venerdì 23 aprile 2010

Festa dei sanniti svizzeri


Festa di primavera sannita. È l’iniziativa organizzata per sabato 1° maggio nella regione della Schwerzisaall in dei Schwerzi 4 8135 Langnau am Albis (Zurigo) dai Sanniti svizzeri. La manifestazione si svolgerà in due tempi. Dalle 17 alle 19 incontro dibattito con i sindaci sul tema “Gli amministratori locali come fanno fronte all’incombente crisi economica-occupazionale”. E dalle 19 in poi si potranno gustare piatti tipici della nostra terra. Ad allietare la serata il maestro Sandro Paolozza. Parteciperanno il sindaco di Baselice, Domenico Canonico, e quello di san Giorgio la Molara Luigi Vella, insieme ad altri amministratori sanniti.

Riprende il ciclo di visite "La bellezza rifiutata"


Domenica 25 aprile riprende il ciclo di visite de "La Bellezza Rifiutata", con un luogo simbolo, nell'immaginario collettivo più nel male che nel bene, della nostra regione: Casal di Principe.
La visita, organizzata dal'associazione il Vagabondo, questa volta non si caratterizzerà come un vero e proprio walking tour ma come visita "ibrida", parte a piedi e parte in auto date le distanze non proprio ridotte tra i vari siti che andremo a vedere.

L'appuntamento è alle 10:30 allo stadio comunale di Casal di Principe, poco distante dall'uscita della superstrada. L'itinerario previsto prevede la visita alla Casa Famiglia Don Diana, un giro per il centro di Casale, visita alla chiesa di San Nicola, pranzo al sacco (come al solito, portate qualcosa da condividere...), visita al Santuario della Madonna di Briano, per passare infine alla Reale Tenuta di Carditello e ai siti di stoccaggio di Ferrandelle.

Ai partecipanti che vorranno fare un'offerta libera in favore dei giovani a rischio della parrocchia di Don Diana sarà fatto omaggio di un libro sulla vita di Don Giuseppe Diana, vittima della camorra.

Per informazioni e prenotazioni: info@ilvagabondo.org.

giovedì 22 aprile 2010

Gli esuberi della Comunità e i contratti di solidarità

Il consiglio della Comunità montana del Fortore, riunito nella seduta di ieri, mercoledì 21 aprile, ha deliberato all'unanimità sulla questione della pianta organica dell'Ente ed in particolare sulla problematica degli esuberi. Erano presenti al consesso, tutti i 12 rappresentanti dei Comuni membri e quasi tutti i sindaci che, insieme al presidente Zaccaria Spina, hanno analizzato e discusso quanto emerso dall'ultimo tentativo di conciliazione, in particolare, la proposta dell'attuazione dei cosiddetti "contratti di solidarietà", avanzata dai lavoratori in esubero. Questi contratti prevedono la riduzione dell'orario di lavoro del personale ed il relativo risparmio economico sugli stipendi. Sarà questa una soluzione accettata da tutti?

In memoria dei nostri padri

Il 14 aprile 1957 le popolazioni del Fortore stanche di una vita di stenti e di miseria, organizzano, con il supporto dei sindacati e del Pci, la cosiddetta "Marcia per il lavoro" o "Marcia della fame", che nell’intenzione sarebbe dovuta partire dalla Valfortore per giungere, passando per Benevento, a Roma. Vogliamo ricordare, soprattutto ai più giovani, quel drammatico momento a cinquantatre anni dall'evento.Il racconto è tratto dalla mia ricerca "Modernizzazione e arretratezza in una comunità del Sannio".


