martedì 14 ottobre 2014

Fondo Green Economy e divieto fracking bocciati alla Camera

Dopo il passaggio in Commissione Ambiente le novità positive introdotte dal Ddl 2093, il Collegato Ambiente alla Legge di Stabilità 2014, avevano fatto ben sperare. La Commissione Bilancio della Camera pochi giorni fa ha stroncato però due delle misure più rilevanti in esso contenute, quelle che facevano credere nella possibilità di un reale cambiamento verso le energie rinnovabili e potevano aiutare il nostro Paese ad uscire dalla crisi.

Sono stati bocciati infatti l’articolo relativo al “Fondo Italiano Investimenti Green Communities” e quello che stabiliva il divieto di praticare il fracking, ovvero la fratturazione delle rocce con getti liquidi ad alta pressione che contengono sostanze tossiche, realizzata per prelevare idrocarburi dalle profondità del suolo.

In merito alla Green Economy l’articolo 36 del Ddl prevedeva un fondo di investimento di 1 miliardo di euro, che doveva provenire per il 51% dalla Cassa depositi e prestiti e per almeno il 20% dal Tesoro. Nell’ultimo parere approvato sul provvedimento, che si basa sulla relazione tecnica depositata dal Governo il 1 ottobre, relativa ai punti critici del testo, si chiede di però eliminarlo perché prevedrebbe un:
“Obbligo in capo a Cassa depositi e prestiti di partecipare al predetto fondo, in contrasto con la sua classificazione all’esterno del perimetro della pubblica amministrazione”.

A tal proposito, Enrico Borghi, che insieme ad Alessandro Bratti era stato relatore firmatario dell’emendamento relativo alla norma, aveva già proposto l’ipotesi di inserire nello Sblocca Italia, un emendamento che allargasse le competenze della Cdp anche al settore della Green Economy.
Per quanto riguarda il fracking è stata chiesta l’eliminazione dell’articolo 26-ter. In esso si esprimeva il divieto esplicito della pratica, in base anche a motivazioni legate al principio di precauzione, in merito al rischio sismico e di inquinamento. Ora la Commissione ritiene al contrario che:

“Appare necessario sopprimere l’articolo 26-ter, recante divieto di tecniche di stimolazione idraulica mediante iniezione in pressione nel sottosuolo, poiché non si possono escludere effetti finanziari negativi, derivanti dalla prevista automatica decadenza dalle concessioni e dai permessi in essere”.

Già a inizio settembre il Ministero dello Sviluppo Economico era intervenuto per precisare che nel decreto “Sblocca Italia”: “Non è inserita una norma che autorizzi l’estrazione di shale gas (di cui peraltro non esistono giacimenti in Italia) né tanto meno la possibilità di sviluppare tecniche di fracking sull’intero territorio nazionale”.

Un insieme di input contrastanti e una serie di passi avanti e poi di nuovo indietro. Segnali che si teme stiano a significare una sostanziale confusione politica, in assenza di un piano energetico nazionale che sappia veramente valorizzare i punti di forza del nostro Paese, o la netta volontà di non allontanarsi minimamente da un tipo di economia basata sul ciclo del carbonio.

www.greenstyle.it

domenica 12 ottobre 2014

Elezioni provinciali, di fronte la Rocca protesta dei 5 Stelle: “La democrazia è stata abolita”

“La cittadinanza non è invitata a partecipare”, “i politici si votano tra loro” e “abolita la democrazia”. Sono alcuni dei volantini distribuiti questo pomeriggio dal Movimento Cinque Stelle di Benevento di fronte la Rocca dei Rettori, mentre all'interno della Provincia i consiglieri comunali del Sannio si recavano alle urne per il rinnovo dei vertici dell'Ente. 

“La nostra manifestazione – ha commentato la portavoce del MeetUp del capoluogo, Nunzia Santoro – vuole vuole dimostrare a tutti i cittadini che l'abolizione della Provincia non è reale, ma è solo uno slogan elettorale. L'unica cosa che è stata abolita – ha sottolineato l'esponente dei 5 stelle – è la democrazia”.

