giovedì 5 novembre 2009

Ospedale ancora chiuso: in rivolta gli amministratori di San Bartolomeo


L’Amministrazione comunale di San Bartolomeo in Galdo ha scritto una lettera ai vertici dell’Azienda Sanitaria Locale di Benevento e all’assessore regionale alla Sanità Mario Santangelo per chiedere il rispetto degli impegni presi sull’apertura del locale ospedale in costruzione da più di 50 anni.

Nella nota, l’Amministrazione ricorda che “correva l’anno 2005 allorquando, con apposita delibera dell’Azienda Sanitaria, si prevedeva l’apertura a San Bartolomeo di un PSAUT (individuato nella normativa regionale quale struttura di primo intervento in cui è prevista l’assistenza medica per casi di minor complessità, l’osservazione medica breve e la piccola chirurgia), per non vanificare, si diceva, la rilevante spesa economica già sostenuta per il completamento dell’ospedale ‘Padre Pio’ e per venire incontro alle esigenze sanitarie della zona fortorina. Da allora, e sono ormai trascorsi 5 anni, solo un susseguirsi di promesse e annunci sui giornali”.

“Orbene – prosegue la lettera -, essendo ormai prossima la fine dell’anno, ci si augura che quanto promesso e annunciato dai vertici dell’Asl possa trovare effettiva concretizzazione. In caso contrario, questa Amministrazione comunale (libera, scevra da condizionamenti e senza fini reconditi), unitamente a tutta la cittadinanza, si batterà con determinazione al fine di evitare il ripetersi di una nuova vergognosa e inqualificabile pagina di storia della sanità dopo quella dell’ospedale-scandalo in costruzione da più di 50 anni. Con uguale determinazione, inoltre, si batterà per il mantenimento della sede del Distretto Sanitario a San Bartolomeo in Galdo, opponendosi a chiunque volesse continuare a mortificare, con intrighi o giochi politici, la nostra comunità”.
www.ilquaderno.it

Questione morale, se ne discute a Napoli

L'Altro Sud è lieto di aderire e partecipare al dibattito sulla "Questione morale" che si terrà a Napoli il 6 e 7 novembre prossimo.
6 novembre ORE 15 NAPOLI

"Questione morale e Istituzioni. Etica e poteri. Quale Italia in Europa?"
Cappella Palatina , Maschio Angioino, Napoli

moderatore:Luigi de Magistris
interventi di: Angela Napoli, Antonio Di Pietro, Claudio Fava, Concita De Gregorio, Felice Lima, Paolo Ferrero, Salvatore Borsellino, Silvio Gambino, Sonia Alfano.

7 novembre 2009 h 9-14 NAPOLI

"Questione morale e Istituzioni. Etica e poteri. Quale Italia in Europa?"
Cappella Palatina , Maschio Angioino, Napoli

moderatore:Raffaello Magi
interventi di: Alberto Lucarelli, Antonio Ingroia, Antonio Padellaro, Juan Fernando Lopez Aguilar, Marco Cappato, Martina Di Gianfelice, Peter Gomez, Rosario Crocetta.

www.laltrosud.it

mercoledì 4 novembre 2009

Sede Rai di Napoli, protesta dei precari Sanniti

Il Cip Sanniti aderisce al sit in del 6 novembre sotto la sede della rai di Napoli per manifestare il proprio dissenso alla censura che da mesi le reti pubbliche effettuano sulla diffusione delle notizie e dei fatti che si verificano sul territorio nazionale. Una televisione pubblica ha il dovere morale di dire e mostrare il vero, ha l'obbligo di dare le notizie che avvengono quotidianamente e non di filtrarle e come sovente avviene di censurarle. Da mesi ci viene proposta una realtà che non combacia al vero, da mesi i fatti giudiziari e privati dei politici nazionali sembrano costituire l'unico vero problema della nazione.

