lunedì 22 dicembre 2014

Mancato raddoppio telesina: Il trucco c'è e si vede

La strada statale 372 è un’arteria di interesse nazionale: essa collega la Puglia con la Milano-Napoli. E’ molto trafficata, soprattutto dai mezzi pesanti provenienti dalla Puglia, ma anche da quelli provenienti dal sud-est europeo, ed è spesso soggetta, proprio per il grande volume di traffico, ad incidenti mortali. 

La legge di stabilità è stata appena approvata e non ne prevede più il raddoppio. E’ importante precisare che la stessa legge non ha subito alcun dibattito in Senato, poiché è stata posta la questione di fiducia sul maxi-emendamento del governo Renzi. E’ importante precisare pure che il voto sulla fiducia preclude modifiche e ostruzionismi e che un no alla fiducia fa cadere i governi. I mass-media hanno divulgato la notizia, secondo la quale l’affossamento del raddoppio è “dovuto almeno in parte alle furenti polemiche mosse nei confronti del Governo dalle opposizioni, Movimento Cinque Stelle in primis. «Questa Legge di Stabilità è un insieme di marchette», tuonavano i senatori grillini minacciando un nuovo ostruzionismo in aula se l’esecutivo non avesse provveduto a togliere dal testo le misure tacciate di localismo”. 

I casi sono due:

Effettivamente i senatori del m5s hanno considerato il raddoppio della 372 una misura localistica;

I partiti di governo hanno strumentalizzato una serie di polemiche dell’opposizione e, per convenienze elettorali, hanno eliminato dal maxi-emendamento (sottoposto alla fiducia) il raddoppio della telesina.

Nel primo caso sarebbe evidente la totale ignoranza dei senatori grillini, riguardo alle caratteristiche dell’arteria e della sua importanza, nazionale e non localistica. La verità la si trova in gran parte nel secondo punto, e ne vedremo le ragioni. In ogni caso la sostanza non cambia: Ai partiti politici interessa solo vincere le elezioni; di incidenti e di importanza strategica del raddoppio della Telesina non gliene importa un fico secco.

Nel governo Renzi abbiamo un Sottosegretario beneventano del PD: Umberto Del Basso De Caro, un Sottosegretario con competenze – guarda caso – proprio sulle Infrastrutture, dunque con importanti poteri sulla questione. Inoltre, abbiamo la beneventana De Girolamo di NCD, alleato principale del PD.

In dieci mesi il governo ha imposto di tutto, con i voti di fiducia, respingendo qualunque forma di ostruzionismo, opposizione o modifiche. Nel nostro caso pare proprio che hanno accettato di buon grado i presunti diktat grillini. 

Un caso davvero bizzarro e singolare. Bastava lasciare il raddoppio nel maxi-emendamento, tanto ci sarebbe stata la fiducia. La verità è che le elezioni regionali in Campania sono vicinissime e il PD (molto più astuto della vecchia Democrazia Cristiana e ben conoscendo la categoria dell’elettore-pollo) ha messo in atto, con il solito aiuto della stampa amica, un’operazione tendente a sottrarre consensi: dal Movimento 5 Stelle a proprio favore. Questa operazione, rispetto ad assumersi il merito e la paternità del raddoppio, è stata evidentemente ritenuta più redditizia elettoralmente.

Mancato raddoppio telesina: Il trucco c'è e si vede - ViviTelese.it

venerdì 19 dicembre 2014

La Regione Abruzzo impugna lo “Sblocca Italia”: «incostituzionale»

Dopo le intenzioni arrivano gli atti ufficiali. La giunta regionale ha approvato la delibera con cui dà mandato all'avvocatura regionale di predisporre il ricorso alla Corte Costituzionale contro gli articoli 37 e 38 del decreto "Sblocca Italia", voluto dal governo Renzi e convertito in legge (n.164) l'11 novembre scorso, che rischia di trasformare l'Abruzzo in un distretto minerario per gli idrocarburi.

