giovedì 31 gennaio 2013

I ‘No Triv’ ai sindaci: «Uniti contro i pozzi»

Fare fronte comune contro il pericolo nero che minaccia il Sannio. Ancora una volta so­no i movimenti a farsi parte diligente nella battaglia per la difesa del territorio, dell’ambiente e della salute. Il neonato coordinamento ‘No Triv’ fa appello ai sindaci dei comuni inseriti nei quattro programmi di ricerca di idrocarburi che interessano il Sannio. Ben 18 quelli che rientrano nell’area di intervento del progetto «Pietra Spac­cata» della società britannica ‘Delta Energy’: Baselice, Cam­po­lattaro, Casalduni, Ca­stel­pagano, Castelvetere in Val Fortore, Circello, Colle Sannita, Foiano di Val Fortore, Fragneto l’Abate, Fragneto Monforte, Molinara, Morcone, Pago Ve­iano, Pesco Sannita, Ponte­landolfo, Reino, San Giorgio La Molara, San Marco dei Cavoti. Altrettanti (ma alcuni sono in comune tra i due progetti) sono toccati dal programma di ricerca «Case Capozzi» della stessa ‘Delta Energy’: Foiano in Val Fortore, Molinara, Montefalcone di Val Fortore, Castelfranco in Mi­scano, Ginestra degli Schia­voni, San Giorgio la Molara, Buo­nalbergo, Pago Veiano, Pesco Sannita, Fragneto l’Abate, Fra­gneto Monforte, Benevento, Pietrelcina, Paduli, Sant’Arcan­gelo Trimonte, Apice, San Nicola Manfredi, San Giorgio del Sannio. Ma non è tutto. Il Ministero dello Sviluppo economico ha già autorizzato (grazie al parere favorevole della Giunta regionale) le ricerche petrolifere per altri due progetti che investono sia pure marginalmente la provincia di Benevento.

Si tratta del «Nusco», presentato dalla ‘Italmin Explo­ration’ che si sviluppa in gran parte in Irpinia ma tocca anche il comune sannita di Apice, e del «Santa Croce», tra Sannio e Mo­lise, con il coinvolgimento diretto di tre centri beneventani: Morcone, Santa Croce del Sannio, Castelpagano. A questi comuni si rivolge l’appello redatto dal professor Domenico Cicchella dell’Università del Sannio e fatto proprio dal coordinamento dei movimenti. La nota è indirizzata anche alle Comunità montane ‘Fortore’, ‘Titerno-Alto Tammaro’ e ‘Ufita’. «Noi cittadini, amministratori, membri di associazioni e di organizzazioni professionali della provincia di Benevento – esordisce il testo – coscienti delle minacce che gravano sull’ecosistema locale e sulle economie che da esso dipendono, firmiamo questo appello a testimonianza del Nostro impegno contro le indagini petrolifere e per chiedere al Ministro dell’Ambiente di proteggere in modo efficace il nostro territorio. La ricerca e lo sfruttamento di idrocarburi rappresenta un grave rischio per l’ecosistema e per le economie che da esso dipendono, come ampiamente dimostrato in diversi studi scientifici in varie parti del mondo dove estrazione, utilizzo e trasporto di petrolio hanno gra­vemente compromesso attività agricole, turismo, biodiversità e non ultimo la salute della popolazione residente.

Il rapporto costi/benefici fa pendere la bilancia esclusivamente dalla parte dei costi per le comunità locali e che gli unici benefici sono di natura economica e ad esclusivo vantaggio delle compagnie petrolifere. Le comunità locali hanno necessità di un modello economico ecosostenibile, e i settori sui quali si vuole puntare sono: agricoltura di qualità, zootecnia, turismo, energia rinnovabile. Vo­gliamo che le attività economiche debbano servire l’interesse generale, il bene comune come è normale che sia in un Paese moderno e democratico e che non si sostenga un modello economico obsoleto e retrogrado». Di qui la richiesta al Ministero dell’Ambiente che si chiede ai Comuni di condividere: «Il Ministero si impegni ad agire in maniera rapida, coraggiosa, intelligente ed incisiva per il blocco immediato di ogni processo di autorizzazione per progetti di ricerca e perforazione». Si attende ora l’adesione dei Comuni che nei mesi scorsi hanno già deliberato contro le trivelle. Per giovedì a Colle Sannita è in programma un incontro dei primi cittadini dei comuni coinvolti dai programmi di ricerca.

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martedì 29 gennaio 2013

Petrolio del Sannio: Il doppio gioco della Regione e l'elaborato della 'Delta Energy'

Le rassicurazioni dell'assessore regionale all'ambiente, Giovanni Romano, le precisazioni del presidente della Commissione Ambiente, Luca Colasanto, la "leggerezza" della Commissione "Via" per quanto riguarda concessioni ed autorizzazioni, l'attesa perenne delle carte della Provincia di Benevento, le azioni dei comuni sanniti, dei sindaci preoccupati e delle associazioni ambientaliste che hanno formato il comitato "No Triv".

