lunedì 22 ottobre 2012

Trivellazioni e salute

Postiamo un interessante articolo, dal titolo "Basilicata ammalata di petrolio, l’acqua è a rischio", pubblicato da www.dirittodicritica.com sugli effetti delle trivellazioni sulla salute umana.

Petrolio e tumori in Basilicata. La Val d’Agri paga con la salute dei suoi cittadini l’estrazione di 70mila barili di greggio al giorno; i casi di malattie respiratorie e infettive sono più del doppio della media nazionale. In cambio, la Regione incassa il 7% dei profitti che Shell e Eni accumulano: è la più bassa royalty d’Europa, meno dei diritti pretesi da Russia, Angola e Messico per le trivellazioni. Che in Lucania “bucano” il Parco Naturale.

Acqua e petrolio si mischiano nei ruscelli della Val d’Agri. Tra Monte Enoc e il paese di Tramutola, scorre un torrente giallastro con le rive nere e unte, attraversato dai tubi metallici dell’oleodotto. Portano il greggio alla raffineria di Viggiano, dove la torcia del metano brucia giorno e notte i fumi di scarico dell’impianto. Qui si estrae petrolio pari al 6% del fabbisogno italiano di carburante: gli esperti dell’Eni dicono di poter arrivare al 10%, circa 100mila barili al giorno, se gli si lascia mano libera su tecnologie e permessi.

Permessi che già ora abbondano. Il 70% della Regione Basilicata è “affittata” ai petrolieri, che vi lasciano appena il 7% dei loro guadagni: una briciola, rispetto al miliardo e 560 milioni di euro guadagnati, in media, da Eni e Shell in un anno di attività . La maggior parte delle trivellazioni si concentra in un fazzoletto di terra di pochi chilometri quadrati, nella Val d’Agri: è Parco Nazionale dal 2007, ma gli interessi dei petrolieri hanno vinto su tutto e i pozzi aumentano. Due mesi fa ne è stato fermato uno che sarebbe dovuto sorgere a 1.400 metri di altitudine, in pieno Parco: la Regione sta contrattandone i diritti con l’Eni.

Intanto i lucani si ammalano. Respirano un’aria densa di zolfo, anidride carbonica e metalli pesanti. Il numero dei casi di malattie infettive e respiratorie cresce costantemente, e già oggi supera del doppio la media nazionale. Scoperta antica: già nel 1996 i medici segnalarono l’incremento di decessi e casi di tumore ai polmoni nella zona, legati anche agli incidenti legati alle attività estrattive (su molti dei quali nessuno ha mai svolto un’indagine). Il rischio di contaminazione delle falde acquifere è elevatissimo, data la vicinanza tra i pozzi e i corsi d’acqua: e nessun sistema di monitoraggio è attivo nella zona.

Tutto questo si svolge in silenzio in fondo allo Stivale. Fa comodo a tutti, perchè a pagare sono due paesini che insieme non contano più di 3000 abitanti. Ma non tutto è silenzio. Oggi (l'articolo è del 2011, ndb), davanti al Ministero della Salute a Roma, i radicali hanno organizzato un sit in di protesta contro il “lassez faire” di Governo e Regione: porteranno al ministro Fazio il video-denuncia “La Valle dell’Agip”, realizzato dal segretario Radicali lucani Maurizio Bolognetti, che documenta gli effetti ambientali e sulla salute dei cittadini delle estrazioni petrolifere nella Val d’Agri. La richiesta è semplice: vigilate. Istituite una commissione di monitoraggio e vegliate sulla Basilicata. Non lasciatela affogare nel petrolio.

www.dirittodicritica.com

giovedì 18 ottobre 2012

Oltre sei aziende biologiche su 10 risiedono al Sud

Questo è il primo di una serie di focus incentrati su argomenti di particolare interesse per l’agricoltura italiana; il 6° Censimento generale dell’agricoltura dell'ISTAT ha infatti permesso di raccogliere informazioni sulla struttura delle aziende biologiche e di quelle con produzioni certificate DOP (Denominazione di Origine Protetta) e/o IGP (Indicazione Geografica Protetta).