I grilli sanniti hanno anche consegnato ai cittadini un volantino, nel quale spiegano in cinque punti la “truffa” dell'abolizione degli Enti provinciali. 

“Non è vero – ha dichiarato Santoro – che le amministrazioni spariranno, i costi della macchina amministrativa non saranno ridotti e le poltrone, invece di diminuire, aumenteranno. Il tutto – concludono i pentastellati – a discapito sempre del cittadino”.

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venerdì 10 ottobre 2014

Provinciali, la farsa del 12 ottobre

La supercazzola del secolo? L’abolizione delle Province. Enti considerati - a torto - spacciati dai giornali di regime. E così il 12 ottobre andrà in scena la farsa delle elezioni provinciali. Dove, dopo aver scippato il cittadino del proprio diritto al voto, la politica eleggerà se stessa. Con il decreto Delrio, infatti, presidente e parlamentino verranno eletti da consiglieri comunali e sindaci.

La chiamano elezione di secondo grado. Ma sta di fatto che la sovranità – quella che la Costituzione affidava al popolo – viene confiscata e d’ora in poi appartiene solo alla casta, la quale diventa sempre più autoreferenziale.

E dunque le elezioni diventano un vero e proprio suk dove tutti i giochi avvengono all’interno dei partiti e tra ras locali. Tutti contro tutti, ma passata la nuttata torneranno amici più di prima, c'è da scommettere. Le casacche politiche, quelle, appartengono al passato.

Intanto però al cittadino hanno raccontato la bufala della loro abolizione. Mentre di fatto mantengono le stesse competenze di prima su viabilità, formazione, scuola e ambiente.

E dunque gli elettori possono dire addio ai tempi passati quando i politici arrivavano - con codazzo di lacché e portaborse - sulle piazze dei paesi promettendo dal pulpito di tutto e di più.
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Ora il rinnovo del consiglio provinciale diventa - nell'indifferenza generale - un fatto per pochi, i quali continueranno a gestire il potere senza neppure avere il consenso popolare. E' la democrazia bellezza!

mercoledì 8 ottobre 2014

Eolico, il Comune di Baselice reclama la quota Imu dallo Stato

Tanti piccoli comuni italiani, prima dell'emanazione del DM 10/09/2010 "Linee guida per l'autorizzazione degli impianti alimentati da fonti rinnovabili" hanno sottoscritto convenzioni con società del settore eolico per ospitare impianti per la produzione di energia elettrica.

Questi piccoli comuni hanno puntato sull'eolico sia per abbattere l'inquinamento in termini di minor emissioni di CO2 nell'atmosfera che per incrementare le entrate proprie e sopperire quindi al minor gettito derivante dalle continue riduzioni dei trasferimenti statali. Hanno tentato quindi di garantire i servizi essenziali senza incrementare la locale pressione fiscale, nel tentativo di contenere lo spopolamento che sempre di più investe i nostri comuni.

Quindi, fino all'emanazione del DM 10/09/2010, i comuni hanno potuto ottenere benefici in merito a :
1) Canoni di fitto dei terreni;
2) Royalty da parte delle società basati su percentuali dei ricavi prodotti;
3) Contributi economici per manifestazioni;
4) Utilizzo di imprese locali per la realizzazione e manutenzione degli impianti;
5) Imposta comunale sugli aerogeneratori (Imu)

Gli impianti eolici hanno offerto alle casse dei Comuni, piccoli e con bilanci esigui, un gettito annuo di migliaia di euro.

Alcuni Comuni riescono ad utilizzare questo introito per il miglioramento della qualità dei servizi o per realizzare infrastrutture, mentre la stragrande maggioranza, sopraffatta dai continui tagli e dai vincoli di spesa (il famoso patto di stabilità) deve utilizzare tali proventi per far fronte alle spese correnti un pò per scelta ed un pò per obbligo.

