lunedì 26 maggio 2008

Don Franco, la solidarietà di Brancaccio


Ospitiamo di seguito la lettera di Salvatore Brancaccio in merito "al grido di dolore" sul Fortore lanciato dal parroco di San Bartolomeo in galdo, don Franco Iampietro. Pur non condividendo alcuni passaggi della missiva, riteniamo corretto che si apra un dibattito sul futuro della nostra terra.

Sul grido di dolore di don Franco e sulla sua denuncia circa lo stato di abbandono che da anni affligge la terra del Fortore è abbastanza facile giocare di sponda. Il sottoscritto, che da anni sposa la causa e che naturalmente si associa all'appello, era alquanto titubante se intervenire o meno sull'ennesimo accorato appello. Il tutto per due ordini di motivi: 1) ho appena terminato una campagna elettorale nella quale in lungo ed in largo ho posto alla attenzione della collettività del collegio il dramma (carenze di servizi e di infrastrutture) che vive il comprensorio; 2) per una volta volevo restare in seconda fila ad osservare la situazione. Purtroppo, i buoni propositi li debbo ancora una volta e subito accantonare, visto che invece di andare al cuore del problema si preferisce parare il colpo. Qui non c'è bisogno di parate istituzionali che si svolgono sul posto, di progetti ferroviari del secolo scorso, di fiumi di parole (e di denaro) sulla Fortorina - che al Fortore ha riservato solo il nome -, ma di interventi urgenti che mirano alla concretezza; non bisogna rispolverare reminiscenze storiche su accadimenti o fatti del passato, che lasciano il tempo che trovano, ma prima e sopra tutto pensare al presente.

Ed allora: se sono trascorsi circa due anni dalla consegna dei lavori per il "miglioramento" (SIC!) della strada che da setteluci porta a San Bartolomeo e se a distanza di questo tempo ancora non è possibile vedere la luce (la fine) di questi lavori, di cosa parliamo? Se invece di progettare strade di collegamento che mirano al decollo di un'area, si continua con l'arrangiare l'esistente, di che ci lamentiamo? Se a maggio inoltrato non si trova il tempo di far sgomberare le cunette dalle erbacce che ostacolano la carreggiata, e se con i fondi stanziati e destinati a ciò, si preferiscono le assunzioni clientelari, i lavori di comodo e quant'altro, a quale piattaforma programmatica vogliamo dar vita? Se dinanzi ad un progetto esecutivo di 600 mila euro per la strada S.Giovanni ed un altro di 800 mila euro per la Montefalcone-Setteluci, ci si limita a semplici lavori di asfalto, come si fa ad accorciare il divario esistente tra il capoluogo e la periferia? Se il problema ospedaliero e quello delle ex Guardie Mediche è stato messo in letargo- con la famigerata delibera dei tagli ancora in essere- aspettando Il Godot che non arriva,mi sapete dire che senso ha strapparsi le vesti dinanzi alla ennesima tragedia?

Quindi, per concludere, possiamo riunire tutti gli organismi istituzionali possibili, ma il risultanto non arriverà mai e resterà sempre una chimera se alla politica degli annunci non sostituiamo quella del fare, abbandonando una volta per tutte la corsa all'accaparramento delle poltrone.
Salvatore Brancaccio - dirigente prov.le An-Pdl

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