La questione trivellazioni, dopo un lungo letargo, è sulla bocca di tutti. E meno male. Dei quattro progetti riguardanti la ricerca di idrocarburi in Campania ("Case Capozzi", "Pietra Spaccata", "Nusco", "S.Croce") tutti e quattro riguardano il Sannio (anche se gli ultimi due lambiscono solo il territorio sannita) per un totale di 35 comuni coinvolti. Gli "avversari" si chiamano "Delta Energy ltd", ‘Italmin Exploration’ e ‘Sviluppo Risorse Naturali’. Non è chiaro un altro aspetto: chi è l'arbitro? In Regione Campania si gioca, come al solito, allo scaricabarile. Lo sanno tutti ma la responsabilità non è di nessuno. Senza voler essere noiosi e ripetitivi, è bene ricordare, sopratutto ai lettori, che la Regione Campania dovrà pronunciarsi sui due progetti della britannica "Delta Energy" nei primi giorni del mese di marzo.

L'ultimo intervento, in ordine temporale, è quello dei sindaci dei territori interessati dai progetti della società britannica (Colle Sannita, Pesco Sannita, Fragneto l’Abate, San Giorgio la Molara, Pago Veiano, Montefalcone di Val Fortore, Circello, Castelpagano, Campolattaro, Pietrelcina, Ariano Irpino, Montecalvo Irpino, San Marco dei Cavoti, Molinara, Reino, Fragneto Monforte, Sassinoro – Comunità Montane: del Fortore, del Titerno-Alto Tammaro, dell’Ufita).

A dare battaglia è il consigliere comunale di S.Marco dei Cavoti, Domenico Costanzo, che, in qualità di coordinatore, con una nota ufficiale, ha chiesto l'accesso a tutti i documenti. Inviti inoltre estesi all'assessore provinciale, Gianluca Aceto, e nuovo appuntamento rivolto a tutti i responsabili degli uffici tecnici comunali, previsto a Colle Sannita, il prossimo 31 gennaio alle 18.30, presso l'aula consiliare.

Tutto questo mentre le "carte" della Delta Energy e le richieste dei sindaci sanniti, sono state pubblicate sul sito ufficiale del Comune di Apice (che vi alleghiamo nei link di questo articolo). Interessante è l'elaborato di progetto della Delta Energy: 29 pagine tra programma di lavori, indagini geofisiche e sismiche, azioni di cantiere, tempi di esecuzione, sicurezza, vibrazioni, limiti di legge, occupazione del suolo ed altro.

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lunedì 28 gennaio 2013

Il paesologo Arminio sbarca nel Fortore per portare un messaggio di speranza

di Leonardo Bianco

Paesi, comunità, territori. Questi i temi trattati venerdì sera nell’incontro con Franco Arminio a Molinara. Un confronto con il poeta e scrittore irpino sulla vita e sulle potenzialità dei territori interni. Arminio ha affrontato il tema della desertificazione che colpisce i piccoli centri come Molinara. L’abbandono della terra da parte dei contadini per fuggire verso centri industrializzati dove le opportunità di lavoro di riscatto sociale sono maggiori.

Un’analisi, quella di Arminio, che però apre la speranza per un futuro diverso per i “paesi dell’Appennino”. Un ritorno alla terra, alle vecchie tradizioni, ai costumi semplici e genuini della civiltà contadina. Piccoli centri caratterizzati dal silenzio di chi è partito e non è più tornato, ma allo stesso tempo di un silenzio che rilassa, che fa riflettere. Piccole comunità attraversate dal silenzio del vento, dalla ricchezza della terra e dell’aria. Fattori che possono ridare vita e speranza, che possono far tramutare la desolazione, l’abbandono un dono ricco e pregiato.

Il “paesologo” Franco Armino ha dato vita ad un dibattito con il folto pubblico presente fatto di domande, risposte e analisi. Un confronto che ha entusiasmato i partecipanti e che ha visto Arminio protagonista di una serata che ha ridato fiducia ad una comunità che nonostante tutto è saldamente legata alla propria terra. Il poeta irpino ha annunciato che a primavera tornerà per un “viaggio nel Fortore”, per storia e pregi di una terra di confine. Una serata riuscita, così come l’aveva immaginata il primo cittadino di Molinara, Giuseppe Addabbo che dei concetti di terra, agricoltura, tradizioni, ne ha fatto un cavallo di battaglia. “E’ giunto il momento che le nostre comunità devono confrontarsi, fotografando la realtà così come è, senza nascondere la verità”.

Così ha esordito il sindaco nel presentare l’evento fortemente voluto da lui e dalla sua amministrazione. “E’ con uno spirito da briganti che vogliamo difendere i nostri paesi. Ieri contro i “piemontesi”, oggi contro le scelte politiche ed economiche. I nostri territori sono sotto un attacco crudele che rischia di schiacciarci”. “I nostri paesi non sono un problema, – conclude Addabbo -, ma la soluzione”. A presentare lo scrittore e poeta Franco Armino è stato il responsabile della Biblioteca comunale Cosimo Caruso, che ha sottolineato l’importanza e l’efficacia del lavoro e dello studio del paesologo.