Il 3 ottobre 2009 oltre 20.000 precari della scuola erano per le strade di Roma a manifestare contro i tagli del Governo all'istruzione pubblica. Oltre 20.000 manifestanti costretti, per un servizio d'ordine inadeguato a costeggiare la banchina del Tevere come tanti deportati. Impossibilitati a risalire sulla strada perché la polizia lo impediva, hanno dovuto percorrere ben 8 chilometri nonostante le gambe ed il fisico stessero per venire meno. Nessun telegiornale ne ha parlato, come nessuno si è interessato se non per brevi secondi ai milioni di disoccupati che a causa della crisi non hanno di che campare.
Operai, lavoratori interinali, lavoratori precari, dipendenti improvvisamente licenziati a causa della crisi che continua a mordere nonostante si dichiari che il peggio è passato: questa è l'amara realtà. Verità che può essere vista, vissuta e testimoniata solo attraverso reti indipendenti e piccoli giornali locali che nonostante tutto hanno conservato la propria autonomia. Il 3 ottobre all'inizio del corteo c'erano giornalisti di tutte le testate e le reti nazionali. Ci hanno intervistato, ci hanno ripreso e poi nessuno ne ha parlato. Dove sono finiti quei video, quelle interviste chi ha deciso di censurarle. Chi decide cosa mandare in onda o pubblicare una notizia? Il redattore o i politici che influenzano il redattore? Dov'è finito il coraggio e l'ardore di dire no e di fare il giusto costi quel che costi. A cosa è servita la manifestazione dei giornalisti del 3 ottobre sulla libertà di stampa? Quale libertà.

Oggi si è schiavi dei politici e della tiratura. La logica della vendita dello scoop hanno la meglio sulla notizia. Ed ecco che si compare sui giornali se si sale sui tetti, se ti denudi, se frequenti escort e trans... Che dire un precario trans per campare è una notizia da prima pagina, bisogna arrivare al suicidio di uno di noi affinché si possa parlare seriamente del più grande licenziamento della storia della Repubblica italiana , affinché i veri problemi che affliggono quotidianamente il cittadino comune vengano portati alla luce? Gli stessi Floris, Santoro, Report e i programmi d'informazione sono schiavi dello scoop e preferiscono adeguarsi alla massa. Siamo profondamente delusi e amareggiati e il 6 novembre lo grideremo dalle 16 sotto le sedi della Rai regionale. Libertà d'informazione questo sarà il nostro motto.

CIP Sanniti

lunedì 2 novembre 2009

Fortore, petizione per l'apertura dell'ospedale

Il Gruppo di Cittadinanzattiva – T.D.M. Fortore di San Bartolomeo in Galdo sta promuovendo, insieme alle altre forze civiche del Fortore, un’azione di protesta avverso gli organi competenti della Regione Campania, per l’annosa questione dell’Ospedale Civico di San Bartolomeo in Galdo e l’accorpamento del Distretto 23 a quello di Morcone.

Una petizione popolare chiede alle istituzioni l’annullamento del provvedimento attinente l’accorpamento del Distretto Sanitario di San Bartolomeo in Galdo a quello di Morcone e l’apertura dell’Ospedale “Padre Pio” di San Bartolomeo in Galdo, già pronto alla messa in funzione ed in stato d’attesa da circa due anni.
Relativamente al Distretto Sanitario di San Bartolomeo si sottolinea che lo stesso è già molto distante da Benevento, e per questa ragione un eventuale accorpamento potrebbe creare ulteriori disagi alla popolazione e pregiudicare l’apertura della struttura ospedaliera.

“Per il risparmio economico del comparto Sanità - si legge -, perché non viene accorpato il Distretto Sanitario di San Giorgio del Sannio, che è situato a circa 10 minuti da Benevento, e tra l’altro ha la sede in Benevento?”.

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giovedì 29 ottobre 2009

Fortore: operai idraulico-forestali, al via le selezioni per il corso di formazione

Sono previste per il 3 e il 5 novembre due convocazioni dei candidati ammessi alle selezioni per il corso di formazione: “operaio idraulico forestale addetto antincendio boschivo”, promosso dalla Comunità Montana del Fortore.