Con l'emanazione del DM 10/09/2010 i Comuni si sono visti privati, relativamente ai nuovi impianti eolici, delle cosiddette "Royalty" (Aboliti per Legge), dalle quali giungeva la quota maggiore delle entrate eoliche, e giusto per penalizzarli ancora di più, lo Stato, con la Legge di stabilità 2013, incamera tutta la quota Imu (degli impianti eolici) proveniente dall'aliquota di base (0,76 %).

In pratica, un Comune che applica l'aliquota di base non incasserà nulla in termini di Imu.

In sintesi i Comuni si vedono TOTALMENTE PRIVATI di una importante risorsa economica, sia in termini di royalty per i nuovi impianti (D.M. 10/09/2010) che in termini di IMU (Legge 24/12/2012 - n. 228).

Il Comune di Baselice ha deciso di aderire (vedi delibera n. 122 del 03/10/2014) all'iniziativa partita da un Comune in provincia di Salerno (Leggi Relazione) con la quale si chiede al Ministero dell'Economia e delle Finanze di modificare gli articoli di Legge interessanti le aliquote IMU in modo da lasciare interamente ai Comuni, e non riservare allo STATO, la quota relativa all'aliquota base (0,76%).

(Fonte: amministrazione-comunale-baselice.blogspot.it)

lunedì 6 ottobre 2014

Il Consiglio di Stato boccia il ricorso contro le trivellazioni

Il Consiglio di Stato spunta una delle frecce all’arco della protesta contro le trivellazioni petrolifere. La Seconda sezione presieduta da Antonio Catricalà ha espresso parere negativo in merito al ricorso al Capo dello Stato presentato nel 2013 da alcuni amministratori di Comuni e Comunità montane del Tammaro e del Fortore contro il progetto di ricerca di idrocarburi «Pietra Spaccata». Oltre 300 chilometri quadrati di intervento che si snodano tutti all’interno del territorio provinciale beneventano toccando 18 comuni.

Proponente la società britannica «Delta Energy». Una iniziativa giudicata gravemente dannosa per le comunità coinvolte e pertanto gli amministratori riuniti nel «Protocollo d’intenti» lo scorso anno si appellarono al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano per chiedere l’annullamento del decreto dirigenziale numero 601 emesso il 14 dicembre 2012 dalla Regione Campania che aveva concesso valutazione di impatto ambientale favorevole alla ricerca di idrocarburi nella zona (...).

La bocciatura. Per i giudici di Palazzo Spada, le eccezioni sollevate dal ricorso «non colgono violazioni di carattere formale giuridicamente rilevanti e rilevabili, ma intendono duplicare la valutazione tecnica svolta dall’apposita commissione nel rendere il giudizio di compatibilità ambientale».

Una stroncatura netta, dunque, perchè il Consiglio di Stato ha sostanzialmente considerato del tutto fuori luogo l’azione dei sindaci che con il ricorso intenderebbero sostituirsi alla commissione tecnica di valutazione. Quanto alla istanza finalizzata a un pronunciamento Via unico, avanzata dai ricorrenti, i giudici definiscono «non condivisibile la pretesa necessità di una Valutazione di impatto ambientale unitaria, dal momento che le operazioni di prospezione geofisica del territorio risultano distinte ed autonome rispetto alle operazioni di perforazione». Tesi questa più volte sostenuta pubblicamente anche dai vertici della Regione Campania che appare però decisamente in contraddizione con la logica: le ricerche senza perforazioni non avrebbero alcun senso (...).

I proponenti. Il ricorso era presentato dai sindaci di Campolattaro (Pasquale Narciso), Fragneto Monforte (Raffaele Caputo), Pesco Sannita (Antonio Michele), Fragneto L’Abate (Nunziatina Palma), Reino (Antonio Verzino), Baselice (Domenico Canonico), Pago Veiano (Mauro De Ieso), Sassinoro (Pasqualino Cusano), Santa Croce del Sannio (Antonio Di Maria), quest’ultimo pure nella qualità di presidente della Comunità montana Titerno-Tammaro. Sul ricorso anche le firme dei consiglieri di San Marco dei Cavoti Domenico Costanzo e Valentino Castello, dell’assessore alla Comunità montana Innocenzo Pugliese, e di Liano Antonio Boffa, Cristoforo Tatavitto, Ester D’Afflitto, Luigi Caretti.

