martedì 7 giugno 2011

Brigantaggio e Fortore


di Viviana Pizzi

Il bringantaggio è stato un fenomeno molto sentito anche nelle zone del Fortore campano e molisano. Non tutti i cittadini di queste terre dimenticate e sfruttate dai potenti si sono arresti immediatamente al potere della monarchia piemontese rappresentata dai Savoia. Per questo il fenomeno del brigantaggio è stato abbastanza esteso in tutto il territorio fortorino.

La dimostrazione è stata palpabile nel convegno “Il Fortore tra adesione e ribellione al cadere dei Borbone”. La monarchia napoletana era molto apprezzata nelle valli dimenticate. I borbonici di Riccia, come testimoniato da Antonio Santoriello, erano un movimento (...) che rivendicava la volontà di non sottomettersi alla monarchia sabauda.

Lo stesso hanno rivendicato tutti i banditi dell’area fortorina. In particolare Antonio Secola di Baselice. Le cui gesta sono rappresentate nel libro presentato ieri pomeriggio dal giornalista professionista Antonio Bianco. Antonio Secola, muratore del Fortore, area geografica montana della Campania, al confine con Puglia e Molise. Secola si trova coinvolto, suo malgrado, nella violenta e cruenta vicenda del brigantaggio meridionale nell’Italia post-unitaria.

I briganti, agli ordini di Michele Caruso, imperversano nella zona. Secola, scappato dal carcere di Campobasso, dov’era rinchiuso per un furto commesso per sfamare la sua famiglia, si fa brigante e ben presto conquista la fiducia dei suoi compagni e del comandante Caruso, tanto da diventare il suo luogotenente.

L’esercito piemontese, intanto, reprime ferocemente le rivolte, vere o presunte, dei briganti e quando Secola si rende conto che l’epilogo è vicino si consegna e confessa; avrà così salva la vita, ma sarà recluso fino alla fine dei suoi giorni nel penitenziario di Portolongone (Isola d’Elba). La piccola storia di un uomo che, come tanti, viene travolto dagli eventi; ma sono gli uomini come Secola i veri protagonisti della storia.

La “grande storia”, quella raccontata dai vincitori, sovrasta e dimentica le ragioni dei vinti; per questo molto ancora andrebbe indagato, per capire le ragioni delle vicende di cui ancora oggi subiamo le conseguenze.

da Il Nuovo Molise

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