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venerdì 25 gennaio 2013

Trivellazioni. Il prof Cicchella (Unisannio): “Dove saranno smaltiti i rifiuti petroliferi tossici?”

di Erika Farese

Il Sannio terra di conquista per i cacciatori dell'oro nero. Dopo aver di recente ottenuto il Via regionale al progetto di ricerca di idrocarburi denominato "Pietra Spaccata", che coinvolge molti comuni del Tammaro e del Fortore, la società inglese Delta Energy è pronta ad avviare un altro progetto, questa volta tra Sannio e Irpinia, denominato "Case Capozzi", che coinvolge 15 comuni della provincia di Benevento e 4 dell'Irpinia. Per fermare le trivelle si stanno attivando amministrazioni e associazione ambientaliste. Di pochi giorni fa la conferma della nascita del comitato No Triv Sannio. Ma perchè le trivelle fanno tanta paura? Quali rischi le attività di ricerca petrolifere comporterebbero per il territorio e l'ecosistema sannita? E l'inquinamento?
In una intervista, rilasciata ad NTR24, il Prof. Domenico Cicchella, ricercatore e docente di Geochimica all’Università del Sannio e Associate Editor della rivista scientifica internazionale “Journal of Geochemical Exploration”, risponde ad alcune domande che molti si pongono quando si parla di trivellazioni petrolifere. Il prof. Cicchella è anche autore di decine di articoli scientifici su riviste internazionali e nazionali tra cui ricordiamo lo studio condotto sulle acque minerali e di rubinetto italiane. È inoltre autore di diverse monografie tra cui l’Atlante geochimico-ambientale della Provincia di Benevento.

Perché secondo lei è necessario che il Sannio dica no alle trivellazioni petrolifere?
Sono convinto che qualora ci fosse il petrolio, alla fine della storia questo territorio ne uscirebbe solo come vittima dell’ennesima ingiustizia ambientale. È chiaro che nel Sannio sono pronti ad una folle caccia all’oro nero. Analizzando le richieste ed i permessi, le compagnie petrolifere sembrano sicure di trovare dei giacimenti di idrocarburi che si preparano a sfruttare. Senza un intervento immediato per tutelare le risorse naturali che il territorio ci offre e le economie locali che da esse dipendono, queste aree rischiano di diventare una groviera con rischi inaccettabili per le comunità locali. Qualora ci fossero idrocarburi nel sottosuolo sannita, ripeto, le grandi multinazionali del petrolio arriveranno, lo prenderanno, si arricchiranno ed andranno via lasciandosi probabilmente alle spalle l’ennesimo disastro ambientale.

Quali rischi la ricerca e lo sfruttamento di idrocarburi comportano per l’ecosistema del Sannio?
A prima vista, sembrerebbe un'attività innocua. Si scava un buco nel terreno, si verifica la presenza di petrolio e poi tutto finisce. E' così oppure la situazione è più complessa? È ampiamente documentato da diversi lavori scientifici che una volta che il petrolio e le altre sostanze chimiche derivanti dalla sua estrazione penetrano nei suoli e nelle acque possono persistere per decenni, influenzando negativamente la vegetazione e le altre forme di vita.

I progetti di trivellazione, previsti tra Sannio e Irpinia, sono davvero numerosi. C’è una probabilità di compromettere la potabilità di gran parte delle acque di questi territori?
Le rispondo solo che nel Paese in cui si è scavato uno dei primi pozzi di petrolio al Mondo cioè in America, recentemente i governatori degli Stati della regione dei Grandi Laghi hanno detto NO all’estrazione di petrolio proprio al fine di proteggere le falde acquifere. È ormai noto a tutti che l’acqua nel prossimo futuro sarà una risorsa fondamentale e non vedo ragioni valide per compromettere le riserve idriche del nostro territorio.

Dal punto di vista chimico, quali sono le conseguenza più importanti che le attività di ricerca petrolifera determinano nell'ambiente e di conseguenza anche sulla salute?
Generalmente dal sottosuolo viene estratta una miscela di petrolio gas e acqua. Quest’acqua può contenere circa 8-10% di idrocarburi nonché altri additivi chimici come solventi organici, piombo, cromo, nichel, zinco, cadmio, mercurio, arsenico, cianuro, e bario cioè tutte sostanze tossiche per l’uomo. Quest’enorme quantità d’acqua deve essere depurata prima di essere smaltita nel più vicino corso d’acqua. L’altro problema è legato ai fanghi e ai detriti, che anche essi possono contenere grandi quantità di additivi chimici, sali, metalli e idrocarburi. Quest’ultimi sono rifiuti speciali che vanno smaltiti in apposite discariche. Visto che dalle nostre parti non riusciamo a depurare neppure le acque contenenti reflui urbani e per quanto riguarda i rifiuti li smaltiamo esportandoli altrove, le lascio immaginare il destino del “rifiuto” petrolifero.

Questi effetti nocivi si determinerebbero solo nel caso in cui effettivamente si rinvenga petrolio nel sottosuolo, oppure anche l'attività di trivellazione in sé può portare danni all’ambiente?
Ovviamente gli effetti maggiori si avrebbero con l’estrazione del petrolio anche se non sono da escludere effetti inquinanti, anche se più contenuti e facilmente controllabili, legati alla perforazione dei pozzi.