I concorrenti, le cui candidature siano pervenute correttamente presso la Comunità, dovranno presentarsi, nelle date sopra indicate, presso la sede della Comunità Montana a partire dalle ore 9.00, per espletare le prove di selezione previste dal bando.
L’elenco dei candidati ammessi alle selezioni del 3 e 5 novembre è disponibile sul sito internet della Comunità Montana del Fortore www.cmfortore.it, al link “appalti”, e consultabile all’albo pretorio della Comunità Montana.

Il corso per “operaio idraulico forestale addetto antincendio boschivo” si inscrive nelle attività di formazione portate avanti dalla Comunità Montana del Fortore, miranti alla salvaguardia del territorio montano e boschivo.

L’Ente montano, nello stesso ambito, ha già attivato un altro corso di formazione per “operatore specializzato nei lavori di contenimento e sistemazione dei suoli erosi”, destinato a circa 120 persone.

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mercoledì 28 ottobre 2009

L'ITALIA DEI POTERI ESPELLE IL SUD

di Antonio Gentile

In un precedente editoriale che, tra l'altro, ha riscosso un notevole interesse, parlammo di un accordo segreto esistente tra poteri forti del Nord al fine di determinare un processo di divisione del Paese, da ottenersi attraverso un indebolimento dell'unità economica, politica e sociale.

Continuando, dunque, in quest'opera d'informazione che L'Altro Sud si è posto, sui meccanismi reali che sono dietro l'emarginazione del Mezzogiorno, e per meglio comprendere gli enormi interessi che sono legati a questo processo di destrutturazione dello Stato italiano, bisogna prendere in considerazione lo sviluppo di accordi, più o meno esclusivi, esistenti tra soggetti della politica, della finanza e dell'economia.

Un esempio molto esplicito di queste dinamiche che sfuggono alla maggioranza dei cittadini si può ritrovare nella "santa alleanza" creatosi tra Comunione e Liberazione e la Lega Nord.
Partendo dal "federalismo padano", così caldeggiato dal Senatùr e gradito dal presidente della Regione Lombardia, il ciellino Formigoni, l'obiettivo comune è sfruttare lo smantellamento dello Stato italiano con il progressivo passaggio di molte sue competenze alle regioni per trasferire dal pubblico al privato lucrose attività: dalla sanità alla scuola, dalle autostrade all'energia, dall'immigrazione alla formazione.

Un enorme business gestito dalla potentissima Compagnia delle Opere, vicina a CL, che raggruppa circa 34000 imprese con un fatturato di 70 miliardi di euro.
L'annuncio di Formigoni versione leghista, che Lombardia e Veneto, oltre al "federalismo fiscale" intendono "agguantare" il maggior numero di competenze dallo Stato, ormai comatoso, e gestire direttamente una serie di aree strategiche - persino il nucleare –, ha acceso l'entusiasmo irrefrenabile della "camicie verdi" che ora guardano ad un compromesso politico sulla spartizione delle regioni del Nord.

Dunque, Comunione e Liberazione, Compagnia delle Opere, e Lega Nord, solidissima aggregazione di poteri religiosi, politici e finanziari, vedono in questa loro collaborazione la possibilità di ottenere vantaggiosi progetti imprenditoriali, di guidare le regioni forti del Paese come Veneto, Lombardia e Piemonte, depotenziando mortalmente lo Stato unitario. E questa "santa alleanza", in realtà, si dimostra esplicitamente trasversale – vedi l'inchiesta "Why not".

