giovedì 15 dicembre 2011

Terzo forum "L'altra energia"


E’ iniziato questa mattina, negli spazi espositivi del Museo Arcos d’arte contemporanea al Corso Garibaldi, il III Forum “L’Altra Energia: prospettive di sviluppo per un futuro sostenibile. Energia, ambiente e paesaggio, insieme per un nuovo sviluppo territoriale: obiettivo semplice o superbo?”, promosso dall’assessorato alle politiche per l’energia della Provincia di Benevento, nell’ambito dei Seminario di Sannio Sity. L’iniziativa gode del patrocinio dell’Unione Europea, Ministero per l’ambiente, Università degli Studi del Sannio, Confindustria di Benevento, Patto delle Province, Patto dei Sindaci, UPI – Spazio Europa e Benevento di energia.

Ad aprire il convegno è stato il presidente della Provincia di Benevento, Aniello Cimitile, il quale ha dichiarato che “siamo nel pieno di una crisi economica nazionale ed internazionale ed oggi ne siamo finalmente tutti consapevoli anche se con colpevole ritardo. Una scelta strategica però va fatta proprio in questo momento: non possiamo lasciare libero il mercato di andare avanti senza regole e guida. I Governi stanno intervenendo a partire dagli Stati Uniti per lanciare politiche energetiche innovative che finanziano la ripresa. In Italia in materia di energia siamo molto indietro, addirittura pensavamo fino a pochi mesi fa al nucleare: ora noi invece sul piano locale siamo consapevoli che il crollo del PIL nel Sannio ha registrato un -14% tra il 2008-2009 con settori produttivi scomparsi per sempre e che dunque bisogna pensare a nuove ipotesi di sviluppo strategico puntando dunque sulla “green economy”. Abbiamo condizioni naturali, competenze per attivare nuove politiche energetiche: autonomia di crescita, autonomia di pianificazione, governance condivisa con i territori con il Patto dei Sindaci e i Piani di azione locale. Abbiamo puntato sul solare e sulla risorsa della diga di Campolattaro, cercando di dare controllo all’eolico, risparmio ed efficienza degli impianti. Purtroppo registriamo che ancora oggi nella Manmovra del Governo Monti c’è una povertà di misure per l’efficientamento energetico ed il risparmio. Proprio per queste strategie che noi abbiamo impostato come Provincia, ci spingono a ribadire il nostro “no” all’abolizione delle Province”.

Subito dopo ha preso la parola l’assessore provinciale alle politiche per l’energia, Gianvito Bello, il quale si è riferito a Jeremy Rifkin che ha parlato di terza rivoluzione industriale caratterizzata dal protagonismo della green economy. “I territori – ha detto Bello – saranno al centro delle scelte, dovranno essere maggiormente coinvolti e rispettati. Il nostro Fortore è stato violentato dalle pale eoliche. E’ possibile creare un modello di sviluppo eco-sostenibile, cioè rispettando ambiente e paesaggio? La domanda di energia è cresciuta e dunque anche l’emissione in atmosfera: nel 2035 la Cina contribuirà con il 70% di incremento alle emissioni in atmosfera: 99 milioni di barili. L’80% è coperto in Italia da fonti non rinnovabili. 211 miliardi di investimenti nel mondo per le rinnovabili, molo maggiore che per le fossili; in Italia il giro d’affari sulle rinnovabili è raddoppiato. Ma dobbiamo raddoppiare la nostra produzione da fonti rinnovabili per restare nei parametri di Kyoto. Ma non ci riusciremo, per mancanza di misure a livello governativo con blocco di investimenti: manca il Piano energetico nazionale. Come superare questi gap? Noi abbiamo avviato Accodi di programma con Confindustria, Università, comuni, associazione di imprese e dei cittadini: questo modello di federalismo orizzontale ha coinvolto tutti gli attori”.

