lunedì 23 gennaio 2012

Il Fortore e i forestali

Si è svolto presso la Comunità Montana del Fortore un incontro, promosso dal Presidente Zaccaria Spina, tra i vertici dell’Ente, la Dirigenza e le Organizzazioni Sindacali di categoria per affrontare, nuovamente, la problematica relativa alla forestazione.

Presenti alla riunione con il Presidente Spina, il Vice-Presidente Brancaccio, il Consigliere Ricciardi, il Segretario Generale dell’Ente Marcasciano, il Direttore dei lavori forestali Giallonardo ed i Segretari Provinciali di categoria, Iannace per FAI-CISL, Ceccarelli per FLAI-CGIL, le RSU di tutti i cantieri della Comunità Montana per UILA-UIL e quindi la rappresentanza di UGL.

Apertosi con l’intervento del Presidente Spina, l’incontro ha voluto rappresentare l’inizio di un percorso di condivisione delle problematiche del settore con le organizzazioni sindacali e i dipendenti, in modo che gli stessi possano, via via, prendere atto ed essere pienamente consapevoli di tutte le scelte attuate a livello regionale, così da fornire il loro importante apporto utile per le strategie da adottare.

Il Presidente Spina ha rappresentato, inoltre, che nonostante l’attuale e grave situazione di crisi, l’Ente è stato in grado di provvedere al pagamento degli stipendi degli operai forestali fino a settembre 2011, operando rilevanti anticipazioni di cassa.

È stato ribadito che continuerà l’impegno dell’Ente volto ad ottenere l’accredito dalla Regione delle somme necessarie al pagamento degli stipendi arretrati, al mantenimento dei cantieri, nonché a garantire la copertura finanziaria per l’anno in corso, relativamente al quale, ad oggi, i fondi stanziati bastano appena per garantire circa 2 mensilità.
L’impegno per il raggiungimento di tali obiettivi sarà affiancato dall’adozione di tutti gli interventi necessari ad ottenere un rilevante risparmio di spesa, come l’attuazione della c.d. settimana corta.
Sulla stessa linea il Direttore dei lavori forestali Giallonardo che, sulla base delle nuove regole dettate dalla finanziaria regionale, ha illustrato il mutato aspetto tecnico riguardante la progettazione e l’esecuzione dei Piani.
Sono intervenuti anche il vice-presidente Brancaccio ed il Consigliere Ricciardi i quali hanno rimarcato, anche la necessità di monitorare la pubblicazione dei bandi regionali al fine di verificare che gli stessi non contengano clausole che possano andare a penalizzare l’Ente.

I rappresentanti delle OO.SS. hanno espresso grande soddisfazione in ordine al percorso di condivisione iniziato dall’Ente ed alla necessità di vigilare sulle scelte adottate a livello regionale chiedendo, allo stesso tempo, ulteriori sforzi per pagare agli operai le spettanze arretrate.

Unanimemente si è deciso di riaggiornarsi, a breve, in quanto in assenza di nuove determinazioni regionali, entro la fine di febbraio, ci si troverà nuovamente a dover constatare la non copertura finanziaria dei programmi forestali dell’anno in corso.

venerdì 20 gennaio 2012

Trivellazioni petrolifere nel Fortore e Tammaro


Un articolo apparso sul Mattino di domenica 15 gennaio 2011 a firma di Luigi Moffa segnala che la società Delta Energy ltd con sede legale nel Regno Unito ha depositato presso la Regione Campania la documentazione relativa alla richiesta di attivazione della procedura di valutazione di impatto ambientale integrata per la ricerca di idrocarburi liquidi e gassosi.

L’area interessata comprende un vasto territorio del Fortore e del Tammaro e nello specifico i comuni di Castelpagano, Casalduni, Castelvetere, Circello, Colle, Foiano, Fragneto Monforte, Fragneto l’Abate, Morcone, Molinara, Pago Veiano, Pesco, Pontelandolfo, Reino, San Giorgio la Molara e San Marco dei Cavoti. Di questa iniziativa si sa davvero poco nonostante il vasto territorio interessato. Di certo c’è che la società Delta Energy ltd ha avviato lo stesso iter per la ricerca di idrocarburi nella Provincia di Matera, e nello specifico nei Comuni di Miglionico, Montescaglioso e Pomarico.

A differenza del Sannio, i comuni della Basilicata si sono mossi ben presto per cercare di capirne di più realizzando ad esempio nel comune di Montescaglioso un pubblico dibattito sulla richiesta di attivazione della procedura di verifica “screening” per l’istanza di permesso di ricerca di idrocarburi della Delta Energy ltd.