Petrolio è una parola, che nell'immaginario collettivo, viene associata alla ricchezza, soldi. Non si pensa subito ai danni ambientali o all'inquinamento. Ma secondo lei è così? Ci potrebbero essere dei vantaggi in termini economici, per esempio per i proprietari dei suoli sui quali si effettuano le trivellazioni?
Beh è giusto associare petrolio è ricchezza, i petrolieri sono sicuramente molto ricchi. Non so quanto convenga al nostro Paese estrarre petrolio. In Italia il titolare di una concessione di coltivazione di un giacimento di idrocarburi è tenuto a corrispondere annualmente allo Stato il valore di un'aliquota del prodotto della coltivazione pari solo al 7% della quantità di idrocarburi liquidi e gassosi estratti. Questo denaro viene poi assegnato al Ministero dell'Ambiente e al Ministero dello sviluppo economico per assicurare il pieno svolgimento rispettivamente delle azioni di monitoraggio ambientale e delle attività di vigilanza e controllo della sicurezza degli impianti. Per ciascuna concessione sono esenti dal pagamento dell'aliquota i primi 20 milioni di mc di gas e le prime 20000 tonnellate di petrolio prodotti annualmente in terraferma, condizioni queste tra le più convenienti al Mondo secondo le stesse compagnie petrolifere perlopiù straniere che non hanno neppure restrizioni sul rimpatrio dei profitti. Che io sappia non è previsto alcun compenso per gli Enti locali e ancor più per i cittadini.

Qualche cittadino è invece convinto del contrario, anzi crede che questo possa rappresentare un volano di sviluppo per le aree interne della Campania.
Di questi tempi accade tutto e il contrario di tutto, qualcuno va in giro raccontando che ha visto un ciuccio volare e molti gli credono. Io l’unico ciuccio che vedo volare è il Napoli in serie A, ma se così fosse, un domani sarò il primo a ricredermi.

Lei si è fatto promotore di un appello, che cittadini, amministratori, membri di associazioni e di organizzazioni professionali della Provincia di Benevento, possono sottoscrivere per fermare la ricerca e l’eventuale sfruttamento di idrocarburi. Oltre a firmare l'appello, secondo lei, cosa altro possono fare le istituzioni, le amministrazioni locali e la stessa Università del Sannio per difendere il territorio?
In verità sono solo l’autore dell’appello, i veri promotori sono molti cittadini, associazioni e liberi professionisti come i geologi Briuolo e Portoghese. Veda, io non sono un sannita, sono un napoletano che ha scelto di vivere qui non solo per motivi di lavoro, ma anche come scelta di vita. Sono anni che studio l’inquinamento ambientale, soprattutto delle aree urbane, e i danni che provoca alla salute dell’uomo e di conseguenza ho trasferito la mia famiglia nel Sannio. Chi vive in questo territorio deve essere consapevole di vivere in un’area ancora poco contaminata, e questo sono sicuro che a lungo termine rappresenterà una fonte di ricchezza importante. Il Sannio deve assolutamente puntare sulla cosiddetta green economy, su fonti energetiche rinnovabili, sul turismo e su prodotti alimentari di alta qualità. Credo che i sindaci dei vari comuni e l’assessore provinciale all’ambiente Aceto condividano il mio pensiero e sono pronti a dare battaglia. Per quanto riguarda l’Università del Sannio, essa rappresenta una risorsa fondamentale per le aree interne della Campania. Le garantisco che molte ricerche che oggi vengono fatte in questi territori non si sarebbe mai neppure immaginato farle senza l’Università a Benevento. Il Dipartimento di Scienze ha condotto numerosi studi di carattere ambientale di fondamentale importanza; ne cito due tra i tanti: la Cartografia geochimica ambientale della Provincia di Benevento da me realizzata e la Carta delle frane della Provincia di Benevento del gruppo di ricerca del Prof. Guadagno. Certo molto spesso il nostro lavoro è conosciuto solo in ambito scientifico e non viene divulgato ai più, ma voi giornalisti venite ad intervistarci in Dipartimento, sarete sempre ben accolti e scoprirete tante cose nuove.

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San Giovanni Rotondo, l’ospedale di Padre Pio a rischio fallimento - Il Fatto Quotidiano


I 123 milioni di euro di buco in bilancio non lasciano molte possibilità: in pericolo il lavoro di 600 persone e l'eccellenza delle cure fornite nel miglior ospedale di Puglia (con pochi eguali al Sud). L'unica speranza è che il Tar lo equipari il polo ecclesiastico alle strutture pubbliche (Clicca qui sotto per continuare a leggere la notizia)


San Giovanni Rotondo, l’ospedale di Padre Pio a rischio fallimento - Il Fatto Quotidiano

mercoledì 23 gennaio 2013

Ricerche petrolifere, i sindaci: «Bloccare tutto»

Postiamo un interessante articolo apparso sul sito di "Ottopagine-Benevento". Come si evince dal pezzo l'assessore regionale all'Ambiente, Giovanni Romano, non si è presentato ieri mattina all'audizione chiesta dal presidente della Commissione ambiente, Luca Colasanto. E ciò dimostra tutta l'attenzione della Regione alle problematiche che interessano il Sannio e nello specifico il Fortore