Si è poi entrati nel vivo del dibattito con la prima sessione dedicata al tema “Green e Smart City: sviluppo ed innovazione tecnologica per un territorio ad emissione zero”. Il prof Elio Manti, consulente del Ministero dell’ambiente, ha affermato che occorre avviare nuove politiche con i territori per nuove politiche energetiche. Le politiche energetiche possono avere enormi ricadute economiche per i territori di insediamento delle centrali di produzioni energetiche; purtroppo non vengono redistribuite ai cittadini, alle imprese alle istituzioni dove sono insediate le centrali. Da gennaio del prossimo anno cominceremo a finanziarie tre immobili di efficientamento energetico in provincia di Benevento: il contesto del territorio sannita per diffondere cultura energetiche alternative. Le politiche di sviluppo si innestano con quelle energetiche a partire dalle aree urbane: gli amministratori locali hanno il dovere di intervenire. Il CIPE sta per varare il Piano Sud Ambiente per un miliardo di euro per sbloccare il FAS nazionale per avviare nuovi interventi per 350 milioni di Euro per le sei Regioni meridionali. Le Regioni del Sud ha avuto immense risorse, ma non sono bastate; ma occorre soprattutto generare impulso alle economie locali. Le Province possono svolgere un ruolo ideale per le politiche energetiche, climatiche ed ambientali, raccogliendo i bisogni dei territori, dando senso all’idea di sussidiarietà e di politiche dal basso.

Solo per le aree urbane campane e delle altre regioni meridionali erano disponibili per il 2007/2013 per l’efficienza energetica e climatica sono stati allocati 11miliardi di Euro; ma ne sono state programmato solo il 17% e speso solo il 6%: dunque le Regioni fanno fatica a programmare e a spendere; forse gli altri locali avrebbero fatto di meglio. Anche fino al 2020 le nuove politiche europee sono allocabili ingenti risorse finanziarie, soprattutto per l’efficientamento delle fonti energetiche. Dunque, le Province come quella di Benevento che si stanno attrezzando saranno avvantagiate. Le green economy metta a valore gli asset economici, ambientali, energetici e cognitivi disponibili, sostenendo la piena integrazione delle politiche e degli interventi a tutto campo in un quadro strategico coerente che promuove le energie rinnovabili.

Rosario Lanzafame, ordinario dei sistemi per l’energia e per l’ambiente Università degli studi di Catania e presidente per l’Autorità per l’energia e l’ambiente di Catania, ha spiegato che purtroppo la cultura delle politiche energetiche alternative non sono molte diffuse nel Mezzogiorno: in Sicilia il Patto dei Sindaci coinvolge 18 comuni, in Lombardia 108. Alcuni programmi europei vedono l’Italia partecipare con appena tre Province, mentre in Germania ne sono a decine. L’umanesimo del Terzo Millennio deve essere un fatto culturale: eppure in Marocco stiamo per creare un impianto tutto italiano per dare energia a 300 milioni di persone. L’Italia ha perso tutti i treni di innovazione tecnologiche e oggi costruiamo solo su licenze straniere. Nel nostro Paese l’energia elettrica costa tre vole in più che in Francia; in Italia non c’è alcun controllo sulla co-imbentazione: in questo l’Italia è agli ultimi posti in Europa. Noi consumiamo troppo ed inutilmente, purtroppo non abbiamo alcuna regola e i Paesi emergenti spingono per consumare nuova energia e nuove quantità emettendo CO2 in atmosfera perché hanno bisogno di dare progresso ad aree poverissimi.

Il prof. Mariano Gallo, docente di Ingegneria dei trasporti all’Università del Sannio, ha evidenziato la crescita dei consumi energetici per i trasporti ed ha illustrato il progetto di bike sharing (biciclette in affitto con pedalata assistita) per la città di Benevento. Sui costi di 60mila euro, ha detto il prof. Gallo, si cerca di avere un utile attraverso pubblicità ed incentivi.

Filippo De Rossi, preside della Facoltà di Ingegneria dell’Università del Sannio, ha sottolineato che nel Sannio stiamo assistendo ad un piccolo miracolo perché le politiche energetiche stanno subendo una notevole accelerazione proprio perché il coordinamento è affidato alle Province. Il Consiglio degli Ingegneri dice che la domanda di ingegneri con competenze energetiche è aumentato dell’80%. Nel centro storico (500 famiglie) di Benevento il comportamento energetico (a causa delle dispersioni di calore) è molto deficitario in particolare in regime invernale. Altri quartieri di Benevento staranno anche peggio: per il principio di consapevolezza, occorre che gli amministratori pubblici sappiano che nel 2020 pagheremo multe europee per queste deficienze, ma occorre sapere che per il privato gli interventi di regolazione delle dispersione del calore si ammortizzano in 30-50 anni.