(Per un resoconto video dell’incontro http://www.youtube.com/watch?v=oNKA5oN5S5E).

A questo incontro ha preso parte anche il professore Vincenzo Simeone docente dell’Università di Bari. Lo stesso ha spiegato che da un’analisi dei documenti prodotti si può dedurre che la Delta Energy in una prima fase acquisirà informazioni già esistenti risultanti da indagini effettuate negli anni precedenti riprocessandole con tecniche più moderne. Successivamente verranno effettuate delle analisi geofisiche ossia saranno prodotti dei microtremori in base ai quali si registrerà quella che è la risposta del terreno realizzando una tomografia dello stesso. Infine sarà prevista eventualmente la realizzazione di sondaggi esplorativi rispetto ai quali però nulla si dice né si fa alcun riferimento alle problematiche ambientali che questi sondaggi esplorativi potrebbero comportare.

Quando si parla di trivellazioni la memoria ricorre a quelle già effettuate nel Sannio negli anni ottanta in particolare a San Marco dei Cavoti. Su quelle trivellazioni c’è sempre stato un alone di mistero poiché si è sempre avuto il sospetto da parte della popolazione locale che le stesse non fossero destinate a ricercare idrocarburi. Di certo non si poteva ipotizzare lo sversamento di rifiuti tossici poiché di questo fenomeno criminale si sapeva ancora poco e niente. Eppure il sentore che qualcosa di strano, come detto, avveniva, vi era.

Da brividi è la testimonianza di Pierluigi Vergineo riportata nell’articolo di Billy Nuzzolino su Sanniopress relativo ad un altro pozzo petrolifero realizzato dall’Agip nel territorio di Morcone: “Numerosi camion pieni di bidoni scorrevano lungo le vie provinciali. Io stesso, che svolgevo in quel periodo la guardia medica notturna a Morcone ho visto diversi carichi che rallentavano il traffico con il loro lento procedere. Ciò che in realtà non quadrava è che questi trasporti avvenivano, per evitare gli sguardi indiscreti dei Carabinieri di Cerreto, quasi sempre di notte.

Inoltre, i camion arrivavano da Napoli carichi e scendevano vuoti”. Questa testimonianza pone nuovi interrogativi sui pozzi petroliferi realizzati negli stessi anni a San Marco dei Cavoti, dove qualcosa del genere potrebbe essere accaduto.

A San Marco dei Cavoti di pozzi ne furono realizzati ben 3: il “Benevento 002” tra Via Fontecanale e la contrada Padulo Piano con una profondità di 3939m; il “Benevento 003” lungo la “Via di Colle” con una profondità di 3723m; il “Molinara Nord” che nonostante il nome richiamasse un altro paese era sempre situato nel tenimento di San Marco lungo “Via della Montagna” per una profondità di 5400m.

I primi due furono realizzati dall’Agip, l’ultimo dalla Fina. Quali furono davvero gli scopi di quelle trivellazioni e soprattutto come sono stati chiusi questi pozzi, e cosa vi sia stato gettato all’interno rimane un quesito su cui bisognerebbe prima o poi fare piena luce.

La notizia delle nuove trivellazioni in arrivo sul Fortore e sul Tammaro, riapre una pagina su cui per troppo tempo è calato il silenzio.

www.bcrmagazine.it

mercoledì 18 gennaio 2012

Ecco la mappa dei clan camorristici operanti nel Sannio


(Sanniopress) – Dai dati numerici (clicca sulla foto per ingrandirla) dell’ultima relazione presentata in Parlamento dalla Direzione Investigativa Antimafia emerge che nel secondo semestre del 2010 si è registrato un aumento degli incendi (153 a fronte dei 30 del precdente semestre), dei danneggiamenti cosiddetti semplici (483 rispetto a 420) e di quelli seguiti da incendio (153 rispetto a 30). In leggerissima flessione, invece, i dati relativi alle rapine (24 rispetto alle precedenti 28).

La relazione semestrale della Dia traccia anche la mappa delle organizzazioni camorristiche nel Sannio. “A Benevento città – si legge a pag. 297 – il sodalizio di maggiore di maggiore qualificazione risulta sempre quello degli Sparandeo che, unitamente al gruppo dei Piscopo, sviluppa pregnanti dinamiche nei mercati criminali dell’usura, delle estorsioni e del traffico di sostanze stupefacenti. Nel capoluogo operano anche altri sodalizi, ritenuti di entità secondaria perchè costituiti da un esiguo numero di affiliati. Si tratta di gruppi guidati da pregiudicati locali, già militanti nel sodalizio Sparandeo al quale rimangono sempre subordinati”.