(...) Ecco come descrive la protesta Aldo Gambatesa, inviato del quotidiano “Roma”: «Alle prime luci dell’alba, tra incerto chiarore, abbiamo visto la piazza [di San Bartolomeo] riempirsi gradatamente prima di operai e poi di un imponente numero di tutori dell’ordine. I braccianti, i manovali, gli operai, i contadini, con un piccolo sacchetto sulle spalle si aggiravano come tante ombre per la piazza centrale.[...] Una prima squadra di operai con in testa delle donne che tenevano strette al petto tenere creaturine, [...] si avviavano attraverso scoscesi sentieri su per la montagna. La strada provinciale era stata bloccata dai carabinieri, i quali, di certo non li avrebbero fatti passare. E così per evitare i posti di blocco, formati dalla polizia, preferivano affrontare le asperità della montagna. L’appuntamento era al ponte delle “sette luci” di Foiano. Quivi gli operai di San Bartolomeo si sarebbero incontrati con quelli provenienti da Montefalcone, da Foiano, da Baselice, da Castelvetere e tutti insieme avrebbero affrontato una nuova prova aggiunta alle loro tante tribolazioni, per recare nelle città eterna una voce di sconforto, ed una parola di umana, ansiosa invocazione. [...]

Nei pressi del ponte delle “Sette luci” un imponente schieramento di tutori dell’ordine blocca il passaggio agli scioperanti della fame. Il primo gruppetto che tenta di passare viene invitato ad allontanarsi senza creare incidenti. [...]. E così ancora una volta, silenziosi e tenaci gli scioperanti scomparivano tra gli irti sentieri della montagna. Intanto dal capoluogo continuano ad affluire nella zona maledetta ingenti forze di polizia. Si teme che da un momento all’altro possano verificarsi incidenti. Ormai nelle colonne si sono inserite troppi elementi comunisti, i quali potrebbero far nascere delle complicazioni [...]. Intanto, verso le prime ore della sera, i primi gruppi di operai sono riusciti a penetrare nel comune di San Marco dei Cavoti prima tappa prevista dalla massacrante marcia della fame. [...]»101

Ma qui presso il cimitero all’entrata del paese, «[...] il capo della polizia fa suonare la carica e azionare i manganelli. Si dà la caccia ai fuggiaschi per impedire che giungano a destinazione. [...] Il giorno successivo, tra le quattro e le cinque, riprendono il cammino: sono le avanguardie del movimento. Ma, dopo un paio d’ore di marcia incappano nella seconda rete della polizia, nel territorio di Pesco Sannita. Non riescono ad andare oltre. Un altro sbandamento, un’altra fuga, un altro inseguimento. Questa volta sono quasi tutti presi e caricati sugli automezzi. La marcia è l’ultimo atto della tragedia del vecchio Fortore»102 e «[...] l’ennesimo grido di angoscia sollevato dalla gente del Mezzogiorno che vede calpestati i suoi diritti [...] ».103

Si concluse tragicamente «la storia di un gruppo di cafoni, di braccianti, di senza terra, di operai a giornata che tentarono di marciare su Roma, per portare nel Parlamento la voce della fame e della disperazione».
Le cause dell’amara conclusione della “marcia” sono da ricercarsi non solo nella situazione socio-politica locale ma in quella più generale della fase storica della politica nazionale che vede il riflusso del movimento contadino, la destalinizzazione che travaglia il Pci e l’egemonia della Dc che occupa ormai stabilmente il potere tramite la politica di assistenza e di opere pubbliche della Cassa del Mezzogiorno.


101 A. GAMBATESA, Nella notte tempestosa sono partiti scalzi per Roma, in “Roma”, 15.04.1957, pag. 1

102 G. VIRGINEO, op. cit., pag. 136

103 A.GAMBATESA, Op. cit.

mercoledì 21 aprile 2010

Per un nuovo sud

di Giovanni Di Lecce*

Vari sono i motivi che dovrebbero indurre il Popolo Meridionale a prendere atto di una situazione politica che rischia di mettere il Sud fuori dai nuovi assetti geopolitici che la Lega Nord si sta ritagliando per sé, e che la vedono unica artefice di una riforma federalista mirante a destrutturare l'impianto dello Stato nazionale.
E' chiaro che il federalismo che la Lega vuol farci digerire non è quello che riconosce pari dignità alle entità regionali che dovrebbero entrare a far parte dello Stato federale, ma uno che assegni al Nord un ruolo preminente, in grado di assicurargli una egemonia politico-economica.

