venerdì 11 luglio 2008

Francia, perdita di acqua con uranio sospesa attività in centrale nucleare


Dedichiamo questa notizia ai nuclearisti della ultima ora. A quelli che fanno finta di non capire che oggi esistono altre fonti di energia meno inquinanti e più sicure per la salute umana.

Verrà sospesa l'attività in una parte del sito nucleare francese di Tricastin (Vaucluse) dopo il riversamento accidentale di acque contenenti uranio nei fiumi circostanti avvenuto nei giorni scorsi.
E' stata l'Autorità per la sicurezza nucleare francese a chiedere in mattinata a Socatri, società satellite del colosso energetico Areva, di sospendere l'attività del suo sito di trattamento nella centrale nucleare di Tricastin, nel sud della Francia, e di prendere "misure immediate di messa in sicurezza", dopo la perdita di acqua contenente uranio.
(Fonte: www.repubblica.it)

giovedì 10 luglio 2008

Raccolta differenziata, nessun paese del Fortore tra i comuni ricicloni

Legambiente ha stilato la classifica dei comuni italiani campioni nella raccolta differenziata, i piccoli centri superano le grandi città e il Nord va meglio del Sud.
I parametri stabiliti dalla giuria hanno consentito a ben 1081 comuni di entrare nella classifica. Tra questi 968 si trovano al Nord, 42 al centro e 71 al Sud, di cui 39 solo in Campania.

Per quanto riguarda il Fortore però nessun paese del comprensorio si è classificato nello studio realizzato dall’associazione ambientalista. Il primo paese – al di sotto dei 10mila abitanti – in provincia di Benevento a classificarsi è San Lupo al 25esimo posto (con il 65 per cento di raccolta differenziata), seguono Guardia Sanframondi al 53esimo posto (con il 47,59 per cento) e al 54esimo San Giorgio del Sannio (con il 47,50 per cento).

mercoledì 9 luglio 2008

Un museo dell’energia rinnovabile a Ginestra degli Schiavoni


Un “museo dell’energia rinnovabile” a Ginestra degli Schiavoni. E’ quanto emerge da uno studio condotto dall’Agenzia Sannita per l’energia e l’ambiente, società partecipata dalla Provincia di Benevento. Lo spazio museale a fini didattici dedicato all’energia rinnovabile, già individuato, d’intesa con l’Amministrazione comunale di Ginestra in via Porta Nuova di Ginestra, svolgerà funzioni di “introduzione teorica e descrittiva” delle fonti energetiche rinnovabili presenti sul territorio. Lo comunica il presidente dell’ASEA Antonio Calzone, che ha precisato che l’iniziativa rientra nel quadro delle attività per lo sviluppo delle fonti di energia rinnovabile.

Lo studio, con il titolo di: “Monitoraggio e Studi di fattibilità su Stato di fatto - Prospettive di sviluppo - Integrazione Socio-Ambientale delle fonti di energia alternativa e valorizzazione Socio-Ambientale del territorio di Ginestra degli Schiavoni”, redatto per conto dell’Agenzia ASEA dall’architetto Antonietta Finella con la partecipazione della struttura tecnica del comune di Ginestra, propone una lettura nuova delle infrastrutture energetiche presenti sul territorio ginestrese.

A giudizio dell’ASEA i parchi eolici ed il parco fotovoltaico possono costituire strumenti per nuove ricadute economiche sull’economia locale. Infatti, lo studio propone itinerari urbani ed extra-urbani di fruizione di tipo tecnologico -ambientale (dunque indirizzata sia ad un tipo di turismo ambientale / storico / rurale che tecnologico / didattico). In particolare l’ “Idea-Progetto” punta sulla proposta locale di eco-turismo: capacità di muovere turisti attratti da un’offerta indirizzata al turismo di qualità a costi contenuti sulle scelte locali di una specifica e coerente politica ambientale.

