lunedì 15 dicembre 2014

Articolo 18 del 1300, seminario alla sede della presidenza della Regione Molise

Mentre le organizzazioni sindacali scendevano in piazza per difendere il lavoro e i lavoratori contro il Jobs Act del governo Renzi, l’amministrazione comunale di San Bartolomeo in Galdo era a Campobasso, nella sede della presidenza della Regione Molise, a parlare dell’articolo 69, antenato dell’attuale articolo 18 dello Statuto dei lavoratori del 1970. Il sindaco Marcasciano e il suo vice, Lina Fiorilli, infatti hanno partecipato insieme ad altri esponenti della giunta e al parroco don Francesco Iampietro, al seminario promosso unitamente alla Regione Molise: Il licenziamento privo di giusta causa tra storia e attualità.

Una riflessione sull’atto fondativo del comune di San Bartolomeo risalente al 1300. Uno atto di fondazione e di organizzazione della prima comunità fortorina che “non trattava esclusivamente la ripartizione patrimoniale delle terre e dei beni dell’abbazia di Santa Maria del Gualdo a Mazzocca (oggi santuario dedicato a al suo fondatore San Giovanni eremita da Tufara), ma si occupò di regolare i rapporti all’interno della comunità, mettendo al centro al dignità delle donne e degli uomini che abitavano quei luoghi” - come ha affermato il primo cittadino Gianfranco Marcasciano nel suo intervento parlando Statuto.

“Un atto che ha aperto la strada all’organizzazione giuridica attuale. Un documento di grande valore civile e culturale. Una scoperta storica – ha continuato Marcasciano – che ridà dignità ad un popolo, quello del Fortore, che ha pagato e continua pagare pegno al mancato sviluppo degli ultimi 50 anni. Nel dopo guerra San Bartolomeo contava circa 13mila abitanti. La popolazione attuale è diminuita del 60% circa. Grazie ai due abati molisani il Fortore è stato un centro propulsivo di civiltà, cultura e sviluppo. Dai due abati molisani, Nicola da Ferrazzano prima e Nicola da Cerce poi, - ha concluso - una lezione di democrazia grazie al pensiero cristiano. Un pensiero che oggi rischia di scomparire perché la grande finanza e gli interessi di pochi stanno escludendo la centralità dell’uomo della vita sociale. Il lavoro, riconosciuto dalla Costituzione come fondante della dignità dei cittadini e dello Stato, sta diventando una merce di scambio, solo un valore economico”.

Stesso pensiero di Michele Pietraroia. Il vice presidente della Regione Molise ha sottolineato come” la battaglia sul lavoro, prima che politica, è culturale. Una questione di stretta attualità con radici nel passato ben salde, riguardando allo Statuto degli abati molisani. Un discorso che merita di essere approfondito anche in chiave scientifica e culturale perché attiene alla dignità di ogni essere umano che non può essere discriminato nei suoi diritti fondamentali. La giusta causa nel licenziamento di un lavoratore è proprio di uno Stato di Diritto così come previsto sette secoli fa nell’elaborazione del pensiero cristiano”.

Un convegno al quale hanno dato il loro contributo la professoressa Luisa Corazza dell’Università del Molise, e il professore Franco Focareta dell’Università di Bologna e monsignor Giancarlo Maria Bregantini arcivescovo di Campobasso. Tra gli interventi da registrare quello di Gino Di Renzo, rappresentante dell’associazione Pellegrini di San Giovanni eremita che ha voluto sottolineare l’importanza della figura del santo molisano e dei forti legami con il fortore Campano nati proprio grazie all’eremita di Tufara.

tratto dal quotidiano Ottopagine

giovedì 11 dicembre 2014

Il brigante Secola, nella bibliografia della storia del Risorgimento dei meridionalisti

“Il brigante Secola–La sanguinosa rivolta nel Fortore post-unitario” entra di diritto nella bibliografia della vera storia del Risorgimento. Il libro del baselicese Antonio Bianco contribuirà insieme a tanti altri titoli a riscrivere le pagine di storia relative all’Unità d’Italia. Il lavoro del giornalista fortorino racconta la storia “di un brigante per caso, muratore del Fortore”.