Fermare le autorizzazioni in corso e annullare quelle già rilasciate. Lo chiedono i sindaci dei comuni sanniti, in particolare del Fortore e del Tammaro, interessati dai progetti di ricerca di idrocarburi. Molti primi cittadini e loro delegati han­no preso parte ieri alla audizione svoltasi presso la commissione Am­biente della Regione Cam­pania. Presenti tra gli altri i sindaci di Reino (Antonio Verzino), Pago Veiano (Mau­ro De Ieso), Apice (Ida An­tonietta Albanese), Sassinoro (Pasqualino Cusano), Colle Sannita (Giorgio Carlo Ni­sta), Fragneto L’Abate (Nun­ziatina Palma), Campolattaro (Pasquale Narciso), Pesco Sannita (Antonio Michele), e i rappresentanti delegati dei Comuni di Pietrelcina, San Giorgio la Molara, Santa Croce del Sannio, Morcone, Circello, Castelpagano.

Le fasce tricolori cercano di correre ai ripari provando ad arrestare un processo già avviato. Il programma di ricerca «Pietra Spaccata» che investe un’area da 333 chilometri quadrati distribuita in 18 comuni ha ottenuto lo scorso 14 dicembre parere favorevole alla valutazione di impatto ambientale da parte della ap­posita commissione tecnica della Regione. In questa fase, va chiarito, non sono state ancora rilasciate autorizzazioni per la realizzazione di pozzi per i quali sarà necessario un ulteriore iter.

Ma le comunità locali sono chiaramente preoccupate per le ricadute ambientali che potrebbero essere determinate dall’avvio delle trivellazioni. Da mesi i sindaci dei comuni coinvolti hanno avviato una campagna di protesta contro i progetti di ricerca di idrocarburi nel Sannio.

A partire dalla scorsa estate, con la collaborazione della Provincia, decine di Comuni hanno deliberato contro l’arrivo delle trivelle. Un ‘no’ ribadito anche ieri in commissione Ambiente della Re­gione dove avrebbe dovuto tenersi l’audizione dell’assessore al ramo, Giovanni Roma­no. Ma l’esponente dell’esecutivo campano ha disertato l’incontro facendo pervenire la relazione stilata dal coordinatore del settore Ambiente, Michele Palmieri.

Un dossier dettagliato che riepiloga le principali tappe dell’iter autorizzativo del progetto denominato «Pietra Spaccata» riguardante l’area compresa tra i comuni di Baselice, Campolat­taro, Casalduni, Castelpagano, Castelvetere in Valfortore, Circello, Colle Sannita, Foiano di Valfortore, Fragneto l’Abate, Fragneto Monforte, Molinara, Morcone, Pago Veiano, Pesco Sannita, Pontelandolfo, Reino, San Giorgio la Molara, San Marco dei Cavoti.

L’istanza prodotta dalla ‘Delta Energy’ ha ottenuto il parere favorevole della commissione di Va­lutazione impatto ambientale (Via) in data 2 agosto 2012. Nel provvedimento si precisava che il via libera è relativo alle indagini preliminari e non a perforazioni che dovranno essere sottoposte a successiva procedura. Sulla scorta del parere della commissione, il 14 dicembre 2012 il dirigente del settore Ambiente della Regione ha rilasciato il decreto Via. La relazione del funzionario regionale inoltre riferisce che in merito alla procedura per il rilascio del parere Via, pubblicata nelle forme previste dalla legge in data 13 gennaio 2012, sono state presentate osservazioni soltanto dall’amministrazione provinciale di Benevento e dai Comuni di Pesco Sannita, Morcone, Reino, Pietrelcina, Apice.

«Tutte le osservazioni – rileva peraltro Palmieri – sono pervenute oltre la tempistica prevista dalla fase di consultazione pubblica» fissata dalla normativa in 60 giorni dalla pubblicazione dell’avviso per la fase di consultazione pubblica. «In ogni caso – aggiunge il responsabile del settore Ambiente della Regione – tutte le osservazioni dei Comuni consistevano nella trasmissione di delibere di Giunta comunale nelle quali, in considerazione dei notevoli impatti ambientali determinati dalle attività di estrazione degli idrocarburi, si esprimeva un parere sfavorevole. A tal proposito si evidenzia che il progetto non prevede estrazione di idrocarburi». In pratica, il dirigente regionale fa notare come le proteste dei Comuni sanniti in merito alla iniziativa della ‘Delta Energy’ siano state tardive e formalmente inappropriate.

E da Palmieri arriva una sottolineatura velenosa anche nei confronti della Provincia: «In merito alla impossibilità di visionare la documentazione afferente l’istanza della Delta Energy affermata dalla Provincia, si evidenzia che tale documentazione, come dichiarato dal proponente nell’istanza e nell’avviso del 13 gennaio, è stata depositata anche presso la Provincia di Bene­vento». Secondo la relazione, inoltre, l’assessore all’Ambiente della Provincia, Gianluca Aceto, non si sarebbe presentato il 23 luglio 2012 all’appuntamento in Regione dallo stesso richiesto per avere accesso agli atti. Spiegazioni che chiaramente non hanno fatto recedere i sindaci dalla protesta.

