martedì 3 marzo 2009

Don Franco ai sindaci del Fortore: "Opponetevi alla chiusura delle guardie mediche"

di don Franco Iampietro*

“L’Asl sta per chiudere alcune guardie mediche”. Questa è la notizia che ultimamente si sente ripetere da più parti. Cosa c’è di vero? E’ una diceria infondata? Un timore ingiustificato? Non è troppo assurdo per essere vero? O è veramente una sciagurata intenzione? Ci si augura che sia un falso allarme, ma come dice il saggio proverbio: chi si è scottato con l’acqua bollente, ha paura pure dell’acqua fredda. E questa popolazione si è già ben scottata, è piena di ustioni! Questo appello rivolto ai sindaci del Fortore, per forza di cose, ha solo carattere preventivo (ma i medici ci hanno insegnato che è meglio prevenire che curare!): Non permettete, in nome delle popolazioni che rappresentate, la chiusura di nessun presidio di guardia medica su questo disgraziato territorio!

Ci vuole coraggio e una fantasia perversa per concepire un progetto del genere: nei nostri paesi le guardie mediche ricevono in media tre chiamate a domicilio ogni notte; sono l’unico punto di riferimento in caso di emergenze, di malori, di infortuni ecc. Chi li sostituirà? I malati e i tanti anziani a chi si rivolgeranno? All’Ospedale di San Bartolomeo? Allo Psaut? Avevano promesso e assicurato che questo fantomatico servizio avrebbe aperto il primo gennaio scorso. Questo i dirigenti dell’Asl avevano affermato con decisione nelle interviste concesse alla Rai e a Mediaset. Non se ne sa più nulla e non si avverte neppure il dovere di fornire una spiegazione o chiedere scusa.

Proviamo a immaginare quali saranno i motivi addotti per giustificare la soppressione di questo ultimo servizio. Probabilmente il famigerato ‘rapporto numero abitanti-medico’ e, non manca mai, ‘problemi di bilancio’. Ci diranno che il rapporto abitanti-medici è inferiore che altrove, esempio Valle Telesina ecc. Ma ci si dimentica due cose essenziali: qui si parla di persone umane nel bisogno e non di numeri statistici. Un solo infortunato grave non soccorso è già una tragedia, non ne occorre un numero proporzionato per essere tale! Secondo: altrove, esempio Valle Telesina, quanto impiegano per raggiungere un ospedale? Un quarto d’ora, venti minuti, mezz’ora?

Dalla Val Fortore (con ottime condizioni di tempo) non si impiega meno di un’ora e mezza. Possibile che questi ‘piccoli’ particolari sfuggano sempre ai tanto esperti programmatori del Servizio Sanitario? E veniamo agli immancabili ‘problemi di bilancio’: si gestisce il servizio sanitario come una ‘Azienda’ ma il criterio ispiratore della logica aziendale è il profitto, qui si tratta della salute e della vita delle persone; può valere lo stesso criterio? La logica aziendale andrebbe usata, ma per controllare ad esempio l’orario di ingresso e di uscita dei dipendenti, le effettive ore di lavoro di dipendenti e dirigenti, le spese correnti e relativi sprechi, le modalità di appalti, forniture, prezzi ecc.: possibile che si può risparmiare solo tagliando i servizi ai cittadini?

Sarebbe utile e proficuo un confronto su questi temi, ma mancano gli interlocutori. Nei mesi scorsi si è tentato con pignola insistenza di invitare a San Bartolomeo in Galdo il presidente della Regione e l’assessore regionale alla Sanità per un confronto - dibattito. Dopo mesi di rinvio l’invito è stato declinato. Perché? Per timore? Si erano date tutte le garanzie che sarebbe stato un confronto civile! Per i troppi impegni? Non vorrei si liberassero solo in occasione della campagna elettorale! In tal caso gli consiglierei di evitare questa zona! (E’ solo un consiglio amichevole e disinteressato). E allora ci rivolgiamo ai sindaci che vivono nel territorio e condividono con le loro popolazioni queste difficoltà: fate sentire forte la vostra voce; non cadete nel tranello che vi induce alla guerra fra poveri: o ‘vincono’ tutti i paesi del Fortore o abbiamo perso tutti!

In tutti i paesi deve rimanere la guardia medica; non è un lusso superfluo, è necessaria. Non è un privilegio, è un diritto sacrosanto. Signori sindaci mettete in campo tutto il vostro potere contrattuale: qui è ‘cosa buona e giusta’ far valere le amicizie politiche; gli scambi di partito, ecc. (lo sapete fare con tanta efficacia in altre situazioni!). E’ un vostro dovere non consentire che i vostri concittadini più deboli, ammalati e anziani, vengano privati anche di questo servizio essenziale. Grazie per quello che farete!
Ci si augura che sia solo un falso allarme, un timore infondato, ma se il pericolo è reale, il Fortore questa volta non dovrà subire in silenzio e con rassegnazione. E’ ora di dire che la misura è colma, si sta esagerando. E’ ora di chiedere conto ai responsabili del proprio operato, con forza e senza sconti”.

*Parroco di San Bartolomeo in galdo

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