Nello specifico, i punti contestati, relativi alle attività di ricerca e coltivazione degli idrocarburi liquidi e gassosi, violano gli articoli 117 (III comma) e 118 (I comma) della Costituzione, in quanto prevedono nuovi principi per la concessione dei titoli minerari che, di fatto, avocano al Ministero competenza esclusiva, liberandolo dall'intesa con le regioni interessate. (Per continuare a leggere clicca qui sotto)

La Regione Abruzzo impugna lo “Sblocca Italia”: «incostituzionale» - PrimaDaNoi.it

giovedì 18 dicembre 2014

LIMINARIA: TRACCE DAL FORTORE. IL REPORT DELLA PRESENTAZIONE

di Lucia Cocca

Liminaria è ormai di casa a San Marco dei Cavoti. Non poteva mancare un appuntamento inserito nel calendario della Festa del Torrone e e del Croccantino, perché chi ha lavorato alla prima edizione potesse presentare i risultati e anticipare qualche idea per la prossima. Con il titolo “Liminaria: tracce dal Fortore”, Guido Lavorgna e Leandro Pisano (fra gli ideatori del progetto), la scrittrice e critica d’arte Isabella Pedicini, Gennaro Fontanarosa di Rural Hub e Giuseppe Ricci per Scafando hanno tratteggiato i contorni di Liminaria e approfondito il senso stesso dell’iniziativa: indagare un territorio, zone di confine, si è detto, attraverso l’universo sonoro, visivo e gustativo, la dimensione umana e culturale. Elementi indagati, raccolti e raccontati attraverso gli strumenti e linguaggi delle nuove tecnologie.

L’incontro si è svolto sabato 13 dicembre presso la sala convegni di Palazzo Colarusso ed è stata un’occasione per presentare anche il documentario video a cura di Antonello Carbone e l’audiostoria “Lupus@Agnus” realizzata da Isabella Pedicini e Raffaele Mariconte.

In occasione dell’edizione 2015 del progetto, saranno coinvolti anche il Comune di Baselice (a rappresentarlo c’era l’assessore Rocco Paolozza) ed il mondo della scuola fortorina, a rappresentare il quale erano presenti in sala le classi quarte del Liceo Classico e dell’Istituto Tecnico ed Economico sammarchesi. Presente anche il vicesindaco di Molinara Lucilla Cirocco, che insieme al Comune di San Marco dei Cavoti ha supportato la prima edizione del progetto.

“Liminaria 2015 non può prescindere da chi già nel 2014 ha dato il proprio sostegno” ha dichiarato in apertura Guido Lavorgna. Fra questi, il sindaco del paese ospitante, Gianni Rossi, che a giugno, mentre Liminaria andava realizzandosi, era stato da poco eletto, dunque in debito di tempo per addentrarsi nell’idea alla base del progetto e che ha avuto poi modo di “recuperare” in questi mesi “studiando”, come ha dichiarato, l’archivio video di Liminaria presente sul web.

Da quei video, il sindaco è partito per avvicinarsi allo spirito del progetto, dimostrando di averne apprezzato il risultato quando ha descritto le sensazioni avvertite nel guardarli. Fra gli altri stakeholders che a giugno scorso hanno appoggiato l’esperimento di Liminaria, anche il presidente della Banca di Credito Cooperativo di San Marco dei Cavoti e del Sannio Calvi, Luigi Zollo. Lavorgna ha sottolineato il ruolo fondamentale della BCC, con la sua capacità di farsi carico “di un’operazione di investimento non solo economico”.

Zollo ha esordito ricordando che “non è stato facile all’inizio comprendere un’operazione innovativa come quella di Liminaria”. “Ma oggi”, ha proseguito il presidente della BCC, “mi pare però di capire che si tratta di un progetto capace di tirar fuori tutto quanto questo territorio può offrire”, comunicando poi la sua disponibilità a sottoporre al CdA della BCC un sostegno alle iniziative future collegate a Liminaria.

Fra i relatori della giornata anche Gennaro Fontanarosa di Rural Hub, che ha spiegato il lavoro svolto durante la settimana di giugno, in particolare nel corso del workshop “Liminaria Experience”, attraverso i social network, adoperati, ha detto “per stimolare la rete e fare in modo che la comunicazione legata alle attività di Liminaria risultasse efficace anche al di fuori dell’esperienza del workshop”.

“All’inizio – ha spiegato Fontanarosa – abbiamo faticato un po’, ma in seguito abbiamo potuto verificare che quando sulla rete si parla di aree interne, una traccia nei social network su cinque si riferisce al territorio del Fortore.” Con un pizzico di soddisfazione”, ha aggiunto, “siamo stati ritwittati anche dallo staff dell’ex ministro Barca al lavoro sui progetti per le aree interne”.

