martedì 5 febbraio 2013

Ancora eolico nel Fortore


La Commissione Via della regione Campania ha dato parere positivo ad un nuovo progetto per la realizzazione di un parco eolico a San Marco dei Cavoti. La Commissione ha infatti espresso parere di compatibilità ambientale, su conforme giudizio della Commissione V.I.A., V.A.S. e V.I., al progetto “impianto eolico composto da 7 aerogeneratori di potenza complessiva 14 MW da realizzarsi alle località Piana delle Logge ed Acquafredda del comune di San Marco dei Cavoti. Ne da notizia il Burc regionale di lunedì 4/2/2013. Da sottolineare che la medesima commissione aveva in un primo tempo bloccato il progetto poichè “l’impianto proposto risultava in adiacenza ad altri impianti, realizzati e di futura realizzazione.

Esso si prefigurava a nord del centro abitato di San Marco dei Cavoti, alla distanza media di 4 km e a una quota media di 800 m.s.l.m., con un’installazione complessiva di 47 torri eoliche, differenziate per taglia e potenza. Si evidenziava a tale proposito che il sito interessato, in una valutazione in area vasta, risultava gravato da una serie di impianti realizzati e di futura realizzazione che, seppur di impatto visivo moderato se presi singolarmente, avrebbero dato forma ad inevitabili insediamenti a selva, con notevolissimo impatto sulla componente paesaggistica in una valutazione cumulativa”. La Sorgenia riformulava quindi il progetto riducendo il numero di torri da installare ed ottenendo in questo modo il via libera della Commissione ambientale regionale e superare per “magia” il notevolissimo impatto sulla componente paesaggistica che la medesima Commissione aveva in un primo tempo correttamente considerato.

(Fonte: informatoresannita.it)

lunedì 4 febbraio 2013

Gli operai forestali vogliono risposte: «Basta con le parole, servono i fatti»

di Biagina Cece

Solo apparente la calma tra i forestali di Baselice. Dopo le tante battaglie e proteste che gli operai hanno portato in campo non molti mesi fa, oggi si fa il bilancio della situazione. Nell’ultimo Consiglio della Comunità Montana del Fortore si era attestata quella che era la conformità dei progetti del 2012 e quelli futuri. La Regione nell’occasione, come è stato poi ribadito anche nell’incontro con l’Uncem (ottopagine, 02/02/2013), ha stanziato una cifra di poco più di tre milioni di euro per il 2012 e un’altra dello stesso importo per il 2013. Soldi che, affermano gli operai della forestale “non sono affatto sufficienti per pagare tutti gli operai. Purtroppo si continua a ribadire il concetto che non ci sono fondi, ma noi abbiamo delle famiglie da mantenere e ormai è più di un anno che non abbiamo stipendio”.

Si è in attesa dei suddetti finanziamenti della Regione, per ora assicurati in maniera formale, ma nulla di scritto “è stato preso un impegno nulla di più – continuano gli operai – la Regione Campania in passato ha preso tanti impegni che poi non ha realmente concretizzato. Sinceramente noi non crediamo più a quello che ci dice, vogliamo i fatti”. Al momento gli operai della forestale di Baselice sono in cassa integrazione. Quello che si vuole è solo trovare una soluzione ad un problema sempre più grande. Varie le proposte fatte dagli operai “viviamo in un mondo che si professa solidale solo a parole – afferma qualcuno – una proposta sarebbe quella di aiutarci economicamente, perché al momento non abbiamo più soldi. Non vorremmo mai arrivare a gesti estremi; tante sono le associazioni, le istituzioni, anche le banche, perché non fanno un prestito a noi operai che comunque restituiremmo appena questa situazione si sbloccherà? Un prestito magari che non avesse degli interessi troppo alti, perché sarebbe un costo troppo elevato da sostenere per noi. Ci ritroviamo ad avere difficoltà anche a pagare le bollette”.

E qualcuno, dato il periodo in cui ci troviamo, ha affermato “un’idea sarebbe quella di consegnare le tessere elettorali, è il periodo migliore date le imminenti elezioni. Sarebbe un segno di protesta civile, naturalmente non solo Baselice dovrebbe compiere tale protesta, ma anche i forestali degli altri paesi”.

Ad esprimersi anche il sindaco di Baselice, Domenico Canonico “siamo vicini agli operai forestali, che tanto danno con il loro contributo, è un lavoro importante da non sottovalutare il loro. La Comunità Montana del Fortore si è attivata per aiutarli e anche noi come Amministrazione proveremo ad aiutarli in questo momento difficile”. Un momento che dura da troppo “siamo stanchi anche di protestare, molte persone non hanno una buona opinione di noi. Parecchia gente pensa che non dovremmo nemmeno protestare perché non ci riconosce nella nostra professione. Invece noi sappiamo di lavorare anche tanto”.

“La Comunità Montana del Fortore non può permettersi di agire da sola; – ha affermato Salvatore Brancaccio, Vice Presidente della Comunità Montana del Fortore – il ‘vulnus’ del problema è strettamente legato allo spirito che le nuove Disposizioni regionali in materia hanno disposto. Infatti queste ultime incidono gravemente e fortemente con lo status del rapporto lavorativo di tutte le unità in carico al settore forestazione. Se non ci sarà qualcuno disposto ad accollarsi le responsabilità, frutto di scelte scellerate del passato, credo che difficilmente si potrà venire a capo della risoluzione definitiva del problema. L’invito accorato che rivolgo ai forestali fortorini, è quello di coalizzarsi tutti per un unico fine, cercare di organizzare fattive forme di protesta, oltre a rappresentare il loro dramma sociale alle Istituzione di ogni ordine e grado”.