Nel corso dell’incontro è stato messo agli atti della commissione un documento contenente le motivazioni della contrarietà ai progetti di ricerca. Nel testo si lamenta «il mancato coinvolgimento nella fase iniziale dell’avvio del procedimento» e si chiede «come l’Ente Regione, che dovrebbe promuovere lo sviluppo delle zone interne, possa rappresentare invece gli interessi di singoli». I sindaci sanniti pertanto chiedono la revoca dell’autorizzazione Via rilasciata dallo stesso Palmieri il 14 dicembre 2012 per il progetto «Pietra Spac­cata» e la sospensione della procedura già attivata per il programma «Case Ca­pozzi» che investe altri comuni del Sannio. Proposta anche una moratoria di tutte le autorizzazioni per attendere l’esito della prossima tornata elettorale.

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lunedì 21 gennaio 2013

Trivellazioni petrolifere. i sindaci si preparano alla battaglia legale

Dal cuore del Sannio Pentro parte l'offensiva contro le trivellazioni petrolifere. Qui si sono riuniti i sindaci dei Comuni che hanno ricevuto l'avviso di prossime indagini alla ricerca di idrocarburi. Ad organizzare l'incontro è stato Domenico Costanzo, consigliere comunale di San Marco dei Cavoti. "Noi abbiamo un forte legame con il nostro territorio – dice Giorgio Nista, sindaco di Colle Sannita -. Io sono per la sua salvaguardia e per la sua tutela. Abbiamo il diritto di comprendere cosa si intende fare e capire se sia dannoso per il nostro territorio che non ci appartiene ma dobbiamo trasferirlo a chi verrà dopo di noi".

Questa, in sintesi, la posizione dei sindaci. I progetti di trivellazione sono due. Uno denominato "Terra Spaccata", che riguarda i territori di 18 comuni interamente ricadenti nella provincia di Benevento ed un altro chiamato "Case Capozzi" che interessa sia il territorio della provincia di Benevento che di Avellino. Il primo è in una fase avanzata dell'iter burocratico mentre "Case Capozzi" è in una fase istruttoria. Durante l'incontro, che originariamente doveva essere riservato solo ai sindaci, sono intervenute anche delegazioni di associazioni ambientaliste. "Nel 2008 per Terra Spaccata è stata fatta una conferenza dei servizi in Regione Campania che è andata deserta – dice il geologo Vincenzo Briuolo, consulente dell'UNISANNIO -. I comuni interessati sono stati invitati?. Perché altrimenti ci sono gli estremi per un ricorso al TAR".

Intanto è lo stesso geologo, esperto di trivellazioni petrolifere, che mette in guardia sulle prospettive di un'eventuale trivellazione. "La questione è delicata – continua Briuolo -. L'estrazione di petrolio, sopratutto se sporco come quello che potrebbe esserci dalle nostre parti, comporta l'emissione in atmosfera di idrogeno solforato. Il livello di idrogeno solforato accettato nell'aria a livello mondiale è di 23 parti per miliardo, in Italia è stato abbassato a 6 parti per milione. Questo lascia pensare. Intanto in Italia si stima che nel sottosuolo ci sia petrolio per soddisfare il 4% del fabbisogno nazionale ma si tratta di petrolio molto sporco. In ogni caso l'Unisannio dispone di documentazione sulla qualità dell'aria prima che queste operazioni di trivellazione inizino. Si tratta di materiale che potrebbe essere utile come riferimento". Se i sindaci vogliono capire e le associazioni sono contrarie c'è anche chi la pensa diversamente.

"Attenzione a mettersi in una posizione di muro contro muro con le società di trivellazione – dice Giorgio Basilone -. Le trivellazioni possono restituire ai Comuni informazioni utilissime tipo la presenza di sorgenti d'acqua o informazioni sulla natura del terreno in profondità. Spesso i comuni hanno bisogno di queste informazioni e sono costrette a spendere molti soldi per ottenerle". I sindaci presenti hanno sottoscritto un Protocollo d'Intenti ed eletto un organo esecutivo. Il Protocollo d'intenti è la forma più veloce di associazione. Le altre forme, infatti, avrebbero richiesto il passaggio in consiglio comunale. L'obiettivo è quello di costituire un solo organismo territoriale per il contrasto delle trivellazioni. Questo vuol dire che, ad esempio, se ci dovesse essere la necessità di un ricorso al TAR si darebbe un incarico ad un solo studio legale e si porterebbe avanti un solo procedimento. Con il risultato di essere più forti e spendere meno denaro.

www.irpino.it

giovedì 17 gennaio 2013

Il Sannio e le trivelle pronte. Partiti politici in letargo da sette mesi

"Siamo totalmente contro le trivellazioni petrolifere. Oltre 595 Kmq di territorio sannita sono in pericolo, questo dobbiamo capirlo e bisogna muoverci prima possibile. La ricerca degli idrocarburi è deleteria per la salute dei cittadini e rischia di mettere in ginocchio il comparto agricolo sannita. Non siamo un territorio a vocazione industriale, l'agricoltura è la priorità ed una politica del genere andrebbe in netta contrapposizione con tutti i discorsi ed i progetti legati al rilancio del comparto e del territorio". Così il presidente provinciale Cia Benevento, Alessandro Mastrocinque, in occasione del dibattito "La politica e l’agricoltura - Analisi e proposte sul rapporto tra politica e agricoltura" che si è tenuto presso la sede della Confederazione italiana agricoltori in via delle Puglie.