Le considerazioni sul lavoro di scrittura realizzato nel corso di Liminaria 2014 sono state invece oggetto dell’intervento della scrittrice Isabella Pedicini che, nella prima edizione, insieme a Raffaele Mariconte e con l’aiuto di un gruppo di giovanissime sammarchesi, ha raccontato le memorie storiche del paese. L’obiettivo di questo intervento era quello di catalogare, tramite il laboratorio “Lupus@Agnus”, le filastrocche, le fiabe e i ricordi degli anziani del luogo “per creare”, ha detto la Pedicini”, una mappatura dell’immaginario delle persone di questo territorio”.

Al resoconto di Liminaria 2014 ha contribuito anche Giuseppe Ricci, rappresentante di Scafando, vera e propria “costola” sammarchese del gruppo di lavoro di Liminaria. “L’obiettivo”, ha spiegato Ricci, “è che Liminaria possa servire a rafforzare la promozione del territorio che stiamo provando a realizzare con il portale turistico di Scafando, partendo da San Marco, ed includendo progressivamente tutto il territorio del Fortore”.

E Liminaria 2015 può diventare un acceleratore di questo processo, come ha spiegato nell’intervento conclusivo Leandro Pisano, se riuscirà quello che è l’obiettivo prossimo del progetto: coinvolgere un altro pezzo di Fortore, attraverso la partecipazione della comunità di Baselice, ma anche altre di componenti importanti del territorio, come quella scolastica.

Sul lavoro da affrontare con gli studenti, il percorso tracciato è quello di un ripensamento delle attività scolastiche per lavorare in maniera innovativa sulla conoscenza delle nuove tecnologie. Come? “Fornendo ai più giovani gli strumenti critici necessari per dominarle e non esserne passivi fruitori”, hanno concluso i curatori dell’iniziativa.

Sulla strada da intraprendere, si comincerà a ragionare subito dopo le festività natalizie, ma lo schema già indicato è quello di un lavoro ad ampio raggio, attraverso una serie di appuntamenti distribuiti durante il periodo che intercorre tra l’inizio dell’anno nuovo e l’evento estivo, che si svolgerà tra il 1 ed il 6 giugno 2015.

La chiusura dell’incontro è stata dedicata proprio ad una serie di anticipazioni sulla settimana di giugno, che confermerà la formula già sperimentata lo scorso anno, e cioè una residenza artistica e il workshop di racconto transmediale del territorio, con la collaborazione di Interferenze New Arts Festival, Tabula Rasa Eventi, Rural Hub e Scafando.

Sicura, per l’anno prossimo, almeno una collaborazione internazionale, quella che vedrà protagonista Alejandro Cornejo Montibeller, artista sonoro in residenza, che nell’ambito del progetto “Conexion Rural: Soundscape Sur/Peru Sud Italia/Italia” realizzerà una indagine comparativa dei paesaggi sonori del Sud del Perù e dell’Italia Meridionale (fra l’Abruzzo e il Fortore).

www.liminaria.org

lunedì 15 dicembre 2014

Articolo 18 del 1300, seminario alla sede della presidenza della Regione Molise

Mentre le organizzazioni sindacali scendevano in piazza per difendere il lavoro e i lavoratori contro il Jobs Act del governo Renzi, l’amministrazione comunale di San Bartolomeo in Galdo era a Campobasso, nella sede della presidenza della Regione Molise, a parlare dell’articolo 69, antenato dell’attuale articolo 18 dello Statuto dei lavoratori del 1970. Il sindaco Marcasciano e il suo vice, Lina Fiorilli, infatti hanno partecipato insieme ad altri esponenti della giunta e al parroco don Francesco Iampietro, al seminario promosso unitamente alla Regione Molise: Il licenziamento privo di giusta causa tra storia e attualità.

Una riflessione sull’atto fondativo del comune di San Bartolomeo risalente al 1300. Uno atto di fondazione e di organizzazione della prima comunità fortorina che “non trattava esclusivamente la ripartizione patrimoniale delle terre e dei beni dell’abbazia di Santa Maria del Gualdo a Mazzocca (oggi santuario dedicato a al suo fondatore San Giovanni eremita da Tufara), ma si occupò di regolare i rapporti all’interno della comunità, mettendo al centro al dignità delle donne e degli uomini che abitavano quei luoghi” - come ha affermato il primo cittadino Gianfranco Marcasciano nel suo intervento parlando Statuto.