Tali aziende sono di particolare importanza sia perché contribuiscono alla diffusione di forme di conduzione di terreni e di allevamenti compatibili con la tutela dell’ambiente, del suolo e della diversità genetica, sia perché consentono di promuovere la migliore qualità dei prodotti.

Sono 45.167 le aziende che al 24 ottobre 2010 risultano adottare metodi di produzione biologica per coltivazioni o allevamenti. Esse rappresentano il 2,8% delle aziende agricole totali.

Di queste, 43.367 aziende applicano il metodo di produzione biologico sulle coltivazioni (2,7% delle aziende in complesso con SAU) mentre 8.416 lo adottano per l’allevamento del bestiame (3,9% delle aziende in complesso con allevamenti). Sono invece 6.616 aziende quelle che utilizzano metodi di produzione biologica sia per le coltivazioni sia per gli allevamenti.

Il 62,5% delle aziende biologiche è attivo nel Sud e nelle Isole. Qui si concentra anche il 70,9% della superficie biologica complessiva. In particolare, la Sicilia è la regione dove si conta il maggior numero di aziende biologiche (7.873 unità); seguono la Calabria con 6.769 aziende e la Puglia, con 5.295.

La dimensione media della superficie biologica delle aziende interessate è di 18 ettari, notevolmente superiore a quella delle aziende in complesso (convenzionali e biologiche), per le quali il valore medio è pari a 7,9 ettari di SAU. In Sardegna, con una media di 43,8 ettari di superficie biologica ad azienda, si registrano le dimensioni unitarie più elevate; seguono Basilicata (23,7 ettari) e Puglia (22,8 ettari).

Le maggiori superfici biologiche investite riguardano i cereali da granella (oltre 223 mila ettari), seguiti dai prati permanenti e pascoli, esclusi i pascoli magri (oltre 172 mila ettari). Per questi due gruppi di colture le maggiori superfici biologiche sono localizzate rispettivamente in Basilicata (44.277 ettari, pari al 19,8% della superficie biologica complessiva nazionale investita a cereali da granella) e in Sicilia (43.725 ettari, ovvero il 25,3% della superficie biologica complessiva nazionale occupata da prati permanenti e pascoli).

In Calabria si registra la maggiore percentuale di superficie coltivata con metodo biologico rispetto alla SAU complessiva (17,7%).

mercoledì 17 ottobre 2012

Cantieri di Legalità, venerdì la presentazione del libro su Siani

Venerdì 19 ottobre alle ore 18, presso la Biblioteca Provinciale di Benevento, si terrà la presentazione del libro “Giancarlo Siani, passione e morte di un giornalista scomodo” di Bruno De Stefano.

Perché un libro su Giancarlo Siani a quasi trent’anni dal suo assassinio? La risposta è semplice: perché di questo giovane cronista ammazzato il 23 settembre del 1985, un lunedì, si parla tanto ma si sa ancora pochissimo, e talvolta quel che si sa non corrisponde totalmente alla realtà. Leggendo gli atti delle inchieste emerge, infatti, una storia assai più complicata nella quale si mescolano incomprensibili silenzi, palesi omissioni, tentativi di depistaggio, vuoti di memoria inspiegabili, goffe e ridicole contraddizioni.

Una ragnatela di inganni all’interno della quale Bruno De Stefano si muove con passione e coraggio. Nel nome di Giancarlo Siani e, finalmente, della verità.

www.cantieridilegalita.it

martedì 16 ottobre 2012

Regione Campania, finanza al gruppo consiliare Pdl

Nuova visita della Guardia di finanza in Consiglio Regionale della Campania. Le Fiamme Gialle stanno procedendo ad acquisire documenti, su delega della Procura di Napoli, nella sede del gruppo Pdl nell'isola F13 del Centro direzionale. Si continua a indagare quindi relativamente ai fondi destinati ai gruppi negli anni scorsi, ma la Guardia di Finanza ha dovuto acquisire anche documenti attinenti ad altri settori. (ilVelino/AGV)

lunedì 15 ottobre 2012

Trivellazioni, incontro con Maria Rita d'Orsogna a Foggia

Continua l'opera di sensibilizzazione e informazione da parte del movimento NO TRIV.
Venerdì 19 ottobre, ore 17.30, presso il Teatro del Fuoco a Foggia, nell'ambito del convegno: "Salute e sviluppo del territorio", la prof.ssa Maria Rita D'Orsogna incontrerà le associazioni e i cittadini per spiegare, con una relazione tecnico-scientifica, i rischi per l'ambiente e il territorio delle attività di prospezione e trivellazioni.