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venerdì 3 ottobre 2014

Fortore, il sistema sanitario smantellato nel silenzio

di Leonardo Bianco

Quale Sanità nel Fortore? E’ l’interrogativo che in questi giorni molti si pongono dopo le polemiche sulla nuova riorganizzazione del sistema di emergenza territoriale. In un territorio dove oltre il 60% della popolazione è anziana, la salute sembra sempre più un optional e non un diritto da tutelare. Negli ultimi anni, a causa della crisi e soprattutto per i tagli della Regione Campania, la spesa farmaceutica è calata del 35% circa. E sono soprattutto gli anziani a rinunciare alle cure e alle visite specialistiche. Vi rinunciano perché non è più possibile usufruire del servizio poliambulatorio dell’Asl di San Bartolomeo.

Negli ultimi anni sono venute meno, a causa dei tagli o del mancato rinnovo delle convenzioni, le visite specialistiche come fisiatria, cardiologia, oncologia (patologia che negli ultimi anni è aumentata nel territorio fortorino), chirurgia e ultima in ordine di tempo anche ortopedia. E laddove qualche specialista è rimasto i tempi di attesa sono di circa tre mesi. La struttura di San Bartolomeo in Galdo inoltre è dotata anche di un reparto di radiologia che, però, stando alle testimonianze di molti utenti e anche di molti addetti ai lavori, funziona a singhiozzo. Spesso la strumentazione in dotazione alla struttura è fuori servizi per guasti e come se non bastasse a farla funzionare c’è un solo tecnico radiologo.

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giovedì 2 ottobre 2014

Fondi europei, un'occasione persa per il Fortore

Pubblichiamo una interessante riflessione postata sulla propria pagina Facebook dal vicesindaco di Foiano Giuseppe Ruggiero.

"L'incapacità della Regione Campania - scrive l'esponente locale del Partito democratico - di spendere i fondi europei da noi assume aspetti drammatici. Il Fortore ha perso grandi occasioni. Non siamo stati protagonisti di nessun GAL (Gruppo di azione locale), non abbiamo visto il riconoscimento del PIF (Programmi di filiera integrati). Si tratta di forme diverse nell'accesso ai fondi europei, che vedono il coinvolgimento di attori pubblici e privati. Nella prossima programmazione europea sono previsti i distretti rurali, agroalimentari di qualità e di filiera, e il Fortore non può non candidarsi. Già da subito dovremo mettere in campo un'idea di sviluppo del nostro territorio, che sia forte e capace di resistere anche alla volontà delle lobby dell'associazionismo agricolo, complici anch'esse del fallimento dei progetti messi in campo fino ad ora nel nostro territorio. L'aver perso sia la possibilità di attingere ad importanti risorse all'interno di un GAL o di un PIF dimostra che qualcosa non funziona nella regia e negli attori fin qui messi in campo. Lo stesso vale per il distretto tessile di San Marco dei Cavoti, di cui spesso si ci ricorda solo per la nomina del presidente".

E fin qui nulla da eccepire, ma quando passa a considerazioni prettamente politiche, il ragionamento diventa a nostro avviso fazioso e di parte - d'altro canto non poteva essere così, dato che il vicesindaco è candidato pidino alle elezioni provinciali del 12 ottobre -, dimenticando che il suo partito negli ultimi anni ha governato Regione e Provincia, e quindi essere parte del problema.