“Un atto che ha aperto la strada all’organizzazione giuridica attuale. Un documento di grande valore civile e culturale. Una scoperta storica – ha continuato Marcasciano – che ridà dignità ad un popolo, quello del Fortore, che ha pagato e continua pagare pegno al mancato sviluppo degli ultimi 50 anni. Nel dopo guerra San Bartolomeo contava circa 13mila abitanti. La popolazione attuale è diminuita del 60% circa. Grazie ai due abati molisani il Fortore è stato un centro propulsivo di civiltà, cultura e sviluppo. Dai due abati molisani, Nicola da Ferrazzano prima e Nicola da Cerce poi, - ha concluso - una lezione di democrazia grazie al pensiero cristiano. Un pensiero che oggi rischia di scomparire perché la grande finanza e gli interessi di pochi stanno escludendo la centralità dell’uomo della vita sociale. Il lavoro, riconosciuto dalla Costituzione come fondante della dignità dei cittadini e dello Stato, sta diventando una merce di scambio, solo un valore economico”.

Stesso pensiero di Michele Pietraroia. Il vice presidente della Regione Molise ha sottolineato come” la battaglia sul lavoro, prima che politica, è culturale. Una questione di stretta attualità con radici nel passato ben salde, riguardando allo Statuto degli abati molisani. Un discorso che merita di essere approfondito anche in chiave scientifica e culturale perché attiene alla dignità di ogni essere umano che non può essere discriminato nei suoi diritti fondamentali. La giusta causa nel licenziamento di un lavoratore è proprio di uno Stato di Diritto così come previsto sette secoli fa nell’elaborazione del pensiero cristiano”.

Un convegno al quale hanno dato il loro contributo la professoressa Luisa Corazza dell’Università del Molise, e il professore Franco Focareta dell’Università di Bologna e monsignor Giancarlo Maria Bregantini arcivescovo di Campobasso. Tra gli interventi da registrare quello di Gino Di Renzo, rappresentante dell’associazione Pellegrini di San Giovanni eremita che ha voluto sottolineare l’importanza della figura del santo molisano e dei forti legami con il fortore Campano nati proprio grazie all’eremita di Tufara.

tratto dal quotidiano Ottopagine

giovedì 11 dicembre 2014

Il brigante Secola, nella bibliografia della storia del Risorgimento dei meridionalisti

“Il brigante Secola–La sanguinosa rivolta nel Fortore post-unitario” entra di diritto nella bibliografia della vera storia del Risorgimento. Il libro del baselicese Antonio Bianco contribuirà insieme a tanti altri titoli a riscrivere le pagine di storia relative all’Unità d’Italia. Il lavoro del giornalista fortorino racconta la storia “di un brigante per caso, muratore del Fortore”.

Le vicende di “un uomo che, come tanti, viene travolto dagli eventi, ma sono gli uomini come Secola i veri protagonisti della storia. La grande storia, quella raccontata dai vincitori, sovrasta e dimentica le ragioni dei vinti; per questo molto ancora andrebbe indagato, per capire le ragioni e le vicende di cui ancora oggi subiamo le conseguenze”. La storia del brigantaggio attraverso le gesta e le azioni di un muratore che provò a ribellarsi al nuovo oppressore, i piemontesi in questo caso. La reazione di chi si sentì tradito dalle promesse del liberatore, Garibaldi, e decise di riprendersi ciò che gli era stato tolto.

Un libro che racconta la storia dei vinti e che ha attirato su di sé le simpatie dei “meridionalisti” e dei cosiddetti briganti del web. “Il brigante Secola – La sanguinosa rivolta nel Fortore post-unitario” è stato inserito nell’elenco dei testi che raccontano il Risorgimento dal punto di vista delle popolazioni del Sud che subirono l’invasione dei Savoia. Un gruppo che è presente sul social network più frequentato, Facebook, e che si chiama appunto “Briganti”. Una pagina seguita da circa 180mila utenti del famoso social. Nell’elenco ci sono anche molti testi storici che fanno riferimenti storici e raccontano l’eccidio di Pontelandolfo e Casalduni.

(Tratto dal quotidiano Ottopagine)

mercoledì 10 dicembre 2014

“Petrolio, fermate questo scempio ambientale”

“Bisogna evitare questo disastro che uccide i nostri territori” ha affermato l’avvocato Antonio Romano, uno dei maggiori esponenti della protesta contro le estrazioni petrolifere in Basilicata, definendo i protagonisti di questo scempio dei “terroristi”.