Dagli ultimi incontri sembra esserci ancora un barlume di speranza, ma la paura che anche stavolta siano solo parole, è purtroppo protagonista tra gli operai della forestale fortorina. Solo apparente la calma tra i forestali di Baselice. Dopo le tante battaglie e proteste che gli operai hanno portato in campo non molti mesi fa, oggi si fa il bilancio della situazione.



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venerdì 1 febbraio 2013

No Triv Sannio, ecco come firmare la petizione. L'ex assessore regionale Nappi: 'Tutelare il Fortore'

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Si mobilita il popolo "No Triv Sannio" per scongiurare le ricerche petrolifere nella provincia di Benevento. E' stata redatta infatti, la petizione popolare già redatta nei giorni precedenti. Per supportare l'iniziativa è sufficiente lasciare i propri dati su questo link
http://www.activism.com/it_IT/petizione/appello-per-fermare-la-ricerca-e-l-eventuale-sfruttamento-di-idrocarburi-nella-provincia-di-benevento/42026

Intanto sull'argomento è intervenuto, con un'intervista rilasciata a "Repubblica" anche Gianfranco Nappi, l'ex assessore all'agricoltura della Regione Campania. "Sotto l’attenta regia del Governo Monti e, manco a dirlo, nel consenso della Regione Campania, si stanno avviando le procedure conclusive per l’ingresso in grande stile in Campania della Delta Energy ltd. società del Regno Unito.

La società in questione è una delle principali protagoniste nella ricerca di idrocarburi liquidi e gassosi: ebbene si, dopo i ‘successi’ lucani, anche la Campania si accinge ad aprire una sua via allo sviluppo fondata sulla risorsa
energetica di maggiore futuro e di minore impatto ambientale esistente (sic): il petrolio.

L’area in questione riguarda la provincia di Benevento, oltre 30 comuni, epicentro nella Val Fortore. Siamo ad un passo dall’avvio delle ricerche. L‘iter non è ancora concluso, ma le fasi più importanti si sono consumate in un silenzio assordante. Se le ricerche partiranno, come appare assai probabile, nessuno sa se daranno effettivamente risultati apprezzabili. E’ credibile che non si avvii una ricerca in un’area dove non si abbia una seria probabilità di riuscita.

Dunque, facciamo lo scenario completo: si trova il petrolio. Nel giro di pochi anni la Val Fortore si troverà inondata da pozzi, trivelle e quant’altro. Diciamo come in Val D’Agri. Cambia il destino di un pezzo di Regione. Davvero imbarazza il fatto che una simile possibilità, dalle implicazioni così grandi, sia assunta senza un confronto pubblico, senza quel necessario processo democratico in assenza del quale nessun meccanismo di sviluppo positivo si può avviare. Ma, diamo per scontato che del petrolio si trovi, ovviamente in quantitativi che non potranno che essere in ogni caso contenuti, davvero è questa la prospettiva che può costruire un futuro diverso per quei territori come per la Campania? Queste domande sarebbe corretto porsele esattamente ora. Dopo, sarà troppo tardi in ogni caso. A me, una prospettiva del genere, appare più come una scorciatoia che brucia futuro piuttosto che costruirlo. Si veda anche la discussione che è aperta in Basilicata proprio sull’esperienza della Val d’Agri dopo circa venti anni di storia. Certo su quel petrolio c’è qualcuno che ci ha guadagnato, a cominciare dall’ENI.

Mi pare difficile che si possa sotenere che ci abbia guadagnato la Basilicata, nè mi sembra si possa sostenere che la realtà di sviluppo della Valle sia mutata sensibilmente nel mentre aumentano le serie preoccupazioni di impatto ambientale delle attività in corso da tanti anni. E i comuni si ritrovano con la mancia lasciata dall’ENI molto spesso senza sapere bene neanche come utilizzarla : non solo perchè magari è carente un progetto di sviluppo d’insieme, ma perchè quella scelta è in radicale contraddizione con ogni idea di sviluppo fondato sulla valorizzazione delle risorse del territorio: quelle emerse e rinnovabili e non quelle sommerse, finite e carburante, appunto, di uno sviluppo drogato e inquinante. Le due cose non possono stare insieme. Ecco perchè nessun turismo,rilancio dei prodotti dell’agricoltura, qualità della vita... si è determinato in Val d’Agri.

E allora vediamola questa Val Fortore. Sono alcuni anni che mi capita di conoscerla a fondo, da napoletano. Parliamo di un’area di straordinario valore ambientale, il Sannio ai confini con Molise e Puglia : un’area marginale nel paradigma dello sviluppo industrialista che invece diventa centrale in quello fondato sulla valorizzazione delle risorse dei territori, con la loro storia e cultura; sulla esaltazione della loro unicità e inimitabilità che mal si adatta alle riproduzioni seriali; sulla sua capacità di fondarsi sulla qualità: della vita, del prodotto, del lavoro, delle relazioni sociali.