Il Predente Calzone, nel rimarcare l’importanza dello studio e delle analisi prodotte, ritiene necessario continuare in detta direzione soprattutto in un territorio economicamente marginale come quello del Fortore. Si può puntare, ha aggiunto il presidente, ad un processo di sviluppo in controtendenza con quanto registrato fino ad oggi in tale area. Rispetto ai grandi problemi che affliggono le aree interne appenniniche, tra cui, sicuramente, il più catastrofico è quello della desertificazione sociale, l’opzione delle fonti di energia rinnovabili (il sole, il vento, le biomasse) rappresenta, ha concluso Calzone, la risorsa per iniziare quella crescita economica e sociale attesa da anni dalle popolazioni fortorine.
(82cento.it)

martedì 8 luglio 2008

Benevento, ‘L’esperienza della cooperativa Placido Rizzotto”: il resoconto del convegno

La direttrice, Valentina Fiore: ‘L’assegnazione dei beni confiscati può portare vantaggi concreti ai territori e ai produttori vicini”.

Nell’ambito delle attività del master universitario di I livello in “Valorizzazione e gestione dei beni confiscati alla criminalità organizzata” si è svolto presso la Facoltà di Scienze economiche e aziendali dell’Università degli Studi del Sannio, il seminario su “L’uso sociale dei beni confiscati: l’esperienza della cooperativa Placido Rizzotto”. Valentina Fiore, direttrice della cooperativa sociale “Placido Rizzotto”, ha testimoniato l’esperienza coraggiosa di un’ iniziativa, nata nel 2001, grazie al progetto “LiberaTerra” promosso dall'Associazione Libera e dalla Prefettura di Palermo. Il racconto di Valentina Fiore si è soffermato anche sulle difficoltà, di carattere gestionale, nell’amministrazione di 155 ettari di terreno in Sicilia, confiscati a boss del calibro di Brusca e Riina, e sin a quel momento lasciati in totale stato di abbandono.

La Cooperativa opera sulle terre del Consorzio di Comuni “Sviluppo e Legalità” ove effettua l'inserimento lavorativo di soggetti svantaggiati, creando opportunità occupazionali ispirandosi ai principi della solidarietà e della legalità. L’incessante impegno dei soci nella coltivazione delle terre confiscate, l’ininterrotta concezione di nuove idee e una bella dose di buona volontà, hanno consentito ai soci della Cooperativa, che continuano a credere ed impegnarsi nel Progetto “Libera Terra”, di raggiungere un importante risultato. Oggi, infatti, “Libera Terra” è divenuto un progetto pilota a livello europeo.
“Si tratta d’ imprese sociali – ha dichiarato Fiore -, che favoriscono l’inserimento di soggetti svantaggiati, lavorando necessariamente in modo organizzato e con un occhio attento al mercato”. Per questa ragione è nata l’Agenzia di Cooperazione Libera Terra che tutela gli aspetti organizzativi, collaborando con Slow Food, Coop, Alce Nero & Mielizia, Banca Etica.

“Prossimo obiettivo – ha spiegato la direttrice di ‘Placido Rizzotto’ – è il turismo responsabile. Pensiamo alla nascita di una cooperativa di giovani che offra servizi correlati ai beni confiscati, come visite e soggiorni nei nostri agriturismi o in quelle aziende che aderiscono a valori di legalità e giustizia sociale. L’ambizione – ha concluso – è quella di voler dimostrare che l’assegnazione dei beni confiscati in un territorio può portare vantaggi concreti non solo a chi gestisce direttamente i beni ma in generale anche ai territori e ai produttori vicini”.
(www.82cento.it)

lunedì 7 luglio 2008

Benevento, l’esperienza della cooperativa Placido Rizzotto: il seminario domani alla facoltà di scienze