La Dia sposta poi la sua attenzione sulla Valle Caudina, comprendente i comuni di Airola, Arpaia, Bonea, Bucciano, Forchia, Moiano, Montesarchio e Paolisi della provincia di Benevento e i comuni di Cervinara, Rotondi e San Martino Valle Caudina della provincia di Avellino. Nell’area in questione “si va consolidando un importante sviluppo industriale che richiama interessi criminosi, anche di natura camorristica. In tale contesto, specialmente nel comune di Montesarchio, ma anche a Bonea, Arpaia, Forchia, Airola, Bucciano e Paolisi, si attesta il sodalizio criminoso dei Pagnozzi che, pur partendo da San Martino Valle Caudina, ha storicamente sviluppato le proprie dinamiche criminali nella contigua cittadina di Montesarchio. Nella vasta area della Valle Caudina, inoltre, si rilevano dinamiche criminali riconducibili al gruppo Iadanza-Panella, risultato dedito alla commissione di estorsioni, spaccio di droghe e al controllo di appalti pubblici”.

A Sant’Agata dei Goti, poi, è operante “il sodalizio Saturnino-Bisesto che estende il proprio raggio d’azione nei comuni di Durazzano, Moiano, Dugenta, Limatola, Airola e Bucciano ove gestisce, principalmente, attività estorsive e alcune piazza di spaccio”.

Per quanto riguarda, infine, la Valle Telesina (nella cui area insistono i comuni di Telese Terme, San Salvatore Telesino e Solopaca) la relazione della Dia segnala “che è emersa la presenza predominante, rispetto agli storici sodalizi ivi operanti, del cartello dei casalesi. Anche in queste zone, infatti, viene rilevata la massiccia partecipazione a subappalti di ditte edili provenienti dall’hinterland casertano, quasi tutti riconducibili a personaggi affiliati al cartello di Casal di Pincipe. I risultati delle ultime investigazioni vanno valutati come un’attualizzazione degli interessi coltivati dai casalesi in zona, ove, nel corso di vecchie indagini, ne era già stata riscontrata la specifica operatività”.

www.sanniopress.it

giovedì 12 gennaio 2012

Campobasso chiama, ma il Fortore non risponde. Preferisce diventare la pattumiera di Napoli

L'abbiamo scritto più volte che il Sannio e il Fortore per Napoli sono solo una discarica dove portare i propri rifiuti. Questa è l'ennesima dimostrazione, per chi si sente ancora campano, della considerazione che hanno di noi. Da tempo, da questo blog, pungoliamo le nostre comunità ad avviare le procedure per passare con il Molise. Forza sindaci del Fortore, diamoci una mossa, se volete restare nella storia. Ora postiamo un articolo apparso su http://www.bmagazine.info, da l titolo "Nuove discariche regionali nel Sannio, la Provincia protesta"



La Regione Campania si appresta a varare il Piano regionale dei rifiuti, che, tra l’altro, prevede l’individuazione di sedi di discariche regionali nel Sannio e nell’Irpinia. E’ un provvedimento che non può essere accettato dalla Provincia di Benevento. L’assessore provinciale all’ambiente Gianluca Aceto ha segnalato ancora una volta, ribadendo peraltro le posizioni già assunte in passato e a chiare lettere dallo stesso presidente della Provincia sannita Aniello Cimitile, la ferma contrarietà della Rocca dei Rettori su questo tema.

In una lettera inviata al Presidente della VII Commissione consiliare permanente della Regione Campania, on. Luca Colasanto, nonché per conoscenza ai Consiglieri regionali On.li Sandra Lonardo e Umberto del Basso De Caro, l’assessore Aceto ha trasmesso “le osservazioni critiche” presentate a suo tempo dalla Provincia “e corroborate da successivi atti presentati da organi tecnici (ad esempio Arpac e ISPRA)”.

In particolare l’assessore Aceto sottolinea con forza questo passaggio: “Come ampiamente argomentato e dimostrato, ribadisco la non fondatezza normativa e tecnica del principio della cosiddetta barriera geologica, a base della localizzazione delle discariche nei soli territori del Sannio e dell’Irpinia. Esprimo viva preoccupazione per un atto di programmazione che, ancora una volta, rischia di penalizzare le zone interne della Campania, cosa che del resto sembra avvenire anche con il Piano regionale Rifiuti Speciali, anch’esso in via di adozione”.

