giovedì 26 febbraio 2009

Per il clima contro il nucleare

Il governo Berlusconi ha deciso per un ritorno del nucleare nel nostro Paese, con un obiettivo dichiarato di produrre il 25% dell’energia elettrica dall’atomo. Per promuovere questa decisione ha inaugurato da qualche mese una campagna di disinformazione sulle presunte opportunità che questa scelta garantirebbe al nostro Paese. Col nucleare, secondo l’Esecutivo, l’Italia rispetterà l’accordo europeo 20-20-20 per la lotta ai cambiamenti climatici (secondo cui entro il 2020 tutti i Paesi membri devono ridurre del 20% le emissioni di CO2 del 1990, aumentare al 20% il contributo delle rinnovabili al fabbisogno energetico, ridurre del 20% i consumi energetici), ridurrà il costo dell’energia e le importazioni, grazie a delle non meglio identificate centrali di “nuova” generazione, descritte come sicure, pulite e tecnologicamente avanzate.

Se l’Italia decidesse di puntare sul nucleare, causa le ingentissime risorse necessarie per sostenere questa avventura, abbandonerebbe qualsiasi investimento per lo sviluppo delle rinnovabili e per il miglioramento dell’efficienza, che sono invece le soluzioni più immediate ed efficaci per recuperare i ritardi rispetto agli accordi internazionali sulla lotta ai cambiamenti climatici, e rinuncerebbe alla costruzione di quel sistema imprenditoriale innovativo e diffuso in grado di competere sul mercato globale, che ad esempio in Germania occupa ormai 250.000 lavoratori.
Legambiente lancia una grande mobilitazione nazionale, fatta di tante iniziative, da organizzare insieme ad una ampia alleanza di sigle associative, ambientaliste e non, con l’obiettivo di rispondere alle bugie del governo e dei nuclearisti, ristabilire la verità sulla dannosità del nucleare e la sua inutilità per il raggiungimento del 20-20-20, alimentare il dibattito a livello territoriale sui due scenari energetici alternativi futuri che devono comprendere (secondo il governo) o meno (secondo noi) la produzione di elettricità dall’atomo.

Con la nostra mobilitazione non ci limiteremo a spiegare i motivi della nostra opposizione all’atomo, ma rilanceremo la nostra idea di modello energetico, fondato su politiche di efficienza e sviluppo delle rinnovabili e sul gas come fonte fossile di transizione. Senza il quale l’Italia resterebbe fuori da quel percorso di modernizzazione già intrapreso con successo da altri Paesi, come la Germania e la Spagna, che grazie ad una strategia energetica innovativa usciranno nei prossimi anni dall’era nucleare. Perché solo con una seria politica nazionale e locale, che promuova l’innovazione e renda più efficiente e sostenibile il modo con cui produciamo l’elettricità e il calore, si muovono le persone e le merci, consumiamo energia negli edifici e produciamo beni, l’Italia riuscirà a dare il suo vero contributo alla lotta ai cambiamenti climatici, rispettando la scadenza del 2020 dell’accordo comunitario 20-20-20.
(www.legambiente.it)

mercoledì 25 febbraio 2009

L'Independent: "Nuove centrali più pericolose"

In caso di incidente, le centrali nucleari di nuova generazione sono più pericolose dei vecchi impianti che dovrebbero sostituire. A mettere in luce questo rischio è un'inchiesta del quotidiano britannico The Independent. Il giornale prende in esame i nuovi Epr (European pressurised reactors), i nuovi reattori che verranno costruiti in Gran Bretagna, ma anche in Italia, dopo l'accordo siglato (…) da Berlusconi e Sarkozy. Intanto, monta la protesta delle organizzazioni ambientaliste, da Greenpeace a Legambiente, contro il ritorno al nucleare. E le voci dissonanti si fanno sentire anche dall'opposizione, dal Pd a Prc, mentre i verdi si dicono "pronti a un referendum".

