sabato 21 marzo 2009

Neve, Fortore di nuovo in tilt

VINCENZO COCCA Baselice. Non si contano i disagi e le difficoltà derivanti dall'ultima ondata di maltempo contraddistinta da una abbondante nevicata che è coincisa con l'arrivo della primavera. Scuole chiuse in vari comuni del Fortore, strade innevate, blackout elettrici e inconvenienti nei collegamenti telefonici. Il pronto intervento dei mezzi spargisale e spazzaneve hanno evitato il blocco della circolazione.Intanto, per tutta la giornata di ieri la coltre bianca è continuata a cadere senza interruzione, accompagnata da continue folate di vento che hanno reso difficoltosa la circolazione sulla viabilità provinciale. Sempre più preoccupante la situazione a Castelfranco in Miscano, laddove si è aggravato lo stato di calamità denunciato a più riprese negli ultimi tempi.

Stesse problematiche anche negli altri comuni i cui amministratori, oltre a dover fare i conti con i paventati tagli ai bilanci si trovano ad affrontare spese impreviste, se non altro per garantire la percorribilità delle strade comunali e rurali. Una situazione di disagio che grava su tutta la comunità residente nella zona del Fortore, area contrassegnata da un atavico dissesto idrogeologico. Purtroppo, le continue inclemenze atmosferiche registrate quest'anno hanno dato il colpo di grazia al già traballante comparto zootecnico e agricolo. I sindaci sono allarmati ed al tempo stesso sfiduciati.

«L'aumento delle difficoltà e delle problematiche legate alla viabilità - esordisce Pietro Giallonardo, primo cittadino di Castelfranco - unite alla inadeguata erogazione della fornitura elettrica e telefonica, senza dimenticare la totale mancanza di ogni forma di assistenza sanitaria, fanno capire a tutti il completo stato di abbandono in cui sono relegati questi piccoli comuni».

Per tutti questi inconvenienti, che ormai si registrano da tempo, Giallonardo ha chiesto un incontro al governatore Bassolino e al presidente della Provincia Cimitile, non solo per rappresentare le tante problematiche legate al territorio di Castelfranco, quanto per individuare le eventuali strategie indispensabili per il riavvio della economia locale». «A distanza di oltre dieci giorni dall'invio della mia richiesta - dice Giallonardo - nessuna delle autorità politiche coinvolte ha mostrato un benché minimo d'interesse. Il tutto evidenzia il totale disinteresse verso le nostre realtà penalizzate da quotidiane problematiche».

www.ilmattino.it

venerdì 20 marzo 2009

Maddalena: pieno sostegno a Cimitile

Si è riunito stamani il Consiglio provinciale sotto la presidenza di Giuseppe Maria Maturo. La seduta si è aperta con la dichiarazione del consigliere provinciale Michele Maddalena dell’Idv circa la conferma del sostegno all’amministrazione Cimitile in conformità al contenuto del documento del Partito regionale e locale: alcuni organi di stampa, ha detto Maddalena, hanno espresso posizioni non rispondenti al vero rispetto ad una vicenda che è afferente solo ad una questione interna di partito. 

 Fonte: Ufficio stampa della Provincia di Benevento

giovedì 19 marzo 2009

Marcia indietro del Governo sull’ordinanza rifiuti grazie alla mediazione della Regione

La protesta inizia ad avere i suoi effetti. Pochi minuti fa l’assessore regionale all’Ambiente Walter Ganapini ha comunicato alla Provincia di Benevento che il Governo avrebbe acconsentito di rivedere il testo dell’ordinanza del presidente del Consiglio dei Ministri sul tema della gestione rifiuti in Campania. L’Esecutivo nazionale, inoltre, avrebbe fissato un incontro sulla questione per martedì 24 marzo.