Mi sembra davvero difficile immaginare che in un territorio dove già le pale eoliche l’hanno vinta su ogni altro elemento verticale del paesaggio (e poco male, si tratta di energia pulita: l’unico vero rammarico e’ che al territorio, di questa energia prodotta e del suo valore, rimanga ben poco...), a San Giorgio la Molara, forse uno dei paesi d’Italia con il più alto numero di bovini allevati pro capite, e di una razza pregiata, la Marchigiana (cugina della Chianina per intenderci ), o a Castelpagano, dove da piccoli allevamenti di montagna con mucche che mangiano erbe e fieni di svariate qualità, è nato il primo, e al momento unico, latte diventato Presidio Slow Food nel mondo, il Latte Nobile, o a Castelfranco in Miscano, dove in questi anni si è rilanciata un’antica tradizione casearia che fa del Caciocavallo prodotto in quel territorio una eccellenza assoluta, o a Montefalcone dove si coltivano legumi eccezionali come il fagiolo giallo di Montefalcone o quello giallo del Fortore, o in tutta l’area, dove di coltiva un pomodorino che , cresciuto in montagna praticamente senz’acqua, ha una consistenza e un gusto straordinari, o a San Marco dei Cavoti, famoso nel mondo per i suoi torroncini o nel territorio dove si incrociano i Regi Tratturi della transumanza più antica, tutto questo possa continuare a diventare, progressivamente, il fondamento di un faticoso percorso di sviluppo e di valorizzazione in presenza delle trivelle e degli effluvi delle scorie del petrolio bruciate h24.

Non raccontiamoci sciocchezze : le due cose insieme non si tengono. O se ne sceglie una o l’altra. E davvero non dovremmo avere alcun imbarazzo nella scelta. Ma c’è ancora il tempo per una scelta?". (E noi aggiungiamo il famoso Moscato di Baselice, ndb).

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giovedì 31 gennaio 2013

I ‘No Triv’ ai sindaci: «Uniti contro i pozzi»

Fare fronte comune contro il pericolo nero che minaccia il Sannio. Ancora una volta so­no i movimenti a farsi parte diligente nella battaglia per la difesa del territorio, dell’ambiente e della salute. Il neonato coordinamento ‘No Triv’ fa appello ai sindaci dei comuni inseriti nei quattro programmi di ricerca di idrocarburi che interessano il Sannio. Ben 18 quelli che rientrano nell’area di intervento del progetto «Pietra Spac­cata» della società britannica ‘Delta Energy’: Baselice, Cam­po­lattaro, Casalduni, Ca­stel­pagano, Castelvetere in Val Fortore, Circello, Colle Sannita, Foiano di Val Fortore, Fragneto l’Abate, Fragneto Monforte, Molinara, Morcone, Pago Ve­iano, Pesco Sannita, Ponte­landolfo, Reino, San Giorgio La Molara, San Marco dei Cavoti. Altrettanti (ma alcuni sono in comune tra i due progetti) sono toccati dal programma di ricerca «Case Capozzi» della stessa ‘Delta Energy’: Foiano in Val Fortore, Molinara, Montefalcone di Val Fortore, Castelfranco in Mi­scano, Ginestra degli Schia­voni, San Giorgio la Molara, Buo­nalbergo, Pago Veiano, Pesco Sannita, Fragneto l’Abate, Fra­gneto Monforte, Benevento, Pietrelcina, Paduli, Sant’Arcan­gelo Trimonte, Apice, San Nicola Manfredi, San Giorgio del Sannio. Ma non è tutto. Il Ministero dello Sviluppo economico ha già autorizzato (grazie al parere favorevole della Giunta regionale) le ricerche petrolifere per altri due progetti che investono sia pure marginalmente la provincia di Benevento.

Si tratta del «Nusco», presentato dalla ‘Italmin Explo­ration’ che si sviluppa in gran parte in Irpinia ma tocca anche il comune sannita di Apice, e del «Santa Croce», tra Sannio e Mo­lise, con il coinvolgimento diretto di tre centri beneventani: Morcone, Santa Croce del Sannio, Castelpagano. A questi comuni si rivolge l’appello redatto dal professor Domenico Cicchella dell’Università del Sannio e fatto proprio dal coordinamento dei movimenti. La nota è indirizzata anche alle Comunità montane ‘Fortore’, ‘Titerno-Alto Tammaro’ e ‘Ufita’. «Noi cittadini, amministratori, membri di associazioni e di organizzazioni professionali della provincia di Benevento – esordisce il testo – coscienti delle minacce che gravano sull’ecosistema locale e sulle economie che da esso dipendono, firmiamo questo appello a testimonianza del Nostro impegno contro le indagini petrolifere e per chiedere al Ministro dell’Ambiente di proteggere in modo efficace il nostro territorio. La ricerca e lo sfruttamento di idrocarburi rappresenta un grave rischio per l’ecosistema e per le economie che da esso dipendono, come ampiamente dimostrato in diversi studi scientifici in varie parti del mondo dove estrazione, utilizzo e trasporto di petrolio hanno gra­vemente compromesso attività agricole, turismo, biodiversità e non ultimo la salute della popolazione residente.