Maria Rita d'Orsogna, laureata in fisica, è professore associato presso il dipartimento di matematica della California State University at Northridge, a Los Angeles. Molto attiva dal 2007, si è distinta nella critica al fracking in Italia, e nel rilevare le connessioni tra trivellazioni e interessi delle lobby petrolifere.

Attraverso il suo blog "No all'Italia petrolizzata", svolge un'intensa attività d'informazione a supporto dei comitati cittadini contro le attività petrolifere nel territorio abruzzese e non solo.

Maria Rita torna periodicamente sul territorio, tiene conferenze, convegni e tenta democraticamente di avere un confronto con i politici locali e nazionali. Recentemente ha scritto una lettera aperta al ministro Passera e al ministro Clini, criticando senza mezzi termini i "deliranti" progetti di “petrolizzazione” dello Stivale.

Attualmente è in Italia per un ciclo di conferenze sul tema del fracking, dello shale gas e dei problemi connessi. Conferenze che la porteranno a toccare otto tappe cui si aggiungerà la conclusione negli USA, a New York, presso il Westchester Italian Cultural Center.

Un documentario del 2009 (Spero di conoscerLa presto, scritto e prodotto da Manichino d'Ottone), che racconta come è iniziato il movimento no triv abruzzese, presenta la D'Orsogna come la Erin Brockovich italiana.

Tratto da www.abitarearoma.net

domenica 14 ottobre 2012

Trivellazioni, Bianco e del Vecchio chiedono la convocazione di un consiglio

I consiglieri di maggioranza di Baselice Michele Bianco e Michele Del Vecchio hanno chiesto con una lettera la convocazione urgente di un consiglio comunale per affrontare la questione dei progetti presentati riguardanti la ricerca di idrocarburi sul territorio di Baselice. Dopo che nell’ultimo consiglio, la questione delle trivellazioni era stata “liquidata”, secondo i due consiglieri di maggioranza, in maniera ambigua, si chiede di affrontare nuovamente il problema in consiglio. Michele Bianco si dice preoccupato per eventuali trivellazioni sul territorio fortorino.

“Dopo l’ultimo consiglio, dove abbiamo affrontato in maniera superficiale la questione, mi sono preoccupato di approfondire la questione, - afferma il consigliere comunale – e siamo giunti alla conclusione, insieme al collega Michele Del Vecchio, che la questione va affrontata nuovamente e in maniera più dettagliata e con il coinvolgimento della cittadinanza, adottando una delibera secondo le linee guide immaginate dell’assessore provinciale all’Ambiente, Gianluca Aceto”.
Nel consiglio comunale del 17 settembre scorso, il sindaco nel trattare la questione, aveva affermato che il comune avrebbe valutato di volta in volta i progetti che sarebbero stati presentati, senza un no preventivo.

Ma, a quanto pare qualcuno in maggioranza non la pensa proprio così. Bianco e Del Vecchio sembrano, dopo un approfondimento, allarmati sulle conseguenze che potrebbero arrecare all’equilibrio ambientale di Baselice. “Oltretutto continua – Bianco – il nostro è un territorio a grande rischio sismico, e questo è già un valido motivo per dire no alle trivellazioni. Viviamo già in un territorio dove il dissesto idrogeologico è diffuso, non possiamo permettere che la situazione venga aggravata maggiormente da progetti di ricerca di idrocarburi, che danneggerebbero - conclude Bianco - l’equilibrio ambientale. E visto che la ricaduta economica per le comunità in cui le trivellazioni avvengono è scarsa è preferibile opporsi a tali progetti”.
Le trivellazioni tengono banco. Le preoccupazioni di amministratori e cittadini sono concentrate soprattutto sull’impatto ambientale che esse possono avere sul territorio. Il sindaco di Baselice, conferma la linea possibilista, a patto che le aziende a cui sarà permesso la ricerca di idrocarburi sul territorio rispetterà i vincoli ambientali e se, naturalmente, saranno beneficiati dal punto di vista economico le comunità oggetto delle trivellazioni.