Nel cosiddetto "Intergruppo parlamentare per la sussidiarietà", luogo bipartisan dove in pratica si smantella il pubblico in favore del privato, un po’ tutti i partiti, da destra a sinistra, si ritrovano uniti. È evidente, da quanto detto finora, che nel momento in cui le regioni del Nord, motivate da interessi forti, acquisendo autonomia, si separano sempre più dal resto d'Italia, inserendosi pienamente in quella cooperazione interregionale europea fatta di rapporti bilaterali, protocolli d'intesa, gemellaggi, la rinnovata "Questione Meridionale" rimane un problema esclusivo dei cittadini del Sud.
L'Italia unita, che si accinge nel 2010 alla retorica delle celebrazioni commemorative, rimane solo una decrepita ed inattuale enunciazione.

Mentre le regioni del Mezzogiorno raggiungono livelli drammatici di povertà, di disoccupazione, di emarginazione, di criminalità più o meno organizzata, ai limiti della rivolta sociale, l'altra Italia raccolta intorno ai propri interessi se ne va per la sua strada lasciando dietro di sé, come in un angoscioso day after, le rovine fumanti di un Paese storicamente mai unito.

E ridicole sono, poi, le dichiarazioni dei partiti politici nazionali, che dopo 150 anni, continuano a promettere interventi risolutivi in favore del Meridione, ben sapendo che non esiste nessuna volontà concreta di aiutare questa parte dell'Italia, condannata dai "fratelli italiani" alla degenerazione sociale.
Ancora più squallido, poi, è il comportamento di molti politici meridionali che, indifferenti alla condizione di agonia sociale in cui sono precipitati interi strati della nostra popolazione, in un processo irrefrenabile di periferizzazione fondato sull'accantonamento di intere generazioni, si contendono come sciacalli brandelli maleodoranti di potere.

Forse, in tutto questo disastro, la vera e più potente arma che le popolazioni del Sud possiedono è quella di prendere consapevolezza della loro condizione. È il disgusto che deve nascere dal sapere di essere solo parte anonima di un meccanismo inesorabile al servizio della riproduzione sociale dell'esistente gerarchia di potere. Insomma solo quando il popolo meridionale si renderà conto dell'usurpazione perpetrata ai suoi danni, allora reagirà ad un destino determinato da altri.

Questo deve essere l'impegno di tutte le energie sane che si ritrovano sul territorio, iniziando dalle organizzazioni meridionaliste, politiche e culturali, unite in una grande ed epocale battaglia di verità e di coscienza.

www.laltrosud.it

martedì 27 ottobre 2009

IL POSTO FISSO DI GIULIO TREMONTI

di Wanda Montanelli

La rivalutazione del posto fisso fatta da Tremonti è una presa di coscienza allo scopo di far quadrare i conti. Se non è solo propaganda, il rapido calcolo del ministro arriva presto a comprendere che cosa compra un precario, cinese o italiano, e che cosa, invece, può comprare un lavoratore con una busta paga non risibile e un contratto a tempo indeterminato. Bene, si comincia dal pagare l’affitto o il mutuo e le bollette. Si esce dalla casa paterna per mettere su un nuovo nido.

I “bamboccioni”, come li si volle infelicemente apostrofare tempo fa, potendo contare su ciò che gli avanza dalla busta paga, potrebbero accendere un leasing. L’ottimismo viene da sé quando si incomincia a dormire la notte senza arrovellarsi sul tempo che passa tra un contratto di tre mesi, un intervallo di quattro e un altro lavoro da co.co.co o co.co.pro. Il progetto di comprare un’auto, per esempio, con l’ottimismo non si realizza. Anche usata una macchina costa migliaia di euro e porta con sé il costo del passaggio di proprietà, il dovere di assicurarsi. Senza soldi non si può fare. Hai voglia di essere sorridente e ottimista; del buon umore le concessionarie non sanno che farsene e appena si accorgono che il contratto del proponente acquirente scade da lì a poco, chiudono il colloquio e restano meno sorridenti e tristi pure loro.

Mettere su casa e ordinare il frigorifero, riempirlo di mozzarelle e prosciutto, permettersi la stufa. Magari una volta o due al mese andare fuori a cena e progettare una vacanza, o addirittura la nascita di un figlio.