La mediazione portata avanti da Ganapini era stata chiesta dalle Province campane, e in particolare dall’assessore sannita Gianluca Aceto, perché il provvedimento governativo era ritenuto inaccettabile in quanto esautorava le Province di ogni residua competenza in materia di gestione rifiuti. L’assessore Aceto, preso atto con soddisfazione dell’accoglimento della propria richiesta, ha deciso di sospendere il presidio della Rocca dei Rettori iniziato per protesta contro la stessa ordinanza.

www.ilquaderno.it

mercoledì 18 marzo 2009

Guardie mediche nel Fortore: il pericolo della chiusura


di don Franco Iampietro*

Cosa ne sarà dei presidi di Guardia medica nel Fortore? Il pericolo che vengano soppressi non è scongiurato. L’appello rivolto ai sindaci, benché recepito da alcuni, non è stato sufficiente. La sciagurata ipotesi è ancora in piedi e la popolazione del Fortore teme che gli venga tolto anche questo ultimo servizio. Togliere a chi già non ha niente è ingiusto e odioso: non so come, ma non lo consentiremo. Possibile che non si riesca ad immaginare una soluzione più equa e praticabile? Perché non chiudere lì dove ci sono ospedali nelle vicinanze, facilmente raggiungibili? E’ tempo che ognuno faccia la propria parte e dia il proprio fattivo contributo. A tal fine ci permettiamo, anche se da incompetenti, di dare qualche concreto suggerimento.

Ai Sindaci chiediamo di accollarsi i costi di gestione dei presidi, sia in termini di locali che di utenze. Se necessario si risparmi su altro ma non in questo settore perché ne va di mezzo la salute dei vostri concittadini. E’ in situazioni come questa che si valuta la capacità di governo; qui emerge e si evidenzia l’interesse “vero” che anima l’azione di una amministrazione.

Questo è in concreto quel “bene comune” che riempie i comizi elettorali! Signori Sindaci la vostra gente vi ha dato fiducia, si è fidata e affidata a voi: non la tradite. Fate tutto ciò che è nelle vostre competenze e possibilità e poi siate intransigenti.
Ai medici: se per salvare il servizio è necessario sacrificarsi a lavorare con qualche unità in meno, fatelo. Il bene perseguito richiede e giustifica qualche sacrificio anche da parte vostra. La gente sa in che condizioni siete costretti a lavorare, con quali (scarsi) mezzi. Per questo vi apprezza: non li deludete, la vostra opera è necessaria e preziosa; una vostra rinuncia, un vostro sacrificio si tradurranno in beneficio per un intero popolo. Sia la vostra battaglia assistenziale, non occupazionale, benché consapevoli dell’importanza di una occupazione stabile. Ma qui è in gioco la salute di intere popolazioni e questo deve prevalere sulle pur legittime esigenze occupazionali.

Alla ASL si chiede di utilizzare le risorse risparmiate (grazie al contributo dei sindaci e dei medici) per garantire il numero minimo sufficiente di medici per il mantenimento di tutti (25) i presidi attualmente operanti. Certo non tutto dipende da voi (dirigenti BN1); immaginiamo che anche voi avete da scontrarvi con decisioni che vengono dall’alto e che, forse, non sempre condividete, ma siate fermi nel far presente la situazione di estremo disagio che si vive in queste zone. Denunciate a voce alta, portate a conoscenza della popolazione le inadempienze, le ingiustizie, gli sprechi, le negligenze, i giochetti più o meno leciti di chi è veramente responsabile.

Questa è una battaglia che dovrebbe vedere in prima linea tutti i politici del Fortore e della Provincia, e invece? Silenzio! Non si comprende il perché; forse sono in tutt’altre faccende affaccendati. Ma quali faccende sono più importanti di queste per chi ha scelto di servire il popolo? A tutti è rivolto l’appello a far sentire la propria voce, ad impegnarsi, a fare quanto nelle proprie possibilità perché non venga scritta una nuova pagina umiliante per le popolazioni del Fortore.

