sabato 31 gennaio 2009

Serra Pastore e il blitz della politica

L’assessore all’ambiente della Provincia di Benevento, Gianluca Aceto, accompagnato dal consigliere provinciale Michele Maddalena, ha compiuto una visita nel Fortore, in particolare nel territorio di San Bartolomeo in Galdo per un contatto più diretto con la realtà locale.

Nel corso dell’incontro con i cittadini e alcuni Circoli di cacciatori e pescatori locali sono state esaminate le principali problematiche ambientali ed altresì raccolte le osservazioni e le proposte per valorizzare quell’area paesaggistica.
L’assessore ed il consigliere hanno quindi visitato la discarica di Serra Pastore nel territorio di San Bartolomeo in Galdo al fine di accertare lo stato dell’arte per la messa in sicurezza dell’impianto. Infatti, come si ricorderà, nelle scorse settimane a seguito di indagini compiute dall’ARPAC e dal Corpo Forestale dello Stato e su segnalazione dello stesso Consorzio di Bacino, si è preso atto dell’urgenza di intervenire per arrestare l’esondazione incontrollata del percolato dall’area di discarica nel terreno circostante. Tale fuoriuscita è tanto più grave se si considera la vicinanza alla discarica della diga di Occhito, l’acqua raccolta dal cui bacino viene normalmente utilizzata per scopi civili nelle Regioni Puglia e Molise. Nei giorni scorsi si era tenuto anche in Napoli una Conferenza di servizio sull’argomento presso il Commissariato di governo per l’emergenza rifiuti con la decisione di procedere d’urgenza a raccogliere il percolato.

L’assessore ed il consigliere hanno verificato che le Autorità preposte sono al lavoro per riportare in condizioni di sicurezza l’impianto ed hanno auspicato che gli interventi possano essere conclusi rapidamente e positivamente.
Al termine dell’incontro si è appreso che l’assessore all’ambiente della Provincia continuerà nelle sue visite sul territorio al fine di acquisire una conoscenza diretta delle problematiche connesse alla sua delega specifica.
Il prossimo incontro programmato sarà quello con le istituzioni, le associazioni e i cittadini di Sassinoro.

(fonte: 82cento.it)

venerdì 30 gennaio 2009

I costi delle Province

Una istituzione da 14 miliardi di euro di spesa ogni anno. La spesa complessiva sostenuta dalle Province italiane nel corso del 2007, escluse le Province Autonome di Trento e Bolzano, è stata di 14,5 miliardi di euro, pari al 6,2% della spesa sostenuta, nello stesso anno, dalle Regioni (233,4 miliardi di euro). Lo riferisce il Rapporto Eurispes.

Le quattro province ai vertici della classifica (Milano, Roma, Napoli, Torino), cumulativamente, hanno sostenuto spese per 2,7 miliardi di euro (rispettivamente 890, 720, 560 e 530 milioni di euro circa), pari a quasi un quinto (18,7%) della spesa di tutte Province.

Registrano una spesa complessiva superiore alla media nazionale (139,8 milioni di euro), altre 32 amministrazioni provinciali, delle quali: 11 del Nord-Est (con valori compresi tra 220 milioni di euro della Provincia di Bologna e 146 milioni di euro di quella di Forli'-Cesena); 7 del Nord-Ovest (con valori compresi tra 317 milioni di euro della Provincia di Brescia e 144 milioni di euro di quella di Alessandria); 4 del Centro (con valori compresi tra 273 milioni di euro della Provincia di Firenze e 141 milioni di euro di quella di Pesaro-Urbino); 10 del Sud e Isole (con valori compresi tra 331 milioni di euro della Provincia di Salerno e 150 milioni di euro di quella di Benevento).Le altre 68 Province (65,4% del totale) hanno sostenuto, nel corso dello stesso anno, spese complessive per importo inferiore a 139,8 milioni di euro, con una spesa media di oltre 96 milioni di euro nelle Province del Centro (16 amministrazioni), contro una media di 85 milioni di euro nelle Province del Nord-Est e Nord-Ovest (rispettivamente 9 e 14 amministrazioni), 83 milioni di euro nel Sud (14 amministrazioni) e 57 milioni di euro delle Isole (9 amministrazioni).