“No Triv Sannio” e “Mo’ Basta Basilicata”, nell’incontro informativo promosso dall’ArciSbig a San Bartolomeo in Galdo, hanno spiegato alla platea i motivi del loro “no categorico” alle trivellazioni Nel Sannio e nell’Irpinia. L’avvocato Romano ha portato la testimonianza di una terra devastata, quelle della Val D’Agri e del Val Basento, a causa dei pozzi petroliferi che ormai da più di vent’anni estraggono l’oro nero.

“Oro che non ha arricchito la nostra regione, la Basilicata” ha detto Romano “la Lucania dovrebbe essere la regione più ricca d’Italia. Negli anni ‘60 Enrico Mattei aveva annunciato: richiamate i vostri mariti e i vostri padri. Oggi sono partiti i figli e anche i nipoti. I politici ci hanno mentito in questi anni e continuano a mentirci. Ci costringono ad andare via per fare i loro affari.”.

Un attacco durissimo alle istituzioni, soprattutto alle Regioni sul decreto Sblocca Italia. “Hanno l’obbligo giuridico di opporsi all’articolo 38 che è incostituzionale. Perché – ha continuato - un governo tiranno gli sta togliendo la possibilità di decidere su cosa accade in casa loro. Un provvedimento che contrasta con il capitolo V della Costituzione. La scelta del governo Renzi toglie la possibilità ai territori di decidere del loro futuro. In Val D’Agri si muore di tumori. I centri Oil come quello esistente in Basilicata in altri Paesi sono vietati”. L’esponete del movimento “Mo Basta” della Lucania, nel concludere il suo intervento ha lanciato un appello al Sannio e all’Irpinia: “No categorico alle estrazioni petrolifere”.

L’intervento dell’avvocato Romano è stato preceduto da quelli di Nicola Savoia e Vincenzo Amato del coordinamento “No Triv Sannio”. Savoia ha presentato il documentario “Oro Vero – Resistenze contadine alla devastazione del territorio”. Un video di Daniele Di Stefano, Giuseppe Orlandini e Roberto De Filippo che racconta le eccellenze e le bellezze dell’Irpinia messe a rischio dell’arrivo delle trivelle. “Stiamo assistendo ad un attacco dei territori – hanno spiegato i rappresentanti del movimento sannita contro le trivelle - messo in atto dalla potenza dei petrolieri. L’accelerazione da parte del governo sui progetti di ricerca di idrocarburi mette a rischio i nostri territori a causa dell’inquinamento rendendoli invivibili. Così si rischia di finire in balia della multinazionali che si arricchiscono con l’oro nero”.

Per i “No Triv” è necessario non abbassare la guardia e “incalzare le amministrazioni affinché si oppongano con tutti i mezzi che la normativa mette loro a disposizione”. E anche in questo caso non sono mancate stoccate a sindaci e amministratori locali sui ritardi e sulle modalità con le quali sono intervenuti per bloccare i progetti i progetti di ricerca di idrocarburi. Un incontro nel quale sono stati sviscerati, soprattutto dal punto di vista scientifico, tutte le criticità e le problematiche relative alle estrazioni petrolifere sui territori irpini e sanniti. Una realtà che da qui a qualche mese potrebbe “devastare i nostri territori a causa delle trivellazioni che sono processo industriale altamente impattante per le aree interessate. Una devastazione con costi ambientali altissimi, che arricchirebbe solamente le società estrattive, senza nessun beneficio per le comunità che ospitano i pozzi”. Insomma – come ha sottolineato un cittadino presente all’incontro – guadagno privato, danno pubblico.

(Tratto dal quotidiano Ottopagine)

lunedì 8 dicembre 2014

L’articolo 18 “medievale”. Seminario sullo Statuto del 1331

Lo statuto dei lavoratori redatto sette secoli fa nel Fortore sarà oggetto di un seminario scientifico promosso dalla Regione Molise e al quale parteciperà anche il comune di San Bartolomeo in Galdo e le Università di Bologna e del Molise. Ad annunciarlo è il vice presidente della giunta regionale molisana, Michele Pietraroia, che nelle scorse settimane, affrontando il tema del riforma del lavoro che in queste ore è al vaglio del Parlamento, aveva portato agli onori della cronaca la vicenda dello statuto che regolava i rapporti all’interno della prima comunità di San Bartolomeo in Galdo, nata intorno al 1300 per volere dell’abate Nicola da Ferrazzano, e nel quale era riportata una clausola che vietava il licenziamento senza giusta causa.