Tanti bamboccioni sistemati genererebbero figli, passeggini, culle, latte, scarpette; quantità importanti di prodotti per l’infanzia e l’economia che avanza. Questo può fare il lavoratore a tempo indeterminato. Può incontrare una ragazza e dirle: ci sposiamo? O un single può uscire di casa e investire sulla sua autonomia.
L’altro invece, il lavoratore a scadenza, si preoccuperà di quale ultimo modello di telefonino potrà avere per rendersi considerevole agli occhi degli altri, e questo lo farà sentire meno fallito, meno precario, dovendo rinunciare a ipotizzare una crescita del suo status per il futuro.

Stabilito che molti imprenditori disonesti potendo scegliere, scelgono gli schiavi, salviamo quelli onesti e consideriamo pure la flessibilità umana una risorsa, quando è scelta motivata dall’imprenditore e preferita dal lavoratore al quale può anche far comodo e piacere in certi periodi della sua esistenza.
Un buon governo dovrebbe però provvedere a un sistema di welfare con ammortizzatori sociali per gli intervalli di passaggio tra un lavoro è l’altro, e se esistesse la copertura economica dei temporaneamente disoccupati, sarebbero in molti a preferire il cambiamento senza fossilizzarsi nella stessa attività per decenni. Fin quando però il precario è un poveraccio senza futuro né prospettive, fin quando la flessibilità serve solo ad ingrassare gli sfruttatori del lavoro altrui con paghe al di sotto della media anziché maggiori proprio perché di comodo per il progetto del datore di lavoro, evviva il posto fisso!

Avanzano modelli di vita da paesi sottosviluppati per la nostra indifferenza verso lo sfruttamento delle persone: donne, uomini, bambini. La Cina è vicina? No la Cina è entrata con un cavallo di troia nelle nostre
città dentro la pancia delle quali esseri umani ammassati sopravvivono per portare a tavola una ciotola di riso e dare al padrone di turno l’agio di moltiplicare i suoi guadagni purtroppo senza imbarazzo. Si trasgrediscono leggi e diritti e nessuno interviene. Dove sono le Camere del lavoro?

Cavalli di troia crescono da noi e poco o nulla si fa per abbatterli.
Possiamo farcela a mettere equilibrio e ordine. Può essere più facile a farsi che a dirsi. Si potrebbe iniziare a fare una legge che prevede la filiera di produzione per ogni oggetto che si vende in Italia. Tempo fa avevo progettato il “marchio etico” per le merci provenienti dall’estero. Si dovrebbe prevederlo anche in Italia. Un piccolo marchio di qualità in cui sia scritto “la produzione di questo oggetto è controllata affinché il ciclo produttivo sia effettuato con lavoratori in regola con le norme vigenti”.

La pubblicità del marchio?: “Niente bambini né schiavi per costruire i prodotti con marchio etico”. I trasgressori? Direi che non sarebbe male il ritiro della licenza e un’incriminazione per schiavismo.
Così i bianchi divani pubblicizzati alla tv non saranno umidi del sudore di poveri esseri sfruttati e delle lacrime di chi ha perso il lavoro italiano.

www.comitatoperwandamontanelli.com

lunedì 26 ottobre 2009

Controlli caldaie, il comunicato di Cimitile

Il presidente della Provincia di Benevento, Aniello Cimitile, ha chiesto al presidente della Società partecipata Asea, Antonio Calzone, di sospendere immediatamente i controlli sugli impianti di riscaldamento negli edifici privati che la stessa Azienda cura per conto dell'ente.

Tale decisione è dovuta al fatto che le verifiche a tappeto ed in forma indiscriminata di questi giorni si stanno rivelando un pesante fardello in alcuni strati sociali, ed in particolare per le classi deboli e disagiate, soprattutto nei centri rurali montani, già pesantemente colpiti da una pesante congiuntura economica.