*Responsabile Diocesano per la Pastorale Sanitaria

e parroco in San Bartolomeo in Galdo

Raggiunte 10mila visite e 14.500 pagine visualizzate


Un piccolo risultato l'abbiamo raggiunto. Questo blog in meno di un anno ha superato
le 10mila visite e ha avuto 14.500 pagine visualizzate. Abbiamo iniziato questo percorso quasi per gioco, in sordina. Ma evidentemente i "viaggiatori" della rete hanno apprezzato questa nuova finestra affacciata, soprattutto, sul nostro mondo. Il nostro amato Sud, il nostro amato Fortore. Grazie a coloro che ci seguono con costanza. Grazie di nuovo.

martedì 17 marzo 2009

E voi ballate...

di Wanda Montanelli*

Il mondo va a picco come il Titanic, ma gli storditi dal benessere si illudono davvero che esistano le caste protette ad oltranza

Il profumo dei soldi ottenebra anche le menti più acute e all’interno dell’area di sperpero di beni e servizi utilizzati nella vita agiata non si pensa al mondo che c’è là fuori. Mi viene in ricordo il Titanic e tutti i ricconi che mai avrebbero immaginato che l’isola viaggiante derivata dal super progetto di William Pirrie e Thomas Andrews avesse potuto inabissarsi. Il Titanic era considerata una nave assolutamente sicura, al punto che fu detto che “neppure Dio avrebbe potuto affondarla”…

Aveva una stazza di 46.328 tonnellate e poteva trasportare 3537 persone. A bordo il lusso era la parola d’ordine, gli alloggi sfarzosi dotati di soggiorno con sala di lettura, palestra; e per il tempo libero piscina coperta, bagno turco, campo di squash. Adesso, in questo ottuso ignorare le tempeste che agitano i mari su cui poggia l’ordine mondiale, che fanno i ricchi? Come sul Titanic continuano a ballare, pensando erroneamente che loro non saranno travolti dai flutti dell’oceano di povertà e sofferenza in cui sta annegando tanta gente.

Uso l’aggettivo “ricchi”, perché finalmente si può tornare a parlare di ceti sociali senza timore di apparire ancorati al passato, al tempo in cui esistevano i poveri che si distinguevano in maniera chiara ed evidente dai ricchi. Pensavamo ormai superato quel tempo per dei passaggi che hanno portato via via all’uniformazione epidermica, puramente ingannevole nella sostanza, dato che la conquista paritaria di benessere sociale mai si è completata. Dal dopoguerra in poi in Europa si era cambiato modo di vestire e talvolta di vivere. In Francia gli operai avevano iniziato ad andare in giro con la chemise Lacoste mentre in Italia avveniva quell’omologazione dovuta all’avvento della cultura di massa spiegata da un interessante punto di vista di Pier Paolo Pasolini alla fine degli anni ‘60.
Secondo Pasolini il livellamento culturale riguardava tutti: popolo e borghesia, operai e sottoproletari.

Il contesto sociale si uniformava attraverso lo strumento televisivo, visto che il Potere voleva (come vuole) che si parli e si agisca in un dato modo. Non c’è parola che un operaio pronunzi in un intervento - scriveva Pasolini - che non sia “voluta” dall’alto. Ciò che resta originario nell’operaio è ciò che non è verbale: per esempio la sua fisicità, la sua voce, il suo corpo; pertanto unificare i linguaggi alla media televisiva significa controllarli all’interno di un unico mondo-lingua, fatto di espressioni e slang comuni modellanti una nuova coscienza di classe “televisiva”, una super-classe che abbatte le classi tradizionali in un superamento delle differenze, tuttavia fittizio e virtuale.

Se un tempo l’operaio vestiva con la tuta e si esprimeva con un suo linguaggio, oggi che questa differenza si è persa risulta perdente anche la forza di classe. Per i salariati il vestito conformante è una conquista falsa e mai come in questo caso si può dire che “l’abito non fa il monaco”, perché il tutto è dovuto al medium di massa incontenibile e tracotante, che forgia, omogeneizza, appiana le differenze sia linguistiche che comportamentali, sia intellettuali che di classe. Secondo Pasolini non c’è niente di più feroce della banalissima televisione La mediazione che diventa un Tutto e tutto canalizza in direttive comportamentali che si innestano nell’uomo mutandolo e ammansendolo.