L’assessore Aceto ha quindi chiesto per l’ennesima volta di essere ascoltato “dalla Commissione per illustrare gli elementi tecnici e normativi” al fine “di fornire ogni utile chiarimento” prima della votazione finale da parte della Commissione.

giovedì 5 gennaio 2012

Colle chiama, Campobasso risponde

Il Comune di Colle Sannita ha avviato le procedure per l'indizione di un referendum popolare con il quale si chiede l'annessione alla Regione Molise. La decisione è stata presa, all'unanimità, dal Consiglio comunale.

Parere favorevole è stato espresso anche dal presidente della Provincia di Campobasso, Rosario De Matteis, che si farà portavoce di un incontro tra il sindaco di Colle Sannita, Giorgio Nista e il presidente della Regione, Michele Iorio.

'Dal punto di vista commerciale, sanitario e scolastico - ha spiegato De Matteis - molti Comuni dell'alto Sannio rivolgono i loro interessi al Molise. La decisione del Consiglio comunale di Colle Sannita - ha concluso - non può che essere accolta con soddisfazione'.

'Faccio presente che da tempo, nel territorio della Provincia di Benevento e nel nostro Comune - ha spiegato il sindaco, Giorgio Carlo Nista nel suo intervento in assise - una considerevole fetta dell'opinione pubblica considera con favore l'ipotesi di un distacco dalla Regione Campania del territorio provinciale, o perlomeno di una sua parte, per l'aggregazione alla Regione Molise'.

'Per di più - ha aggiunto il sindaco - Colle Sannita è contermine alla Regione Molise, e, come tutto il comprensorio dell'Alto Sannio sente con maggiore evidenza le ragioni evidenziate. Pertanto, a prescindere dalle eventuali iniziative che saranno realizzate dall'amministrazione provinciale di Benevento, questo Ente intende avviare le procedure per addivenire al'aggregazione del territorio comunale di Colle Sannita alla Regione Molise'.

(Ansa)

sabato 31 dicembre 2011

Crescita e rigore sono inconciliabili

“Crescita e rigore, cioe’ austerita’, sono inconciliabili”. E’ il grido d’allarme degli economisti Riccardo Realfonzo, ordinario nell’Universita’ del Sannio, e Antonella Stirati, professore di Economia politica all’Universita’ Roma Tre, che sulla rivista online “Economia e politica” contestano le certezze del premier Monti e della sua “manovra di ‘risanamento’ aspramente restrittiva”, ma anche i diktat della cancelliera tedesca Merkel.

“L’origine della crisi italiana - sostengono Realfonzo e Stirati - non sta nell’indebitamento pubblico eccessivo e la politica di austerita’ non frena ma, al contrario alimenta la speculazione, in quanto determina recessione, disoccupazione e aumento delle insolvenze dei soggetti indebitati, si tratti di famiglie o imprese”. Allora, a livello europeo “l’unica strada per fermare il rialzo dei tassi di interesse e gli attacchi speculativi contro i titoli del debito pubblico e’ una politica di intervento della BCE sul mercato dei titoli, volta ad abbassare e stabilizzare i tassi di interesse sui debiti sovrani dell’area. Questa politica non risolverebbe i problemi strutturali, con la Germania che vanta un surplus commerciale piu’ grande di quello cinese”, ma “porrebbe fine alla situazione di emergenza, ridurrebbe gli oneri della spesa per interessi nei bilanci pubblici e creerebbe le condizioni per un reale confronto democratico sulle modalita’ per rilanciare l’economia e il progetto di Unione europea, al riparo da fanatismi liberisti”.

Sul fronte italiano, sostengono Realfonzo e Stirati, “sotto l’ombrello di una BCE che agisse finalmente da prestatore di ultima istanza”, la ricetta necessaria diverge da quella del governo e puo’ cosi’ essere sintetizzata: “Far pagare le tasse a chi puo’ e deve; ridurre il carico fiscale sui redditi da lavoro dipendente; promuovere un modello di specializzazione produttiva legato alla ricerca, alle nuove tecnologie, alla creazione di imprese di medie e grandi dimensioni in settori strategici per la nostra economia. Non c’e’ invece una emergenza pensioni”.

Insomma, “l’equita’ va nella stessa direzione della crescita: la redistribuzione del reddito verso i redditi da lavoro genera maggiori consumi, fa aumentare la domanda aggregata, sostiene il mercato interno”, ma anche qui occorre fare attenzione: “La crescita declinata alla stregua della manovra Monti come incentivi e benefici fiscali alle imprese - concludono Realfonzo e Stirati - non sostiene l’attivita’ produttiva e l’occupazione: non risolve i problemi delle imprese in crisi, perche’ non c’e’ mercato per i loro prodotti, fornendo al massimo un transitorio sollievo”. (AGI)

martedì 20 dicembre 2011

Baselice, nuovo punto P@ss. Presso il Comune il casellario giudiziale


Dallo scorso 20 dicembre il centro servizi al cittadino, ubicato al piano terra della casa comunale, potrà contare su un nuovo servizio per cittadini ed imprese: il punto P@ss.