"La nuova Provincia - conclude Ruggiero - avrà l'onere di dare spazio a quelle aziende che hanno avuto la forza di resistere in un momento drammatico come questo. Credo che sia definitivamente chiusa la stagione dei consigli di amministrazione decisi dall'alto".

mercoledì 1 ottobre 2014

Migranti ieri e oggi

Le strade del quartiere dove sono cresciuto d’inverno erano un vero e proprio pantano. Qui durante le belle giornate estive uno nugolo di ragazzini si ritrovava a giocare a pallone, con il sogno di diventare Pelè.

Oggi la maggior parte di quei giovani è emigrata. Il sogno è svanito, le strade sono asfaltate e pavimentate, ma nel quartiere non si sentono più le urla di quella gioventù spensierata e felice. Le vie sono vuote, le case chiuse, abbandonate, si continua maledettamente a partire.

L’emigrazione, iniziata con l’Unità d’Italia, è cambiata anche qui, non si va più via con una valigia di cartone ma con trolley con dentro spesso una laurea. Solo pochi, soprattutto anziani, ricordano quei 33 giovani che per sfuggire alla miseria decisero di valicare le Alpi clandestinamente, attraversare il confine Italo-francese, a piedi. Oggi come allora. Cambia il colore della pelle, nulla più. Oggi come allora ci sono i trafficanti di carne umana. Non interessa se i migranti annegano nelle acque gelide del Canale di Sicilia. Business is business.

Uno di questi mercanti arrivò nel 1949 al mio paese e promise a quei 33 giovani un futuro migliore in terra straniera. Bastava solo pagare, che per i più poveri significava vendere le poche cose che possedevano, raggranellare qualche lira e via a prendere il treno della speranza.

Intanto, l’uomo venuto dal nulla se l’era squagliata con i soldi di quei poveretti, abbandonandoli alla stazione di Torino. Alcuni di loro però decisero di raggiungere  l'agognato Eldorato, mentre qualcuno se ne tornò a casa deluso, amareggiato. La storia spesso si ripete non come farsa ma come tragedia.


trenta-tre ggiune, trenta-tre ggiune
li mègghje mègghje de lu pajése,
se ne partènne a la 'mmecciunne,
a musse longhe e facce appése


tratto dall'opera Lu viàjje 'nvacànte di Alfonso Mascia

lunedì 29 settembre 2014

DECRETO “SBLOCCA ITALIA – DISTRUGGI L’ITALIA”: UN ATTACCO ALL’AMBIENTE SENZA PRECEDENTI. APPELLO PER LA MOBILITAZIONE

Un attacco all’ambiente del nostro paese senza precedenti e definitivo: è il cosiddetto Decreto “Sblocca Italia” varato dal Governo Renzi il 13 settembre scorso.
Un provvedimento che condanna il Belpaese all’arretratezza di un’economia basata sul consumo intensivo di risorse non rinnovabili e concentrata in poche mani. È un vero e proprio assalto delle trivelle al mare che fa vivere milioni di persone con il turismo; alle colline dove l’agricoltura di qualità produce vino e olio venduti in tutto il mondo; addirittura alle montagne e ai paesaggi sopravvissuti a decenni di uso dissennato del territorio. Basti pensare che il Governo Renzi rilancia le attività petrolifere addirittura nel Golfo di Napoli tra Capri ed Ischia!.

Si arriva al paradosso che le produzioni viti-vinicole, il nostro paesaggio e in generale il nostro territorio e i tanti impianti e lavorazioni che non provocano inquinamento, compresi quelli per la produzione energetica da fonti rinnovabili, e su cui si fonda la nostra economia non sono attività strategiche a norma di legge mentre lo sono i pozzi e l'economia del petrolio che sono causa dei cambiamenti climatici e di un pesante inquinamento e su cui fanno grandi profitti poche multinazionali.

Mentre il mondo intero sta cercando di affrancarsi da produzioni inquinanti e la stessa fondazione Rockefeller ha appena annunciato di abbandonare gli investimenti nel settore petrolifero, il Governo Renzi per i prossimi decenni intende avviare la nostra terra su un binario morto dell’economia. La deriva petrolifera, è il caso della Basilicata, non ha portato alcun vantaggio ai cittadini, ma ha costituito solo un vincolo negativo rispetto ad altre iniziative legate ad un’economia diffusa.

