fortorini che da sempre sognano una strada degna di questo nome che li avvicini al capoluogo sannita. La macchina dei proclami e delle esternazioni si mette subito in moto, ma la sorpresa è dietro l’angolo. L’Anas, infatti, fa sapere che il progetto finanziato con il decreto “Sblocca Italia” riguarderà la variante al centro abitato di San Marco dei Cavoti. Costo del progetto 47,6 milioni di euro. Con i restanti 13,4 milioni l’azienda autostradale adeguerà due tratti dell’ex Statale 369 che vanno da San Bartolomeo in Galdo a Foiano di Valfortore. L’ennesima doccia gelata per il Fortore che è costretto ad assistere all’ennesimo scippo nel silenzio imbarazzante della quasi totalità dei suoi amministratori.

Le uniche voci che si levano sono quelle del sindaco di Molinara, Giuseppe Addabbo, e del vice sindaco di San Bartolomeo, Lina Fiorilli. Quest’ultima riesce anche a strappare un incontro con il sottosegretario Umberto Del Basso De Caro nel suo comune e al quale, l’8 dicembre, hanno partecipato anche gli amministratori dei comuni limitrofi.

Qui la rassicurazione da parte del parlamentare sannita che il progetto di completamento della Fortorina, fino e oltre San Bartolomeo in Galdo, sarà inserito nell’agenda del governo Renzi. Tutto questo mentre il 14 novembre si inaugurava definitivamente la variante della Statale 212 che da Benevento arriva a San Marco dei Cavoti. Questa la storia recentissima della Fortorina e della viabilità del Fortore. Una storia però che ha origini molte più lontane.

La questione viabilità per San Bartolomeo in Galdo e i comuni limitrofi nasce con l’Unità d’Italia. Ci sono atti e documenti che dimostrano come gli amministratori locali facevano voti alle istituzioni provinciali e nazionali del nuovo Regno per ottenere una strada che togliesse dall’isolamento il Fortore. Tra questi una lettera datata 30 novembre 1873, firmata dall’allora sindaco di San Bartolomeo in Galdo, Bartolomeo Crialese, il quale scriveva ad un deputato sannita del Parlamento del Regno d’Italia,
il maggiore senatore Federico Torre: “E’ purtroppo nota, come è deplorevole la condizione di questi cittadini pel difetto assoluto di ogni mezzo di comunicazione. A fronte di un bisogno così imperioso, il municipio di San Bartolomeo in Galdo non ha mai cessato dal piatire ed insistere, invocando la provvidenza a che l’iniziata strada provinciale di Valfortore avesse pure una volta il suo corso e il suo completamento per il benessere dei numerosi popoli della florida e insieme abbandonata Valle del Fortore”. Queste le parole con le quali, già un secolo e mezzo fa, un amministratore fortorino invocava i diritti di una terra che ancora oggi aspetta risposte. Una lettera nella quale il primo cittadino sembra quasi elemosinare l’intervento e l’impegno del parlamentare. Una missiva che arriva qualche mese dopo che lo stesso sindaco Crialese aveva convocato un consiglio comunale nel quale per far voti al Ministero dei Lavori Pubblici “per lo completamento della strada da Benevento fino all’Appulo-Sannita”.

Nell’atto deliberato dall’assise comunale si lamentava i ritardi con i quali procedevano i lavori della costruzione della strada della Valfortore. Nel documento si legge: “Sono passati 12 anni e più e le aspirazioni dei cittadini di San Bartolomeo in Galdo non hanno peranco raggiunto il desiato scopo imperoché questo comune, per una di quelle inspiegabili fatalità, resta ancora isolato e conseguentemente privo di tutti gli immensi vantaggi derivanti dall’agevolazione dei transiti e del commercio. Dopo 12 anni, quando già da e per ogni dove sursero per incanto ferrovie e reti stradali, soltanto questo comune deve sentirne ancora il bisogno e più imperioso che prima per ragioni di civiltà progredita. Eppure i cittadini di San Bartolomeo in Galdo sono figli anch’essi della Gran Madre Italia e se con lei dividono i dolori hanno diritto altresì di partecipare alle sue gioie […]”.

