sabato 10 maggio 2014

Fortore. Passeggiata ecologica contro le trivellazioni

di Biagina Cece

Il grido contro le trivellazioni tornerà a farsi sentire più forte che mai domenica 18 maggio. Il Coordinamento No Triv darà vita alla ‘Camminata No Triv nel Fortore’ partendo da Baselice. Dalle 9.30 fino alle 19 circa, questa la durata della passeggiata che chiama a partecipare tutti i cittadini del Sannio affinché si possa fermare quella che il coordinamento chiama “banda”, armata di trivelle, che si accinge a ricercare il petrolio anche nel Sannio e soprattutto tra il Fortore e l’Alto Tammaro’. Sembra che gli amministratori locali e regionali avallino sempre di più e in silenzio le trivellazioni e così si è deciso di avviare azioni dal basso per portare avanti una battaglia. E questa battaglia è stata intrapresa dal coordinamento da più di un anno ormai e difatti questa è la seconda camminata nel territorio del Fortore beneventano.

Iniziativa importante questa che se da un lato informa criticamente la popolazione che vive nel territorio interessato, dall’altra fa riscoprire le bellezze paesaggistiche del posto, bellezze da tutelare a tutti i costi. In più, ove le trivelle dovessero realmente arrivare, è questo un modo per conoscere a fondo ‘la conformazione del territorio’, e agire poi di conseguenza all’arrivo della ‘banda armata’; potrebbe essere nel caso, l’unico modo per difendersi. Intanto l’invito è stato accolto anche su un famoso social network e molte sono già le adesioni; in molti si stanno preparando con abbigliamento adatto e scarpe comode e si sta pubblicizzando la giornata di modo che in molti possano parteciparvi, perché se si è in tanti, il grido arriva più in alto. ”Non tutto è perduto! Si può ancora fare qualcosa! – questo l’urlo del coordinamento - Insieme possiamo fermare le aggressioni nei confronti della terra! Insieme possiamo cancellare i progetti di speculazione economica che altri hanno disegnato per il nostro territorio”.

(Ottopagine)

lunedì 28 aprile 2014

Elezioni comunali, ecco le liste di Baselice

Lista "La nostra terra"
Candidato Sindaco Domenico Canonico
Candidati alla carica di consigliere comunale: Salvatore Brancaccio, Raffaella Colucci, Giuseppe Ferro, Isidoro Mascia, Adelina Paolozza, Rocco Paolozza, Modesto Silvestri, Pasquale Stravato, Giancarlo Verdura, Romano Zeolla


Lista "Per Baselice"
Candidato Sindaco: Massimo Maddalena
Candidati alla carica di consigliere comunale Leonardo Bianco, Leonardo Brunetti, Graziano Chiusolo, Emanuele Del Grosso, Antonio Del Vecchio, Michele Ferro, Daniela Maddalena, Maria Leonarda Marucci (detta Lea), Gianni Silvestri, Pasquale Zaccarino

mercoledì 23 aprile 2014

Baselice, costituito il meetup Fortore 5 stelle (M5S)

Lunedì 7 aprile 2014 a Baselice si è costituito il "meetup Fortore 5 stelle M5S". Alla riunione erano presenti varie delegazioni dei paesi del Fortore che hanno sottoscritto l’intesa di convergere in un unico meetup per condividere, discutere, e proporre idee finalizzate non solo alla salvaguardia del proprio territorio, ma anche per migliorarne la qualità della vita.

Il gruppo appena costituito punta a diventare il meetup di riferimento dei sostenitori del M5S nel Fortore. La nascita del meetup fortore ha l'obiettivo di creare sinergie mirate alle relazioni comuni nell’affrontare le numerose problematiche che caratterizzano l’esteso territorio fortorino nel rispetto di 5 punti salienti che hanno generato la nascita del movimento 5 stelle: ambiente, acqua, sviluppo, connettività e trasporti (per continuare a leggere clicca qui sotto)

Baselice, costituito il meetup Fortore 5 stelle M5S. Il primo portavoce trimestrale sarà Donato Iampietro | | news | NTR24 - l'informazione sul web

giovedì 17 aprile 2014

Baselice, certa la sfida tra Canonico e Maddalena

di Leonardo Bianco

E’ ufficiale. Sarà Massimo Maddalena a contendere la poltrona di sindaco di Baselice a Domenico Canonico. A confermare la candidatura a primo cittadino nella prossima tornata elettorale è lo stesso esponente dell’attuale gruppo di minoranza consiliare. Maddalena, con quello in scadenza, ha svolto già per due mandati consecutivi, il ruolo di consigliere.