Accanto ai servizi esistenti e già erogati alla collettività, quali il punto Qui-Enel ed il Punto-Inps, da oggi e' possibile anche usufruire del servizio di rilascio di certificati e visure inerenti i carichi pendenti ed il casellario giudiziale, in ambito civile e penale, che e' appunto il cd. Punto P@ss.

A comunicare l'iniziativa e' l'assessore Brancaccio, già responsabile del settore dei servizi comunali, che avendo la possibilità di attivare, anche per il comune di Baselice, tale iniziativa non se l'e lasciata sfuggire e si e' immediatamente messo all'opera per avviare l'iter autorizzativo presso l'apposita sezione del ministero della Giustizia presso la Corte di Appello di Napoli.
Infatti, proponendo alla giunta comunale di deliberare in tal senso ha ottenuto, nei giorni scorsi, il via libera alla attivazione del servizio in questione, il quale e' attivo a tutti gli effetti con le medesime modalità già vigenti presso la Procura ed il Tribunale.

“Da oggi- gli utenti (cittadini ed imprese)- ha dichiarato Brancaccio -, non dovranno più recarsi presso la competente Procura o Tribunale della Repubblica per richiedere e successivamente ottenere il rilascio di tali certificati, ma potranno fare ciò comodamente dalla sede comunale con notevole risparmio di tempi e costi. Per i primi mesi, e prima che venga formato l'apposito personale, sarò io stesso a curare le domande dei richiedenti anche per una maggiore elasticità e praticità del servizio, il quale ha a che fare con una materia abbastanza delicata".

Altre iniziative, sempre inerenti lo sportello del servizio al cittadino, sono in cantiere per il prossimo anno ed anche qui si cercherà di ottenere il massimo per Baselice e la comunità tutta, anche perché tra gli obiettivi della amministrazione Canonico vi è proprio quello di snellire la burocratizzazione e rendere quanto meno travagliato possibile la fruizione dei servizi basilari per i cittadini.

domenica 18 dicembre 2011

Ora tocca a noi

Postiamo un articolo uscito ieri su www.gazzettadibenevento.it che ci riguarda molto da vicino, dal titolo "Il Sannio si sgretola e la politica sta a guardare. Il Consiglio comunale di Colle Sannita ha deciso all'unanimità: Via dal Sannio e dalla Campania". Ora tocca a noi. Tocca al consiglio comunale di Baselice, al sindaco Canonico, deliberare il passaggio con il Molise e indire il referendum. Nel Fortore deve essere Baselice a portare avanti la battaglia per ragioni storiche, geografiche e culturali. Poiché era il nostro comune ad essere capoluogo del circondario molisano (con Foiano e Castelvetere) prima che il nuovo governo unitario, tra proteste dei fortorini dell'epoca, decidesse di aggregarci alla nuova Provincia di Benevento.

Il Sannio si sgretola e la politica sta a guardare... E di ieri una notizia che ha del sorprendente. Il Consiglio comunale di Colle Sannita, il cui sindaco è Giorgio Carlo Nista, a cui certamente non si può addebitare di essere un "antiprovincia" visto che è stato più volte consigliere provinciale e per intere consiliature assessore, ha stabilito all'unanimità di voler abbandonare il Sannio e dunque la Campania, per aggregarsi al Molise.

E la procedura per arrivare all'obiettivo, se si guarda bene, non è poi nemmeno tanto complicata. Solo un po' lunga questo sì, ma arriverà a fine.
La deliberazione di ieri verrà ora trasmessa all'Ufficio Centrale dei Referendum presso la Suprema Corte di Cassazione che, una volta effettuate le verifiche di rito, indirà il referendum di concerto con la presidenza del Consiglio dei Ministri.
Tutti gli aventi diritto di Colle Sannita andranno così al voto per esprimere la propria opinione: Sì o No via dal Sannio. Per dare valore al referendum dovranno esprimersi per il sì il 50% più uno degli aventi diritto.

Poi sarà il Parlamento che, sentite le due Regioni interessate, la Campania ed il Molise, con legge ordinaria, stabilirà il passaggio. Ma sarà tutto di routine, solo con una procedura necessariamente lunga.
Il fatto è che con l'uscita dal Sannio di Colle Sannita si potrebbe aprire un lungo elenco di paesi che scappano dalla Campania senza che la politica nostrana riesca, sappia o voglia governarne il processo.