Il presidente della Provincia ha indetto per l'entrante settimana una riunione con i vertici dell'ASEA al fine di analizzare la situazione venutasi a determinare e ridefinire la strategia per i controlli, puntando ad individuare una soluzione che, nel rispetto della legge vigente, tenga nel dovuto conto le esigenze di giustizia sociale e di solidarietà cui la Provincia si ispira.
Alla riunione il presidente ha invitato a partecipare il consigliere provinciale Michele Maddalena, che da qualche giorno aveva sollevato il problema, ed il sindaco di Baselice nel cui territorio con maggiore intensità si è registrato il disagio sociale a causa del concentrarsi delle verifiche.

Fonte: provincia.benevento.it (24.10.09)

giovedì 22 ottobre 2009

Comuni del Fortore unitevi

Prendano esempio i sindaci del Fortore campano da quanto stanno facendo i comuni della limitrofa Puglia. Inutile illudersi. Oggi se si vuole evitare lo spopolamento bisogna unire le forze. Non c’è altra strada. E questo si può fare visto il cambio generazionale ai vertici delle amministrazioni locali. Ora non ci sono più alibi. Bisogna creare un coordinamento tra i vari comuni in modo da valorizzare ognuno le proprie specificità. Per questo postiamo un interessante articolo apparso su “Ilsannioquotidiano” del 20 ottobre scorso dal titolo “Monti Dauni, il Coordinamento funziona”.

Sei paesi, 8 mila abitanti, 3.245 famiglie, un’area ad altissimo interesse naturalistico caratterizzata da laghi, fiumi, centinaia di ettari di boschi, con centri visita dedicati a specie animali come il lupo e il cinghiale: insieme, Roseto Val Fortore, Alberona, Biccari, Castelluccio Valmaggiore, Celle San Vito e Faeto esprimono questi e altri numeri, con alcune peculiarità non trascurabili.
Faeto è il paese più alto della Puglia, mentre Biccari sorge ai piedi del Monte Cornacchia, anch’esso il più alto della regione. Alberona e Roseto Val Fortore sono stati inseriti tra “I Borghi più belli d’Italia”.
Quelli elencati sono soltanto alcuni dei motivi che hanno spinto sindaci di estrazione politica differente a cominciare un percorso comune, unendo le forze per promuovere lo sviluppo del territorio.

Un cammino che comincia da lontano, da quando - quattro anni fa - un progetto che vedeva assieme questi paesi portò al finanziamento, da parte della Regione Puglia, dei Centri Visita dedicati al lupo (Roseto Val Fortore), al cinghiale (Alberona), all’ecologia dell’acqua (Castelluccio Valmaggiore), all’ecologia del bosco (Faeto) e all’ecosistema del lago (Biccari).
Una collaborazione proseguita col Premio Lupo, concorso letterario giunto alla sua quarta edizione. Alberona e Roseto Val Fortore condividono la stessa area adibita all’insediamento e alla crescita delle piccole e medie imprese.

I sei paesi del Coordinamento sono parte integrante del nascente Sistema Turistico che mette insieme i comuni dell’Appennino Dauno. Alcuni di essi, due anni fa, hanno cominciato a fare sistema anche attraverso un consorzio, “Daunia Vetus”, che mira ad incentivare una rete di promozione territoriale, soprattutto per quanto attiene al patrimonio artistico, architettonico, museale e monumentale delle chiese.
Con la nascita del Coordinamento, i sei comuni che ne fanno parte hanno deciso di aumentare il numero delle collaborazioni tra loro e di renderle parte strutturale e continuativa del loro agire politico-amministrativo in favore del territorio.

Sono cinque i punti sui quali l’alleanza sarà concretamente attuata: iniziative contro il dissesto idrogeologico, per il potenziamento dei trasporti, azioni coordinate contro il fenomeno del randagismo, sensibilizzazione delle istituzioni provinciali e regionali riguardo alla questione viabilità e potenziamento della raccolta differenziata. I primi passi sono stati compiuti, altri ne verranno, a partire dalla discussione con le controparti del problema inerente il trasporto e i collegamenti pubblici per gli anziani, i disabili, gli studenti e i lavoratori pendolari.