Il rapporto costi/benefici fa pendere la bilancia esclusivamente dalla parte dei costi per le comunità locali e che gli unici benefici sono di natura economica e ad esclusivo vantaggio delle compagnie petrolifere. Le comunità locali hanno necessità di un modello economico ecosostenibile, e i settori sui quali si vuole puntare sono: agricoltura di qualità, zootecnia, turismo, energia rinnovabile. Vo­gliamo che le attività economiche debbano servire l’interesse generale, il bene comune come è normale che sia in un Paese moderno e democratico e che non si sostenga un modello economico obsoleto e retrogrado». Di qui la richiesta al Ministero dell’Ambiente che si chiede ai Comuni di condividere: «Il Ministero si impegni ad agire in maniera rapida, coraggiosa, intelligente ed incisiva per il blocco immediato di ogni processo di autorizzazione per progetti di ricerca e perforazione». Si attende ora l’adesione dei Comuni che nei mesi scorsi hanno già deliberato contro le trivelle. Per giovedì a Colle Sannita è in programma un incontro dei primi cittadini dei comuni coinvolti dai programmi di ricerca.

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martedì 29 gennaio 2013

Petrolio del Sannio: Il doppio gioco della Regione e l'elaborato della 'Delta Energy'

Le rassicurazioni dell'assessore regionale all'ambiente, Giovanni Romano, le precisazioni del presidente della Commissione Ambiente, Luca Colasanto, la "leggerezza" della Commissione "Via" per quanto riguarda concessioni ed autorizzazioni, l'attesa perenne delle carte della Provincia di Benevento, le azioni dei comuni sanniti, dei sindaci preoccupati e delle associazioni ambientaliste che hanno formato il comitato "No Triv".

La questione trivellazioni, dopo un lungo letargo, è sulla bocca di tutti. E meno male. Dei quattro progetti riguardanti la ricerca di idrocarburi in Campania ("Case Capozzi", "Pietra Spaccata", "Nusco", "S.Croce") tutti e quattro riguardano il Sannio (anche se gli ultimi due lambiscono solo il territorio sannita) per un totale di 35 comuni coinvolti. Gli "avversari" si chiamano "Delta Energy ltd", ‘Italmin Exploration’ e ‘Sviluppo Risorse Naturali’. Non è chiaro un altro aspetto: chi è l'arbitro? In Regione Campania si gioca, come al solito, allo scaricabarile. Lo sanno tutti ma la responsabilità non è di nessuno. Senza voler essere noiosi e ripetitivi, è bene ricordare, sopratutto ai lettori, che la Regione Campania dovrà pronunciarsi sui due progetti della britannica "Delta Energy" nei primi giorni del mese di marzo.

L'ultimo intervento, in ordine temporale, è quello dei sindaci dei territori interessati dai progetti della società britannica (Colle Sannita, Pesco Sannita, Fragneto l’Abate, San Giorgio la Molara, Pago Veiano, Montefalcone di Val Fortore, Circello, Castelpagano, Campolattaro, Pietrelcina, Ariano Irpino, Montecalvo Irpino, San Marco dei Cavoti, Molinara, Reino, Fragneto Monforte, Sassinoro – Comunità Montane: del Fortore, del Titerno-Alto Tammaro, dell’Ufita).

A dare battaglia è il consigliere comunale di S.Marco dei Cavoti, Domenico Costanzo, che, in qualità di coordinatore, con una nota ufficiale, ha chiesto l'accesso a tutti i documenti. Inviti inoltre estesi all'assessore provinciale, Gianluca Aceto, e nuovo appuntamento rivolto a tutti i responsabili degli uffici tecnici comunali, previsto a Colle Sannita, il prossimo 31 gennaio alle 18.30, presso l'aula consiliare.

Tutto questo mentre le "carte" della Delta Energy e le richieste dei sindaci sanniti, sono state pubblicate sul sito ufficiale del Comune di Apice (che vi alleghiamo nei link di questo articolo). Interessante è l'elaborato di progetto della Delta Energy: 29 pagine tra programma di lavori, indagini geofisiche e sismiche, azioni di cantiere, tempi di esecuzione, sicurezza, vibrazioni, limiti di legge, occupazione del suolo ed altro.

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lunedì 28 gennaio 2013

Il paesologo Arminio sbarca nel Fortore per portare un messaggio di speranza

di Leonardo Bianco

Paesi, comunità, territori. Questi i temi trattati venerdì sera nell’incontro con Franco Arminio a Molinara. Un confronto con il poeta e scrittore irpino sulla vita e sulle potenzialità dei territori interni. Arminio ha affrontato il tema della desertificazione che colpisce i piccoli centri come Molinara. L’abbandono della terra da parte dei contadini per fuggire verso centri industrializzati dove le opportunità di lavoro di riscatto sociale sono maggiori.

Un’analisi, quella di Arminio, che però apre la speranza per un futuro diverso per i “paesi dell’Appennino”. Un ritorno alla terra, alle vecchie tradizioni, ai costumi semplici e genuini della civiltà contadina. Piccoli centri caratterizzati dal silenzio di chi è partito e non è più tornato, ma allo stesso tempo di un silenzio che rilassa, che fa riflettere. Piccole comunità attraversate dal silenzio del vento, dalla ricchezza della terra e dell’aria. Fattori che possono ridare vita e speranza, che possono far tramutare la desolazione, l’abbandono un dono ricco e pregiato.