Una delibera che è innanzitutto un attacco alla Provincia di Benevento che ignora le continue richieste del capoluogo di circondario per la realizzazione di una rete viaria che la liberi dall’isolamento e che permetta lo sviluppo economico e sociale del territorio. Un voto al Ministero dei Lavori Pubblici affinché finalmente il Fortore e San Bartolomeo potessero vedere attuati gli stessi diritti del resto dell’Italia. Un secolo e mezzo fa come oggi dunque. Il Fortore ad invocare ed elemosinare diritti e le istituzioni provinciali e statali a continuare ad ignorare tali diritti. Poco più di un mese fa, dopo che in questi ultimi 70 anni di storia repubblicana il Fortore ha continuato ad aspettare risposte e soluzioni ai suoi remoti problemi, le parole del sottosegretario hanno aperto nuove speranze. Speranze che potranno trovare riscontro nelle prossime settimane. L’attuale sindaco di San Bartolomeo in Galdo, Gianfranco Marcasciano, infatti, attraverso gli organi di stampa ha fatto sapere che a metà gennaio (in questi giorni) avrebbe convocato il tavolo tecnico con i responsabili dell’Anas e con gli amministratori dei comuni fortorini per fare un primo punto sul progetto al quale l’Anas (forse) sta lavorando. Da questo tavolo ci aspettiamo di conoscere come, dove e quando tutto questo verrà realizzato. Noi saremo qui a vigilare, a capire e se necessario a spronare. Crediamo che sia nostro dovere farlo, anche perché dopo 150 anni forse è arrivato il momento che le cosa si facciano e non si annuncino…

P.S. Per onor di cronaca (di storia) vogliamo ricordare che nella seduta del consiglio comunale del 28 aprile 1873, oltre al sindaco Bartolomeo Crialese, erano presenti: Liberato Braca, Pasquale Gabriele, Mattia Perlingieri, Vincenzo Colabelli, Raffaele Giannetta, Pasquale Grassi, Urbano Ziccardi, Samuele Monaco, Carlo Colatruglio, Domenico Braca, Angelo Catalano, Vincenzo Fiorilli, Leonardo Apicella, Luigi Vadurro, Giuseppe Rosa e Simone Reino. Gli assenti: Carlo Martini, Giuseppe D’Onofrio e Francesco Gabriele (consigliere dimissionario).

giovedì 8 gennaio 2015

L’informazione nel Blog: humus della democrazia

di Angelo Iampietro

Un organo di informazione, qualunque esso sia, che opera secondo i canoni della correttezza e riporta un’informazione oggettiva, pur esprimendo, nel dibattito, il proprio punto di vista, merita apprezzamento e riconoscimento non solo da parte dei fruitori, ma più in generale da tutti coloro che lo approvano per i risvolti culturali che essa determina nei comportamenti di una popolazione.

L’informazione arricchisce la persona e l’aiuta non solo a crescere e a maturare, ma ad essere al passo dei tempi, poiché lo sprona ad avere sempre l’occhio vigile su ciò che avviene intorno a lui, riuscendo, però, a decifrare in autonomia quanto appreso.

Del resto essa sta alla base del viver civile in un contesto sociale che tiene a cuore e difende i principi della democrazia, in base alla quale ogni individuo è cittadino a pieno titolo. Senza l’informazione non vi sarebbe libertà, elemento insostituibile per una cittadinanza attiva. Di qui la necessità di un’informazione libera che non pone bavagli al professionista che sa e svolge il ruolo con eticità nel convincimento di far conoscere e sapere.

Difendere questo principio di indipendenza è compito di ciascuna persona che ama la crescita culturale, sociale e umana di ciascuno.
Il Blog di Antonio Bianco svolge, da quando è stato posto in essere e sono già trascorsi diversi anni, con la sua informazione, pressoché quotidiana, un ruolo sociale e culturale di cui si avvantaggia, in gran parte, l’intera comunità dei centri fortorini, perché, maggiormente ad essi, è indirizzato il contenuto delle sue pubblicazioni.

Certamente gestire un “Blog”, come nel caso specifico, comporta un impegno quotidiano poiché il gestore deve reperire tutte le informazioni che vengono postate; le stesse, poi, meritano una valutazione obiettiva e deontologica prima che vengano poste in rete, sempre nel pieno rispetto delle normative vigenti. A tal riguardo nessuno può contestare che il “Blog di Antonio Bianco” non svolga a pieno questo compito che la “Legge” prima e la “deontologia professionale”, poi, pongono in essere.

