sabato 23 luglio 2011

Irisbus: conviene trattenere chi vuole andare?


di Gaetano Pietropaolo*

L'acquiso dello stabilimento Irisbus da parte della DR Company è un pericolo da evitare o l'occasione, forse unica, di contribuire alla crescita di un'azienda automobilistica meridionale?

Negli ultimi giorni, importanti vicende stanno interessando lo stabilimento Irisbus di Flumeri (Avellino). Come è noto, si tratta di uno stabilimento di proprietà della Fiat che produce autobus e del quale il gruppo del Lingotto vuole disfarsi.
Di fronte a questa volontà, si è fatta avanti la DR Motor Company avanzando una proposta d’acquisto. Si tratta di un’azienda fondata nel 2006 a Macchia d’Isernia dall’imprenditore molisano Massimo Di Risio che costruisce, nei propri stabilimenti, automobili con componentistica Chery e Fiat.

Si tratta quindi di ciò che più assomiglia ad un’azienda produttrice di automobili, nata nell’Italia meridionale, anche perché proprietà, sedi direttive e stabilimento sono esclusivamente molisane. Benché caratterizzata da una forte joint venture con altre case, la DR Motor è un’esperienza che nemmeno il più ottimista osservatore, fino a dieci anni fa, avrebbe immaginato potesse nascere nel Sud Italia.

Le ultime mosse del gruppo inoltre, sembrano sempre più caratterizzarsi per la volontà di radicare proprio nel Mezzogiorno, da dove tutti scappano, Fiat per prima, le proprie radici ed il proprio futuro. La proposta d’acquisto dello stabilimento Irisbus dell’avellinese e, qualche mese fa, di Termini Imerese svelano una strategia coraggiosa e che può avere risvolti epocali per la storia dell’industria meridionale.

Le reazioni dei sindacati di fronte alla volontà di vendere lo stabilimento, da parte di Fiat, e di acquistarlo, da parte di Dr, sono state decisamente conservatrici. Da più parti sono emerse voci critiche e la richiesta a Fiat di mantenere stabilimento e livelli occupazionali.

Ma ciò che mi chiedo è se sia utile mantenere a forza chi se ne vuole andare e se, quella che si presenta, non sia invece per i lavoratori di Irisbus un’occasione forse irripetibile.
Fermo restando l’assoluta legittimità della pretesa di conservare tutti i posti di lavoro dello stabilimento (700) e dell’indotto, se queste garanzie arrivano dalla Dr, perché opporsi al cambio di proprietà? Ispira più fiducia chi vuole abbandonarti o chi vuole prenderti con se? Volendo guardare l’altra faccia della medaglia, questa potrebbe essere per i lavoratori irpini, l’occasione di contribuire, con il proprio lavoro, alla nascita di un’azienda automobilistica tutta meridionale, con management meridionale, dipendenti e stabilimenti meridionali. Una realtà che potrebbero, più di ogni altra, sentire propria.

Una realtà che prima di decidere di smantellare uno stabilimento ci penserebbe due volte, perché in questo territorio è nata, vuole crescere e ad esso è inesorabilmente legata. Provocazioni di Marchionne a parte, è chiaro che Fiat non andrà mai via da Torino. Allo stesso modo, Dr perché dovrebbe abbandonare il suo territorio? Al di là delle strategie, le aziende, anche se globalizzate, sono fatte di persone. Queste hanno sentimenti, aspirazioni ma anche legami e radici. E qualcosa mi dice che se in un momento storico in cui tutti scappano dal Mezzogiorno Di Risio vuole ancorarvisi con forza, potrebbe valere la pena ascoltarlo e, se ha qualcosa di interessante da dire, dargli fiducia.

*coordinatore L'ALTRO SUD

mercoledì 20 luglio 2011

Quella strana voglia di Molisannio


L’abolizione delle province sembra diventato uno dei dibattiti più accesi nello scontro politico. Dal parlamento, FLI e IdV hanno già messo in moto i rispettivi popoli per una raccolta firme volta ad eliminare gli enti più prossimi al cittadino dopo il comune.

Sorgono dubbi, certezze, paure. Se è vero, ed è vero, che le 110 province italiane siano semplici organi mangiasoldi, il cui 73% (fonte – aboliamole.it) dei costi serve soltanto a pagarne i dipendenti e le bollette (e le auto blu e i costi di rappresentanza), vanno senz’altro considerati altri importanti fattori.

