lunedì 24 aprile 2017

La Marcia della fame e la grande nevicata del 1957

di Antonio Vinciguerra

Il 1957, anno della Marcia della Fame, è stato caratterizzato anche da uno degli eventi di gelo e neve tardivi più eclatanti dell'ultimo secolo.

 In effetti la primavera del 1957 trascorse calda e piovosa; clima ideale per la fioritura e la crescita delle piante.

Nella notte tra il 7 e l'8 maggio 1957 una abbondante nevicata colpì il Fortore devastando l'intero raccolto di grano e in generale le coltivazioni.

"Il vento e la bufera avevano schiacciato le coltivazioni, creando enormi chiazze calpestate, come se un gigante si fosse divertito a fare le capriole sui campi, mentre i teneri grappolini di uva appena germogliati, ora scaldati dal sole, apparivano scuri ed ammosciati, come cotti. L’effetto del gelo era stato terribile".

Pensare che appena 3 settimane prima, il 14 aprile, era partita da Sbig (San Bartolomeo in Galdo) quella manifestazione di protesta, la "Marcia della Fame", in cui alcune centinaia di disoccupati del Fortore, stanchi della loro miseria e della mancanza di lavoro, si dirigevano pacificamente a Roma a dimostrare le loro condizioni ai governanti.

Colpisce il fatto che in quell'anno anche la natura decise di accanirsi su di una terra ed una popolazione già allo stremo. Da allora l'emigrazione divenne inarrestabile.

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