Da parte mia va un grazie sempre vivo ad Antonio Bianco che, come detto in precedenza, con il suo Blog diffonde un’informazione che avvantaggia non solo l’intera comunità delle popolazioni del Fortore, ma anche i tanti che vivono lontano dai luoghi nativi.

L’augurio per il “2015” che porgo è questo: che il tuo “Blog” possa continuare a svolgere il ruolo che fin qui ha svolto, sempre con quell’entusiasmo e quella volontà, che ti contraddistinguono, nel vederlo crescere come merita.

Infine non mi resta che augurare un “Buon 2015” a te e a tutti coloro che collaborano con il tuo apprezzato mezzo di informazione, che si occupa delle idee, dei progetti, delle attività, degli eventi e di quanto avviene sul nostro territorio che merita la giusta divulgazione. Una giusta divulgazione, senza arrendersi, nel far conoscere, quanto è già stato programmato circa la conservazione del nostro habitat da ricerche che potrebbero compromettere la sua integrità naturale.

sabato 3 gennaio 2015

Trivellazioni: Il Governo accelera, il Sannio trema. Il 3 gennaio mobilitazione dei comitati 'no-triv'

"La Legge di Stabilità, approvata il 22 dicembre scorso ha ulteriormente peggiorato la situazione, modificando ulteriormente l’art. 38 e rendendo chiare (se ancora ve ne fosse bisogno) le intenzioni del governo sul tema. Così, diventano “strategiche” (e quindi seguono procedure autorizzative facilitate ed accelerate) “tutte le opere necessarie al trasporto, allo stoccaggio, al trasferimento di idrocarburi in raffineria, alle opere accessorie, ai terminali costieri e alle infrastrutture portuali strumentali allo sfruttamento di titoli concessori esistenti, comprese quelle localizzate al di fuori del perimetro delle concessioni di coltivazioni”.

E come se non bastasse, l’art.38 viene modificato proprio nella sua parte più discussa (la legittimità costituzionale del superamento dell’intesa vincolante con le Regioni), creando per di più una doppia regolamentazione: per le trivellazioni su terraferma, la definizione delle zone all’interno delle quali vengono individuate le aree “strategiche” avviene a opera dei Ministeri competenti, previa intesa non più con le Regioni direttamente interessate dai singoli interventi, ma con la loro Conferenza Unificata creando, in tal modo, una complicata situazione che, di fatto, continua a togliere poteri decisionali alle Regioni stesse. (Per leggere tutto l'articolo de ilquaderno.it clicca qui sotto) 
Trivellazioni: Il Governo accelera, il Sannio trema. Il 3 gennaio mobilitazione dei comitati 'no-triv'

domenica 28 dicembre 2014

Trasporti nel Fortore, la denuncia di un genitore esasperato

di Leonardo Bianco

Diritto alla mobilità e allo studio spesso sono un miraggio per i cittadini del Fortore. Viabilità disastrosa, trasporto pubblico inesistente rendono difficile la frequenza delle lezioni agli studenti del comprensorio fortorino. In questi anni abbiamo assistito a soppressioni di line sic et simpliciter da parte di aziende, (meglio dell’azienda che da anni fa il bello e il cattivo tempo nel Fortore: l’Etac), e inutili sono state le proteste di amministratori, che forse troppo frettolosamente o per convenienza politica, hanno abbandonato la battaglia lasciando a piedi gli studenti.

E’ stato della linea San Bartolomeo- Campobasso. Era il 2013. L’Etac decise di sopprimere il servizio che dava la possibilità a molti studenti di frequentare gli istituti superiori del capoluogo molisano, lasciando è proprio il caso di dirlo, molte famiglie in mezzo ad una strada. Poi sempre l’Etac, dopo aver soppresso e riattivato alcune linee di collegamento interno ai comuni del Fortore ha rimodulato orari e percorsi senza essere attenta alle esigenze degli utenti.

“Un servizio che non c’è e dove esiste non serve”. Questa sembra essere stata la molla che ha fatto scattare l’indignazione di qualche genitore che ha preso carta e penna (si fa per dire) e ha scritto al responsabile del settore della Provincia, l’ingegnere Minicozzi. Il papà di due studentesse del liceo scientifico di San Bartolomeo in Galdo, sostituendosi alle istituzioni che ormai evidentemente si sono arrese alla prepotenza dell’azienda di trasporto, ha proposto la rimodulazione degli orari e del percorso che una linea, a suo dire “inutile”, venga rivista in modo da poter garantire agli alunni la frequenza scolastica.