La dislocazione dei servizi, in primis: la provincia come centro servizi serve. Ci sono casi in cui raggiungere il capoluogo di regione significa affrontare un viaggio di cento e più chilometri. Ciascuna provincia mantiene al suo interno importanti uffici che, si spera, non vengano smembrati o dislocati in caso di abolizione della “provincia politica”. Questo è il punto. Basterebbe, per garantire ad ogni territorio un minimo di autonomia e indipendenza, eliminare l’organo politico, mantenendo però una divisione territoriale nominale.

UN CASO CONCRETO – La provincia di Benevento. Tale provincia, in Campania, è una minoranza assoluta. Meno di 300mila abitanti (pensiamo che la sola provincia di Caserta arriva a 900mila, Napoli supera i 3 milioni, Salerno il milione) e soltanto 3 consiglieri regionali. Poco, troppo poco.

Benevento si appresta a diventare periferia forzata di Napoli, subendone inerme (e più di quanto già faccia) le decisioni e le scelte.

La regione Molise, dall’altra sponda, rischia di morire. Come la Valle d’Aosta. Regioni molto piccole che rischiano di perdere la piccola autonomia della quale godono. La Valle d’Aosta, però, possiede lo status costituzionale di regione autonoma, il Molise no, rischiando di essere accorpato nuovamente (come prima del 1963) all’Abruzzo.

LA SOLUZIONE – Queste piccole realtà, immerse in una regione immensa (si pensi alle differenze tra Napoli e Benevento) perderebbero ogni capacità di muoversi e fare sforzi. Ma la soluzione ci sarebbe, e non è nuova.

Al Molise (300 mila abitanti) potrebbe aggiungersi il Sannio Beneventano (altri 300 mila) più alcuni comuni “di confine” di Puglia, Abruzzo, Alto Casertano. Il progetto raggiungerebbe il milione di abitanti e una nuova regione, il MoliSannio, potrebbe finalmente vedere la tanto agognata luce.

Lontano dallo sfruttamento dei giganti della politica e in nome dell’autonomia locale.

www.sannioweek.it

BASTA CON LA CASTA E LA CORRUZIONE

Siamo stufi di vivere quotidianamente i soprusi della Casta che pensa
soltanto a conservare potere e privilegi.
Siamo stufi di chi ci governa, che fa pagare la crisi finanziaria
esclusivamente agli italiani dai redditi più bassi e medi, i
lavoratori, le donne, i pensionati e gli studenti e le famiglie.
Siamo stufi di questi politici che fino a ieri negavano l’esistenza
della crisi economica e che anzi affermavano che sarebbe stata
necessaria solo una piccola manovra fiscale, in quanto l’Italia era
sana dal punto di vista economico, addirittura il Paese messo meglio
in Europa.

Siamo stufi di indagati e pregiudicati che siedono impunemente in Parlamento.
Siamo stufi di una Casta bugiarda che adesso rastrella i 70 miliardi
di euro necessari a impedire il fallimento dell’Italia senza toccare i
redditti alti e gli speculatori finanziari.
Siamo stufi di questa Casta che non ha la minima intenzione di ridurre
gli enormi costi della politica che frena la crescita e penalizza le
imprese sane a vantaggio degli evasori fiscali e di chi vìola le
regole.

Per questo pensiamo che sia arrivato il momento di ribellarsi,
facciamo Piazza pulita, con una mobilitazione che cominci con presidi
in tutte le cittá italiane e che culmini con una manifestazione per il
giorno sabato 10 settembre a Roma e una assemblea permanente il giorno
11 settembre.

Facciamo Piazza Pulita:
1897 miliardi euro Debito pubblico
79 miliardi di euro Manovra finanziara
17 miliardi all’anno Costo Province
8.000.000 Italiani in poverta’ assoluta
11.000 euro lo stipendio dei parlamentari
per questo chiediamo immediatamente:

* La diminuizione del numero dei parlamentari
* Il dimezzamento delle indennitá dei parlamentari
* La revisione dei rimborsi elettorali ai partiti
* Una seria e severa legge anticorruzione
* L’abolizione delle province
* L’eliminazione dei vitalizi dei politici a tutti i livelli
* La cancellazione dei privilegi della politica: abuso di scorte
ed auto blu, viaggi gratis non giustificati da impegni istituzionali,
eccetera.