Le vicende di “un uomo che, come tanti, viene travolto dagli eventi, ma sono gli uomini come Secola i veri protagonisti della storia. La grande storia, quella raccontata dai vincitori, sovrasta e dimentica le ragioni dei vinti; per questo molto ancora andrebbe indagato, per capire le ragioni e le vicende di cui ancora oggi subiamo le conseguenze”. La storia del brigantaggio attraverso le gesta e le azioni di un muratore che provò a ribellarsi al nuovo oppressore, i piemontesi in questo caso. La reazione di chi si sentì tradito dalle promesse del liberatore, Garibaldi, e decise di riprendersi ciò che gli era stato tolto.

Un libro che racconta la storia dei vinti e che ha attirato su di sé le simpatie dei “meridionalisti” e dei cosiddetti briganti del web. “Il brigante Secola – La sanguinosa rivolta nel Fortore post-unitario” è stato inserito nell’elenco dei testi che raccontano il Risorgimento dal punto di vista delle popolazioni del Sud che subirono l’invasione dei Savoia. Un gruppo che è presente sul social network più frequentato, Facebook, e che si chiama appunto “Briganti”. Una pagina seguita da circa 180mila utenti del famoso social. Nell’elenco ci sono anche molti testi storici che fanno riferimenti storici e raccontano l’eccidio di Pontelandolfo e Casalduni.

(Tratto dal quotidiano Ottopagine)

mercoledì 10 dicembre 2014

“Petrolio, fermate questo scempio ambientale”

“Bisogna evitare questo disastro che uccide i nostri territori” ha affermato l’avvocato Antonio Romano, uno dei maggiori esponenti della protesta contro le estrazioni petrolifere in Basilicata, definendo i protagonisti di questo scempio dei “terroristi”.

“No Triv Sannio” e “Mo’ Basta Basilicata”, nell’incontro informativo promosso dall’ArciSbig a San Bartolomeo in Galdo, hanno spiegato alla platea i motivi del loro “no categorico” alle trivellazioni Nel Sannio e nell’Irpinia. L’avvocato Romano ha portato la testimonianza di una terra devastata, quelle della Val D’Agri e del Val Basento, a causa dei pozzi petroliferi che ormai da più di vent’anni estraggono l’oro nero.

“Oro che non ha arricchito la nostra regione, la Basilicata” ha detto Romano “la Lucania dovrebbe essere la regione più ricca d’Italia. Negli anni ‘60 Enrico Mattei aveva annunciato: richiamate i vostri mariti e i vostri padri. Oggi sono partiti i figli e anche i nipoti. I politici ci hanno mentito in questi anni e continuano a mentirci. Ci costringono ad andare via per fare i loro affari.”.

Un attacco durissimo alle istituzioni, soprattutto alle Regioni sul decreto Sblocca Italia. “Hanno l’obbligo giuridico di opporsi all’articolo 38 che è incostituzionale. Perché – ha continuato - un governo tiranno gli sta togliendo la possibilità di decidere su cosa accade in casa loro. Un provvedimento che contrasta con il capitolo V della Costituzione. La scelta del governo Renzi toglie la possibilità ai territori di decidere del loro futuro. In Val D’Agri si muore di tumori. I centri Oil come quello esistente in Basilicata in altri Paesi sono vietati”. L’esponete del movimento “Mo Basta” della Lucania, nel concludere il suo intervento ha lanciato un appello al Sannio e all’Irpinia: “No categorico alle estrazioni petrolifere”.

L’intervento dell’avvocato Romano è stato preceduto da quelli di Nicola Savoia e Vincenzo Amato del coordinamento “No Triv Sannio”. Savoia ha presentato il documentario “Oro Vero – Resistenze contadine alla devastazione del territorio”. Un video di Daniele Di Stefano, Giuseppe Orlandini e Roberto De Filippo che racconta le eccellenze e le bellezze dell’Irpinia messe a rischio dell’arrivo delle trivelle. “Stiamo assistendo ad un attacco dei territori – hanno spiegato i rappresentanti del movimento sannita contro le trivelle - messo in atto dalla potenza dei petrolieri. L’accelerazione da parte del governo sui progetti di ricerca di idrocarburi mette a rischio i nostri territori a causa dell’inquinamento rendendoli invivibili. Così si rischia di finire in balia della multinazionali che si arricchiscono con l’oro nero”.

