giovedì 6 settembre 2012

Benevento, l’ex città tranquilla

di Giancristiano Desiderio

La scena, insolita per Benevento ma anche per Napoli, è la seguente: in pieno giorno, ore 13, un’auto scende per via Annunziata, strada centralissima a senso unico che conduce al Comune e di lì al Duomo. Giunta davanti Palazzo Mosti, sede del municipio, l’auto rallenta. Il finestrino destro si abbassa, sporge una pistola che scarica due colpi su una Opel Zafira mandando in frantumi i vetri. Poi via di gran carriera. Nel palazzo gli spari si sono sentiti nitidamente, ma nessuno crede ai suoi orecchi e c’è chi scherza con un assessore: “Oh, hanno sparato al sindaco?”.

“No, e chi lo ammazza quello”. Ma c’è poco da scherzare e lo si capisce subito: i colpi sono veri e l’automobile colpita è del dirigente del settore delle finanze, Andrea Lanzalone. Tutto questo in pieno giorno a Benevento. Una ex città tranquilla. La scena, senza testimoni, potrebbe essere diversa: chi ha sparato, forse aiutato da un “palo”, era a piedi, sbucato da uno dei vicoli di via Annunziata e in uno dei vicoli imbucatosi dopo l’azione. Il sindaco ha saputo la notizia mentre era in viaggio verso Napoli per il World Urban Forum. Retromarcia e giunta straordinaria per un atto senza precedenti a Benevento ma non solo a Benevento.

Cambiamo scena, ma non città. Un giovane di 21 anni giunge alle 2.30 di notte dell’ultimo giorno di agosto al pronto soccorso dell’ospedale Rummo: è ferito ai glutei da una pallottola esplosa da una pistola semiautomatica Vzor 70, calibro 7,65, cecoslovacca e di origine clandestina. Chi lo ha ferito e perché? I carabinieri hanno ricostruito i fatti: la pistola, non si sa ancora come, è giunta tra le mani di un altro ragazzo, amico del ventunenne ferito.

I due, insieme con un terzo amico appena diciottenne, in piena notte hanno fatto quattro passi in una località di Benevento: Serretelle, lì dove la città cede alla campagna ma a un tiro di schioppo c’è il centro commerciale “Buonvento”. I tre ragazzi, come nel film Gomorra, provavano nel buio della notte la pistola e avevano come bersaglio un cartello stradale. Forse, nel passarsi l’arma di mano in mano è partito il colpo che ha ferito il ragazzo.

Cambiamo ancora scena, ma restiamo sempre a Benevento. Un gruppo di ragazzi ubriachi, in una notte di febbraio della movida, si presenta davanti all’ingresso della discoteca ma il buttafuori lo ferma: “No, voi non entrate”. I ragazzi ci restano male e vanno via. Ritornano presto. Con un fucile che, stando ai fatti, si voleva usare contro l’agente della sicurezza, tanto che esplode anche un colpo che solo la prontezza del buttafuori riesce a deviare in basso, all’altezza della gamba evitando il peggio. Ferito ma salvo.

Cambiamo ancora scena e questa volta ci spostiamo di venti chilometri: andiamo a Torrecuso, paese noto per il buon vino e a qualcuno anche per una storica visita di Benedetto Croce nel 1929. E’ la notte del 29 agosto. Davanti al municipio ci sono tre automobili comunali e tre scuolabus: va tutto a fuoco e solo con l’intervento dei pompieri si evita che vada a fuoco anche il Comune. Due giorni dopo i carabinieri all’alba setacciano Torrecuso da terra e da cielo, rivoltano il paesino come un calzino nella speranza che venga fuori qualcosa del Grande Incendio.

Uno storico beneventano scrisse un libro intitolato Storia di Benevento e dintorni: vi si narra di re e papi, santi e streghe, borghesi e contadini. Oggi se ne potrebbe scrivere un altro: Cronache di Benevento è dintorni: si parlerebbe di pistole, fucili, intimidazioni, esplosioni e incendi.

(tratto dal Corriere del Mezzogiorno)

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