La distinzione tra ricchi e poveri, non è qui indicata per incoraggiare un’avversione di classe ma per capire. Secondo il rapporto Eurispes 2009 gli italiani che possono contare su un capitale superiore ad un milione passano nel giro di tre anni a un incremento del 98%, e nel 2010 saranno 712 i paperoni storditi dall’opulenza e come sul Titanic frastornati al suono dei violini. Da noi come altrove le categorie dei marpioni a qualunque titolo e ruolo in quanto referenti dell’attuale disordine mondiale vivono la distrazione musicale e ballando ignorano gli richiami all’ordine.

Parimenti sull’inaffondabile transatlantico fin troppi furono i messaggi ignorati. Era, ricordiamo, il 14 aprile 1912, e alle 13.30 la nave a vapore Baltic avvisò il capitano del Titanic che a 400Km di distanza dalla loro rotta era presente del ghiaccio. Il messaggio fu preso sottogamba. Alle 13.45 arrivò un secondo comunicato da parte del batiscafo Amerika, ma non giunse mai al ponte di comando. Un terzo avvertimento da parte del Californian che sostava bloccato tra i ghiacci segnalava la presenza di grossi pezzi di ghiaccio nella rotta del Titanic, però l’operatore radio del Californian fu zittito perché in quel momento il marconista del Titanic, stava inviando i messaggi personali dei passeggeri. Alle 23.40 le vedette avvistarono un iceberg praticamente davanti alla nave e il resto lo sapete. Qui mi viene in mente l’arguto aneddoto che raccontava Nino Manfredi sul canotto inviato tre volte dal santo protettore al suo protetto che era così convinto di essere unto dal Signore da pretendere di passare al guado le acque alte di un torrente. Tanto erroneamente convinto da soccombere e poi deplorare il mancato soccorso una volta giunto in Paradiso.

I tre canotti in aiuto non erano stati presi in considerazione, né era stata avvertita l’imminenza del pericolo. Forse la sopravvalutazione di sé implica anche il diritto di scelta del come salvarsi? Non è così, occorre stare attenti anche quando i problemi sono fuori dall’immediata circostanza, ed è curioso constatare, tornando al Titanic, come “i messaggi personali dei passeggeri” contavano più di ogni altra cosa. L’errore di poter credere di aver acquistato con i soldi l’incolumità, e quindi l’intangibilità del proprio benessere dalle incidenze esterne, in quel caso l’iceberg, è stato fatale..
Ma noi abbiamo ancora qualche speranza.

*Osservatorio Nazionale ed Europeo
per il Rispetto delle Pari
Opportunità
www.onerpo.it
www.comitatoperwandamontanelli.com

lunedì 16 marzo 2009

Vincolo di mandato per i consiglieri comunali

La bocciatura sonora del terzo mandato per i sindaci dei piccoli Comuni è la prima importante riposta della politica alle lobbies del cemento presenti nelle piccole comunità locali. Adesso la politica è chiamata ad una riflessione complessiva sul ruolo delle Amministrazioni locali, sulla trasparenza dell’attività amministrava e sulla necessità di liberare le istituzioni dal controllo dei potentati locali.

“Occorre il vincolo di mandato – la proposta del Portavoce di Piccoli Comuni, Virgilio Caivano - anche per i Consiglieri Comunali, non è accettabile avere in consiglio comunale persone per oltre tre decenni. Una vergogna tutta interna alle istituzioni italiane. Paletti fermi anche per quanto riguarda le incompatibilità. Non è più accettabile avere assessori ai lavori pubblici che svolgono attività professionali: geometri, architetti, ingegneri, ecc. il cui unico scopo nella vita amministrativa è legato al cemento, agli appalti ed ai progetti. Queste figure professionali non devono poter avere incarichi istituzionali se vogliamo ridare trasparenze e legalità alle istituzioni locali. Una condizione di grave disagio che si verifica soprattutto nei piccoli Comuni del Sud, dove si realizzano condizioni di grave e diffusa illegalità dovuta a commistioni familiari che non servono alla vita pubblica. Il Parlamento italiano ha il dovere di aprire questa riflessione e trovare le adeguate risposte a partire dalle nostre proposte".