Intanto si chiuderà mercoledì prossimo, 21 dicembre a Fragneto Monforte, alle ore 18.00, il tour del Comitato "Salviamo il Sannio" che sta cercando di far capire alle comunità locali della necessità di passare con il Molise per formare il Molisannio.
Solo che il Comitato non chiede che ciò avvenga alla spicciolata, ma con un atto del Consiglio provinciale sannita per la indizione del referendum su tutto il territorio provinciale.

Insomma tutti insieme anche per una migliore gestione del passaggio, sotto tanti punti di vista, con un'altra Regione. Questa decisione del Comune di Colle Sannita si spera possa finalmente indurre al ragionamento la Rocca dei Rettori. Peraltro sembra che oramai sia cosa fatta. Ora non è più solo il governo di centrodestra che dice di annullare le Province. Lo è anche quello tecnico di Monti che è appoggiato tanto dal centrodestra quanto dal centrosinistra.

Più o meno come scrivevamo noi all'indomani dell'inutile, violento e solo populista e veemente attacco di Cimitile al governo che a lui non è mai sceso giù perché gli stava togliendo la Provincia. Ora è il popolo che gliela svuoterà, prima dei governanti.

giovedì 15 dicembre 2011

Terzo forum "L'altra energia"


E’ iniziato questa mattina, negli spazi espositivi del Museo Arcos d’arte contemporanea al Corso Garibaldi, il III Forum “L’Altra Energia: prospettive di sviluppo per un futuro sostenibile. Energia, ambiente e paesaggio, insieme per un nuovo sviluppo territoriale: obiettivo semplice o superbo?”, promosso dall’assessorato alle politiche per l’energia della Provincia di Benevento, nell’ambito dei Seminario di Sannio Sity. L’iniziativa gode del patrocinio dell’Unione Europea, Ministero per l’ambiente, Università degli Studi del Sannio, Confindustria di Benevento, Patto delle Province, Patto dei Sindaci, UPI – Spazio Europa e Benevento di energia.

Ad aprire il convegno è stato il presidente della Provincia di Benevento, Aniello Cimitile, il quale ha dichiarato che “siamo nel pieno di una crisi economica nazionale ed internazionale ed oggi ne siamo finalmente tutti consapevoli anche se con colpevole ritardo. Una scelta strategica però va fatta proprio in questo momento: non possiamo lasciare libero il mercato di andare avanti senza regole e guida. I Governi stanno intervenendo a partire dagli Stati Uniti per lanciare politiche energetiche innovative che finanziano la ripresa. In Italia in materia di energia siamo molto indietro, addirittura pensavamo fino a pochi mesi fa al nucleare: ora noi invece sul piano locale siamo consapevoli che il crollo del PIL nel Sannio ha registrato un -14% tra il 2008-2009 con settori produttivi scomparsi per sempre e che dunque bisogna pensare a nuove ipotesi di sviluppo strategico puntando dunque sulla “green economy”. Abbiamo condizioni naturali, competenze per attivare nuove politiche energetiche: autonomia di crescita, autonomia di pianificazione, governance condivisa con i territori con il Patto dei Sindaci e i Piani di azione locale. Abbiamo puntato sul solare e sulla risorsa della diga di Campolattaro, cercando di dare controllo all’eolico, risparmio ed efficienza degli impianti. Purtroppo registriamo che ancora oggi nella Manmovra del Governo Monti c’è una povertà di misure per l’efficientamento energetico ed il risparmio. Proprio per queste strategie che noi abbiamo impostato come Provincia, ci spingono a ribadire il nostro “no” all’abolizione delle Province”.

Subito dopo ha preso la parola l’assessore provinciale alle politiche per l’energia, Gianvito Bello, il quale si è riferito a Jeremy Rifkin che ha parlato di terza rivoluzione industriale caratterizzata dal protagonismo della green economy. “I territori – ha detto Bello – saranno al centro delle scelte, dovranno essere maggiormente coinvolti e rispettati. Il nostro Fortore è stato violentato dalle pale eoliche. E’ possibile creare un modello di sviluppo eco-sostenibile, cioè rispettando ambiente e paesaggio? La domanda di energia è cresciuta e dunque anche l’emissione in atmosfera: nel 2035 la Cina contribuirà con il 70% di incremento alle emissioni in atmosfera: 99 milioni di barili. L’80% è coperto in Italia da fonti non rinnovabili. 211 miliardi di investimenti nel mondo per le rinnovabili, molo maggiore che per le fossili; in Italia il giro d’affari sulle rinnovabili è raddoppiato. Ma dobbiamo raddoppiare la nostra produzione da fonti rinnovabili per restare nei parametri di Kyoto. Ma non ci riusciremo, per mancanza di misure a livello governativo con blocco di investimenti: manca il Piano energetico nazionale. Come superare questi gap? Noi abbiamo avviato Accodi di programma con Confindustria, Università, comuni, associazione di imprese e dei cittadini: questo modello di federalismo orizzontale ha coinvolto tutti gli attori”.

