martedì 10 gennaio 2017

Le elezioni provinciali e lo scippo della democrazia

La Rocca dei Rettori
Un merito la vicenda Brancaccio sicuramente l’ha avuta: portare all'attenzione della pubblica opinione la farsa delle elezioni provinciali, che si tengono oggi 10 gennaio. Cittadini espropriati del diritto di scegliere i propri rappresentanti alla Rocca dei Rettori da una legge (Delrio) che scippa sia il voto attivo (eleggere) sia quello passivo (essere eletto).

Diritto sottratto ai comuni mortali è consegnato, come un assegno scoperto, a sindaci e consiglieri, che si votano tra loro. Un vero e proprio furto di democrazia. Dove tra l’altro, con il voto ponderato, c’è chi vale di più (il capoluogo di provincia e i grossi comuni) e chi vale di meno (i piccoli comuni, che poi sono la maggioranza della zone interne). Figli e figliastri.

Per non parlare di quegli enti commissariati, come San Bartolomeo, che non avranno nessuna rappresentanza, nemmeno quella di secondo livello. Come dire: dopo il danno la beffa.

“Nel giro di pochi anni – scrive sul suo blog Gianfilippo Mignogna, sindaco di Biccari (Foggia), - un ente storico e glorioso come quello provinciale è stato completamente delegittimato e ridotto ad una specie di dopolavoro ad uso e consumo di una ristretta minoranza di politici”.

E come non dargli torto. Almeno una volta i cittadini-elettori avevano con chi prendersela. Potevano protestare con i propri eletti. Lo sfascio delle strade provinciali è sotto gli occhi di tutti. Oggi con con chi imprechi? I politici sono diventati autoreferenziali. Una casta, impermeabile, chiusa in se stessa. Che però continua a gestire strade, scuola e ambiente, nonostante i tagli del governo centrale. I paradossi della politica.

E sbagliano anche i 5stelle a chiederne la chiusura definitiva. I territori montani hanno bisogno di interfacciarsi con un ente che non sia solo la Regione, che per il Sannio significa Napolicentrismo. 

E poi, si immagini che caos trasferire la gestione – ad esempio – delle strade provinciali ai Comuni. Un tratto tocca a me, uno a te, quel pezzo a quell’altro. Toppe, controtoppe e superbuche. Chi ha più danaro in bilancio si aggiusta il proprio tratto di competenza, mentre gli altri si arrangino.

Non è la democrazia bellezza!

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