All'incontro era presente anche il presidente regionale Cia, Salvatore Ciardiello: "La politica non capisce che questo è un pericolo grave per il Sannio. Operazioni del genere sono già state eseguite in passato: a Camposauro, dove ci sono ancora le vecchie buche, non sappiamo se e come sono state messe in sicurezza. Sarà un caso, ma la vegetazione che si trovava intorno non cresce più". Sia Mastrocinque che Ciardiello sono stati poi sollecitati da Nicola Colangelo del Codisam, ad intraprendere azioni concrete nel più breve tempo possibile.

SETTE MESI PERSI: L'INGIUSTIFICATO RITARDO DI POLITICA E ISTITUZIONI
Finalmente qualcosa comincia a muoversi al riguardo, anche se la grande assente, se si escludono azioni delle amministrazioni locali, è la politica. La Provincia di Benevento ha cominciato a seguire la problematica dalla primavera del 2012, quando il comitato "No Luminosa" venne a conoscenza di questi progetti. La reazione dei sindaci fu inizialmente freddina: il 29 giugno 2012 solo cinque sindaci ed una ventina di consiglieri comunali, si presentarono alla convocazione dell'assessore provinciale Gianluca Aceto. Un mese prima, Aceto chiese gli atti alla Regione Campania, ad oggi ancora non arrivati a destinazione. Andò meglio nella seconda riunione provinciale: i sindaci furono invitati a formulare delibere comunali in consiglio contro la ricerca di idrocarburi. Molto attive le amminstrazioni locali, diverse riunioni si sono avute specie a S.Marco dei Cavoti.

Dalla Regione Campania però, nessun segnale, poi negli ultimi mesi del 2012 l'interesse per questa problematica è scemato avvantaggiando così la multinazionale britannica Delta Energy Ltd ha avuto sotto l'albero il suo regalo di Natale con il decreto dirigenziale del 24 dicembre 2012 pubblicato sul Burc della Regione Campania: è arrivato infatti il parere favorevole di Via integrata con la Valutazione d'incidenza "su conforme giudizio della Commissione V.I.A., V.A.S. e V.I., espresso nelle sedute del 2 agosto 2012 e del 30 ottobre 2012 per il al progetto "Intervento di ricerca di idrocarburi liquidi e gassosi in terraferma denominato "Pietra Spaccata" in vari Comuni della Provincia di Benevento. Ecco allora scendere in campo le associazione del Fortore, considerano che buona parte dei 19 comuni interessati sorgono proprio nella vallata della provincia sannita. Neppure il tempo di realizzare ed ecco arrivare, pochi giorni fa, il "raddoppio" della Delta Energy con il progetto "Case Capozzi": in tutto 33 comuni sanniti, compresa Benevento.

Con un ritardo enorme, oltre sette mesi dopo, ecco arrivare la prima vera mossa a livello regionale che si avrà il prossimo 22 gennaio quando la Commissione Ambiente alla Regione Campania, si riunirà proprio sulle trivellazioni petrolifere su richiesta del presidente di Commissione, Luca Colasanto da Baselice, uno dei comuni sanniti coinvolti nel "progetto trivella" della Delta Energy Ltd. Mossa tardiva? Probabilmente si ma non vogliamo fare i disfattisti, però davvero non si riesce a capire il ritardo delle istituzioni su un argomento così delicato. Ancora più grave il ritardo delle segreterie provinciali dei vari partiti politici: ad oggi, nessun partito del Sannio hai mai intrapreso un'azione ufficiale al riguardo seguita da azioni concrete, se non qualche isolato comunicato stampa che lascia il tempo che trova. Nessuno. Da destra a sinistra, passando per moderati, gialli, rossi, verdi, arancioni e grillini. Nessuno contro, nessuno neppure a favore. Segnale tangibile che il problema non è stato considerato tale o, forse, non interessa proprio. Il tempo per rimediare c'è, ma è veramente poco.

LE ASSOCIAZIONI SI COMPATTANO: 'DOBBIAMO ESSERE UNITI'
Anche le associazioni stanno prendendo coscienza della situazione: le prime a muoversi, poche settimane fa, sono state quelle del Fortore mentre questo pomeriggio presso la sede della Lipu di Benevento si riuniranno anche gli ambientalisti di Benevento e dintorni dopo la riunione preliminare dei giorni scorsi. Si punta a creare, su proposta del Codisam di S.Arcangelo Trimonte, un documento costitutivo: "Bisogna stare uniti - ha detto Colangelo del Codisam stamane alla Cia Benevento - facciamo un coordinamento di associazioni, comitati e cittadini contro la decisione di estrazioni petrolifere sul territorio sannita". La proposta, avanzata dal Codisam di S. Arcangelo Trimonte, ha la volontà di coinvolgere tutti i soggetti civili affinchè ci sia una corretta informazione sulle problematiche in oggetto e, come conseguenza, l’avvio di azioni sul territorio provinciale atte alla sensibilizzazione di tutti i cittadini, anche attraverso l’informazione diretta agli amministratori locali. La prima iniziativa è quella di inviare a tutti i sindaci sanniti una lettera di adesione.
Ricordiamo che i comuni coinvolti sono i seguenti: Benevento, Baselice, Foiano di Val Fortore, Molinara, Montefalcone di Val Fortore, Castelfranco in Miscano, Ginestra degli Schiavoni, San Giorgio la Molara, Buonalbergo, Pago Veiano, Pesco Sannita, Fragneto l'Abate, Fragneto Monforte, Pietrelcina, Paduli, Sant'Arcangelo Trimonte, Apice, San Nicola Manfredi, San Giorgio del Sannio, Campolattaro, Casalduni, Castelpagano, Circello, Castelvetere di Valfortore, Colle Sannita, Morcone, Pontelandolfo, Reino e San Marco dei Cavoti.