Oliviero Beha
Amedea Di Somma
Paolo Flores d’Arcais
Dario Fo
Jacopo Fo
Francesca Fornario
Alessandro Gilioli
Giulia Innocenzi
Margherita Hack
Massimo Malerba
Franz Mannino
Gianfranco Mascia
Adele Palazzo
Marco Quaranta
Franca Rame
Guido Scorza
Antonio Tabucchi
Emanuele Toscano
Marco Travaglio

lunedì 18 luglio 2011

RACCOMANDAZIONE BREVE

Impressioni di un anonimo avventore

Questa che vi apprestate a percorrere
Fu “via dritta”,
Testimone di quando le porte sorvegliavano l’abitato
quasi millenaria è la sua cultura.
Innumerevoli individui
Ha accompagnato,
Verso botteghe, case, la chiesetta,
poi verso un piccolo ospedale, la chiesa, il castello,
eppure alla gogna,
ma stasera, verso la musica
non da guida,
no,
da silenziosa interprete,
che gli animi più pazienti ed attenti
solo sapranno ascoltare.


Con questa raccomandazione breve tanti avventori, baselicesi e non, hanno partecipato alla Prima di "Musica tra le porte", organizza dalla Proloco. Musica miscelata a storia antica, un paese sperduto del Fortore e grandi come Mozart, questa l'alchimia che si è respirata quella sera. Ed il mio paesino, timidamente ha retto il confronto con l'autorevolezza della musica classica orchestrale, prima abbracciandola e poi baciandola. Davvero brava Luciana Canonico al pianoforte, impeccabili gli orchestrali.

sabato 16 luglio 2011

Baselice tra i primi 'Comuni ricicloni' del Sud


Ad appena poco più di un anno (1 marzo 2010) dall'inizio della raccolta differenziata con la metodologia del cosiddetto "porta a porta” il comune di Baselice si è già contraddistinto per i risultati raggiunti. Infatti, nella annuale classifica dei "Comuni ricicloni", la tradizionale manifestazione organizzata da Legambiente, con il patrocinio del ministero dell'Ambiente, il 14 luglio scorso ha premiato a Roma, presso l'Hotel Quirinale, tutti i comuni virtuosi d'Italia e tra questi anche quello di Baselice. Nella classifica dei comuni del Sud Italia con meno di 10 mila abitanti il comune fortorino si è classificato tra i primi venti Comuni d'Italia ed al secondo posto di quelli della provincia di Benevento.

A ritirare l'ambito premio - dietro regolare invito a Roma - sono andati il sindaco Domenico Canonico, il vice Giuseppe Ferro e l'assessore all'ambiente Salvatore Brancaccio, insieme al responsabile organizzativo (della raccolta) Leonardo cece, ai quali la commissione di Legambiente presieduta dal direttore Andrea Poggio ha conferito l'attestato di merito del comune che si è contraddistinto in base all'indice di "buona gestione" della raccolta differenziata dei rifiuti.

"Un risultato di tutto rispetto, che ci onora e ci inorgoglisce - ha affermato il sindaco Canonico - anche perché ad appena un anno dall'inizio della raccolta differenziata pura dei rifiuti non credevamo di poter raggiungere un risultato del genere. questo grazie al fattivo impegno ed alla laboriosità dell'Amministrazione comunale ed in particolare dell'assessore Brancaccio il quale a distanza di qualche mese dall'insediamento si è subito attivato per l'organizzazione e la messa a punto operativa del ciclo virtuoso dei rifiuti. a dire il vero, a ben vedere la situazione che abbiamo ereditato non era delle migliori, in quanto tra le varie problematiche che ci siamo trovati ad affrontare da subito vi era proprio l'avvio della raccolta differenziata dei rifiuti, e con il dato del 2009 appena vicino al 20% e sulla base della nota prefettizia che ci sollecitava ad attivare la differenziata, pena il commissariamento, non ci trovavamo nelle serene condizioni psicologiche per operare. ad ogni buon conto bisogna rilevare che la percentuale del 65,9% ( che ci ha consentito tale posizionamento) è stata raggiunta a fronte di una tassa dei rifiuti che è sicuramente tra quelle più basse della Regione Campania".