Si è poi entrati nel vivo del dibattito con la prima sessione dedicata al tema “Green e Smart City: sviluppo ed innovazione tecnologica per un territorio ad emissione zero”. Il prof Elio Manti, consulente del Ministero dell’ambiente, ha affermato che occorre avviare nuove politiche con i territori per nuove politiche energetiche. Le politiche energetiche possono avere enormi ricadute economiche per i territori di insediamento delle centrali di produzioni energetiche; purtroppo non vengono redistribuite ai cittadini, alle imprese alle istituzioni dove sono insediate le centrali. Da gennaio del prossimo anno cominceremo a finanziarie tre immobili di efficientamento energetico in provincia di Benevento: il contesto del territorio sannita per diffondere cultura energetiche alternative. Le politiche di sviluppo si innestano con quelle energetiche a partire dalle aree urbane: gli amministratori locali hanno il dovere di intervenire. Il CIPE sta per varare il Piano Sud Ambiente per un miliardo di euro per sbloccare il FAS nazionale per avviare nuovi interventi per 350 milioni di Euro per le sei Regioni meridionali. Le Regioni del Sud ha avuto immense risorse, ma non sono bastate; ma occorre soprattutto generare impulso alle economie locali. Le Province possono svolgere un ruolo ideale per le politiche energetiche, climatiche ed ambientali, raccogliendo i bisogni dei territori, dando senso all’idea di sussidiarietà e di politiche dal basso.

Solo per le aree urbane campane e delle altre regioni meridionali erano disponibili per il 2007/2013 per l’efficienza energetica e climatica sono stati allocati 11miliardi di Euro; ma ne sono state programmato solo il 17% e speso solo il 6%: dunque le Regioni fanno fatica a programmare e a spendere; forse gli altri locali avrebbero fatto di meglio. Anche fino al 2020 le nuove politiche europee sono allocabili ingenti risorse finanziarie, soprattutto per l’efficientamento delle fonti energetiche. Dunque, le Province come quella di Benevento che si stanno attrezzando saranno avvantagiate. Le green economy metta a valore gli asset economici, ambientali, energetici e cognitivi disponibili, sostenendo la piena integrazione delle politiche e degli interventi a tutto campo in un quadro strategico coerente che promuove le energie rinnovabili.

Rosario Lanzafame, ordinario dei sistemi per l’energia e per l’ambiente Università degli studi di Catania e presidente per l’Autorità per l’energia e l’ambiente di Catania, ha spiegato che purtroppo la cultura delle politiche energetiche alternative non sono molte diffuse nel Mezzogiorno: in Sicilia il Patto dei Sindaci coinvolge 18 comuni, in Lombardia 108. Alcuni programmi europei vedono l’Italia partecipare con appena tre Province, mentre in Germania ne sono a decine. L’umanesimo del Terzo Millennio deve essere un fatto culturale: eppure in Marocco stiamo per creare un impianto tutto italiano per dare energia a 300 milioni di persone. L’Italia ha perso tutti i treni di innovazione tecnologiche e oggi costruiamo solo su licenze straniere. Nel nostro Paese l’energia elettrica costa tre vole in più che in Francia; in Italia non c’è alcun controllo sulla co-imbentazione: in questo l’Italia è agli ultimi posti in Europa. Noi consumiamo troppo ed inutilmente, purtroppo non abbiamo alcuna regola e i Paesi emergenti spingono per consumare nuova energia e nuove quantità emettendo CO2 in atmosfera perché hanno bisogno di dare progresso ad aree poverissimi.

Il prof. Mariano Gallo, docente di Ingegneria dei trasporti all’Università del Sannio, ha evidenziato la crescita dei consumi energetici per i trasporti ed ha illustrato il progetto di bike sharing (biciclette in affitto con pedalata assistita) per la città di Benevento. Sui costi di 60mila euro, ha detto il prof. Gallo, si cerca di avere un utile attraverso pubblicità ed incentivi.