(Fonte. Asca)

I comuni colpiti dalle calamità

PROVINCIA DI BENEVENTO
Ceppaloni, Pannarano, Paolisi, San Lorenzo Maggiore, Pontelandolfo, Reino, Torrecuso, Benevento, Foglianise, San Lorenzello, Foiano di Val Fortore, Castelfranco in Miscano, Tocco Caudio, Castelvetere in Val Fortore.
(fonte: corrieremezzogiorno.it)

giovedì 29 gennaio 2009

La rete dica No al terzo mandato per i sindaci

Il ministro dell'Interno Roberto Maroni conferma di essere favorevole a togliere il limite di due mandati per i sindaci dei Comuni con meno di 5 mila abitanti. "Volevo inserire questa norma nel decreto legge sull'election day ma non tutte le forze politiche erano favorevoli e quindi non potevo cambiare una legge così per decreto senza il consenso di tutti. Nulla vieta però - ha spiegato Maroni - che il Parlamento possa fare un cambiamento della legge in sede di conversione del decreto".

“Il popolo della rete - l’appello del Portavoce di Piccoli Comuni, Virgilio Caivano - deve mobilitarsi per dire no con forza al terzo mandato ai Sindaci nei piccoli Comuni italiani. Se vogliamo il cambiamento, una nuova classe politica e soprattutto un Paese che guarda ai giovani come risorsa autentica, dobbiamo impedire che il Parlamento approvi questa autentica iattura per la democrazia italiana – il richiamo di Caivano alla rete -. Soprattutto nei piccoli Comuni del Sud ci troviamo di fronte a situazioni di potere cristallizzato, incapace di guardare in avanti. Il disastro del nostro Mezzogiorno d’Italia è legato anche alla cattiva amministrazione dei nostri piccoli Comuni, ai clan del cemento ed alle lobbies dei tecnici. Un nuovo Mezzogiorno d’Italia è possibile a condizione che cambi il modo di gestire le Istituzioni e di fare politica. Il terzo mandato ai sindaci rappresenta la pietra tombale di ogni speranza di futuro per i nostri giovani”.

mercoledì 28 gennaio 2009

Internet e Adsl, opportunità di sviluppo


Postiamo alcuni stralci di un interessante articolo pubblicato ieri su “ilsannioquotidiano.it” relativo al problema del digital divide che colpisce i piccoli comuni. Da tempo da questo blog stiamo portando avanti una battaglia che dia alle genti del Fortore la possibilità di far parte di quel processo socioculturale chiamato “democrazia digitale”. Ancora rimbombano nelle nostre orecchie le solenne promesse fatte nella campagna elettorale dell’anno scorso. Per non parlare di un fantomatico progetto wifi della Comunità montana del Fortore.
Internet e Adsl, opportunità di sviluppo”, titola il quotidiano sannita. Ma per chi? Non certo per una classe politica locale obsoleta che non è stata mai capace di cogliere quelle poche occasioni di sviluppo che la storia ci ha offerto e che ancora – come nel caso di Internet – non riesce a cogliere.


Oggi diventa sempre più imprescindibile tenere alta l’attenzione su quelle che sono le piccole realtà locali, che rappresentano il 70% del territorio del Paese. Piccoli Comuni che vivono un inarrestabile processo di invecchiamento della popolazione e di calo demografico, con conseguente impoverimento del tessuto produttivo.
(…)Ci troviamo, ormai, in una situazione in cui il problema dei piccoli comuni non è quello di divenire “attivi realizzatori e promotori della Società dell’Informazione”, ma quello di non scomparire. Forse, sono pochi a ritenere che valga la pena di investire su di essi. Eppure a volte basterebbe poco, se il sindaco, di un piccolo comune, almeno fosse consapevole della necessità di colmare il ritardo nei confronti della Società dell’Informazione, se non la metà, sicuramente gran parte dei problemi di quel piccolo comune sarebbero già risolti. Sono le differenti tradizioni politiche-amministrative a determinare le “diversità”, “difformità” dei piccoli centri nelle varie regioni d’Italia, la diversa sensibilità media degli amministratori. Servono forti rappresentanze, che siano in grado di interloquire con i governi regionali, che siano in grado di andare oltre le parole, che prendano a cuore il futuro del comune che amministrano.
(…) Un aspetto, ad esempio, discriminante che subiscono questi territori è il “digital divide”. Internet e Adsl veloce sono servizi di primaria importanza, influenzano, in modo determinante, tutte le attività umane, dalle iniziative economiche alle professioni… Gli abitanti dei piccoli centri chiedono futuro, più cura per i loro comuni, vogliono puntare sui giovani, avvertendo contemporaneamente il bisogno di tutelare gli anziani.
I piccoli centri attendono nuove politiche di sviluppo centrate sul locale, in grado di dare nuove prospettive e frontiere. I cittadini hanno fiducia nel sindaco, è su di lui che puntano, su colui che dovrebbe attivarsi per migliorare, nel vero senso della parola, il proprio paese. Bisogna sottolineare che la comunità che si incammina non è più quella chiusa, rivolta al tradizionalismo, al passato, alla difesa delle tradizioni.
Questi fattori, sicuramente permangono perché sono parte dell’identità, ma contemporaneamente si affaccia la voglia di aprirsi, di accogliere altro.
(Il sannioquotidiano.it)