“Il prossimo obiettivo - dichiara Brancaccio - dopo quello dell'ulteriore potenziamento della raccolta degli indumenti usati e del miglioramento delle varie tipologie della raccolta differenziata, sarà quello di istituire, per le famiglie, la raccolta degli oli vegetali e del tetrapak. A settembre, con l'apertura del nuovo anno scolastico organizzeremo un convegno per divulgare e sensibilizzare sempre di più le generazioni del futuro verso tale obiettivo, che ha tra i compiti primari quello della salvaguardia dell'ambiente. Un vivo plauso di ringraziamento va sicuramente a tutta la cittadinanza per la fattiva e necessaria collaborazione, oltre che per l'alto senso civico dimostrato; un grazie, infine, anche alla Sogesi, società che ha gestito, avviato e sensibilizzato la raccolta differenziata nel nostro comune".

mercoledì 13 luglio 2011

"Elettrodotto, nessuna tutela per cittadini e territorio dalle istituzioni"

Dopo aver “incontrato il più scoraggiante disinteresse politico ed istituzionale” nel ”porre in risalto il pericoloso impatto ambientale, economico, sociale di un elettrodotto da 380.000 volt”, il Comitato per la Salvaguardia del territorio Sannita, nell'esporre nuovamente le problematiche inerenti la realizzazione dell'elettrodotto Benevento-Foggia nella zona del Fortore e in particolare di Monte La Guardia (località visibile da oltre 50 chilometri di distanza, da punti di angolazione diversi in tutto il territorio e zona di interesse archeologico e paesaggistico)” torna ad auspicare “il formarsi di un'attenzione in merito. Di recente, lasciava ben sperare una dichiarazione (pubblicata sulla testata Bmagazine) dell'assessore alle politiche energetiche della Provincia Gianvito Bello che, rompendo il muro di silenzio, affermava che avrebbe chiesto in conferenza di servizi l'interramento del tracciato dell'elettrodotto nel Fortore.

"Ci scontriamo con discorsi economici perché interrare un elettrodotto costa di più rispetto a una linea aerea però dov’è necessario bisogna farlo assolutamente", ha affermato l'assessore perentoriamente.

Il 4 Luglio giunge la notizia: "ok definitivo alla realizzazione del nuovo elettrodotto". Ringraziando l'assessore Bello per l'interesse dimostrato, gli chiediamo: quando e come chiederà l'interramento dopo l'ok definitivo? Cosa è possibile fare adesso per ridurre i fortissimi rischi ed impatti visivi connessi al nuovo elettrodotto? E' possibile, inoltre, che Gianluca Aceto assessore all'ambiente della Provincia, sollecitato senza esito ad intervenire sul tema, non abbia un Suo parere in merito?

Se le istituzioni pubbliche, espressione della tutela e salvaguardia del territorio e dei suoi cittadini, riservano tale attenzione alle problematiche avanzate dai circa 2000 cittadini interessati che hanno sottoscritto la petizione pubblica per dire NO alla situazione che di fatto si sta venendo a creare, allora si rende necessario domandarsi quali altri modi hanno a disposizione i cittadini per partecipare attivamente alle scelte che li riguardano direttamente? Quali altri modi hanno a disposizione i cittadini per partecipare attivamente alle scelte che hanno riflessi sulle loro condizioni di vita presenti e future e non dover subire decisioni imposte da parte di coloro che invece dovrebbero essere espressione del volere delle stesse popolazioni che gli hanno conferito mandato ad amministrarle?

E inoltre, se è vero che “la nuova infrastruttura, consentirà 30 milioni di euro l'anno di risparmio in bolletta per imprese e cittadini ...dovuti all'incremento di 1000 MW di capacità produttiva” quali sono le fonti di finanziamento (a carico di quali enti) a copertura di tali investimenti e in che modo (ossia in quanti anni e come) ne è stato calcolato il ritorno? Contemporaneamente quali sono, tradotti in termini economici, gli effetti ambientali e sociali sia diretti che indiretti di tale infrastruttura su tutto il territorio e in particolare su quello del Fortore?