Un disegno come si vede che se realizzato nei termini illustrati rischia di mettere una seria ipoteca alla crescita economica della nostra terra, già mortificata nelle sue aspirazioni ad uscire da una situazione di storico sottosviluppo, determinatosi in seguito a interventi politici finalizzati a creare rapporti sociali di tipo assistenzialistico-clientelari che hanno affievolito di molto lo stesso diritto di voto dei cittadini meridionali. Tant'è che ancora non si è riusciti a spezzare il vincolo di servile sudditanza che essi intrattengono di volta in volta con il politico di turno chiamato a rappresentare le loro istanze, e che ha fatto sì che fossero tenuti in uno stato di minorità morale ed economica.
Affrancare il Popolo Meridionale da simili ceppi è uno dei punti fondanti del programma del nostro movimento politico.

Noi siamo convinti che il miglioramento economico della nostra terra debba passare da una rigenerazione morale dei suoi abitanti, la quale non può prescindere da una nuova stagione culturale. Senza una presa di coscienza di ciò che siamo stati, sarà difficile che noi si possa acquisire la necessaria consapevolezza per capire le ragioni storiche che hanno determinato l'attuale stato di degrado.
Reimpostare il discorso politico su basi che hanno nella storia e nella cultura del Sud il loro fondamento significa costringere una forza politica come la nostra a lavorare in profondità, come fossimo archeologi impegnati ad aprire varchi nel terreno della nostra gloriosa storia in maniera tale da portare alla luce l'autentica identità della nostra gente, che potrà così riconoscersi in essa come in uno specchio.

Il meridionale, complice la sua classe politica, sempre prona agli interessi della rapace borghesia del Nord, ha introiettato dentro di sé la convinzione che i mali che affliggono il Sud siano da ascriversi ad una qualche sua atavica tara, in cui quasi si compendiano i secolari vizi delle società levantine, dedite appunto a traffici poco onesti. Insomma, egli ha fatto propria, come colpito da sindrome di Stoccolma, l'ideologia becera delle classi dominanti del Nord, che lo volevano inguaribile lazzarone, azzerando così in un sol colpo la luminosa storia dei suoi padri.
Senza un lavoro di scavo che ci porti a rintracciare le vigorose radici del nostro lontano passato sulle quali innestare il tronco rinsecchito di un presente senza orizzonti, ogni tentativo di trasformare la nostra società è destinato a fallire miseramente.
Alla rozza propaganda della Lega Nord, che, a corto di idee decenti, è ricorsa ad un insulso racconto mitopoietico, che rivanga i miti del sangue e della terra di vecchia memoria nazista, L'Altro Sud vuole contrapporre tutto il peso della nostra feconda e nobile storia, che è anche fare un po' i conti con quella brutta pagina che è stata l'occupazione militare del Sud da parte dei Savoia.
Appunto non si può lasciare che a riscrivere la storia del nostro Sud siano gli uomini della Razza Padana.
Perdere ancora una volta l'appuntamento con la Storia significa condannarsi definitivamente alla morte civile ed economica.

*L'altrosud

martedì 20 aprile 2010

Fortorina, non abbassiamo la guardia

Come abbiamo già scritto, per quanto riguarda la Fortorina l'unica certezza è la sua costruzione fino a San Marco dei Cavoti. Oltre non esiste nulla. Questo è confermato dalle dichiarazioni - che riportiamo sotto - che il parlamentare sannita Boffa ha rilasciato alla stampa nel sopralluogo di ieri sul tratto in costruzione. Non abbassiamo la guardia. La Fortorina deve passare per il vero Fortore.