martedì 27 gennaio 2009

Sindaci, sfuma il terzo mandato

Nel decreto legge sul voto amministrativo, che anticipa al sabato pomeriggio le operazioni di voto, emanato dal Consiglio dei Ministri, non c’e’ la norma sul terzo mandato, per divergenze in seno alla maggioranza di governo.
Il ministro Maroni ha confermato la volontà di inserirlo nel ddl sulla Carta delle autonomie ma con tempi non più certi di approvazione prima del voto amministrativo.
Sfumano così le attese di molti sindaci pronti alla ricandidatura e di qualche presidente di Provincia accomunato dallo stesso destino.

La crisi che c'è

I sintomi della crisi economica mondiale si avvertono anche nel Sannio. Nel corso del 2008, infatti, sono triplicati i fallimenti che hanno coinvolto le imprese. Le aziende che hanno chiuso i battenti con la dichiarazione di fallimento sono state 43 nell’anno appena trascorso rispetto alle 15 del 2007. Il dato allarmante emerge dall’inchiesta del quotidiano economico “Il Sole 24 Ore”.

Eppure in Campania la provincia sannita è, in termini assoluti, quella con il minor numero di fallimenti: 43 nel 2008 contro i 184 di Avellino, i 214 di Salerno, i 248 di Caserta e i 1.128 di Napoli. In termini di incremento percentuale rispetto al 2007, tuttavia, a Salerno e ad Avellino è andata meglio che a Benevento: nel primo caso l’impennata è stata del 114 per cento, nel secondo del 183,1 per cento e a Benevento del 186,7 per cento. Viceversa a Caserta l’aumento è stato del 222,1 per cento e a Napoli del 563,5 per cento.

(il quaderno.it)

lunedì 26 gennaio 2009

Il federalismo fiscale e l'Altrosud

Postiamo alcuni stralci dell’ultimo intervento politico di Antonio Gentile Presidente nazionale del'Altro Sud-UDS dal titolo: Ormai è seccessione.


Chiamatela come volete la Secessione: leggera, dolce, palese. Di fatto, l'Italia unita e solidale non esiste più. Tutti sono uniti contro il Sud. (…) Passa, dunque, al Senato il cosiddetto "federalismo fiscale", vero e proprio "manifesto leghista" con il sostegno di tutte le formazioni politiche, salvo la strumentale eccezione di Casini. E, il Senatur ringrazia: "Senza la Sinistra non si faceva niente, con il federalismo eravamo ancora in Commissione…".
Un Veltroni compiaciuto per aver "represso" l'opposizione interna, apre un confronto con la Lega e "Si mette in sintonia con il Nord dove il tema del federalismo fiscale è fortemente sentito dagli elettori".

(…) Poco interessa che del federalismo fiscale leghista non si conoscano i costi – che si prospettano giganteschi – e che non ci siano le coperture e le risorse necessarie. Poco interessa che il moltiplicarsi dei centri di spesa determinerà inevitabilmente un aumento consistente della pressione fiscale locale e generale. Poco interessa che il Mezzogiorno, più arretrato, sarà privato di risorse determinanti per lo sviluppo delle sue infrastrutture e per i suoi servizi essenziali, mentre le decisioni fondamentali saranno prese da ministri quasi tutti del Nord.
Ciò che conta è soddisfare gli strateghi della divisione, della discriminazione e dell'egoismo sociale.Decine di milioni di cittadini meridionali, oggi, sono abbandonati a se stessi e spinti sempre più – come vorrebbero quelli di lassù – verso la "discarica terzomondista".

(…) Bisognerà presto ritornare ad essere una comunità unita e, attraverso l'azione di un grande movimento politico meridionale, costituito da gente onesta e preparata, entrare nelle istituzioni nazionali ed europee, e battersi per gli interessi esclusivi delle nostre popolazioni. Ora non è più il momento della riflessione e delle chiacchiere. È tempo d'agire. Bisognerà riprenderci la gestione dei nostri destini, creando una nuova classe dirigente in grado di tutelarci e di progettare concretamente il nostro futuro (…).