venerdì 21 gennaio 2011

Una riflessione sul nostro dialetto

di Angelo Iampietro

Una notizia del genere, “ Il Sannio e i dialetti locali”, pubblicata il 20 gennaio sul blog di Antonio Bianco, è per me come una buona novella. Un proposta culturale, avente lo scopo di far conoscere, conservare e tutelare gli scritti in vernacolo nella nostra provincia beneventana, è un fatto non da poco e va dato merito a chi ha fortemente desiderato e voluto questa iniziativa.

La politica deve anche farsi carico di queste cose importanti!
Già altre realtà hanno avviato un recupero della cultura linguistica locale, inteso come un comune patrimonio da non disperdere; esso, infatti, ha la sua validità proprio perché è finalizzato al processo di identificazione di una popolazione, la cui parlata ci dà la sua carta d'identità, che la difende e la differenzia dalle altre, perché l'accomuna in tutti gli aspetti, semplici e complessi del suo vivere. Il dialetto di una comunità è, infatti, vita, tiene vicine le persone, le rappresenta, le caratterizza per quella commistione che le porta a sentire, proporre ed agire allo stesso modo.

La lingua è fratellanza, vicinanza; è la piattaforma, la base, lo zoccolo duro di una comunità che respira la stessa aria e gli stessi odori.
L’apprendimento del vernacolo è, per ognuno, la prima lingua che viene trattenuta: è la lingua madre sulla quale si innesteranno poi tutte le altre; è l’origine del nostro linguaggio non solo fonetico, comunicativo,ma anche figurativo, creativo, gestuale, espressivo…

La mia Comunità fa ampio uso del dialetto, che è la forma di comunicazione più diffusa, forse perché zona periferica di una provincia periferica. Esso non ha subito trasformazioni fonetiche, né ha abbandonato forme linguistiche tradizionali che esprimevano il vero carattere di una popolazione fiera dei suoi usi e costumi. Il vernacolo, infatti, con le sue espressioni, non solo evidenzia la capacità di usare una comunicazione espressiva colorita ed unica, ma anche la forza di continuare la trasmissione della cultura del passato.

La Comunità baselicese, per quanto attiene alla conservazione della sua lingua in vernacolo, ha avuto una grande fortuna: l’averla avuta anche in forma scritta; infatti ciò che non è scritto, prima o poi va perduto o, tutt’al più, modificato difformemente dall’originale.

Chi ha dato un contributo, direi unico, perché il nostro dialetto fosse conservato per sempre, è stato il compianto amico prof Alfonso Mascia, che ha dedicato una vita allo studio ed all’approfondimento linguistico, in tutte le sue forme, del nostro dialetto.

E’ lo studioso del vernacolo baselicese, al quale ha dedicato un’intensa vita di studio e di ricerca. Egli ci ha lasciato molte opere scritte in dialetto, che vanno dal teatro (“Fortore, su il sipario!”) al costume, dai modi di dire (“Così si pensa e si dice”) all’analisi linguistica. Voglio ricordare il vocabolario: “Il dialetto baselicese”, (dizionario, grammatica, appendice). Solo questo ci inorgoglisce e ci onora, senza mettere in subordine le altre!

Egli ha scritto veramente tanto in vernacolo, cercando con i notevoli mezzi culturali di cui disponeva, da vero linguista, di fissare tutti gli elementi che caratterizzano il nostro dialetto: la fonetica, l’etimologia, le strutture grammaticali e sintattiche, i modi dire, le locuzioni ecc…

A buon motivo il popolo baselicese può essere fiero del suo vernacolo, codificato non solo nella forma orale, ma a maggior ragione nello scritto, che sarà un punto di riferimento per le future generazioni e per chi non vorrà dimenticare le sue radici.
Mi auguro che le opere non pubblicate, possano esserle anche con il pubblico contributo, perché esse arricchiscono la nostra Comunità, ma non solo, della cultura popolare che ci lega all’”Albero della memoria”, punto fermo per la crescita di ogni Comunità.

Grazie prof Mascia per il patrimonio culturale che ci hai lasciato, che non solo ci onora, ma ci rende orgogliosi del nostro modo di essere e di sentirci Baselicesi. Anche noi, grazie a Te, potremo entrare nella raccolta delle opere che caratterizzano la conservazione della cultura linguistica dell’operoso e fiero Sannio

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