Filippo De Rossi, preside della Facoltà di Ingegneria dell’Università del Sannio, ha sottolineato che nel Sannio stiamo assistendo ad un piccolo miracolo perché le politiche energetiche stanno subendo una notevole accelerazione proprio perché il coordinamento è affidato alle Province. Il Consiglio degli Ingegneri dice che la domanda di ingegneri con competenze energetiche è aumentato dell’80%. Nel centro storico (500 famiglie) di Benevento il comportamento energetico (a causa delle dispersioni di calore) è molto deficitario in particolare in regime invernale. Altri quartieri di Benevento staranno anche peggio: per il principio di consapevolezza, occorre che gli amministratori pubblici sappiano che nel 2020 pagheremo multe europee per queste deficienze, ma occorre sapere che per il privato gli interventi di regolazione delle dispersione del calore si ammortizzano in 30-50 anni.

Il sindaco di San Bartolomeo Galdo Vincenzo Sangregorio ha infine evidenziato come i Comuni stanno lavorando per il risparmio energetico: si ipotizzano riduzione nelle emissioni in atmosfera di circa il 20%.

(Fonte: www.fremondoweb.com)

martedì 13 dicembre 2011

Portaborse, 630 deputati prendono i soldi, ma solo 230 ne hanno assunto uno

Ogni parlamentare riceve quattromila euro al mese per le spese di comunicazione e segreteria: ma a Montecitorio in 400 non hanno nessun portavoce contrattualizzato. Pd e Idv hanno presentato un’odg: i collaboratori siano assunti direttamente da Camera e Senato, così da non far passare i soldi dalle tasche dei politici. Le proposte sono state bocciate. Ma Pardi ci riprova: “Settimana prossima quando a Palazzo Madama arriverà la manovra”

Quattromila euro finiscono ogni mese nelle tasche di ciascuno dei mille parlamentari italiani per far fronte alle spese di segreteria e comunicazione, in pratica per i famosi portaborse. Ma da poche di quelle tasche escono per andare realmente in quelle dei collaboratori. Alla Camera su 630 deputati solamente 230 hanno assunto un assistente, con contratti a progetto e per importi medi di 700 euro. Il dato del Senato non si conosce: Palazzo Madama non lo ha mai comunicato, ma dei 315 senatori pochi non hanno un assistente personale.

L’unica cosa certa è che tra i mille parlamentari nessuno ha mai rinunciato a quello che un tempo si chiamava “fondo per la segreteria” e che oggi è stato ribattezzato nel molto più generico “fondo eletto-elettori”. 3690 euro affidati a ogni deputato che può farne ciò che vuole senza dover presentare giustificativi né ricevute né altro che dimostri l’uso che ne ha fatto. La presidenza della Camera è al corrente del malcostume che vige tra i deputati e nel 2009, dopo un’indagine dell’ufficio del lavoro, tentò di mettere un freno al lavoro in nero che gli stessi parlamentari alimentano. Gianfranco Fini vietò l’ingresso a Montecitorio a quanti non avevano un contratto regolare.

Il primo luglio, giorno in cui entrò in vigore la regolamentazione, ben 200 portaborse risultarono in nero: rimasero fuori dalla Camera perché i loro budget erano stati cancellati.

I deputati per far entrare i propri assistenti trovarono facilmente un escamotage: farli accedere tra il pubblico, come visitatori. Norma aggirata e attenzione sulla vicenda diminuita in poche settimane. Oggi, con la manovra lacrime e sangue imposta ai cittadini, il tema è tornato più che attuale: i tanto promessi tagli alla politica in realtà si sono tradotti in misure considerate molto blande e nel maxiemendamento, che sarà presentato alla Camera domani, saranno ulteriormente ridotti gli interventi a scapito della Casta: nella migliore delle ipotesi tutto sarà rimandato alla prossima legislatura.

“Fanno tutti il gioco delle parti”, dice Sandro Gozi, il deputato del Partito Democratico che da più di un anno sta cercando di presentare un ordine del giorno per rendere più trasparente “almeno la parte di fondi che viene dato ai parlamentari senza controllo, come i quattromila euro che vengono riconosciuti per i portaborse”, spiega.

Oggi Gozi si è rivolto direttamente ai presidenti di Camera e Senato, Gianfranco Fini e Renato Schifani affinché intervengano. “Ieri hanno negato che saranno tutelati gli interessi della cosiddetta Casta e garantito che il trattamento economico sarà adeguato agli standard europei, allora perché non cominciare proprio dalla gestione dei portaborse?”, si chiede Gozi. Al Parlamento europeo i collaboratori dei deputati vengono assunti e stipendiati direttamente dall’amministrazione e non dai singoli politici, a cui non viene quindi versata alcuna indennità. E così funziona in quasi tutti i paesi dell’Europa: i soldi non passano per i parlamentari.

(informatixresistere)