In questi ultime settimane, intanto, molti comuni dell’area del Fortore e del Tammaro hanno adottato delibere nelle quali si esprimeva parere negativo ai progetti di ricerca di idrocarburi presentati da alcune aziende, nel rispetto delle richieste fatte dall’assessore provinciale Gianluca Aceto.

(Tratto da Ottopagine/Benevento)

giovedì 11 ottobre 2012

Baselice, trivellazioni petrolifere. Ecco l'interrogazione dei consiglieri Bianco e Del Vecchio

Postiamo integralmente l'interrogazione consiliare dei consiglieri comunali Michele Bianco e Michele del Vecchio

Al Sig. Sindaco
Comune di Baselice
Al Segretario Comunale
Dott.sa Frascino


Oggetto: Interrogazione Consiliare.


I sottoscritti Bianco Michele e Del Vecchio Michele in qualità di consiglieri comunali del Comune di Baselice,

• Visto il fax inviato all'Ente in data 12/07/2012 dalla Provincia di Benevento nel quale si evidenza che l'assessore all'ambiente ha convocato 19 sindaci, tra i quali il sindaco di Baselice, e presidenti Comunità Montane del Fortore, Titerno e Alto Tammaro, avente come oggetto la richiesta di autorizzazione avanzata da tre società di ricerca idrocarburi liquidi e gassosi;

• Considerato appunto che tali trivellazioni interesserebbero anche il nostro comune, oltre che l'intera area del Fortore, e che di tale iniziativa vada documentata l'amministrazione e informata l'intera cittadinanza;

• Ritenendo che le suddette ricerche possono arrecare un grave danno all'ambiente e al territorio comunale;

chiediamo che venga discusso e messa ai voti la bozza di delibera di Consiglio così come suggerita dall'Assessore all'Ambiente della Provincia di Benevento, Dott: Aceto.

Si allega copia del fax con le relative proposte.

I Consiglieri
(segue firma)

ARTICOLI PUBBLICATI IN QUESTO BLOG
Il Quaderno.it - A rischio acqua e sorgenti del Fortore

mercoledì 10 ottobre 2012

STOP TRIVELLE NEL FORTORE


L'ENNESIMO SACCO DEL FORTORE SI STA CONSUMANDO NELL'INDIFFERENZA GENERALE, DELLE ISTITUZIONI E DELLA CLASSE POLITICA LOCALE.

martedì 9 ottobre 2012

Psaut, Il comitato pro 118 contro la chiusura del servizio a Fioiano e Ginestra

Un secco “no” alla chiusura del servizio di 118 nei comuni di Foiano di Val Fortore e Ginestra degli Schiavoni. E' quanto è stato ribadito alla cittadinanza fortorina dal comitato pro 118 Foiano-Ginestra, rappresentato da Donato Iampietro e Lucio Iuliano, in merito alla decisione da parte dell'Asl sannita di aprire il PSAUT (Postazioni fisse di primo soccorso territoriale) a San Bartolomeo in Galdo e togliere il servizio di assistenza sanitaria ai due comuni fortorini.

Nella denuncia del Comitato si parla anche del trasferimento dei 12 medici, che dovrebbero passare dai presidi 118 di Ginestra degli Schiavoni e Foiano di Val Fortore alla struttura di San Bartolomeo.

“Il Direttore Generale dell’ASL Michele Rossi – si chiedono Iampietro e Iuliano sul trasferimento dei sanitari - ha tenuto conto di quanto prevedono le “Nuove linee guida per la organizzazione dei presidi di assistenza urgenza territoriale” cioè che la eventuale ridefinizione delle sedi PSAUT e delle ubicazioni dei mezzi di soccorso, coordinati dalla Centrale Operativa territorialmente competente, deve tener conto delle caratteristiche geomorfologiche del territorio e della rete ospedaliera della emergenza sanitaria (DEA), nonché del rispetto dei tempi di percorrenza previsti dalla normativa nazionale?”.