Il “paesologo” Franco Armino ha dato vita ad un dibattito con il folto pubblico presente fatto di domande, risposte e analisi. Un confronto che ha entusiasmato i partecipanti e che ha visto Arminio protagonista di una serata che ha ridato fiducia ad una comunità che nonostante tutto è saldamente legata alla propria terra. Il poeta irpino ha annunciato che a primavera tornerà per un “viaggio nel Fortore”, per storia e pregi di una terra di confine. Una serata riuscita, così come l’aveva immaginata il primo cittadino di Molinara, Giuseppe Addabbo che dei concetti di terra, agricoltura, tradizioni, ne ha fatto un cavallo di battaglia. “E’ giunto il momento che le nostre comunità devono confrontarsi, fotografando la realtà così come è, senza nascondere la verità”.

Così ha esordito il sindaco nel presentare l’evento fortemente voluto da lui e dalla sua amministrazione. “E’ con uno spirito da briganti che vogliamo difendere i nostri paesi. Ieri contro i “piemontesi”, oggi contro le scelte politiche ed economiche. I nostri territori sono sotto un attacco crudele che rischia di schiacciarci”. “I nostri paesi non sono un problema, – conclude Addabbo -, ma la soluzione”. A presentare lo scrittore e poeta Franco Armino è stato il responsabile della Biblioteca comunale Cosimo Caruso, che ha sottolineato l’importanza e l’efficacia del lavoro e dello studio del paesologo.

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venerdì 25 gennaio 2013

Trivellazioni. Il prof Cicchella (Unisannio): “Dove saranno smaltiti i rifiuti petroliferi tossici?”

di Erika Farese

Il Sannio terra di conquista per i cacciatori dell'oro nero. Dopo aver di recente ottenuto il Via regionale al progetto di ricerca di idrocarburi denominato "Pietra Spaccata", che coinvolge molti comuni del Tammaro e del Fortore, la società inglese Delta Energy è pronta ad avviare un altro progetto, questa volta tra Sannio e Irpinia, denominato "Case Capozzi", che coinvolge 15 comuni della provincia di Benevento e 4 dell'Irpinia. Per fermare le trivelle si stanno attivando amministrazioni e associazione ambientaliste. Di pochi giorni fa la conferma della nascita del comitato No Triv Sannio. Ma perchè le trivelle fanno tanta paura? Quali rischi le attività di ricerca petrolifere comporterebbero per il territorio e l'ecosistema sannita? E l'inquinamento?
In una intervista, rilasciata ad NTR24, il Prof. Domenico Cicchella, ricercatore e docente di Geochimica all’Università del Sannio e Associate Editor della rivista scientifica internazionale “Journal of Geochemical Exploration”, risponde ad alcune domande che molti si pongono quando si parla di trivellazioni petrolifere. Il prof. Cicchella è anche autore di decine di articoli scientifici su riviste internazionali e nazionali tra cui ricordiamo lo studio condotto sulle acque minerali e di rubinetto italiane. È inoltre autore di diverse monografie tra cui l’Atlante geochimico-ambientale della Provincia di Benevento.

Perché secondo lei è necessario che il Sannio dica no alle trivellazioni petrolifere?
Sono convinto che qualora ci fosse il petrolio, alla fine della storia questo territorio ne uscirebbe solo come vittima dell’ennesima ingiustizia ambientale. È chiaro che nel Sannio sono pronti ad una folle caccia all’oro nero. Analizzando le richieste ed i permessi, le compagnie petrolifere sembrano sicure di trovare dei giacimenti di idrocarburi che si preparano a sfruttare. Senza un intervento immediato per tutelare le risorse naturali che il territorio ci offre e le economie locali che da esse dipendono, queste aree rischiano di diventare una groviera con rischi inaccettabili per le comunità locali. Qualora ci fossero idrocarburi nel sottosuolo sannita, ripeto, le grandi multinazionali del petrolio arriveranno, lo prenderanno, si arricchiranno ed andranno via lasciandosi probabilmente alle spalle l’ennesimo disastro ambientale.

Quali rischi la ricerca e lo sfruttamento di idrocarburi comportano per l’ecosistema del Sannio?
A prima vista, sembrerebbe un'attività innocua. Si scava un buco nel terreno, si verifica la presenza di petrolio e poi tutto finisce. E' così oppure la situazione è più complessa? È ampiamente documentato da diversi lavori scientifici che una volta che il petrolio e le altre sostanze chimiche derivanti dalla sua estrazione penetrano nei suoli e nelle acque possono persistere per decenni, influenzando negativamente la vegetazione e le altre forme di vita.

I progetti di trivellazione, previsti tra Sannio e Irpinia, sono davvero numerosi. C’è una probabilità di compromettere la potabilità di gran parte delle acque di questi territori?
Le rispondo solo che nel Paese in cui si è scavato uno dei primi pozzi di petrolio al Mondo cioè in America, recentemente i governatori degli Stati della regione dei Grandi Laghi hanno detto NO all’estrazione di petrolio proprio al fine di proteggere le falde acquifere. È ormai noto a tutti che l’acqua nel prossimo futuro sarà una risorsa fondamentale e non vedo ragioni valide per compromettere le riserve idriche del nostro territorio.

