lunedì 7 marzo 2011

PRIMA LE BAIONETTE: ADESSO IL FEDERALISMO

di Lino Patruno

Una mattina l’Italia si è svegliata e si è ritrovata federalista. E’ incredibile come si sia arrivati a stravolgere il Paese nel sonno generale. Come se la storia non avesse insegnato nulla, stiamo rivivendo ciò che avvenne 150 anni fa nello stesso modo casuale e rapinoso. Solo che allora, più male che bene, si fece l’Italia unita, ora si sta rifacendo l’Italia disunita, una svolta epocale nell’indifferenza pressoché generale. Soprattutto del Sud e di chi lo rappresenta, perché almeno allora si fecero sentire i briganti. I politici meridionali del Risorgimento, trattati più o meno da appestati nel Parlamento di Torino, si fecero complici delle leggi contro il Sud per difendere i loro privilegi semibaronali. Ora i politici meridionali, un po’ annoiati dai rarissimi grilli parlanti, rispondono rassicurando che il federalismo farà bene al Sud, anzi dividendo l’Italia la farà davvero unita.

Cosa li convinca, non si capisce. Come se risentissero ancora del complesso della vergogna, il Sud 150 anni fa sottomesso nel nuovo Stato fino al punto da sentirsi addirittura colpevole per il male che gli fecero.

Stupefacente è che si stia creando un’Italia in cui i ricchi saranno sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri perché così vuole un partito territoriale con l’8 per cento dei voti. E solo nordici. E con tutti gli altri che non reagiscono. O almeno ne discutano. E’ vero che l’Italia doveva nascere federale già nel 1861 e che allora si sbagliò col centralismo piemontese: lo ha detto anche il presidente Napolitano. Il centralismo che impose al Sud pure una tassa per pagare le spese della conquista militare subìta: vi abbiamo "liberato" e ci rimborsate. Il centralismo che mandò al Sud i dipendenti pubblici più inetti, patibolari e corrotti per spezzargli le gambe. Ma una cosa era nascere federale allora, un’altra diventarlo adesso.

In tutto questo tempo l’Italia unita è stata disunita da un divario economico e sociale senza pari in nessuna grande democrazia occidentale. Frutto perlomeno di politiche nazionali sbagliate o disattente, perché nemmeno il Sud più cialtrone sarebbe stato capace di farsi tanti danni da solo (visto anche che le Regioni sono nate solo nel 1970). E invece di rimediare a quel divario che non c’era al momento dell’Unità, e che se c’era è stato sempre più allargato, si dice: blocchiamo la situazione al momento, e ciascuno per conto suo. Anzi ciascuno si tiene il suo. Comodissimo.

Se proprio, come dicono, il federalismo fiscale farà bene a tutta l’Italia (anzi soprattutto al Sud), non avrebbe dovuto nascere in un clima tanto ostile verso il Sud. Un clima più da resa dei conti (quali, poi?) che da concordia nazionale. Un clima in cui i napoletani "puzzano" , gli insegnanti meridionali se ne tornino a casa loro e Radio Padania nel Salento vomita veleno anti-terroni. Un clima, purtroppo, non diverso da quello, ancòra, di 150 anni fa, quando l’Italia unita si fece con le baionette e le fucilazioni. Si può compromettere il futuro della gente perché lo vuole l’8 per cento? Si può cambiare la storia col 51 per cento di maggioranza?

Dicono ancòra: amministrarsi da sé con maggiore responsabilità farà bene al Sud. Ma si sta procedendo verso l’Ineluttabile senza che ci sia un solo dato che smentisca la più ovvia previsione: aumenteranno le spese e di conseguenza le tasse. Soprattutto ai danni del Sud che ancòra peggio non vorrebbe stare. Perché così è avvenuto a ogni riforma, per quanto opportuna. E col rischio che anche questa degeneri in una nuova gigantesca burocrazia che fra Stato ed enti locali raddoppi il suo mostruoso apparato: come avvenuto appunto con le Regioni. E mentre ci spazza la crisi economica.

E poi, questi amministratori meridionali presunti incapaci e spendaccioni. Ce ne sono. Ma c’è anche che sindaci e presidenti affrontano al Sud problemi di sopravvivenza non di abbondanza. In un Paese indebitatissimo che non può fare la lezione a nessun amministratore visto che aumenta costantemente la sua spesa annua invece di ridurla. E che non ha mai cacciato nessun responsabile di quel debito. Ma è il Sud l’unico sporco, brutto e cattivo.

Il Sud subisce ancora una volta il suo destino. Federalismo, federalismo. Può essere anche ciò che serve e serviva, si veda con calma e senza carte false. Ma per piacere non lo si lasci decidere a Bossi e compagni. I quali fanno fin troppo bene il loro mestiere di pensare a chi li vota e alla loro buona vita. Ma il Sud, il federalismo egoista del "ciascuno si tiene i suoi soldi" se lo è trovato addosso, i suoi politici hanno rispettato più la disciplina di partito che l’interesse della loro terra, i suoi elettori non sono stati ancòra una volta capaci di difendere se stessi. Anzi si sono visti quasi intimare: non fate vostre Leghe, quasi fosse solo un diritto altrui. Come a dire, purtroppo e sempre, che non si è Sud a caso.

Dalla Gazzetta del Mezzogiorno

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