Il sindaco di San Bartolomeo Galdo Vincenzo Sangregorio ha infine evidenziato come i Comuni stanno lavorando per il risparmio energetico: si ipotizzano riduzione nelle emissioni in atmosfera di circa il 20%.

(Fonte: www.fremondoweb.com)

martedì 13 dicembre 2011

Portaborse, 630 deputati prendono i soldi, ma solo 230 ne hanno assunto uno

Ogni parlamentare riceve quattromila euro al mese per le spese di comunicazione e segreteria: ma a Montecitorio in 400 non hanno nessun portavoce contrattualizzato. Pd e Idv hanno presentato un’odg: i collaboratori siano assunti direttamente da Camera e Senato, così da non far passare i soldi dalle tasche dei politici. Le proposte sono state bocciate. Ma Pardi ci riprova: “Settimana prossima quando a Palazzo Madama arriverà la manovra”

Quattromila euro finiscono ogni mese nelle tasche di ciascuno dei mille parlamentari italiani per far fronte alle spese di segreteria e comunicazione, in pratica per i famosi portaborse. Ma da poche di quelle tasche escono per andare realmente in quelle dei collaboratori. Alla Camera su 630 deputati solamente 230 hanno assunto un assistente, con contratti a progetto e per importi medi di 700 euro. Il dato del Senato non si conosce: Palazzo Madama non lo ha mai comunicato, ma dei 315 senatori pochi non hanno un assistente personale.

L’unica cosa certa è che tra i mille parlamentari nessuno ha mai rinunciato a quello che un tempo si chiamava “fondo per la segreteria” e che oggi è stato ribattezzato nel molto più generico “fondo eletto-elettori”. 3690 euro affidati a ogni deputato che può farne ciò che vuole senza dover presentare giustificativi né ricevute né altro che dimostri l’uso che ne ha fatto. La presidenza della Camera è al corrente del malcostume che vige tra i deputati e nel 2009, dopo un’indagine dell’ufficio del lavoro, tentò di mettere un freno al lavoro in nero che gli stessi parlamentari alimentano. Gianfranco Fini vietò l’ingresso a Montecitorio a quanti non avevano un contratto regolare.

Il primo luglio, giorno in cui entrò in vigore la regolamentazione, ben 200 portaborse risultarono in nero: rimasero fuori dalla Camera perché i loro budget erano stati cancellati.

I deputati per far entrare i propri assistenti trovarono facilmente un escamotage: farli accedere tra il pubblico, come visitatori. Norma aggirata e attenzione sulla vicenda diminuita in poche settimane. Oggi, con la manovra lacrime e sangue imposta ai cittadini, il tema è tornato più che attuale: i tanto promessi tagli alla politica in realtà si sono tradotti in misure considerate molto blande e nel maxiemendamento, che sarà presentato alla Camera domani, saranno ulteriormente ridotti gli interventi a scapito della Casta: nella migliore delle ipotesi tutto sarà rimandato alla prossima legislatura.

“Fanno tutti il gioco delle parti”, dice Sandro Gozi, il deputato del Partito Democratico che da più di un anno sta cercando di presentare un ordine del giorno per rendere più trasparente “almeno la parte di fondi che viene dato ai parlamentari senza controllo, come i quattromila euro che vengono riconosciuti per i portaborse”, spiega.

Oggi Gozi si è rivolto direttamente ai presidenti di Camera e Senato, Gianfranco Fini e Renato Schifani affinché intervengano. “Ieri hanno negato che saranno tutelati gli interessi della cosiddetta Casta e garantito che il trattamento economico sarà adeguato agli standard europei, allora perché non cominciare proprio dalla gestione dei portaborse?”, si chiede Gozi. Al Parlamento europeo i collaboratori dei deputati vengono assunti e stipendiati direttamente dall’amministrazione e non dai singoli politici, a cui non viene quindi versata alcuna indennità. E così funziona in quasi tutti i paesi dell’Europa: i soldi non passano per i parlamentari.

(informatixresistere)