Dal punto di vista chimico, quali sono le conseguenza più importanti che le attività di ricerca petrolifera determinano nell'ambiente e di conseguenza anche sulla salute?
Generalmente dal sottosuolo viene estratta una miscela di petrolio gas e acqua. Quest’acqua può contenere circa 8-10% di idrocarburi nonché altri additivi chimici come solventi organici, piombo, cromo, nichel, zinco, cadmio, mercurio, arsenico, cianuro, e bario cioè tutte sostanze tossiche per l’uomo. Quest’enorme quantità d’acqua deve essere depurata prima di essere smaltita nel più vicino corso d’acqua. L’altro problema è legato ai fanghi e ai detriti, che anche essi possono contenere grandi quantità di additivi chimici, sali, metalli e idrocarburi. Quest’ultimi sono rifiuti speciali che vanno smaltiti in apposite discariche. Visto che dalle nostre parti non riusciamo a depurare neppure le acque contenenti reflui urbani e per quanto riguarda i rifiuti li smaltiamo esportandoli altrove, le lascio immaginare il destino del “rifiuto” petrolifero.

Questi effetti nocivi si determinerebbero solo nel caso in cui effettivamente si rinvenga petrolio nel sottosuolo, oppure anche l'attività di trivellazione in sé può portare danni all’ambiente?
Ovviamente gli effetti maggiori si avrebbero con l’estrazione del petrolio anche se non sono da escludere effetti inquinanti, anche se più contenuti e facilmente controllabili, legati alla perforazione dei pozzi.

Petrolio è una parola, che nell'immaginario collettivo, viene associata alla ricchezza, soldi. Non si pensa subito ai danni ambientali o all'inquinamento. Ma secondo lei è così? Ci potrebbero essere dei vantaggi in termini economici, per esempio per i proprietari dei suoli sui quali si effettuano le trivellazioni?
Beh è giusto associare petrolio è ricchezza, i petrolieri sono sicuramente molto ricchi. Non so quanto convenga al nostro Paese estrarre petrolio. In Italia il titolare di una concessione di coltivazione di un giacimento di idrocarburi è tenuto a corrispondere annualmente allo Stato il valore di un'aliquota del prodotto della coltivazione pari solo al 7% della quantità di idrocarburi liquidi e gassosi estratti. Questo denaro viene poi assegnato al Ministero dell'Ambiente e al Ministero dello sviluppo economico per assicurare il pieno svolgimento rispettivamente delle azioni di monitoraggio ambientale e delle attività di vigilanza e controllo della sicurezza degli impianti. Per ciascuna concessione sono esenti dal pagamento dell'aliquota i primi 20 milioni di mc di gas e le prime 20000 tonnellate di petrolio prodotti annualmente in terraferma, condizioni queste tra le più convenienti al Mondo secondo le stesse compagnie petrolifere perlopiù straniere che non hanno neppure restrizioni sul rimpatrio dei profitti. Che io sappia non è previsto alcun compenso per gli Enti locali e ancor più per i cittadini.

Qualche cittadino è invece convinto del contrario, anzi crede che questo possa rappresentare un volano di sviluppo per le aree interne della Campania.
Di questi tempi accade tutto e il contrario di tutto, qualcuno va in giro raccontando che ha visto un ciuccio volare e molti gli credono. Io l’unico ciuccio che vedo volare è il Napoli in serie A, ma se così fosse, un domani sarò il primo a ricredermi.

Lei si è fatto promotore di un appello, che cittadini, amministratori, membri di associazioni e di organizzazioni professionali della Provincia di Benevento, possono sottoscrivere per fermare la ricerca e l’eventuale sfruttamento di idrocarburi. Oltre a firmare l'appello, secondo lei, cosa altro possono fare le istituzioni, le amministrazioni locali e la stessa Università del Sannio per difendere il territorio?
In verità sono solo l’autore dell’appello, i veri promotori sono molti cittadini, associazioni e liberi professionisti come i geologi Briuolo e Portoghese. Veda, io non sono un sannita, sono un napoletano che ha scelto di vivere qui non solo per motivi di lavoro, ma anche come scelta di vita. Sono anni che studio l’inquinamento ambientale, soprattutto delle aree urbane, e i danni che provoca alla salute dell’uomo e di conseguenza ho trasferito la mia famiglia nel Sannio. Chi vive in questo territorio deve essere consapevole di vivere in un’area ancora poco contaminata, e questo sono sicuro che a lungo termine rappresenterà una fonte di ricchezza importante. Il Sannio deve assolutamente puntare sulla cosiddetta green economy, su fonti energetiche rinnovabili, sul turismo e su prodotti alimentari di alta qualità. Credo che i sindaci dei vari comuni e l’assessore provinciale all’ambiente Aceto condividano il mio pensiero e sono pronti a dare battaglia. Per quanto riguarda l’Università del Sannio, essa rappresenta una risorsa fondamentale per le aree interne della Campania. Le garantisco che molte ricerche che oggi vengono fatte in questi territori non si sarebbe mai neppure immaginato farle senza l’Università a Benevento. Il Dipartimento di Scienze ha condotto numerosi studi di carattere ambientale di fondamentale importanza; ne cito due tra i tanti: la Cartografia geochimica ambientale della Provincia di Benevento da me realizzata e la Carta delle frane della Provincia di Benevento del gruppo di ricerca del Prof. Guadagno. Certo molto spesso il nostro lavoro è conosciuto solo in ambito scientifico e non viene divulgato ai più, ma voi giornalisti venite ad intervistarci in Dipartimento, sarete sempre ben accolti e scoprirete tante cose nuove.