La denuncia dell'Independent.
Il quotidiano britannico cita alcuni documenti di natura industriale che provengono anche dalla azienda francese Edf, la stessa che ha appena sottoscritto un accordo con Enel. Studi che segnalano che il rischio di incidenti con queste nuove tecnologie è sì più basso, ma, nel caso avvenga una fuoriuscita di radiazioni, questa sarebbe più consistente e pericolosa che non in passato. Tra i documenti esaminati, "ce n'è uno secondo cui le perdite umane stimate potrebbero essere doppie".

"Finora questo tipo di centrali è stato generalmente considerato meno pericoloso di quelli attualmente in funzione perché dotato di maggiori misure di sicurezza e in grado di produrre meno scorie - argomenta il quotidiano - ma le informazioni contenute nei documenti da noi consultati dimostrano che in effetti producono una quantità di isotopi radiattivi di gran lunga maggiore tra quelli definiti tecnicamente 'frazioni di rilascio immediato', proprio perché fuoriescono facilmente dopo un incidente".
(Tratto da Repubblica.it)

martedì 24 febbraio 2009

Il Sud si organizza per difendere la propria dignità

La crisi economica, particolarmente dura per il settore dell'auto, ha di recente alimentato il rischio chiusura per lo storico stabilimento della Fiat di Pomigliano d'Arco, in provincia di Napoli. Si respira aria di smobilitazione in quella che, fin dalla sua nascita, è stata una delle più grandi fabbriche della Campania e di tutto il Mezzogiorno, con i suoi trentamila dipendenti tra lavoratori diretti e dell’indotto.

Inutile dire che tale evento, per il territorio Campano, e Napoletano in particolare, sarebbe l'ennesimo colpo inferto da un paese completamente sordo alle esigenze dei meridionali. Da anni sentiamo parlare della necessità di salvare l'aeroporto di Malpensa e i suoi lavoratori: ma chi difende i posti di lavoro del Sud? Mentre la Lega Nord e, più in generale, "il fronte padano", gode nel vedere smantellare pezzo dopo pezzo realtà produttive e la stessa dignità dei meridionali, tutti gli altri partiti, interessati paradossalmente alla "questione settentrionale" per convenienza ed opportunismo elettoralistico, restano in un COLPEVOLE SILENZIO!

Il Mezzogiorno ormai non interessa più a nessuno. Per questi motivi, il movimento politico-culturale "l'Altro Sud-UDS" giovedì prossimo, 26 febbraio, sarà a Pomigliano d’Arco (Na) in piazza Primavera, dalle ore 15.00 alle 19.00, per svolgere attività di volantinaggio al fine di sensibilizzare tutta la cittadinanza sui danni che ricadrebbero sull’economia di tutto il territorio nel caso si concretizzasse il rischio chiusura dello stabilimento FIAT “Gianbattista Vico”. Nell’occasione sarà installato un gazebo per la raccolta delle firme per una petizione da inviare al Presidente della Repubblica, l’unica tra le istituzioni nazionali che sembra avere ancora a cuore le sorti del Mezzogiorno.

www.laltrosud.it

lunedì 23 febbraio 2009

Idv, il baselicese Maddalena nell'esecutivo regionale

Importante nomina conferita al consigliere provinciale dell’Italia dei valori Michele Maddalena in occasione dell’ultima riunione tenutasi la scorsa settimana dall’esecutivo regionale del partito a Napoli, alla presenza di tutti i componenti dell’organismo stesso, tra cui il Commissario provinciale di Benevento Nunzio Pacifico.
L’esecutivo, su proposta del Segretario Regionale, Nello Formisano, responsabile nazionale degli Enti locali, ha inteso unanimemente cooptare in seno al direttivo in questione, Michele Maddalena, capogruppo del partito dipietrista in seno al Consiglio della Provincia di Benevento, per l’esclusivo impegno profuso a sostegno delle varie iniziative, sia di carattere nazionale che territoriale, intraprese dal partito, nonché per la rilevante esperienza politica ed amministrativa maturata nel corso degli anni (...).
(Fonte: 82cento.it)