Per i “No Triv” è necessario non abbassare la guardia e “incalzare le amministrazioni affinché si oppongano con tutti i mezzi che la normativa mette loro a disposizione”. E anche in questo caso non sono mancate stoccate a sindaci e amministratori locali sui ritardi e sulle modalità con le quali sono intervenuti per bloccare i progetti i progetti di ricerca di idrocarburi. Un incontro nel quale sono stati sviscerati, soprattutto dal punto di vista scientifico, tutte le criticità e le problematiche relative alle estrazioni petrolifere sui territori irpini e sanniti. Una realtà che da qui a qualche mese potrebbe “devastare i nostri territori a causa delle trivellazioni che sono processo industriale altamente impattante per le aree interessate. Una devastazione con costi ambientali altissimi, che arricchirebbe solamente le società estrattive, senza nessun beneficio per le comunità che ospitano i pozzi”. Insomma – come ha sottolineato un cittadino presente all’incontro – guadagno privato, danno pubblico.

(Tratto dal quotidiano Ottopagine)

lunedì 8 dicembre 2014

L’articolo 18 “medievale”. Seminario sullo Statuto del 1331

Lo statuto dei lavoratori redatto sette secoli fa nel Fortore sarà oggetto di un seminario scientifico promosso dalla Regione Molise e al quale parteciperà anche il comune di San Bartolomeo in Galdo e le Università di Bologna e del Molise. Ad annunciarlo è il vice presidente della giunta regionale molisana, Michele Pietraroia, che nelle scorse settimane, affrontando il tema del riforma del lavoro che in queste ore è al vaglio del Parlamento, aveva portato agli onori della cronaca la vicenda dello statuto che regolava i rapporti all’interno della prima comunità di San Bartolomeo in Galdo, nata intorno al 1300 per volere dell’abate Nicola da Ferrazzano, e nel quale era riportata una clausola che vietava il licenziamento senza giusta causa.

L’esponente molisano della sinistra Pd in una nota sottolinea come “la materia di stretta attualità merita di essere esaminata anche in chiave scientifica e culturale perché attiene alla dignità di ogni essere umano che non può essere discriminato nei suoi diritti fondamentali. La giusta causa nel licenziamento di un lavoratore presuppone uno Stato di Diritto che tutale ogni persona”. Ed è per questo che, secondo Pietraoia, “è necessario approfondire le ricerche storiche presso gli archivi del Muse dei beni Culturali di Napoli”.

Un approfondimento essenziale perché “la questione dell’articolo 18 dello statuto dei lavoratori approvata nel 1970 travalica l’ambito giuslavorista e segna la distinzione tra la società dell’arbitrio fondata sulla legge del più forte ed un contesto sociale in cui la libertà di ogni individuo viene tutelata concretamente a partire dal diritto di non essere licenziato senza giusta causa esattamente come venne definito nell’Abbazia di Santa Maria del Gualdo (Foiano di Valfortore) nel 1331, in occasione della fondazione di San Bartolomeo in Galdo, con una proposta di statuto comunale approvata dal Re Roberto D’Angiò”.

Il seminario che servirà ad approfondire ciò che due abati molisani, erede dell’eremita Giovanni da Tufara, venerato nel santuario di Mazzocca, scrissero 7 secoli prima riguardo al divieto di licenziamento senza giusta causa, è previsto per il 12 dicembre prossimo. all’appuntamento saranno presenti oltre ai docenti delle Università di Bologna e Campobasso, anche gli esponenti regionali delle organizzazioni sindacali, l’arcivescovo di Campobasso, Giancarlo Maria Bregantini oltre naturalmente al comune di San Bartolomeo in Galdo.

(Tratto dal quotidiano Ottopagine/Benevento)

venerdì 5 dicembre 2014

Fortorina, sì alla proposta Addabbo per il completamento fino a San Bartolomeo

Fortorina. C’è una nuova iniziativa del comune di Molinara. L’idea parte ancora una volta dal sindaco Giuseppe Addabbo che fin dal primo giorno del suo insediamento ha provato a mettere intorno ad un tavolo tutti gli amministratori del comprensorio, per rilanciare con forza la realizzazione della strada Fortorina, intesa come tracciato che accorciasse i tempi di percorrenza e migliorasse il collegamento tra San Marco dei Cavoti e San Bartolomeo in Galdo.