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San Giovanni Rotondo, l’ospedale di Padre Pio a rischio fallimento - Il Fatto Quotidiano


I 123 milioni di euro di buco in bilancio non lasciano molte possibilità: in pericolo il lavoro di 600 persone e l'eccellenza delle cure fornite nel miglior ospedale di Puglia (con pochi eguali al Sud). L'unica speranza è che il Tar lo equipari il polo ecclesiastico alle strutture pubbliche (Clicca qui sotto per continuare a leggere la notizia)


San Giovanni Rotondo, l’ospedale di Padre Pio a rischio fallimento - Il Fatto Quotidiano

mercoledì 23 gennaio 2013

Ricerche petrolifere, i sindaci: «Bloccare tutto»

Postiamo un interessante articolo apparso sul sito di "Ottopagine-Benevento". Come si evince dal pezzo l'assessore regionale all'Ambiente, Giovanni Romano, non si è presentato ieri mattina all'audizione chiesta dal presidente della Commissione ambiente, Luca Colasanto. E ciò dimostra tutta l'attenzione della Regione alle problematiche che interessano il Sannio e nello specifico il Fortore

Fermare le autorizzazioni in corso e annullare quelle già rilasciate. Lo chiedono i sindaci dei comuni sanniti, in particolare del Fortore e del Tammaro, interessati dai progetti di ricerca di idrocarburi. Molti primi cittadini e loro delegati han­no preso parte ieri alla audizione svoltasi presso la commissione Am­biente della Regione Cam­pania. Presenti tra gli altri i sindaci di Reino (Antonio Verzino), Pago Veiano (Mau­ro De Ieso), Apice (Ida An­tonietta Albanese), Sassinoro (Pasqualino Cusano), Colle Sannita (Giorgio Carlo Ni­sta), Fragneto L’Abate (Nun­ziatina Palma), Campolattaro (Pasquale Narciso), Pesco Sannita (Antonio Michele), e i rappresentanti delegati dei Comuni di Pietrelcina, San Giorgio la Molara, Santa Croce del Sannio, Morcone, Circello, Castelpagano.

Le fasce tricolori cercano di correre ai ripari provando ad arrestare un processo già avviato. Il programma di ricerca «Pietra Spaccata» che investe un’area da 333 chilometri quadrati distribuita in 18 comuni ha ottenuto lo scorso 14 dicembre parere favorevole alla valutazione di impatto ambientale da parte della ap­posita commissione tecnica della Regione. In questa fase, va chiarito, non sono state ancora rilasciate autorizzazioni per la realizzazione di pozzi per i quali sarà necessario un ulteriore iter.

Ma le comunità locali sono chiaramente preoccupate per le ricadute ambientali che potrebbero essere determinate dall’avvio delle trivellazioni. Da mesi i sindaci dei comuni coinvolti hanno avviato una campagna di protesta contro i progetti di ricerca di idrocarburi nel Sannio.

A partire dalla scorsa estate, con la collaborazione della Provincia, decine di Comuni hanno deliberato contro l’arrivo delle trivelle. Un ‘no’ ribadito anche ieri in commissione Ambiente della Re­gione dove avrebbe dovuto tenersi l’audizione dell’assessore al ramo, Giovanni Roma­no. Ma l’esponente dell’esecutivo campano ha disertato l’incontro facendo pervenire la relazione stilata dal coordinatore del settore Ambiente, Michele Palmieri.

Un dossier dettagliato che riepiloga le principali tappe dell’iter autorizzativo del progetto denominato «Pietra Spaccata» riguardante l’area compresa tra i comuni di Baselice, Campolat­taro, Casalduni, Castelpagano, Castelvetere in Valfortore, Circello, Colle Sannita, Foiano di Valfortore, Fragneto l’Abate, Fragneto Monforte, Molinara, Morcone, Pago Veiano, Pesco Sannita, Pontelandolfo, Reino, San Giorgio la Molara, San Marco dei Cavoti.

L’istanza prodotta dalla ‘Delta Energy’ ha ottenuto il parere favorevole della commissione di Va­lutazione impatto ambientale (Via) in data 2 agosto 2012. Nel provvedimento si precisava che il via libera è relativo alle indagini preliminari e non a perforazioni che dovranno essere sottoposte a successiva procedura. Sulla scorta del parere della commissione, il 14 dicembre 2012 il dirigente del settore Ambiente della Regione ha rilasciato il decreto Via. La relazione del funzionario regionale inoltre riferisce che in merito alla procedura per il rilascio del parere Via, pubblicata nelle forme previste dalla legge in data 13 gennaio 2012, sono state presentate osservazioni soltanto dall’amministrazione provinciale di Benevento e dai Comuni di Pesco Sannita, Morcone, Reino, Pietrelcina, Apice.

«Tutte le osservazioni – rileva peraltro Palmieri – sono pervenute oltre la tempistica prevista dalla fase di consultazione pubblica» fissata dalla normativa in 60 giorni dalla pubblicazione dell’avviso per la fase di consultazione pubblica. «In ogni caso – aggiunge il responsabile del settore Ambiente della Regione – tutte le osservazioni dei Comuni consistevano nella trasmissione di delibere di Giunta comunale nelle quali, in considerazione dei notevoli impatti ambientali determinati dalle attività di estrazione degli idrocarburi, si esprimeva un parere sfavorevole. A tal proposito si evidenzia che il progetto non prevede estrazione di idrocarburi». In pratica, il dirigente regionale fa notare come le proteste dei Comuni sanniti in merito alla iniziativa della ‘Delta Energy’ siano state tardive e formalmente inappropriate.