“Ora è necessario completare il II lotto – ha affermato a ilquaderno.it - Bisogna inoltre da subito progettare il terzo lotto, da San Marco dei Cavoti a San Bartolomeo in Galdo e, in un’ottica interregionale, fino alla statale 17, con l’obiettivo di mettere in connessione il Sannio con il Molise e la Puglia; facendo seguito a quanto previsto dal Protocollo d’Intesa tra l’Anas, la Regione Campania e la Provincia di Benevento che rende disponibili 30 milioni di euro. A questo proposito, come si evince dallo studio di fattibilità dell’Anas, occorrerà reperire una cifra di circa 500 milioni di euro".

lunedì 19 aprile 2010

L'eolico e l'assemblea pubblica


«A questo punto sulla questione eolica s’impone una scelta. Come sapete in campagna elettorale abbiamo preso degli impegni in tal senso, e voi cittadini dovete aiutarci a prendere una decisione». Esordisce così il sindaco Domenico Canonico aprendo l’assemblea pubblica che si è tenuta sabato sera presso la palestra Comunale di Baselice. Al tavolo di lavoro il primo cittadino è accompagnato da buona parte dell’esecutivo di piazza Convento. Dall’altra parte molti cittadini, ma soprattutto contadini interessati direttamente ad una probabile installazione di nuovi parchi eolici.

E proprio per evitare una palificazione selvaggia del territorio baselicese l’attuale maggioranza ha stilato un Piano eolico comunale (Pec) dove le imprese del settore potranno costruire le loro torri eoliche. «Salvaguardando – dice il primo cittadino – i nostri prodotti di qualità. Poiché la competenza su questi pali ormai è di esclusiva pertinenza della Regione. A noi ci chiedono solo un parere consultivo e non vincolante. I progetti ci vengono trasmessi solo per conoscenza. Ecco perché la scelta che dovremo fare riguarderà il futuro della nostra comunità e dei nostri figli. Come abbiamo detto in campagna elettorale noi siamo favorevoli ad un eolico utilizzato al meglio, che non crei un forte impatto ambientale. Tuttavia, come dicevo, questa scelta deve essere fatta da tutta la comunità».

In sintesi le nuove linee guide e le nuove leggi in materia danno la possibilità alla Regione di espropriare i terreni per pubblica utilità, scavalcando completamente i Comuni. «E’ ciò che è successo – fa l’esempio – a San Giorgio la Molara. Per quanto ci riguarda noi possiamo opporre solo vincoli ambientali e idrogeologici e far valere la nostra voce nella prossima conferenza dei servizi. Perché, appunto, noi possiamo dare solo un parere consultivo».

Ed ecco spiegato il meccanismo: «Oggi – continua – per le torri sopra un megawatt di potenza la competenza è esclusiva della Regione. Sotto un megawatt e fino a 60 chilowatt la competenza è passata alla Provincia. Ai Comuni è rimasta la potestà sotto i 60 chilowatt». I minipali di cui si dotano alcune aziende agricole. «Certo – sottolinea – l’altra faccia della medaglia e che possono diventare una risorsa per le nostre casse comunali oramai ridotte all’osso, ma la decisione deve essere presa insieme».

I faldoni dei progetti sono messi in fila lì davanti al tavolo della presidenza. In modo da essere visionati da tutti. E ciò che faranno molti cittadini una volta finita l’assemblea pubblica. Il dibattito è sereno, pacato. Il sindaco risponde alle domande poste dalla platea, come quella a chi tocca dopo 29 anni (tanto dovrebbe durare la vita di un palo) smantellare le torri? «Tutto a carico della società installatrice», replica. Qualcun altro si chiede se i parchi eolici saranno causa di dissesto idrogeologico. Oppure se ci sarà maggiore rispetto per il territorio. Tutte domande legittime. Ma quanti sono tutti i progetti messi in atto dalle società installatrici? Il 29 giugno prossimo il sindaco potrà vedere tutti gli atti che riguardano il Comune di Baselice. Intanto, i cittadini rifletteranno sul proprio futuro.

domenica 18 aprile 2010

Ospedale di San Bartolomeo, apre il Psaut?


Doveva essere inaugurato prima delle elezioni regionali, ma per problemi burocratici l'apertura del Psaut dell'ospedale di San Bartolomeo era stata rinviata. Ora, secondo alcune nostre fonti, la struttura dovrebbe aprire per il prossimo 1 maggio. Il condizionale è d'obbligo, poiché troppe volte abbiamo assistito ad annunci in pompa magna e poi non se n'è fatto pù nulla. Speriamo che sia la volta buona.