Lo ha fatto nel 2012, quando promosse l’istituzione di un comitato dei sindaci per dar forza allo studio di fattibilità del geologo Eliseo Ziccardi, che prevede un passante di valico tra San marco e Foiano, lo ha fatto oggi, portando in consiglio comunale una proposta di delibera che mira al “completamento della Fortorina attraverso il vecchio tracciato originario, addirittura visibile su un documento del Touring Club, l’Atlante Stradale d’Italia, edito nel 1998”. Un’iniziativa che il comune di Molinara vuole condividere con tutti comuni del Fortore.

“Un tracciato – ha detto il primo cittadino -, che da San Marco dei Cavoti, dove oggi arriva la Fortorina, dovrebbe scendere e toccare il comune di Molinara in quella che oggi è l’area industriale Pip, tra Molinara e San Marco dei Cavoti, e proseguire verso i comuni della Val Fortore attraverso la località Perozzolo. La nostra iniziativa – ha continuato – mira a dare una centralità ai paesi del Fortore e soprattutto a San Bartolomeo in Galdo, che oltre ad essere il comune più grande dell’area, è quello che collega la provincia di Benevento con la provincia di Foggia. Inoltre chiediamo all’Anas di coinvolgere nelle decisioni i comuni dell’Area interessata che sono i veri protagonisti delle scelte da compiersi”.

Una proposta che è stata accolta con favore dal consiglio e che ha dato mandato al sindaco di intraprendere tutte le azioni per avviare un confronto serio con i colleghi fortorini (...).

(tratto dal quotidiano Ottopagine del 2 dicembre)

giovedì 4 dicembre 2014

I fossili di Baselice al museo di Paleontologia di Napoli

La nostra terra ha una storia geologica estremamente ricca. Tanti sono i fossili ritrovati sul nostro territorio. Alcuni sono famosissimi come lo Scipionyx samniticus, ad oggi l'unico scheletro fossile rinvenuto che appartiene ad un esemplare giovane con preservate in eccezionale stato conservazione parti di tessuti molli ed organi interni; il reperto è stato soprannominato "Ciro" ed è stato trovato a Pietraroja (BN).

Molti sono i reperti che il nostro territorio ci ha regalato, alcuni dei quali sono conservati nel Museo di Paleontologia di Napoli a San Marcellino. Ve ne proponiamo alcuni provenienti da Castellammare di Stabia, Somma Vesuviana, Catanzaro, Giffoni Valle Piana, Messina, Baselice, Lecce, Viggiano. (FDP)

Fonte: facebook gruppo briganti

mercoledì 3 dicembre 2014

San Bartolomeo e il divieto di giocare a calcio in piazza

Postiamo un articolo pubblicato dalla testata online ntr24tv che sicuramente farà discutere. Buona lettura!


Se a Benevento la partita a calcio dei ragazzini all’ombra di Santa Sofia continua a suscitare polemiche e ironia con tanto di sequestri da parte della Municipale, in provincia è invece guerra aperta e “dichiarata” ufficialmente a super santos e simili.

Siamo nel Fortore, a San Bartolomeo in Galdo, dove il sindaco Gianfranco Marcasciano ha firmato un’ordinanza che susciterà sicuramente malumori e dividerà la comunità tra favorevoli e contrari.
Con un provvedimento dello scorso 24 novembre, infatti, il primo cittadino ha vietato di “praticare il gioco del pallone in tutte le forme e modalità di svolgimento in piazza Municipio e sotto i portici del Comune”.

La decisione – si legge nel documento - sarebbe stata presa a causa delle lamentele di numerosi cittadini, impossibilitati a stare seduti e a passeggiare tranquillamente in piazza, perché disturbati continuamente da adolescenti alle prese con sfide calcistiche.

A questo si aggiungerebbe anche il problema che le pallonate e la partita possono causare danni al patrimonio pubblico e privato dell’area, oltre a creare pericolo per la sicurezza dei cittadini e degli anziani che passano e che sostano in zona.

Pesanti anche le sanzioni per i giovanissimi: oltre al sequestro della palla, multe salate da 25 a 500 euro. L’amministrazione comunale, inoltre, addebiterà ai genitori, responsabili della sorveglianza sui minori, il costo di eventuali danni a panchine, lampioni o ad altri elementi dell’arredo urbano.