E da Palmieri arriva una sottolineatura velenosa anche nei confronti della Provincia: «In merito alla impossibilità di visionare la documentazione afferente l’istanza della Delta Energy affermata dalla Provincia, si evidenzia che tale documentazione, come dichiarato dal proponente nell’istanza e nell’avviso del 13 gennaio, è stata depositata anche presso la Provincia di Bene­vento». Secondo la relazione, inoltre, l’assessore all’Ambiente della Provincia, Gianluca Aceto, non si sarebbe presentato il 23 luglio 2012 all’appuntamento in Regione dallo stesso richiesto per avere accesso agli atti. Spiegazioni che chiaramente non hanno fatto recedere i sindaci dalla protesta.

Nel corso dell’incontro è stato messo agli atti della commissione un documento contenente le motivazioni della contrarietà ai progetti di ricerca. Nel testo si lamenta «il mancato coinvolgimento nella fase iniziale dell’avvio del procedimento» e si chiede «come l’Ente Regione, che dovrebbe promuovere lo sviluppo delle zone interne, possa rappresentare invece gli interessi di singoli». I sindaci sanniti pertanto chiedono la revoca dell’autorizzazione Via rilasciata dallo stesso Palmieri il 14 dicembre 2012 per il progetto «Pietra Spac­cata» e la sospensione della procedura già attivata per il programma «Case Ca­pozzi» che investe altri comuni del Sannio. Proposta anche una moratoria di tutte le autorizzazioni per attendere l’esito della prossima tornata elettorale.

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lunedì 21 gennaio 2013

Trivellazioni petrolifere. i sindaci si preparano alla battaglia legale

Dal cuore del Sannio Pentro parte l'offensiva contro le trivellazioni petrolifere. Qui si sono riuniti i sindaci dei Comuni che hanno ricevuto l'avviso di prossime indagini alla ricerca di idrocarburi. Ad organizzare l'incontro è stato Domenico Costanzo, consigliere comunale di San Marco dei Cavoti. "Noi abbiamo un forte legame con il nostro territorio – dice Giorgio Nista, sindaco di Colle Sannita -. Io sono per la sua salvaguardia e per la sua tutela. Abbiamo il diritto di comprendere cosa si intende fare e capire se sia dannoso per il nostro territorio che non ci appartiene ma dobbiamo trasferirlo a chi verrà dopo di noi".

Questa, in sintesi, la posizione dei sindaci. I progetti di trivellazione sono due. Uno denominato "Terra Spaccata", che riguarda i territori di 18 comuni interamente ricadenti nella provincia di Benevento ed un altro chiamato "Case Capozzi" che interessa sia il territorio della provincia di Benevento che di Avellino. Il primo è in una fase avanzata dell'iter burocratico mentre "Case Capozzi" è in una fase istruttoria. Durante l'incontro, che originariamente doveva essere riservato solo ai sindaci, sono intervenute anche delegazioni di associazioni ambientaliste. "Nel 2008 per Terra Spaccata è stata fatta una conferenza dei servizi in Regione Campania che è andata deserta – dice il geologo Vincenzo Briuolo, consulente dell'UNISANNIO -. I comuni interessati sono stati invitati?. Perché altrimenti ci sono gli estremi per un ricorso al TAR".

Intanto è lo stesso geologo, esperto di trivellazioni petrolifere, che mette in guardia sulle prospettive di un'eventuale trivellazione. "La questione è delicata – continua Briuolo -. L'estrazione di petrolio, sopratutto se sporco come quello che potrebbe esserci dalle nostre parti, comporta l'emissione in atmosfera di idrogeno solforato. Il livello di idrogeno solforato accettato nell'aria a livello mondiale è di 23 parti per miliardo, in Italia è stato abbassato a 6 parti per milione. Questo lascia pensare. Intanto in Italia si stima che nel sottosuolo ci sia petrolio per soddisfare il 4% del fabbisogno nazionale ma si tratta di petrolio molto sporco. In ogni caso l'Unisannio dispone di documentazione sulla qualità dell'aria prima che queste operazioni di trivellazione inizino. Si tratta di materiale che potrebbe essere utile come riferimento". Se i sindaci vogliono capire e le associazioni sono contrarie c'è anche chi la pensa diversamente.

"Attenzione a mettersi in una posizione di muro contro muro con le società di trivellazione – dice Giorgio Basilone -. Le trivellazioni possono restituire ai Comuni informazioni utilissime tipo la presenza di sorgenti d'acqua o informazioni sulla natura del terreno in profondità. Spesso i comuni hanno bisogno di queste informazioni e sono costrette a spendere molti soldi per ottenerle". I sindaci presenti hanno sottoscritto un Protocollo d'Intenti ed eletto un organo esecutivo. Il Protocollo d'intenti è la forma più veloce di associazione. Le altre forme, infatti, avrebbero richiesto il passaggio in consiglio comunale. L'obiettivo è quello di costituire un solo organismo territoriale per il contrasto delle trivellazioni. Questo vuol dire che, ad esempio, se ci dovesse essere la necessità di un ricorso al TAR si darebbe un incarico ad un solo studio legale e si porterebbe avanti un solo procedimento. Con il risultato di essere più forti e spendere meno denaro.

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