Nel Decreto il futuro della gestione dei rifiuti è affidato alle ciminiere degli inceneritori, quando il mondo intero punta sull’economia del riciclo e del riutilizzo e alla prevenzione nella produzione dei rifiuti. Tante città e comuni italiani hanno raggiuntò percentuali del 70-80% di raccolta differenziata coinvolgendo la comunità intera dei cittadini nella corretta gestione dei rifiuti. Bruciare i rifiuti significa non solo immettere nell’ambiente pericolosissimi inquinanti producendo ceneri pericolosissime, ma trasforma in un grande affare concentrato in poche mani quella che potrebbe essere una risorsa economica per molti.

La grandi opere con il loro insano e corrotto ciclo del cemento continuano ad essere il mantra del Governo per lo sviluppo, mentre interi territori aspettano il risanamento ambientale con bonifiche reali e non fondate su certificazioni sulla carta rese possibili da norme con cui si cerca continuamente di mettere la polvere tossica sotto al tappeto.

Addirittura il “sistema Mose” diventa la regola, con commissari e general contractors che gestiranno grandi aree urbane in tutto il Paese.
Questo Decreto anticipa nei fatti le peggiori previsioni della modifica della Costituzione; accentra il potere escludendo le comunità locali da qualsiasi forma di partecipazione alla gestione del loro territorio.

Riteniamo che il Parlamento debba far decadere le norme di questo Decreto chiarendo che le vere risorse strategiche del nostro paese sono il nostro sistema agro- ambientale, le forme di economia diffusa, dal turismo all’agricoltura, dalle rinnovabili diffuse alle filiere del riciclo e del riutilizzo.

Per questa ragione le nostre organizzazioni intendono promuovere un impegno affinché la bellezza del paese non sfiorisca definitivamente, sacrificata sull’altare degli interessi di pochi petrolieri, cementificatori e affaristi dei rifiuti e delle bonifiche.
In particolare esse intendono organizzare:

a) un’iniziativa comune a Roma da svolgersi in più giorni, da lunedì 13 a venerdì 17 Ottobre davanti a Montecitorio; un presidio “a staffetta” in cui i comitati di giorno in giorno difenderanno la loro terra
b) un appello a tutti i cittadini affinché scrivano ai parlamentari e alle istituzioni territoriali per far prendere posizione contro i contenuti del Decreto;

c) iniziative di comunicazione e partecipazione dei cittadini sui social network, incontri territoriali e dossier comuni per sensibilizzare l’opinione pubblica e la stampa sulle conseguenze del Decreto e dell’economia che propugna.

PRIMA DELL’ADESIONE LEGGERE ATTENTAMENTE QUI SOTTO!
Per coprire un giorno di presidio servono minimo 50 persone. Gli attivisti della capitale potranno assicurare esclusivamente un appoggio logistico, per cui il presidio potrà essere realizzato solo se i comitati dei territori porteranno un numero sufficiente di persone nella capitale.

PERTANTO SI RICHIEDE LA MASSIMA RESPONSABILITA’ NELL’INDICARE LA POSSIBILITA’ O MENO DI COPRIRE UN GIORNO INTERO.
Qualora sia impossibile per un’organizzazione garantire 50 persone si provvederà a riunire più comitati nello stesso giorno.
Quindi si chiede ad ogni organizzazione/regione di indicare entro martedì 30 sttembre quante persone può REALISTICAMENTE mobilitare su Roma, dando il giorno preferenziale tra il 13 e il 17.
Martedì 30 settembre ore 19:00 ci sarà una skype call tra referenti di singole organizzazioni/regioni per decidere definitivamente sulla mobilitazione e discutere le singole iniziative da un punto di vista organizzativo.
INVIARE ADESIONI A: segreteriah2oabruzzo@gmail.com

No triv Sannio