(www.ilsannioquotidiano.it)

martedì 20 ottobre 2009

LA PRIMA E LA PIU' GIOVANE DELLE INSURREZIONI EUROPEE SOTTO IL GIOGO NAZISTA

Il 28 settembre 1943 ebbe inizio l'insurrezione popolare di Napoli contro i tedeschi. Un popolo, stremato da lunghi anni di guerra, dalle privazioni e dalla fame, dai bombardamenti che avevano distrutto interi quartieri della città, dalle razzie e dalle barbare rappresaglie dei soldati tedeschi, si sollevò armato di vecchi fucili, di bombe a mano e soprattutto del suo coraggio, contro uno dei più potenti eserciti del mondo. Dopo quattro giorni di duri e sanguinosi combattimenti, i tedeschi furono costretti a ripiegare e a lasciare la città.
La notizia della vittoriosa rivolta di Napoli, prima tra le grandi città europee ad insorgere, si diffuse nel mondo, destando tra i popoli ancora oppressi dalla dominazione nazista nuova fiducia nella lotta per la libertà e per l'indipendenza nazionale.

I nazisti non hanno potuto piegare la resistenza di un popolo con i loro cannoni. Ritenevano di cancellare dalla faccia della terra uno dei luoghi più importanti della civiltà italiana: mentre quella civiltà, pur mutilata irrevocabilmente nel suo passato, risorge invece dinanzi ad essi. E' la civiltà nuova del popolo napoletano che dalle Quattro Giornate prenderà slancio per l'avvenire, un documento glorioso questo che non potrà mai essere distrutto, qualunque sia la vicenda futura.

L'insurrezione di Napoli non fu un fatto isolato. La resistenza ai nazisti si sviluppò, oltre che nei comuni della provincia di Napoli, anche in Irpinia, nel Sannio, in Terra di Lavoro: nel Salernitano, lungo la strada che da Salerno porta a Napoli, alcuni centri cittadini furono liberati dagli insorti prima ancora dell'arrivo degli anglo-americani.

A Mugnano, Marano, Giugliano, Afragola, Acerra, Nola, Santa Maria Capua Vetere, Capua, Mondragone, Maddaloni, Grazzanise, Orta di Atella, Teano, Piedimonte, Aversa, Caiazzo, ed in tanti altri centri, numerosi furono gli episodi di coraggio.
I nazisti risposero con spietata ferocia. Nel corso dei combattimenti molti cittadini trovarono la morte. Numerose persone furono prelevate dalle loro case e fucilate; furono passati per le armi anche alcuni sacerdoti rei di aver scelto la causa degli oppressi.

Combatterono insieme operai, intellettuali, studenti, impiegati e contadini in una straordinaria e comune battaglia per la libertà.

I Napoletani e i Meridionali tutti hanno dimostrato con la loro storia di essere un grande popolo vivo e dignitoso, sempre pronto, ieri come oggi, a liberarsi dagli usurpatori di turno e a ritornare ad essere, con una rivoluzione delle coscienze, un esempio fulgido per l'Italia e per il mondo intero.

Motivazione per la Medaglia d'oro al valor militare alla Città di Napoli:

"Con superbo slancio patriottico sapeva ritrovare, in mezzo al lutto e alle rovine, la forza per cacciare dal suolo partenopeo le soldatesche germaniche sfidandone la feroce disumana rappresaglia.
Impegnata un'impari lotta col secolare nemico, offriva alla Patria, nelle Quattro Giornate di fine settembre 1943, numerosi eletti figli.
Col suo glorioso esempio additava a tutti gli italiani la via verso la libertà, la giustizia, la salvezza della Patria. Napoli settembre 1943."

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