Un papà che non si arrende e ricorda quando anche lui era studente liceale e da Baselice si recava a San Bartolomeo grazie ad una linea dedicata, proprio dall’Etac, agli studenti e ai pendolari.

“Rivedere tutti i percorsi e gli orari, darebbe la possibilità anche ai ragazzi di Castelfranco e Montefalcone di frequentare anche l’istituto professionale per il commercio di Baselice, oltre consentire ai ragazzi di Baselice la frequenza del liceo dell’istituto agrario a San Bartolomeo.

Una rimodulazione che consentirebbe contestualmente all’Etac di aumentare il numero degli abbonati” ha sottolineato il genitore che fa sapere alla Provincia che la sua protesta non si fermerà e che sarà portata in tutte le sedi istituzionali. Una denuncia, quella del cittadino baselicese, che conferma il grave disagio della mobilità interna e verso il capoluogo degli utenti fortorini. Un disagio che fa i conti ormai da troppo tempo con la sordità e i capricci dell’Etac e soprattutto delle istituzioni. “Un problema che ho rappresentato agli amministratori del nostro territori, ma finora nessuno pare abbia preso a cuore la questione”.

Delle proposte presentate alla Provincia ne è a conopscenza anche la dirigente scolastica dell’Istituto “Medi” di San Bartolomeo che ha accolto con favore l’iniziativa. Ora non resta che attendere la risposta dell’azienda di trasporto, anche se visto i precedenti c’è poco da sperare.

benevento.ottopagine.net

lunedì 22 dicembre 2014

Mancato raddoppio telesina: Il trucco c'è e si vede

La strada statale 372 è un’arteria di interesse nazionale: essa collega la Puglia con la Milano-Napoli. E’ molto trafficata, soprattutto dai mezzi pesanti provenienti dalla Puglia, ma anche da quelli provenienti dal sud-est europeo, ed è spesso soggetta, proprio per il grande volume di traffico, ad incidenti mortali. 

La legge di stabilità è stata appena approvata e non ne prevede più il raddoppio. E’ importante precisare che la stessa legge non ha subito alcun dibattito in Senato, poiché è stata posta la questione di fiducia sul maxi-emendamento del governo Renzi. E’ importante precisare pure che il voto sulla fiducia preclude modifiche e ostruzionismi e che un no alla fiducia fa cadere i governi. I mass-media hanno divulgato la notizia, secondo la quale l’affossamento del raddoppio è “dovuto almeno in parte alle furenti polemiche mosse nei confronti del Governo dalle opposizioni, Movimento Cinque Stelle in primis. «Questa Legge di Stabilità è un insieme di marchette», tuonavano i senatori grillini minacciando un nuovo ostruzionismo in aula se l’esecutivo non avesse provveduto a togliere dal testo le misure tacciate di localismo”. 

I casi sono due:

Effettivamente i senatori del m5s hanno considerato il raddoppio della 372 una misura localistica;

I partiti di governo hanno strumentalizzato una serie di polemiche dell’opposizione e, per convenienze elettorali, hanno eliminato dal maxi-emendamento (sottoposto alla fiducia) il raddoppio della telesina.

Nel primo caso sarebbe evidente la totale ignoranza dei senatori grillini, riguardo alle caratteristiche dell’arteria e della sua importanza, nazionale e non localistica. La verità la si trova in gran parte nel secondo punto, e ne vedremo le ragioni. In ogni caso la sostanza non cambia: Ai partiti politici interessa solo vincere le elezioni; di incidenti e di importanza strategica del raddoppio della Telesina non gliene importa un fico secco.

Nel governo Renzi abbiamo un Sottosegretario beneventano del PD: Umberto Del Basso De Caro, un Sottosegretario con competenze – guarda caso – proprio sulle Infrastrutture, dunque con importanti poteri sulla questione. Inoltre, abbiamo la beneventana De Girolamo di NCD, alleato principale del PD.

In dieci mesi il governo ha imposto di tutto, con i voti di fiducia, respingendo qualunque forma di ostruzionismo, opposizione o modifiche. Nel nostro caso pare proprio che hanno accettato di buon grado i presunti diktat grillini. 