L’esponente molisano della sinistra Pd in una nota sottolinea come “la materia di stretta attualità merita di essere esaminata anche in chiave scientifica e culturale perché attiene alla dignità di ogni essere umano che non può essere discriminato nei suoi diritti fondamentali. La giusta causa nel licenziamento di un lavoratore presuppone uno Stato di Diritto che tutale ogni persona”. Ed è per questo che, secondo Pietraoia, “è necessario approfondire le ricerche storiche presso gli archivi del Muse dei beni Culturali di Napoli”.

Un approfondimento essenziale perché “la questione dell’articolo 18 dello statuto dei lavoratori approvata nel 1970 travalica l’ambito giuslavorista e segna la distinzione tra la società dell’arbitrio fondata sulla legge del più forte ed un contesto sociale in cui la libertà di ogni individuo viene tutelata concretamente a partire dal diritto di non essere licenziato senza giusta causa esattamente come venne definito nell’Abbazia di Santa Maria del Gualdo (Foiano di Valfortore) nel 1331, in occasione della fondazione di San Bartolomeo in Galdo, con una proposta di statuto comunale approvata dal Re Roberto D’Angiò”.

Il seminario che servirà ad approfondire ciò che due abati molisani, erede dell’eremita Giovanni da Tufara, venerato nel santuario di Mazzocca, scrissero 7 secoli prima riguardo al divieto di licenziamento senza giusta causa, è previsto per il 12 dicembre prossimo. all’appuntamento saranno presenti oltre ai docenti delle Università di Bologna e Campobasso, anche gli esponenti regionali delle organizzazioni sindacali, l’arcivescovo di Campobasso, Giancarlo Maria Bregantini oltre naturalmente al comune di San Bartolomeo in Galdo.

(Tratto dal quotidiano Ottopagine/Benevento)

venerdì 5 dicembre 2014

Fortorina, sì alla proposta Addabbo per il completamento fino a San Bartolomeo

Fortorina. C’è una nuova iniziativa del comune di Molinara. L’idea parte ancora una volta dal sindaco Giuseppe Addabbo che fin dal primo giorno del suo insediamento ha provato a mettere intorno ad un tavolo tutti gli amministratori del comprensorio, per rilanciare con forza la realizzazione della strada Fortorina, intesa come tracciato che accorciasse i tempi di percorrenza e migliorasse il collegamento tra San Marco dei Cavoti e San Bartolomeo in Galdo.

Lo ha fatto nel 2012, quando promosse l’istituzione di un comitato dei sindaci per dar forza allo studio di fattibilità del geologo Eliseo Ziccardi, che prevede un passante di valico tra San marco e Foiano, lo ha fatto oggi, portando in consiglio comunale una proposta di delibera che mira al “completamento della Fortorina attraverso il vecchio tracciato originario, addirittura visibile su un documento del Touring Club, l’Atlante Stradale d’Italia, edito nel 1998”. Un’iniziativa che il comune di Molinara vuole condividere con tutti comuni del Fortore.

“Un tracciato – ha detto il primo cittadino -, che da San Marco dei Cavoti, dove oggi arriva la Fortorina, dovrebbe scendere e toccare il comune di Molinara in quella che oggi è l’area industriale Pip, tra Molinara e San Marco dei Cavoti, e proseguire verso i comuni della Val Fortore attraverso la località Perozzolo. La nostra iniziativa – ha continuato – mira a dare una centralità ai paesi del Fortore e soprattutto a San Bartolomeo in Galdo, che oltre ad essere il comune più grande dell’area, è quello che collega la provincia di Benevento con la provincia di Foggia. Inoltre chiediamo all’Anas di coinvolgere nelle decisioni i comuni dell’Area interessata che sono i veri protagonisti delle scelte da compiersi”.

Una proposta che è stata accolta con favore dal consiglio e che ha dato mandato al sindaco di intraprendere tutte le azioni per avviare un confronto serio con i colleghi fortorini (...).

(tratto dal quotidiano Ottopagine del 2 dicembre)