Dal 2004 al 2005 come esponente di maggioranza con il sindaco Nicolino Del vecchio e l’ultimo dal 2009 a oggi come esponente di opposizione. “Stiamo lavorando alla composizione della lista che è ormai in dirittura di arrivo e stiamo ragionando sul simbolo” ha affermato Maddalena non lasciando trapelare indiscrezioni sui nomi che andranno a comporre il gruppo. L’unico candidato certo nella lista Maddalena sarà Antonio Del Vecchio, già candidato sindaco nel 2009 e capogruppo di opposizione nel consiglio comunale uscente.

Chi rimarrà fuori, almeno per ora, dalla competizione elettorale è Doriano Bianco. Il nome del noto medico, specializzato in Igiene e Medicina Preventiva, era circolato insistentemente nelle scorse settimane come probabile avversario del sindaco uscente. “Ho preferito fare un passo indietro – ha commentato il professionista – per evitare rotture all’interno del gruppo”. La moglie di Doriano Bianco è stata per circa vent’anni amministratore comunale ricoprendo anche la carica di vicesindaco nell’ultima amministrazione Del Vecchio.

“Ero disponibile a mettermi in gioco perché credo che vada ristabilito un clima di serenità e per far si che la lotta politica non si trasformi in battaglie personali. Il mio progetto era quello di riportare il dialogo e il confronto al centro dell’azione politica e intorno a me si erano create le basi per allargare il consenso e la partecipazione. Un dialogo con forze nuove e vecchie che avrebbe potuto allargare il consenso elettorale. Un progetto che all’interno del gruppo non è stato condiviso e per questo ho preferito fare un passo indietro per evitare spaccature. Resta l’amarezza – conclude Doriano Bianco - per aver perso l’occasione di costruire un’alternativa forte e concreta all’attuale amministrazione. Evidentemente la mia visione della politica non è stata capita. Vuol dire che in questa tornata elettorale sarò un semplice spettatore. Auguro ai competitori una buona campagna elettorale nel segno del confronto e dai toni pacati e corretti”.

Il medico resta fuori dalla campagna elettorale e toccherà quindi a Massimo Maddalena il compito di togliere lo scettro a Domenico Canonico che afferma di essere pronto alla sfida. La lista dell’amministrazione uscente sembra sia già pronta, anche se non si escludono novità dell’ultima ora. Resta naturalmente il riserbo sui nomi, anche se molti sono già noti. Manca poco più di una settimana alla presentazione delle liste e la corsa al municipio sembra ormai delineata salvo colpi di coda dell’ultima ora.

martedì 15 aprile 2014

Petrolio e terremoti

Un rischio rappresenta una potenzialità. Quando riguarda la sicurezza della vita umana, la salute o l’equilibrio ecologico è sottoposto a norme che tutelano il diritto alla massima protezione per cittadini e territorio. In queste ore, le anticipazioni della rivista “Science”, circa l’investigazione scientifica compiuta da un gruppo di studio in Emilia sul possibile collegamento tra attività petrolifera e sismica, indicano che il rischio non può essere escluso. «Nelle conclusioni della commissione c’è scritto che non si può escludere che le attività nel sito abbiano dato inizio al terremoto del 20 maggio, il cui epicentro era a circa 20 chilometri di distanza», si legge nella rivista.

«Secondo gli esperti le variazioni di stress e pressione all’interno della crosta terrestre, derivanti sia dalla rimozione del petrolio, sia dall’introduzione di fluidi necessari a provocare la fuoriuscita del greggio, quasi certamente non sarebbero state sufficienti a provocare, da sole, un terremoto simile. Tuttavia è possibile che la faglia coinvolta nella sequenza sismica del 20 maggio fosse vicina al punto di rottura, e che le variazioni imposte dall’uomo alla crosta terrestre, seppur minime, siano state sufficienti a innescare il terremoto. Fenomeno che, a sua volta, potrebbe aver dato avvio alla scossa del 29 maggio».

Un rischio va commisurato al danno che può provocare. Nel caso delle trivellazioni in una zona altamente sismica lungo l’Appennino o nelle zone interne della Campania, sostenere che “non si possono escludere” conseguenze sull’attività sismica naturale dalle trivellazioni, rappresenta un avvertimento vincolante. In Irpinia, a pochi chilometri da quel Sannio che nelle mappe del rischio è equiparato alla provincia di Avellino, quasi trentaquattro anni fa sono morte migliaia di persone, in conseguenza di una attività sismica non indotta dalla mano dell’uomo. Ma le ferite della terra, quelle che i tecnici chiamano faglie, sono ancora lì. Le faglie sismogenetiche ci sono, anche se nessuno sa esattamente dove.