Un caso davvero bizzarro e singolare. Bastava lasciare il raddoppio nel maxi-emendamento, tanto ci sarebbe stata la fiducia. La verità è che le elezioni regionali in Campania sono vicinissime e il PD (molto più astuto della vecchia Democrazia Cristiana e ben conoscendo la categoria dell’elettore-pollo) ha messo in atto, con il solito aiuto della stampa amica, un’operazione tendente a sottrarre consensi: dal Movimento 5 Stelle a proprio favore. Questa operazione, rispetto ad assumersi il merito e la paternità del raddoppio, è stata evidentemente ritenuta più redditizia elettoralmente.

Mancato raddoppio telesina: Il trucco c'è e si vede - ViviTelese.it

venerdì 19 dicembre 2014

La Regione Abruzzo impugna lo “Sblocca Italia”: «incostituzionale»

Dopo le intenzioni arrivano gli atti ufficiali. La giunta regionale ha approvato la delibera con cui dà mandato all'avvocatura regionale di predisporre il ricorso alla Corte Costituzionale contro gli articoli 37 e 38 del decreto "Sblocca Italia", voluto dal governo Renzi e convertito in legge (n.164) l'11 novembre scorso, che rischia di trasformare l'Abruzzo in un distretto minerario per gli idrocarburi.

Nello specifico, i punti contestati, relativi alle attività di ricerca e coltivazione degli idrocarburi liquidi e gassosi, violano gli articoli 117 (III comma) e 118 (I comma) della Costituzione, in quanto prevedono nuovi principi per la concessione dei titoli minerari che, di fatto, avocano al Ministero competenza esclusiva, liberandolo dall'intesa con le regioni interessate. (Per continuare a leggere clicca qui sotto)

La Regione Abruzzo impugna lo “Sblocca Italia”: «incostituzionale» - PrimaDaNoi.it

giovedì 18 dicembre 2014

LIMINARIA: TRACCE DAL FORTORE. IL REPORT DELLA PRESENTAZIONE

di Lucia Cocca

Liminaria è ormai di casa a San Marco dei Cavoti. Non poteva mancare un appuntamento inserito nel calendario della Festa del Torrone e e del Croccantino, perché chi ha lavorato alla prima edizione potesse presentare i risultati e anticipare qualche idea per la prossima. Con il titolo “Liminaria: tracce dal Fortore”, Guido Lavorgna e Leandro Pisano (fra gli ideatori del progetto), la scrittrice e critica d’arte Isabella Pedicini, Gennaro Fontanarosa di Rural Hub e Giuseppe Ricci per Scafando hanno tratteggiato i contorni di Liminaria e approfondito il senso stesso dell’iniziativa: indagare un territorio, zone di confine, si è detto, attraverso l’universo sonoro, visivo e gustativo, la dimensione umana e culturale. Elementi indagati, raccolti e raccontati attraverso gli strumenti e linguaggi delle nuove tecnologie.

L’incontro si è svolto sabato 13 dicembre presso la sala convegni di Palazzo Colarusso ed è stata un’occasione per presentare anche il documentario video a cura di Antonello Carbone e l’audiostoria “Lupus@Agnus” realizzata da Isabella Pedicini e Raffaele Mariconte.

In occasione dell’edizione 2015 del progetto, saranno coinvolti anche il Comune di Baselice (a rappresentarlo c’era l’assessore Rocco Paolozza) ed il mondo della scuola fortorina, a rappresentare il quale erano presenti in sala le classi quarte del Liceo Classico e dell’Istituto Tecnico ed Economico sammarchesi. Presente anche il vicesindaco di Molinara Lucilla Cirocco, che insieme al Comune di San Marco dei Cavoti ha supportato la prima edizione del progetto.

“Liminaria 2015 non può prescindere da chi già nel 2014 ha dato il proprio sostegno” ha dichiarato in apertura Guido Lavorgna. Fra questi, il sindaco del paese ospitante, Gianni Rossi, che a giugno, mentre Liminaria andava realizzandosi, era stato da poco eletto, dunque in debito di tempo per addentrarsi nell’idea alla base del progetto e che ha avuto poi modo di “recuperare” in questi mesi “studiando”, come ha dichiarato, l’archivio video di Liminaria presente sul web.

Da quei video, il sindaco è partito per avvicinarsi allo spirito del progetto, dimostrando di averne apprezzato il risultato quando ha descritto le sensazioni avvertite nel guardarli. Fra gli altri stakeholders che a giugno scorso hanno appoggiato l’esperimento di Liminaria, anche il presidente della Banca di Credito Cooperativo di San Marco dei Cavoti e del Sannio Calvi, Luigi Zollo. Lavorgna ha sottolineato il ruolo fondamentale della BCC, con la sua capacità di farsi carico “di un’operazione di investimento non solo economico”.