San Bartolomeo in Galdo, ordinanza contro i ragazzini: 'No a partite di calcio in piazza e sotto i portici del Comune' | Fortore | news | NTR24 - l'informazione sul web

domenica 30 novembre 2014

Castelvetere, reperti archeologici lungo il percorso del metanodotto

La scoperta riaccende le polemiche sui lavori di scavo da parte della Snam

Reperti archeologici lungo il tracciato del metanodotto che si sta realizzando tra Biccari (Puglia) e Campochiaro (Campobasso). I ritrovamenti sono avvenuti in due aree del territorio comunale di Castelvetere in Valfortore, uno in località Morrecine, e l’altra a Fonte Gallina. Nella prima è stata scoperta una tomba risalente all’epoca sannita e nella seconda invece un muro appartenente alla stessa epoca. Per ora la Soprintendenza, che nei giorni scorsi ha effettuato un sopralluogo con la dottoressa Luigina Tomay, responsabile dell’ufficio Beni archeologici di Benevento, non si è pronuncia sull’entità della scoperta. Un ritrovamento che non ha sorpreso esperti e studiosi. Che il metanodotto nel territorio fortorino non doveva passare, infatti, alcune associazioni lo avevano detto con largo anticipo, anche con richieste ufficiali alla Soprintendenza e alla Snam.

Già nel 2007, il responsabile della sezione del WWF Sannio, Camillo Campolongo, chiedeva alla società responsabile della rete del gas la massima attenzione durante la realizzazione del metanodotto in alcune aree del Fortore e del Tammaro. In particolare nella nota si faceva riferimento alle zone delle Sorgenti ed Alta valle del fiume Fortore, Bosco di Castelvetere in Valfortore, Bosco di Castelpagano. Nella missiva di Campolongo si metteva soprattutto in evidenza “l’esistenza nel comune di Castelvetere di una zona archeologica (necropoli ed altri reperti del periodo dal V al III sec. a.C.), riconosciuta con D.M. 13.5.1983 e D.M. del 27.6.1984 del Ministro per i Beni Culturali e Ambientali”.

In un’area vicina alla zona di Fonte Gallina, infatti, è stata rinvenuta circa 20 anni fa una necropoli di epoca sannitica, molto probabilmente costruita tra il VII e il III secolo a.C. Una scoperta che conferma anche le preoccupazioni espresse dal circolo di Legambiente Fortore. Proprio nelle scorse settimane, infatti, l’associazione guidata dal presidente Michele Barbato aveva inviato una nota alla Soprintendenza ai beni culturali e archeologici di Benevento e Caserta nella quale si chiedeva “se fossero state fatte tutte le opportune indagini preventive così come richieste dalla stessa Soprintendenza in una nota inviata alla Snam”.

“Alla luce dei rinvenimenti archeologici emersi dagli scavi del metanodotto – ha detto Barbato - possiamo dire che le nostre preoccupazioni erano fondate: si sta minando anche la memoria storica di un territorio ormai condannato dalle politiche di sviluppo economico globale. È avvilente osservare il lesto procedere dei lavori in un contesto territoriale così fragile sia dal punto di vista naturalistico che idrogeologico oltre che archeologico. Questo territorio notoriamente isolato per la carenza di infrastrutture necessarie al suo sviluppo e con un tasso di densità di popolazione che cala vertiginosamente ad un ritmo sbalorditivo, oramai è completamente asservito ai grossi poteri della globalizzazione. Un deserto dotato di infrastrutture energetiche strategiche a carattere nazionale e internazionale. Ci sentiamo impotenti – ha concluso - difronte a questa politica a solo vantaggio dei potenti”.

Del ritrovamento è stato informato anche il sindaco di Castelvetere, Luigi Iarossi, che si è recato sul posto dove ha incontrato i responsabili della Sovraintendenza. “Seguiremo con interesse l’evolversi degli scavi. Vigileremo affinché si faccia piena luce sul ritrovamento. Saremo in stretto contatto con gli esperti della Soprintendenza- ha spiegato Iarossi – per essere costantemente informati sulla situazione. Se dall’analisi dei reperti dovesse venir fuori qualcosa di interessante per il nostro territorio sarebbe un fatto estremamente positivo”.

(Tratto dal quotidiano Ottopagine del 29 novembre)