La metafora è quella del campo minato, ricoperto da un prato omogeneo. Se il rischio non viene escluso dagli scienziati, non può esserlo da parte di una commissione a Napoli, salvo assumere un rischio in proprio, nel concludere che in nessun caso un terremoto può essere stimolato dalla mano dell’uomo. In Italia, un giudice monocratico ha condannato a sei anni di reclusione i componenti della commissione grandi rischi, in carica nel 2009, che avevano rassicurato gli aquilani circa l’improbabilità di una forte scossa sismica nella loro città. C’è un precedente, che costituisce un altro rischio. Proprio di questo il ‘Comitato no trivellazioni in Irpinia’ parlerà con l’assessore all’Ambiente Giovanni Romano, mentre il geologo Franco Romano chiede chiarezza sull’operato della Commissione emiliana nominata dal Dipartimento di Protezione civile. Se un rischio non può essere escluso, il governo e il Ministero dovranno recepirlo in una legge, a garanzia di tutti.

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giovedì 10 aprile 2014

Pozzi petroliferi contaminati: il Sannio trema

Radiazioni in misura dieci volte superiore ai valori massimi consentiti. Una rivelazione choc quella fatta nei giorni scorsi dall’Agenzia regionale per la protezione ambientale (Arpa) Molise in relazione al sito di località Capoiaccio nel territorio di Cercemaggiore. Pochi chilometri più in là c’è il confine con il Sannio, segnatamente con i comuni di Castelpagano e Morcone. La stessa area che è interessata dal progetto di estrazione petrolifera denominato «Santa Croce» promosso dalla società «Sviluppo Risorse Naturali» con sede a Roma.

E «Santa Croce» si chiamava anche il pozzo scavato nel 1962 dalla Montedison dove oggi sono venuti fuori i dati allarmanti che hanno messo in moto anche l’Agenzia regionale. Valori radioattivi dieci volte superiori alla norma sono evidentemente eccessivi anche per un sito che ha ospitato attività chiaramente inquinanti. E dunque è scattato, inevitabile, l’interrogativo: cosa è finito davvero in quel pozzo? Lo stabiliranno le indagini che saranno effettuate dalla magistratura molisana in seguito alle denunce presentate da più parti. C’è un dossier presentato dal leader dell’Itralia dei Valori, Antonio Di Pietro, che ha chiesto di approfondire le ricerche sull’area. Alla denuncia dell’ex pm di Mani Pulite si è aggiunta quella di Salvatore Ciocca, consigliere regionale dei Comunisti Italiani, che ha chiesto l’apertura del pozzo e con una dettagliata relazione ha dimostrato che dal 1962, anno in cui sono incominciate le ricerche e gli sfruttamenti petroliferi, fino al 1988, non fu mai effettuata una verifica.

Le prime regolamentazioni risalgono soltanto al 6 giugno del 1988. Proprio in quell’anno è stato reso noto che parte dei reflui provenivano da Melfi, dove la Montedison gestiva 8 pozzi. Per 26 anni, secondo la ricostruzione, il pozzo di Capoiaccio è stato un serbatoio per le immissioni di acque reflue la cui provenienza era sconosciuta. Nell’88 la Regione Molise autorizzò la Montedison ad immettere le acque proveniente soltanto dai giacimenti di Melfi, in Basilicata. Il primo aprile 2014 l’ufficio legale dell’Idv ha depositato un esposto alla Procura della Repubblica di Campobasso nei confronti di ignoti ravvisando i reati di inquinamento e di disastro ambientale.

E’ stato richiesto l’intervento dell’assessore regionale Vittorino Facciolla e del ministro dell’Ambiente, Gianluca Galletti, che hanno promesso attenzione sulla vicenda che si presenta oggettivamente inquietante, anche alla luce delle dichiarazioni rese pubbliche nei mesi scorsi rilasciate alla commissione bicamerale d’inchiesta nel 1997 dall’ex tesoriere dei Casalesi, Carmine Schiavone. «Sversavamo anche in Molise e nel Matese», dichiarò il malavitoso. Fatti che rendono doverosi i controlli, per sgomberare il campo dai dubbi e dalle paure. Che certo non mancano anche nel Sannio, alla luce dei numerosi pozzi (17) per estrazioni di idrocarburi realizzati negli scorsi anni ma utilizzati solo per brevi periodi.

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