Zollo ha esordito ricordando che “non è stato facile all’inizio comprendere un’operazione innovativa come quella di Liminaria”. “Ma oggi”, ha proseguito il presidente della BCC, “mi pare però di capire che si tratta di un progetto capace di tirar fuori tutto quanto questo territorio può offrire”, comunicando poi la sua disponibilità a sottoporre al CdA della BCC un sostegno alle iniziative future collegate a Liminaria.

Fra i relatori della giornata anche Gennaro Fontanarosa di Rural Hub, che ha spiegato il lavoro svolto durante la settimana di giugno, in particolare nel corso del workshop “Liminaria Experience”, attraverso i social network, adoperati, ha detto “per stimolare la rete e fare in modo che la comunicazione legata alle attività di Liminaria risultasse efficace anche al di fuori dell’esperienza del workshop”.

“All’inizio – ha spiegato Fontanarosa – abbiamo faticato un po’, ma in seguito abbiamo potuto verificare che quando sulla rete si parla di aree interne, una traccia nei social network su cinque si riferisce al territorio del Fortore.” Con un pizzico di soddisfazione”, ha aggiunto, “siamo stati ritwittati anche dallo staff dell’ex ministro Barca al lavoro sui progetti per le aree interne”.

Le considerazioni sul lavoro di scrittura realizzato nel corso di Liminaria 2014 sono state invece oggetto dell’intervento della scrittrice Isabella Pedicini che, nella prima edizione, insieme a Raffaele Mariconte e con l’aiuto di un gruppo di giovanissime sammarchesi, ha raccontato le memorie storiche del paese. L’obiettivo di questo intervento era quello di catalogare, tramite il laboratorio “Lupus@Agnus”, le filastrocche, le fiabe e i ricordi degli anziani del luogo “per creare”, ha detto la Pedicini”, una mappatura dell’immaginario delle persone di questo territorio”.

Al resoconto di Liminaria 2014 ha contribuito anche Giuseppe Ricci, rappresentante di Scafando, vera e propria “costola” sammarchese del gruppo di lavoro di Liminaria. “L’obiettivo”, ha spiegato Ricci, “è che Liminaria possa servire a rafforzare la promozione del territorio che stiamo provando a realizzare con il portale turistico di Scafando, partendo da San Marco, ed includendo progressivamente tutto il territorio del Fortore”.

E Liminaria 2015 può diventare un acceleratore di questo processo, come ha spiegato nell’intervento conclusivo Leandro Pisano, se riuscirà quello che è l’obiettivo prossimo del progetto: coinvolgere un altro pezzo di Fortore, attraverso la partecipazione della comunità di Baselice, ma anche altre di componenti importanti del territorio, come quella scolastica.

Sul lavoro da affrontare con gli studenti, il percorso tracciato è quello di un ripensamento delle attività scolastiche per lavorare in maniera innovativa sulla conoscenza delle nuove tecnologie. Come? “Fornendo ai più giovani gli strumenti critici necessari per dominarle e non esserne passivi fruitori”, hanno concluso i curatori dell’iniziativa.

Sulla strada da intraprendere, si comincerà a ragionare subito dopo le festività natalizie, ma lo schema già indicato è quello di un lavoro ad ampio raggio, attraverso una serie di appuntamenti distribuiti durante il periodo che intercorre tra l’inizio dell’anno nuovo e l’evento estivo, che si svolgerà tra il 1 ed il 6 giugno 2015.

La chiusura dell’incontro è stata dedicata proprio ad una serie di anticipazioni sulla settimana di giugno, che confermerà la formula già sperimentata lo scorso anno, e cioè una residenza artistica e il workshop di racconto transmediale del territorio, con la collaborazione di Interferenze New Arts Festival, Tabula Rasa Eventi, Rural Hub e Scafando.

Sicura, per l’anno prossimo, almeno una collaborazione internazionale, quella che vedrà protagonista Alejandro Cornejo Montibeller, artista sonoro in residenza, che nell’ambito del progetto “Conexion Rural: Soundscape Sur/Peru Sud Italia/Italia” realizzerà una indagine comparativa dei paesaggi sonori del Sud del Perù e dell’Italia Meridionale (fra l’Abruzzo e il Fortore).

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