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mercoledì 16 gennaio 2013

Sannio e petrolio: Oltre 595 kmq da trivellare ma, dopo nove mesi, resteranno solo buche - ilQuaderno.it


"Case Capozzi" e "Pietra Spaccata": 423,70 Kmq (261,85 Kmq in territorio beneventano) e 333,30 Kmq, per un totale di 595,15 Kmq di territorio ricadente nella provincia di Benevento, 33 comuni sanniti interessati (cinque di loro da entrambi i progetti, altri quattro sono ricadenti nella provincia di Avellino). Eccolo qui, nella sua completezza, il doppio progetto della Delta Energy Ltd, società britannica che intende sbarcare nel Sannio alla ricerca del petrolio. Trivelle tra le colline sannite in arrivo dunque. Con tanto di istanze di permesso del Ministero dello Sviluppo Economico, (Direzione Generale per le risorse minerarie ed energetiche) e di pubblicazioni nel Bollettino Ufficiale degli idrocarburi e delle georisorse. (Per continuare a leggere clicca qui sotto)

Sannio e petrolio: Oltre 595 Kmq da trivellare ma, dopo nove mesi, resteranno solo buche - ilQuaderno.it

lunedì 14 gennaio 2013

L’allarme di Marfella: “Con le estrazioni petrolifere a rischio le falde acquifere”

Di Billy Nuzzolillo

I sanniti devono impedire ad ogni costo le trivellazioni petrolifere. L’allarme, veemente e arrabbiato, è stato lanciato nei giorni scorsi attraverso il Sannio Quotidiano da Antonio Marfella, oncologo, dirigente medico presso la Fondazione Pascale di Napoli e referente dell’associazione ‘Medici per l’Ambiente’.
Sta passando sulle vostre teste – ha spiegato Marfella al giornalista Nicola De Ieso – una decisione vergognosa. C’è un piano che prevede centinaia di pozzi petroliferi proprio tra Sannio e Irpinia, con autorizzazioni in corso e altre in fase di autorizzazione. L’Appennino è su una delle faglie sismiche più instabili e in nessun posto al mondo si scavano pozzi petroliferi dove può arrivare un terremoto. Non perché il pozzo provoca il terremoto, ma perché le falde acquifere si trovano sopra le riserve di gas e petrolio. Se una forte scossa, come ha ricordato il professor Franco Ortolani, spaccasse anche un solo tubo che tira su il petrolio, si comprometterebbe l’acqua potabile che oggi disseta un’area che va da Napoli a Bari. Sulla costa ormai non la beviamo più e quella dell’Appennino serve anche noi e a buona parte della Puglia. Il petrolio che c’è sotto terra è di pessima qualità ed estremamente inquinante. Siamo alla follia. Pensate che in California nelle zone a ridosso della famosa faglia sono vietate le trivellazioni. E tra Napoli e Bari passa una faglia non dissimile. Come si può autorizzare una pazzia del genere? Che ce ne faremo del petrolio se non potremo bere l’acqua? Bisogna fermare le trivelle, tutti i costi. Lancio un appello a Luca Colasanto, in quanto presidente della Commissione Ambiente della Regione Campania. Ponga questa questione in cima, perché in ballo c’è uno scempio che va fermato.

Nell’articolo pubblicato da il Sannio Quotidiano, il giornalista Nicola De Ieso ricorda anche che il governo tecnico ha deciso di cercare ovunque il petrolio, punto. I dipartimenti minerari regionali danno il via libera di default e la commissione di valutazione per l’impatto ambientale sta facendo altrettanto. Per ora sono state autorizzate le ricerche, ma di conseguenza si dà il via libera all’avvio dei pozzi. Ad aggiungere ulteriore preoccupazione è la possibilità per le società estrattive di coprire le attività con una sorta di “segreto di Stato”, una volta avviate le torri.

Sulla questione, intanto, si registrano due importanti novità: il consigliere regionale Luca Colasanto ha fissato per il 22 gennaio un’audizione sulle trivellazioni nella Commissione Ambiente da lui presieduta e, su iniziativa del Codisam e di altre associazioni, è stato deciso di costituire un Coordinamento di associazioni, comitati e cittadini contro la decisione di procedere ad estrazioni petrolifere sul territorio sannita. Un’iniziativa che vedrà la luce in occasione dell’ulteriore incontro fissato per mercoledì 16 gennaio alle ore 18.30 sempre presso la sede di Benevento della Lipu. Incontro aperto alla partecipazione di singoli cittadini ed associazioni.