E ancora a proposito delle emergenze atmosferiche nel periodo invernale: “I dirigenti Asl sono a conoscenza di cosa rappresenta il valico Casone Cocca per noi fortorini, soprattutto nel periodo invernale ed in situazioni di emergenza?”.
“Lo PSAUT – aggiungono nel comunicato - è una struttura sanitaria, che secondo noi, comporta dei rischi, sia per gli operatori che per i pazienti. E’ impensabile che ci sia una esatta scelta da parte del cittadino che sta male, il quale istintivamente si reca nella struttura sanitaria più vicina, senza sapere che lo PSAUT non è un Pronto Soccorso e che quindi non ci sono un cardiologo, un rianimatore, un radiologo e una sala operatoria. Per cui, rischia di incorrere in inutili peripezie prima di giungere nella struttura sanitaria appropriata. Ci si chiede – continuano - perché può essere aperto un presidio PSAUT in deroga alle attuali misure restrittive regionali e non si possono “reclutare” 12 medici a Benevento, senza stravolgere un servizio che funziona perfettamente”.

“Il costituendo Comitato pro 118 Foiano-Ginestra, insieme a tutta la popolazione della Val Fortore – conclude la nota - ritiene che lo PSAUT a San Bartolomeo in Galdo insieme ai due presidi SAUT esistenti rappresenterebbe, per i cittadini della Val Fortore, una ottimale organzzazione dell’emergenza territoriale 118”.



(fonte: da "NTR24")

domenica 7 ottobre 2012

La fine della Provincia e la 'balcanizzazione' del Sannio

di Billy Nuzzolillo

(Sanniopress) – Alla fine la montagna partorì il topolino. Dopo lo stucchevole consiglio regionale celebratosi a Villa dei Papi e l’illusione che eventuali trasmigrazioni territoriali potessero garantire i requisiti minimi di sopravvivenza, la conferenza permanente della Regione Campania con le altre Autonomie locali (cioè, Province, Comuni e Comunità Montane) ha sostanzialmente posto fine alla lenta agonia della Provincia di Benevento.

Le residue speranza di salvare il Sannio sono, infatti, affidate alla Corte Costituzionale e ad un eventuale e clamoroso dietrofront del Governo Monti, dettato dalle possibili ripercussioni del taglio delle Province sul voto politico in programma in primavera. Ovvero, le speranze sono ridotte al lumicino.

Nel frattempo, in questi giorni, si discuterà su dove ubicare il capoluogo della nuova provincia irpino-sannita e, conoscendo il diverso livello qualitativo delle due classi politiche, non è difficile prevedere che Avellino alla fine eviterà lo smacco di perdere il primato amministrativo, così come in passato riuscì a deviare il percorso dell’autostrada.

Un aspetto che, invece, viene in queste ore sistematicamente ignorato da politici e commentatori è il rischio di “balcanzizzazione” dell’ex provincia di Benevento.

A Colle Sannita hanno già avviato le procedure per passare al Molise. A Baselice stanno studiando l’iter per indire un analogo referendum. Essendo Avellino ancora più distante di Benevento, è facile prevedere che se il capoluogo della nuova provincia non dovesse essere Benevento a San Bartolomeo in Galdo, e nel Fortore più in generale, divamperà presto la fiamma secessionista.

Lo stesso, poi, potrebbe succedere nella valle del Titerno (Pietraroja, Cusano e Cerreto), nell’alto Tammaro (Morocne, Pontelandolfo, S. Croce del Sannio,) e sul versante casertano. A Limatola già ne parla da settimane e altrettanto potrebbe accadere a S. Agata dei Goti e in valle Telesina, dove la Fondo Valle Isclero consente di raggiungere il capoluogo di Terra di Lavoro in pochissimo tempo.

Insomma, il rischio è concreto e farebbero bene a preoccuparsi anche i politici irpini, che in queste settimane hanno già dimostrato di non essere all’altezza dei propri predecessori.