lunedì 22 novembre 2010

La Campania e la (in)sanità pubblica

Oltre alla mai risolta vicenda dei rifiuti, il centrodestra ha vinto le elezioni in Campania anche grazie al disastro sanità. Ma una volta al governo come cerca di risolvere il problema la giunta Caldoro? Semplice. Mettendo i ticket sulle prestazioni, tagliando i servizi essenziali, aumentando del 100 per cento il cosiddetto codice bianco per il pronto soccorso, chiudendo gli ospedali e sopprimendo i posti letto. Tutto a sfavore dei cittadini. Con 2400 posti in meno, infatti, molti pazienti dovranno rivolgersi ai privati per ricoverarsi. Per i più ricchi non c’è problema, per i più deboli la solita fila di attesa oppure rinunciare addirittura alla prestazione sanitaria. Lo chiamano “piano di rientro”, ma sarebbe meglio chiamarlo piano di smantellamento della sanità pubblica.

Per questo sabato scorso a Benevento c’è stato un incontro pubblico per la costituzione di un Comitato provinciale che farà parte di quello più ampio di difesa della sanità pubblica.
«Il tutto – scrive in una nota l’Unione sindacale di base provinciale – senza nessun controllo democratico della spesa e della qualità del servizio da parte dei cittadini che, inermi e passivi, dovrebbero mettere mano alla tasca e accettare un piano di risanamento realizzato dagli stessi burocrati e politici che hanno portato al disastro della sanità campana».

Inoltre, l’Usb si è fatta promotrice di un’iniziativa regionale che, attraverso la creazione di comitati provinciali mira a raccogliere 100.000 firme per una petizione popolare.

p.s. Tra gli ospedali chiusi c'è anche quello di San Bartolomeo in Galdo. Un ospedale che non è mai stato aperto, ma che la Regione ha deciso di chiudere per sempre (sic!).

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