Nell’ambito delle attività del master universitario di primo livello in ‘Valorizzazione e gestione dei beni confiscati alla criminalità organizzata’ si svolgerà domani mattina 8 luglio alle ore 9.30, presso l’aula 3 della Facoltà di Scienze economiche e aziendali dell’Università degli Studi del Sannio, il seminario su ‘L’uso sociale dei beni confiscati: l’esperienza della cooperativa Placido Rizzotto’. La testimonianza di Valentina Fiore, direttrice della cooperativa sociale ‘Placido Rizzotto’, si terrà nell’ambito del modulo di Analisi di Bilancio.
La Cooperativa è sorta il 22 novembre del 2001 grazie al progetto ‘LiberaTerra’ promosso dall'Associazione Libera e dalla Prefettura di Palermo. Inizia così la coltivazione dei 155 ettari di terreno, confiscati a boss del calibro di Brusca e Riina, e sin a quel momento lasciati in totale stato di abbandono.
Placido Rizzotto era un giovane contadino corleonese che, nell’immediato dopoguerra, dopo aver combattuto le lotte partigiane, scelse la via dell’impegno sindacale a Corleone. Come permesso dal decreto Gullo, spinse i poveri agricoltori del corleonese a unirsi in cooperative e ad occupare i feudi abbandonati e incolti. Fu il boss Luciano Liggio ad assassinarlo il 10 marzo 1948 durante un’imboscata nelle campagne corleonesi, intollerante per le continue e sempre più incisive iniziative di Placido. I suoi resti furono ritrovati cinquant’anni dopo in una foiba di Rocca Busambra. Al suo posto venne eletto segretario della Camera del Lavoro di Corleone il giovane Pio La Torre.
Grazie al sacrificio di Placido, e dei tanti sindacalisti che osarono ribellarsi e contrastare lo strapotere mafioso, oggi la Cooperativa “Placido Rizzotto” può coltivare le terre strappate alla mafia, facendole diventare fonte di lavoro e di libertà.
La Cooperativa opera sulle terre del Consorzio di Comuni “Sviluppo e Legalità” ove effettua l'inserimento lavorativo di soggetti svantaggiati, creando opportunità occupazionali ispirandosi ai principi della solidarietà e della legalità. L’incessante impegno dei soci nella coltivazione delle terre confiscate, l’ininterrotta concezione di nuove idee e una bella dose di buona volontà, hanno consentito ai soci della Cooperativa, che continuano a credere ed impegnarsi nel Progetto “Libera Terra”, di raggiungere un importante risultato. Oggi, infatti, “Libera Terra” è divenuto un progetto pilota a livello europeo.
(fonte: 82cento.it)

Piccoli comuni: rigore e controllo nella spesa pubblica

Un maggiore rigore rigore e soprattutto severi controlli nella spesa degli enti locali - a chiederlo il Portavoce dei Piccoli Comuni, Virgilio Caivano - “Le modalità di spesa delle risorse pubbliche vanno radicalmente cambiate. - a sostenerlo il Portavoce dei Piccoli Comuni, Virgilio Caivano - Molto spesso si finanziano opere pubbliche inutili, solo per favorire le progettazioni ed il cemento. La legislazione vigente - la sollecitazione al Parlamento italiano - è legata ad una impostazione vecchia e di carattere assistenziale che favorisce le lobbies a danno dei servizi veri che occorrono oggi alle comunità locali. Il Mezzogiorno d’Italia è ancora oggi, per certi versi, preda delle oligarchie locali che utilizzano le istituzioni come snodo strategico per il finanziamento di opere pubbliche inutili ai cittadini. Controllo, rigore e rispetto della legalità, le nostre richieste anche in merito all’utilizzo dei fondi comunitari. Agenda 20002006 rappresenta l’emblema del fallimento delle Regioni meridionali in merito alle misure di riequilibrio e coesione sociale delle aree sottoutilizzate. Il Governo Italiano – la richiesta del leader di Piccoli Comuni - unitamente alle strutture comunitarie eserciti un doveroso atto di controllo e di verifica delle risorse pubbliche utilizzate ed intervenga pesantemente laddove si registrano anomalie con il blocco totale degli investimenti pubblici. I Comitati di Sorveglianza dell’Unione Europea intervengano con fermezza e durezza onde evitare che anche l’ultima fase degli interventi comunitari 2007-2013 si trasformi nell’ennesima beffa per i giovani del Mezzogiorno d’Italia a vantaggio dei soliti noti”.