Se è vero che ai cittadini sarebbero stati riservati vantaggi nei termini sopra esposti, in che modo si pensa di dare concretamente attuazione al raggiungimento degli obiettivi di risparmio dichiarati?”.

www.ntr24.tv

martedì 12 luglio 2011

E' in distribuzione il numero 2 di "Fortore"


E’ da pochi giorni in distribuzione il secondo numero del periodico “Fortore”, edito dall’Associazione Trediciarchi. L’Associazione, con sede a Riccia, ha come fini quelli di svolgere attività di studio, di ricerca, di informazione e di documentazione per favorire la conoscenza dell’area del Fortore nella sua estensione extra regionale e contribuire sia al recupero del patrimonio storico, artistico, demoetnoantropologico, archeologico, naturalistico e ambientale, sia alla riscoperta di una comune identità che trova fondamento nelle affinità etniche, culturali ed economiche della popolazione presente sul territorio.

Il nuovo numero è ricco di notizie e di articoli che evidenziano queste affinità e, soprattutto, fanno conoscere approfonditamente aspetti poco noti e attrattive delle nostre comunità. A partire dall’editoriale di Giovanni Mascia, opportunamente intitolato “Invito al Fortore”, è tutto un susseguirsi di scritti e di curiosità, storico, artistiche, archeologiche o relative alle tradizioni religiose e culinarie fortorine.

Tra gli articoli segnaliamo quello sulle Feste del Grano di San Marco dei Cavoti e di Jelsi; quello sui principi de Capua, feudatari di Roseto Val Fortore, Molinara, Riccia, Pietracatella, Gambatesa, ecc., scritto dal direttore del giornale Antonio Santoriello; quello su San Giovanni eremita da Tufara che, giustamente, può essere considerato il patrono della valle del Fortore e la cui venerazione, ad oltre nove secoli dalla morte, non è venuta mai meno, anzi si è ingigantita. Molto utile ed interessante risulta essere la rubrica “Appuntamenti”, che registra gli eventi festivi, dalle sagre alle feste patronali, che verrano svolti durante i mesi di luglio e di agosto negli oltre trenta paesi ricadenti territorialmente nell’area fortorina molisana, campana e pugliese.

lunedì 11 luglio 2011

"Libera il Sannio dalla criminalità"


“LIBERA Benevento, nella persona del referente provinciale Amleto Frosi, plaude alla Procura della Repubblica di Benevento e, in particolar modo, al Procuratore Capo Dott. Giuseppe Maddalena, per l’azione di sequestro di beni effettuato ai danni di sospetto affiliato alla camorra nella nostra provincia, confermando di fatto che non esistono terre immuni dal rischio di infiltrazioni mafiose. Libera Benevento – si legge appunto nella nota diffusa alla stampa - sente l’impegno di rafforzare le difese della società civile a supporto di patrimoni esposti a rischio di espoliazione a vantaggio di associazioni criminali.

Quanto più una zona è di pregio, quanto più è lontana dal pericolo di infiltrazioni mafiose tanto più è appetibile e sicura per gli affari loschi della malavita organizzata. Le istituzioni non possono essere lasciate sole, così come non bastano le deleghe alle forze dell’ordine o alla magistratura, occorre rafforzare i presidi dei cittadini, alzare i livelli di allerta e richiamare ad una maggiore attenzione chi vi è preposto”.

Amleto Frosi ricorda inoltre “la raccolta di firme che nel 1996 ha permesso di dare vita alla Legge 109 sulla confisca dei beni ai mafiosi e l’impegno costante di LIBERA sulle attività del riuso sociale dei beni con la nascita di LIBERA TERRA. Cooperative in tutta Italia che coltivano i terreni tolti ai mafiosi per darci prodotti biologici dal sapore di giustizia. Coltivano speranza i molti giovani che oggi si trovano nei campi confiscati. Migliaia di volontarie e volontari provenienti da diverse regioni d'Italia e del mondo scelgono ogni anno di fare un' esperienza di lavoro, di volontariato e di formazione civile prendendo parte ai campi di lavoro sui terreni confiscati alle mafie e gestiti dalle cooperative sociali di Libera Terra per trasformare una sfida in un progetto di economia sociale che vince nella legalità, nella qualità, nella sostenibilità e anche nei mercati”. Per questo Frosi lancia l’iniziativa “LIBERA il Sannio” dalla criminalità.

Per aderire inviare una mail a: benevento@libera.it o fax 082422491.

www.ntr24.tv